Rassegna stampa 28 luglio

 

Giustizia: Cirielli; mi rifiuto di votarla, non è più mia legge

 

Ansa, 28 luglio 2005

 

"Questa legge non è mia. È un Ogm. Sulla mia norma hanno trapiantato nuove regole per la prescrizione e mi disturba che venga ancora usato il mio nome. (...) Non la voterò". A raccogliere lo sfogo di Edmondo Cirielli, ufficiale dei carabinieri e deputato di An, è il Corriere della Sera.

"Penso che il problema più urgente - afferma Cirielli - non sia riformare la prescrizione, ma punire adeguatamente i criminali recidivi. Pochi giorni fa è stato ucciso un altro gioielliere messo fuori dal carcere grazie ai benefici della legge Gozzini".

Secondo l’esponente di An "non è vero" che il giro di vite per i recidivi resta nella legge ormai nota come "ex Cirielli". "La legge è stata edulcorata e ha perso qualcosa del suo impatto severo. È diventata equivoca. (...) Quell’aggiunta sulla prescrizione ha stravolto la natura del provvedimento. La mia legge, firmata da molti deputati di An, era sulle attenuanti generiche e sulla recidiva.

Cosa c’entrava quell’innesto? Nulla. È strano che sia stato ritenuto ammissibile l’articolo 6 perché era del tutto estraneo al provvedimento". Concorda con il termine "salva-Previti?". "Diciamo - risponde Cirielli - che il legittimo sospetto può sorgere. Anche se io ritengo che Previti sia stato perseguitato dai magistrati con quella condanna molto alta e con l’avergli negato le attenuanti generiche. Però non si risponde a un caso di malagiustizia con un caso di malalegislazione. Non si registrerebbe un pareggio, ma una doppia sconfitta".

Spoleto: detenuto suicida, legale chiede di aprire inchiesta

 

Adnkronos, 28 luglio 2005

 

Si è tolto la vita venerdì scorso nella cella del settore Eiv (elevato indice di vigilanza) del carcere di Spoleto, dove doveva scontare un ergastolo per omicidio e oggi il suo avvocato, Vittorio Trupiano, ha chiesto alla locale Procura della Repubblica di aprire un’inchiesta per verificare se questo gesto estremo poteva essere evitato. Il detenuto, Vincenzo Olivieri, 49 anni, di origine abruzzese e conosciuto in carcere con il nome di "pesce spada" si sarebbe ucciso dopo aver inalato da un sacchetto di plastica del gas che avrebbe ricavato da un fornellino di cui era dotata la cella e normalmente utilizzato per farsi il caffè.

"Olivieri si trovava in carcere dal luglio del 1990 - ha affermato l’avvocato Trupiano - quando uccise un esponente della criminalità pescarese nella sua abitazione". Secondo l’avvocato il suo assistito negli ultimi tempi aveva già fatto numerosi gesti di autolesiosnismo. "Il carcere aveva perfetta consapevolezza, sia dal diario clinico del detenuto sia dalla propria scheda personale - ha proseguito il legale - dello stato di salute del carcerato e con un minimo di attenzione in più ritengo che probabilmente questa persona sarebbe viva".

Dai colloqui avuti con il proprio assistito, l’avvocato ha affermato che "nell’ultimo periodo della sua vita Olivieri si sentiva abbandonato perché non vedeva mai nessuno". Parlando della visita fatta oggi all’interno del carcere di Spoleto, e in particolare nel settore del 41 bis, l’avvocato Trupiano ha affermato di aver trovato un clima di "pre-rivolta al 41 bis" da parte dei detenuti che "stanno pensando di staccare i gabinetti per inondare il reparto in modo da essere trasferiti". "La tensione si taglia a fette - ha concluso l’avvocato - in particolare dopo la morte di venerdì".

Giustizia: Di Somma; bisogna migliorare ordinamento penitenziario

 

Ansa, 28 luglio 2005

 

La legge di riforma dell’ordinamento penitenziario, che risale al 1975, "se attuata concretamente può funzionare", ma sono necessarie alcune modifiche: "la riduzione delle pene, l’ampliamento delle misure alternative, l’aumento della magistratura di sorveglianza e la formazione del personale penitenziario". Queste le proposte che ha avanzato Emilio Di Somma, vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), intervenendo alla conferenza organizzata a Roma per festeggiare i 30 anni dall’approvazione della legge 354 sull’ordinamento penitenziario.

Inoltre - ha proseguito Di Somma a margine dell’incontro - "dobbiamo dare un senso al lavoro dei detenuti creando un collegamento certo tra il lavoro nelle carceri e le opportunità che ci sono fuori perché la detenzione deve avere una funzione di riabilitazione sociale". Alla luce degli ultimi dati, diffusi dal ministero della Giustizia, sul sovraffollamento delle carceri italiane, è sorta la necessità di decongestionarle perché, come ha spiegato Di Somma, "gestire circa 60 mila detenuti crea affanno nell’amministrazione della cosa pubblica".

"Se non si può risolvere il problema con l’amnistia e l’indulto che sono soluzioni temporanee - ha aggiunto - dobbiamo ridurre la carcerazione" Nonostante la legge del ‘75 sia datata Di Somma è ottimista e si sente "orgoglioso" perché ancora oggi rappresenta una riforma che "ha avuto il merito di introdurre elementi innovatori come gli educatori e le misure alternative", una normativa che "è scritta bene, è chiara e ha tanto di buono". "Nel ‘75 si è detto che era nato il "carcere della speranza" - ha concluso il vice capo del Dap - ora lo sforzo deve essere quello di non farlo diventare il "carcere dell’illusione".

Giustizia: pacchetto antiterrorismo; espulsioni e prelievo di saliva

 

Repubblica, 28 luglio 2005

 

Diciannove articoli e, in calce, la data di oggi. È il decreto "recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale" che il governo ha presentato in Parlamento. Tra le misure del provvedimento, anche quelle che prevedono "il prelievo coattivo" della saliva nei confronti di sospetti terroristi; il carcere fino a 4 anni per chi è in possesso di un documento falso valido per l’espatrio; il permesso di soggiorno elettronico. In più si ampliano, per i reati di terrorismo, i casi di arresto obbligatorio. Indagini - Il decreto Pisanu estende le misure già in vigore per la lotta alla criminalità organizzata in materia di colloqui investigativi anche alle indagini legate al finanziamento del terrorismo, "al fine di acquisire dai detenuti o dagli internati informazioni utili".

Permessi di soggiorno - Sono previsti come premio a un cittadino straniero che collabora con l’autorità giudiziaria o con gli organi di polizia. Espulsioni - Il prefetto può disporre, informando preventivamente il ministro dell’Interno, l’espulsione dello straniero nei cui confronti vi sono "fondati motivi di ritenere che la sua permanenza nel territorio dello Stato possa in qualsiasi modo agevolare organizzazioni o attività terroristiche anche internazionali. Contro il decreto di espulsione è previsto il ricorso al Tar".

Intercettazioni - L’articolo 4 del decreto antiterrorismo riguarda le nuove norme per il potenziamento dell’attività informativa e dà al presidente del Consiglio il potere di delegare ai direttori dei servizi di intelligence a chiedere al magistrato l’autorizzazione alle intercettazioni telefoniche preventive. Task force - Il ministro dell’Interno può mettere in piedi "apposite unità investigative interforze, formate da esperti ufficiali e agenti di polizia giudiziaria delle forze di polizia, individuati secondo criteri di specifica competenza tecnico-professionale".

Tabulati e Internet - L’art. 6 stabilisce che i dati sul traffico telefonico e telematico "debbono essere conservati fino al 31 dicembre 2007 dai fornitori di una rete pubblica di comunicazioni o di un servizio di comunicazione elettronica accessibile al pubblico". Inoltre è stabilito che gli acquirenti delle schede telefoniche debbono esibire un documento di riconoscimento al momento dell’acquisto. Sugli esercizi pubblici di internet point è previsto che "chiunque intende aprire un pubblico esercizio o un circolo privato di qualsiasi specie la cui esclusiva o prevalente attività consista nel mettere a disposizione del pubblico, dei clienti o dei soci apparecchi terminali utilizzabili per le comunicazioni, anche telematiche, oppure siano installati più di tre apparecchi terminali, deve chiederne la licenza al questore". La licenza non è richiesta nel caso di sola installazione di telefonici pubblici a pagamento abilitati esclusivamente alla telefonia locale.

Esplosivi - Un giro di vite è previsto riguardo l’importazione, commercializzazione, trasporto e impiego di detonatori ad accensione elettrica a bassa e media intensità e agli altri esplosivi di seconda e terza categoria.

Volo - Il decreto prevede che il ministro dell’Interno può disporre con proprio decreto che, per ragioni di sicurezza, il rilascio dei brevetti civili e l’ammissione alle attività di addestramento pratico siano subordinati per un periodo determinato, non inferiore a sei mesi e non superiore ai due anni, al nullaosta preventivo del questore.

Identificazione - L’articolo 10 detta nuove norme sulla identificazione delle persone, fra queste il prelievo della saliva. Nell’art. 10 del decreto vi è anche l’inserimento dell’art. 497-bis del codice penale e cioè che: "Chiunque è trovato in possesso di un documento falso valido per l’espatrio è punito con la reclusione da uno a quattro anni. La pena è aumentata da un terzo alla metà per chi fabbrica il documento falso o lo detenere fuori dai casi di uso personale. Arruolamento - L’articolo 15 prevede il reato di arruolamento di terroristi con la reclusione da 7 a 15 anni. Da 5 a 10 anni per chi addestra terroristi. Guardie giurate - Si prevede l’uso di guardie giurate per la vigilanza sussidiaria nei porti, stazioni ferroviarie e stazioni di metropolitane.

Viterbo: dal 12 agosto chiude la mensa del carcere

 

Il Tempo, 28 luglio 2005

 

Dal 12 agosto chiuderà il servizio di mensa alla casa circondariale di Viterbo e cinque dipendenti si troveranno senza lavoro. A lanciare l’allarme è il segretario generale della Cisl Fisascat, Giorgio Petroselli, che spiega: "Le addette alla mensa del carcere hanno ricevuto una lettera con la quale si comunica loro che il rapporto con la società che gestisce il servizio di ristorazione cesserà a partire dal 12 agosto. Come Fisascat - prosegue - abbiamo subito richiesto un incontro con la direzione del carcere per capire come si intende risolvere questo grave problema. Speriamo che questo incontro ci venga accordato entro domani, massimo dopodomani, visto il breve lasso di tempo. Alla direzione chiederemo il rispetto di quanto previsto dal vigente contratto nazionale del lavoro di categoria e quanto previsto dagli articoli riguardanti le mense collettive ed il mantenimento dei livelli occupazionali. Le difficoltà sono duplici - precisa Petroselli - Da un lato c’è il servizio di mensa che non viene più garantito agli agenti e dall’altro l’occupazione a rischio per cinque lavoratrici". Il reintegro della seconda aggiudicataria d’appalto o la chiamata di una qualsiasi ditta che vada in economia finché non si effettui l’appalto sono le due soluzioni prospettate dalla Fisascat per garantire il proseguimento del servizio ed al contempo l’occupazione delle lavoratrici, che rischiano di perdere, altrimenti, anche alcuni stipendi ed il Tfr. "Attiveremo al riguardo i nostri legali per il recupero delle loro spettanze" conclude Petroselli.

Giustizia: Csm rinvia scelta del Procuratore antimafia

 

Il Tempo, 28 luglio 2005

 

"Bravo Ciampi", ha detto con trasporto il ministro Calderoli appena ieri si è saputo che il capo dello Stato aveva promulgato la riforma bis dell’Ordinamento giudiziario, approvata una settimana fa dal Parlamento. "Si chiude una partita sofferta e controversa", ha fatto eco il suo collega leghista Castelli, che su questa riforma s’è giocato la faccia. Un "bravo" l’ha detto anche Luigi Bobbio (An): "Ciampi non si è fatto tirare per la giacca da nessuno".

Ora la riforma sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Ma per entrare in vigore dovrà superare nuove prove. I giudici non disarmano, chiedono che con i decreti attuativi si limitino o eliminino del tutto le novità da loro ritenute più negative (norme su esami e concorsi; separazione carriere; procedura disciplinare). Parole che fanno temere al Guardasigilli un atteggiamento "ostruzionistico" del Csm e della magistratura tutta. Da Palazzo dei Marescialli il vicepresidente Virginio Rognoni replica in tono risentito. Assicura che la collaborazione non mancherà, come non è mai mancata, neppure quando sono stati espressi pareri critici sulla riforma.

Pochi i commenti a caldo dalla sinistra. Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi) ha detto che Ciampi ha firmato per un atto dovuto. Ora o la Consulta sancirà l’incostituzionalità della riforma, o la sinistra la abrogherà appena arrivata al governo. C’è poco da festeggiare, ha commentato il vicepresidente dei deputati della Margherita, Franco Monaco, ricordando anch’egli che Ciampi non poteva non firmare, nonostante le forti tensioni politiche, gli scioperi dei magistrati e i pesanti rilievi del Colle. Intanto però il plenum straordinario del Csm di domani non nominerà il nuovo procuratore nazionale antimafia; un incarico che resterà scoperto tra giorni, visto che il titolare uscente Pierluigi Vigna passerà la mano il primo agosto prossimo.

La procedura di nomina è di fatto bloccata in commissione, a seguito della scelta del relatore della proposta a favore del Pg di Torino, Giancarlo Caselli, (il togato di Magistratura democratica Francesco Menditto) di non depositare le motivazioni. Un atto indispensabile perché la proposta possa essere trasmessa, insieme all’altra che è a favore del procuratore di Palermo Piero Grasso, al ministro della giustizia che per legge deve dare il parere sui candidati proposti dal Csm. Una scelta che è legata all’approvazione della riforma dell’ordinamento giudiziario e che è stata rinnovata da Menditto anche nella seduta di ieri; con il risultato di rinnovare lo scontro in commissione tra lo schieramento pro Caselli e quello a favore di Grasso che voleva arrivare alla nomina del nuovo superprocuratore prima della scadenza di Vigna. Uno scenario che ora appare quasi impossibile: la commissione tornerà a riunirsi venerdì ma per ora non sono previste altre riunioni straordinarie di plenum.

Giustizia: pene più severe per i recidivi, il Senato dice sì

 

Il Giornale, 28 luglio 2005

 

Il sì del Senato alla legge che aumenta le pene per i recidivi e taglia i tempi per la prescrizione, la ex-Cirielli, arriva a fine mattinata, dopo l’approvazione dell’articolo 10 che ne stabilisce l’applicazione anche ai processi in corso. Il testo è stato rivisto in più punti rispetto a quello varato a dicembre dalla Camera e quindi dovrà tornare a Montecitorio. È la "salva-Previti" per l’opposizione che, per bocca del capogruppo dei Ds Gavino Angius, la definisce "la peggiore delle leggi vergogna volute dalla destra".

Ma il centrodestra difende il provvedimento, negando che porti vantaggi all’ex ministro azzurro e Luigi Bobbio, capogruppo di An in Commissione Giustizia, ribatte che "è una legge fatta nell’interesse di tutti i cittadini di avere una giustizia rapida e certa, perché ottiene due importantissimi risultati: incide sul sistema della prescrizione e recupera incisività ed efficienza con le norme sulla recidiva, sul bilanciamento di attenuanti e aggravanti".

Il presidente dei senatori Udc, Francesco D’Onofrio, aggiunge: "Avevamo detto che la ex-Cirielli non era blindata e non lo è stata, come dimostrano i molti emendamenti che il Senato ha approvato. Ora la legge torna alla Camera. Avevamo detto che era improprio chiamarla la "salva-Previti" e dopo il voto del Senato, che allunga di un anno i procedimenti penali all’esame della Cassazione, è impossibile, anche giuridicamente, definirla così". Ma l’Unione è scatenata. "È il trionfo di una cultura arrogante con i deboli e compiacente con i forti", afferma Guido Calvi della Quercia.

E il responsabile Giustizia dello stesso partito, Massimo Brutti, precisa che le modifiche apportate al primo testo non sono "sufficienti ad attenuare il nostro giudizio fortemente negativo su di un testo che consideriamo ingiusto e pericoloso". Anche perché, prosegue il Ds, "l’accorciamento drastico dei tempi di prescrizione varrà, e questo è ancora più grave, anche per i reati con l’aggravante di terrorismo". Protesta anche l’Unione delle Camere penali, che proclama uno sciopero per il 19 settembre contro il provvedimento. Contiene, afferma, previsioni "inaccettabili", che determineranno "gravi rischi di regressione" per il nostro sistema penale.

La legge ha come punti centrali l’aumento delle pene per i recidivi e il drastico taglio dei tempi di prescrizione, che interviene quando è trascorso un tempo pari alla pena massima prevista per il reato aumentata di un quarto se si è incensurati, della metà se si è recidivi, di due terzi se si torna a delinquere entro i cinque anni. Quanto alla sospensione dei processi "per impedimento delle parti e dei difensori", la nuova udienza deve essere fissata entro i 60 giorni "dalla prevedibile cessazione" dell’impedimento. La legge entra in vigore il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ma si applica solo ai procedimenti in corso per i quali le nuove norme risultino più favorevoli e se i processi sono già in Cassazione, il tempo della prescrizione viene aumentato di un anno. Imprescrittibili sono i reati da ergastolo; non ci sono più le attenuanti previste per i settantenni; le pene per i mafiosi sono più severe e vengono raddoppiate quelle per i reati di usura.

Sicurezza: il "pacchetto Pisanu" a palazzo Madama

 

Quotidiano Nazionale, 28 luglio 2005

 

Sono condensati in 13 pagine i 19 articoli del decreto legge n. 144 del 27 luglio 2005, presentato al Senato dal ministro degli Interni Giuseppe Pisanu, "recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale". Il decreto è firmato dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e controfirmato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, dal ministro della Giustizia Giuseppe Castelli, dal ministro degli Esteri Gianfranco Fini, dal ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, dal ministro dell’Innovazione e tecnologie Lucio Stanca, dal ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi e dal ministro dell’Economia Domenico Siniscalco.

L’iniziativa legislativa - spiega la relazione annessa al decreto - si prefigge, innanzitutto, di rendere più ampia ed efficace l’azione di contrasto del terrorismo internazionale, mediante specifiche e mirate misure volte a perfezionare norme ed istituti già in vigore, nonché a potenziare gli strumenti di indagine e di controllo. In questo contesto, rivestono particolare importanza le nuove norme che prevedono il rilascio di permessi di soggiorno per fini investigativi, quelle concernenti l’espulsione per motivi di terrorismo e quelle che estendono ai servizi di "intelligence" la possibilità di effettuare "intercettazioni preventive". Le nuove fattispecie di reati in materia di terrorismo prevedono due nuovi articoli del Codice penale: 270-quater (arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale) e 270-quinquies (addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale).

Nel primo caso l’articolo recita che "chiunque, al di fuori dei casi cui all’art. 270-bis, arruola uno o più persone per il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo anche se rivolti contro uno Stato estero, un’istituzione o un organismo internazionale, è punito con la reclusione da 7 a 15 anni". Nel secondo caso chiunque addestra o comunque fornisce istruzioni sulla preparazione o sull’uso di materiali esplosivi, di armi da fuoco odi altre armi, di sostanze chimiche o batteriologiche nocive o pericolose, o qualsiasi altra tecnica per compiere atti di violenza con finalità di terrorismo viene punito con la reclusione da 5 a 10 anni. Identica pena la subirà anche la persona addestrata.

Sul piano delle investigazioni penali, l’art. 5 del provvedimento "partendo dalla considerazione dell’ottimo lavoro fin qui svolto dai servizi di polizia giudiziaria delle Forze di polizia -spiega la relazione- e dal rischio che, mediante la costituzione di organismi nuovi, possa derivare un accavallamento di competenze o la dispersione del patrimonio investigativo comune, prevede la costituzione di Unità di polizia giudiziaria specializzate per le indagini antiterrorismo, secondo una formula organizzativa analoga a quella adottata con successo per il contrasto dei sequestri di persona". Sempre nell’ambito degli strumenti di indagine e di controllo, un secondo gruppo di norme del decreto è rivolto alla salvaguardia, per un periodo determinato, dei dati essenziali relativi alle comunicazioni telefoniche e telematiche, all’integrazione dell’art. 132 del Codice in materia di protezione dei dati personali e, più in generale, alle misure amministrative utili per controllare attività "sensibili" ai fini di terrorismo, come gli esercizi di internet point e simili, le attività di volo, le attività inerenti agli esplosivi.

Ragusa: dallo schermo alla realtà, cineforum in carcere

 

La Sicilia, 28 luglio 2005

 

Viaggiare attraverso le sbarre, superando i cancelli di protezione, gli spazi limitati di una cella carceraria. Undici detenuti del carcere di Ragusa hanno compiuto nelle ultime settimane un viaggio "mentale", accompagnati in un percorso breve, ma intenso e particolare, da quattro volontari che hanno realizzato il progetto "Dallo schermo alla realtà, emozioni, sensazioni, rielaborazioni". Attraverso la visione di alcuni film cinematografici, selezionati per i contenuti e la forma, corrispondenti agli obiettivi del progetto, i detenuti hanno scoperto la possibilità di viaggiare con la mente, al di là dello spazio fisico ristretto in cui devono vivere, per liberare le loro emozioni e sensazioni più profonde. Il progetto è stato realizzato per la prima volta nel 2004 e considerato il successo dell’iniziativa della scorsa edizione è stato reiterato.

L’Ufficio Educatori del carcere ha raccolto le adesioni al corso, a cui erano ammessi sino a 15 utenti, e vi hanno risposto detenuti, tutti uomini e giovani, dall’età media di vent’anni. "Lo slogan del corso era "Se ami il cinema e vuoi conoscere cosa si nasconde nelle storie, nei personaggi e nei luoghi di una pellicola, segui con noi questo percorso che, attraverso la visione di film, ci porterà nello splendido mondo del cinema" - spiega uno dei quattro volontari Francesco Savarino -. In realtà - afferma - i detenuti hanno conosciuto attraverso il linguaggio del cinema, le metafore, i simboli, in maniera non diretta, ma indiretta, il valore delle relazioni con l’altro che possono cambiare la vita di un uomo, interromperne un percorso e farne iniziare un altro: insomma il valore della conoscenza, dell’esperienza che può cambiare la vita di un individuo". I film offerti alla visione dei detenuti erano "I diari della motocicletta", "I fiori del Corano" e "Easy Rider".

"Prima avveniva la visione dei film - spiega il volontario - poi si discuteva sulle emozioni, i pensieri che quel linguaggio e quel contenuto aveva provocato su di noi. Il primo, che narra la storia di Che Guevara ha colpito quasi tutti i ragazzi, impressionati dal valore della conoscenza che incide nel viaggio della vita di un uomo". Chi vive in carcere è come se interrompesse il viaggio della propria vita, sospeso in un limbo di costrizione. "Tutti i ragazzi - afferma Francesco - è come se non avessero speranza nel futuro, come se il loro viaggio, una volta ripresa la vita fuori, non possa prendere altra direzione se non quella già intrapresa". Il film di Messieur Ibrahim racconta l’amicizia di un bambino ebreo con uno islamico. "I Fiori del Corano" è stato il film che ha aperto le riflessioni più profonde sulla emarginazione della società - dice Francesco - questi detenuti si sentono emarginati, ingabbiati dal desiderio prepotente della società di omologazione e di isolamento di chi è diverso".

Caltanissetta: Uffici Giustizia minorile a corto di personale

 

La Sicilia, 28 luglio 2005

 

Gli uffici della Giustizia minorile nella provincia di Caltanissetta si trovano in grave stato di crisi per la notevole carenza di personale che impedisce lo svolgimento dei rispettivi, delicati compiti istituzionali. A sottolinearlo è la Cisl-Fps di Caltanissetta a conclusione di un’assemblea del personale del Centro di Prima Accoglienza-Comunità Minorile di Caltanissetta e dell’I.P.M, in cui è stata presa in esame la condizione di difficoltà gestionale "che, su un territorio fortemente interessato da gravissimi problemi di criminalità organizzata con il coinvolgimento diretto di minori, costringe il personale a lavorare in una situazione di forte stress fisico e psicologico causato dalla necessità di dovere affrontare carichi di lavoro pesantissimi, certamente sovradimensionati rispetto all’organico presente. Ciò con una evidente grave menomazione delle attività necessarie a prevenire e/o recuperare fenomeni di devianza minorile".

Secondo il segretario provinciale della Cisl-Fps della provincia, Calogero Angelo Nicosia, la situazione esistente nelle due strutture (Cpa-Comunità e I.P.M.) è la seguente: l’area educativa-trattamentale è, in atto, composta da sole quattro unità: di esse, due sono i rispettivi direttori ("pienamente impegnati nelle attività gestionali"); una che, oltre alle attività di competenza (per ambedue le strutture), svolge le funzioni di sostituto dei due Direttori e tutta una serie di altre attività normalmente delegabili; la quarta unità è prossima alla pensione. Nicosia poi spiega che l’area della segreteria è composta da due unità, di cui una a tempo determinato; che l’area contabile è composta da tre unità, di cui una responsabile e senza sostituto, una prossima alla pensione, e una a tempo determinato. "La ormai prossima riapertura dell’Istituto Penale Minorile (che, nella definizione delle scelte politico-amministrative, evidenzia peraltro la maggiore attenzione rivolta più sugli aspetti repressivi che su quelli di prevenzione dei fenomeni di devianza giovanile) non farà altro che aggravare la già pesantissima situazione, potendo anche comportare il rischio di costringere le locali Direzioni a utilizzare il personale per fronteggiare di continuo le emergenze del momento, a scapito dell’attività programmata ai fini del raggiungimento dei principi di efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa".

La segreteria provinciale Cisl-Fps, con il sostegno delle segreterie regionali e nazionali, ha chiesto al Ministero della Giustizia di assumere "nell’immediato tutte le iniziative utili a fronteggiare l’emergenza costituita dalla presenza di sole undici unità rispetto alle trentatre unità previste, e nel medio periodo a realizzare iniziative finalizzate sia alla copertura dei numerosi posti vacanti per i dipendenti eventualmente provenienti dalla stessa Amministrazione per il personale proveniente da altre amministrazioni pubbliche, sia alla stabilizzazione del personale operante con contratti a tempo determinato". Nel corso dell’assemblea il personale si è riservato di proclamare lo stato di agitazione "se entro l’autunno non verranno rese note iniziative finalizzate a rinforzare l’organico e a stabilizzare i dipendenti a tempo determinato superando l’emergenza".

Sicurezza: Casini; esame del "Pacchetto" prima delle ferie

 

La Sicilia, 28 luglio 2005

 

Roma. Il governo rinuncia, almeno per il momento, ad affidare alle Forze Armate poteri di polizia giudiziaria. La norma è stata infatti stralciata dal decreto "omnibus" sulla pubblica amministrazione e se ne riparlerà eventualmente a settembre con una legge ad hoc. Fa invece un grande passo avanti il pacchetto di misure contro il terrorismo che, firmato dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, è già arrivato in commissione al Senato e dovrebbe essere approvato a tamburo battente. Dopo il via libera a Palazzo Madama è atteso a Montecitorio dove il presidente Pier Ferdinando Casini ha chiesto di proseguire a oltranza con i lavori, senza interromperli per la fine settimana. "È inimmaginabile che la Camera vada in ferie senza aver esaminato il provvedimento", ha dichiarato Casini. La sollecitazione di Casini, per Sandro Bondi, Forza Italia, è "apprezzabile e condivisibile", e le forze politiche hanno il "dovere" e l’"interesse" di "approvare il testo nel più breve tempo possibile per dare un forte contributo unitario alla lotta al terrorismo". Sulla stessa linea Maurizio Gasparri, An. "C’è una necessità e un’urgenza mai come in questi casi di risposte ferme e chiare". Luca Volontè Udc, sottolinea che "per la maggioranza non c’è nessuna difficoltà" a lavorare a oltranza per varare il provvedimento.

Anche la Lega chiede di chiudere presto. "Il pacchetto Pisanu", sottolinea Andrea Gibelli, è necessario ed è anche bene che venga approvato alla svelta". La Lega però, presenta anche un proprio "contro-pacchetto" sicurezza in 65 punti e chiede che sia oggetto di dibattito politico nella maggioranza. "La situazione è emergenziale", dichiara Carolina Lussana, responsabile Giustizia della Lega, "e quindi bisogna mettere in conto anche norme eccezionali, speciali, non è un tabù".

La richiesta di evitare l’uso dei militari in funzioni di ordine pubblico è stata avanzata da tutta l’opposizione ma forti perplessità sono venute anche da Francesco Cossiga, ex presidente della repubblica e dall’Udc. Secondo Gregorio Fontana, Forza Italia, non è una marcia indietro, nè la sconfessione di una misura già utilizzata in passato senza destare alcuno scandalo. A suo parere, si tratta invece di affrontare e approfondire un argomento tanto delicato con un apposito provvedimento. Lo stralcio della norma sulle Forze Armate ha favorito la disponibilità delle forze moderate dell’Unione, Ds, Margherita e Sdi, nei confronti del pacchetto Pisanu. "Noi siamo disponibili a restare in parlamento fino a Ferragosto per approvare le misure", ha assicurato il leader della Margherita Francesco Rutelli.

"È un decreto importante per contrastare il terrorismo e garantire la sicurezza dei cittadini. Ritengo sia condivisibile, anche se è necessario qualche approfondimento e qualche integrazione", ha dichiarato Gavino Angius, presidente dei senatori Ds. Un accordo fra maggioranza e opposizione sarà più facile, per Ugo Intini, socialista dello Sdi, se nel governo prevarranno le posizioni "pragmatiche" e di buon senso rispetto alla "propaganda anti islamica" e ideologica.

Margherita, Ds e Sdi, devono però fare i conti con l’ala radicale dell’Unione. Verdi, Prc e Pdci, infatti, chiedono un dibattito approfondito sulle misure in commissione e in Aula e fanno sapere che il loro orientamento è per il no a misure "inefficaci" e "lesive di alcuni diritti sanciti dalla Costituzione". "Siamo orientati per la contrarietà", spiega Paolo Cento, coordinatore dei verdi, "e invitiamo i colleghi del centrosinistra a non cadere nella trappola di rincorrere la Casa delle libertà". E anche Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione, va giù duro e definisce le norme messe a punto dal Viminale "inefficaci" e "lesive dello Stato di diritto". Per l’Unione, quindi, si riaffaccia lo spettro delle stesse divisioni, ricomposte solo da un intenso lavoro diplomatico di Romano Prodi, nel momento del voto sul rifinanziamento della missione in Iraq.

Il decreto presentato dal governo al Senato è stato modificato rispetto a quello uscito dal Consiglio dei ministri. Tra l’altro, è stato eliminato l’articolo che conferiva al Viminale il potere di autorizzare il capo delle polizia in situazioni di emergenza grave a derogare dalle attuali disposizioni in materia di spese.

Giustizia: l’ex Cirielli passa al Senato, l’Unione insorge

 

Il Messaggero, 28 luglio 2005

 

Con 151 sì, 113 no e due astensioni l’assemblea del Senato ha dato il via libera alla cosiddetta legge ex Cirielli contestatissima dall’opposizione che la definisce "salva Previti". Il provvedimento, sul quale gravano le preoccupazioni del Quirinale e una ipotesi di rinvio alle Camere con rilievi di incostituzionalità, inasprisce le sanzioni per i recidivi e taglia i tempi di prescrizione. Per i reati di mafia e terrorismo, però, è previsto il doppio binario, norme introdotte da alcuni emendamenti presentati dal presidente della Commissione Antimafia, Roberto Centaro (Fi). La prescrizione, che estingue il reato, interverrà ora secondo nuove modalità ma sarà pari al massimo della pena prevista per quel reato, non inferiore a 6 anni per i delitti, non inferiore a 4 per le contravvenzioni. Il nuovo calcolo della prescrizione favorisce gli incensurati (aumento solo di un quarto), penalizza i recidivi (aumento della metà), e si inasprisce per chi torna a delinquere entro i cinque anni (aumento dei due terzi). Per i reati di mafia e terrorismo è previsto il raddoppio del termine della prescrizione. Risultano imprescrittibili i reati da ergastolo e quelli in cui l’ergastolo è l’effetto delle aggravanti.

La legge inoltre inasprisce le pene per chi è già stato condannato e commette nuovi reati. Gli aumenti di pena sono modulati per chi commette reati entro cinque anni dall’ultima condanna anche a seconda delle aggravanti. Per i reati di mafia e quelli particolarmente gravi l’aumento della pena è obbligatorio. Il Tribunale potrà sospendere i processi per impedimento delle parti o dei difensori, ma la nuova udienza deve essere fissata entro i 60 giorni "dalla prevedibile cessazione" per impedimento stesso. Il Senato ha prolungato il termine di prescrizione per tutto il tempo della sospensione del processo.

Sull’ultimo articolo c’è stato un ulteriore scontro tra maggioranza e opposizione. Il testo finale dice che la legge si applicherà (il giorno dopo la publicazione in Gazzetta ufficiale) ai procedimenti in corso solo se le nuove norme risultano più favorevoli. E per i processi già in Cassazione la prescrizione è aumentata di un anno. Sono state pure aumentate le pene per i reati di mafia e di usura. Il provvedimento, modificato, torna ora alla Camera per l’approvazione definitiva.

Il presidente dei senatori Ds, Gavino Angius tuona: "Di fatto assistiamo all’ultimo atto del disegno scellerato realizzato dal centrodestra. La "salva Previti" è la peggiore delle leggi vergogna volute dalla destra. Questo governo sin dal primo giorno ha puntato a indebolire il sistema giustizia nel nostro paese, a colpire la magistratura e diminuirne l’autonomia, a ridurre le garanzie di eguaglianza dei cittadini".

Replica il presidente dei senatori di An Domenico Nania: "La nuova legge è nell’interesse di tutti gli italiani e per dare maggiore certezza alla pena e speditezza al processo. È più equa e allo stesso tempo più severa contro chi delinque e contro i criminali ed i mafiosi. Naturalmente la sinistra strepita, urla bugie e mistifica strumentalmente i contenuti di una normativa che non è mai stata pensata come legge ad personam e che oggi, basta leggerla, lo è ancora di meno".

L’avvocato Guido Calvi, capogruppo Ds in commissione giustizia a palazzo Madama, però, attacca: "Con questa legge la destra rovescia, anzi cancella, la storia culturale e giuridica nel nostro paese. Impone una cultura oscurantista che vede la pena come vendetta, lo Stato come strumento di repressione e le carceri come luogo di espiazione e non di rieducazione". Un giudizio condiviso dall’Unione Camere Penali che ha dichiarato una astensione dalle udienze per il 19 settembre contro le previsioni "inaccettabili" della ex Cirielli, che determineranno "gravi rischi di regressione" per il nostro sistema penale. La protesta di settembre è rivolta anche contro la riforma dell’ordinamento giudiziario che non ha separato le carriere tra giudici e pubblici ministeri.

Anche Luigi Bobbio (An) respinge l’aggettivo "salva Previti": "È una legge fatta nell’interesse di tutti i cittadini di avere una giustizia rapida e certa. Queste norme impediranno di trascinare i processi per anni e anni". Ma Giampaolo Zancan (Verdi) replica: "Quando entrerà in vigore, salterà il processo a Previti". Il presidente dei senatori dell’Udc, Francesco D’Onofrio sottolinea: "Avevamo detto che la ex Cirielli non era blindata. E non lo è stata, come dimostrato dai molti e significativi emendamenti che il Senato ha approvato rispetto al testo della Camera". Domenico Tuccillo, deputato della Margherita, sostiene invece che "l’approvazione della ex Cirielli al Senato rappresenta un rilevante passo in avanti per garantire l’impunità per chi delinque".

Giustizia: 4.726 "pentiti" sotto protezione, spesi 33 mln in 6 mesi

 

Ansa, 28 luglio 2005

 

In calo il numero delle persone sotto protezione in Italia e le spese complessivamente sostenute dallo Stato nell’attuazione delle misure speciali: tra collaboratori di giustizia, testimoni e loro familiari, il totale al 30 giugno 2004 ammonta a 4.726 unità, rispetto alle 4.806 del semestre precedente. Quanto all’assistenza economica, sempre nel primo semestre dello scorso anno, è stata di 33.685.177 euro la cifra impiegata nei programmi di protezione, con una diminuzione di 1.420.991 euro rispetto agli ultimi sei mesi del 2003.

I dati sono contenuti nella relazione semestrale al Parlamento del ministero dell’Interno sulle speciali misure di protezione, sulla loro efficacia e sulle modalità generali di applicazione relativa ai primi sei mesi del 2004. In particolare, al 30 giugno 2004, rispetto al precedente semestre, si è registrata una leggera diminuzione dei collaboratori di giustizia, passati da 1.119 a 1.112 ed un incremento, invece, dei testimoni, saliti da 65 a 70. Nello stesso periodo, i familiari dei collaboratori sono calati da 3.441 a 3.338, mentre quelli dei testimoni sono aumentati da 181 a 206. Sempre nel primo semestre del 2004, sono state presentate alla Commissione centrale per le speciali misure di protezione 39 proposte di piano provvisorio di protezione in favore di altrettanti collaboratori di giustizia e 12 per testimoni (un numero raddoppiato rispetto alle 6 del secondo semestre 2003, mentre è rimasto invariato per i collaboratori).

Giustizia: Patrono (Anm); decisione di Ciampi merita rispetto

 

Ansa, 28 luglio 2005

 

Patrono, che nella nuova giunta unitaria dell’Anm rappresenta la corrente moderata di Magistratura indipendente, ritiene che anche altri punti del ddl Castelli siano "criticabili", ma questi tre sono "i peggiori sia sul piano dei principi generali sia soprattutto per le eccezionali disfunzioni concrete che comportano"; disfunzioni "tali in certi casi da paralizzare l’intera sfera delle attività del Csm".

Il segretario dell’Anm elenca i problemi: "le quote dei posti vacanti da attribuire con esame rallenteranno per mesi, forse anni, la copertura dei posti liberi; l’azione disciplinare obbligatoria comporterà un carico di lavoro enormemente maggiore e assolutamente insostenibile sia per il pg della Cassazione che per la sezione disciplinare del Csm". E ancora: "la separazione di fatto delle carriere potrà causare vacanze di magistrati in alcuni uffici, soprattutto quelli inquirenti.

In questo modo - aggiunge Patrono - serviranno anni per il loro riassorbimento con i nuovi concorsi". "Non so se ci saranno a breve nuove occasioni di incontro con il ministro Castelli e con esponenti politici - conclude il segretario dell’Anm - ma in ogni caso tutti loro conoscono le disfunzioni che a nostro avviso causerà questa riforma, perché le abbiamo rappresentate a voce e per iscritto decine di volte".

Giustizia: Diliberto; una legge vergognosa da cancellare

 

Ansa, 28 luglio 2005

 

"Un’altra legge-vergogna da cancellare non appena torneremo al governo del Paese": è il commento del segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, sulla promulgazione della legge sull’ordinamento giudiziario. "Con la controriforma della Giustizia, che attacca i principi fondamentali della divisione dei poteri, Berlusconi e la sua maggioranza portano l’ennesimo colpo al nostro ordinamento democratico. Lavoro, scuola, laicità dello Stato, diritti ed oggi la giustizia: si tratta di un vero e proprio pacchetto per smantellare la nostra Costituzione. Anche in questo caso - conclude - il governo è andato avanti contro l’interesse generale ed in spregio dei magistrati e della loro autonomia. È necessario mandare a casa questa maggioranza che si preoccupa unicamente di mantenere le scellerate promesse che curano gli interessi dell’attuale premier".

Palermo: Villa Pantelleria, laboratorio teatrale per i detenuti

 

Guida Sicilia, 28 luglio 2005

 

Dove c’era la mafia reciteranno i detenuti. Un’enorme area a verde sequestrata a Cosa nostra diventa luogo di riscatto sociale. L’area è quella di Villa Pantelleria, una delle più belle residenze estive settecentesche della nobiltà palermitana nella piana dei Colli, che negli anni Novanta corse il rischio di essere spazzata via per fare spazio a tre giganteschi palazzi: questa era l’idea del costruttore Caravello, poi condannato in via definitiva per associazione mafiosa. Oggi, scampato il pericolo, per Villa Pantelleria c’è una nuova vita, certamente più consona ai tempi, nel segno della legalità e della fruizione pubblica.

Il teatro che abbatte le barriere. Ieri mattina l’assessore al Patrimonio e ai Beni confiscati fuori dal centro storico, Pippo Enea, ha consegnato le chiavi della villa al direttore artistico dell’associazione "Il teatro per la libertà", Lollo Franco, che ne farà sede estiva delle sue attività con i detenuti e gli ex detenuti del carcere di Pagliarelli. Un’attività che l’associazione - con la sua Compagnia Pagliarelli - svolge ormai da otto anni, compiendo un prezioso lavoro educativo e culturale per il reinserimento sociale di chi ha scontato la pena.

La concessione, che riguarda buona parte del parco, è a titolo gratuito per la durata di sei anni.

Gli interventi. Da un anno e mezzo, Villa Pantelleria, bene confiscato alla mafia, è stata assegnata al Comune di Palermo, che ha adottato gli interventi necessari alla sicurezza, l’ha tolta dal degrado in cui versava, ha posto i sigilli alla casena e ha bonificato l’area da ogni tipo di materiale di risulta e sfabbricidi. E l’ha aperta alla città, affidandola ad un’associazione per i suoi obiettivi rieducativi e perché la gestisca come spazio aperto alla fruizione di tutta la cittadinanza.

Villa Pantelleria diventerà da subito laboratorio teatrale permanente all’esterno di Pagliarelli per una ventina di ex detenuti e per gli attuali detenuti che possono usufruire del beneficio di essere "affidati", operando, così, all’esterno. Si tratta, in tutto, di una quarantina di soggetti, ai quali si affiancano una quindicina fra insegnanti-attori, scenografi, lavoratori della cartapesta e della ceramica. La villa sarà anche sede degli spettacoli della Compagnia Pagliarelli, con attori professionisti e attori detenuti o ex detenuti; a questo scopo, davanti al prospetto della casena, verrà montata una tribuna per gli spettatori. In programma, inoltre, un collegamento con l’Ufficio Grandi Eventi per portare in questo nuovo spazio, alla periferia della città, spettacoli dell’Estate palermitana. L’assessore Enea ha anche annunciato che sarà istituita una Commissione di vigilanza sull’utilizzo dei beni confiscati, formata da tre funzionari comunali, incaricati di acquisire relazioni trimestrali e di verificare il puntuale utilizzo dei beni affidati.

Cancelli aperti. La villa, dai primi di settembre, dal mattino fino al tramonto, terrà i suoi cancelli aperti per consentire a bambini e anziani, residenti e non, di respirare in un’oasi verde libera dal cemento di viale Strasburgo e di usufruire delle attività di gioco, animazione e intrattenimento portate avanti dall’associazione. La zona data in concessione riguarda lo spazio antistante e retrostante la casena, parte di quel che resta del grande parco della villa: un’area di circa 20 mila mq, con alcuni alberi, palme e vegetazione. Alle cure del servizio Manutenzione Verde e Arredo urbano è stato affidato, invece, un grande agrumeto all’interno ed altri spazi verdi. Fra breve, l’Amministrazione stipulerà un contratto di servizio con la Gesip per la guardianìa e la custodia, funzioni che temporaneamente verranno assunte dall’associazione. Saranno sistemate anche panchine e altre piante.

Giustizia: Radicali; Parlamento si occupi di amnistia e indulto

 

Ansa, 28 luglio 2005

 

Il Partito radicale torna a chiedere a gran voce un provvedimento di amnistia e indulto per i troppi detenuti che sovraffollano le carceri italiane e lo fa chiamando a raccolta, in una conferenza stampa nella sede radicale di via di Torre Argentina, anche quegli esponenti socialisti come Enrico Buemi, responsabile giustizia dello Sdi, e Bobo Craxi, portavoce del Nuovo Psi, che più si sono spesi in questi anni in Parlamento per un atto di clemenza verso i nuovi "dannati della terra". "Nell’ imminenza della sciagurata approvazione della legge Cirielli - spiega ai cronisti il segretario dei Radicali Italiani, Daniele Capezzone - chiediamo alle Camere di affrontare, prima della pausa estiva, la questione dell’ amnistia, e di decidere con un sì o con un no su un tema che si trascina ormai da anni".

"Vi sono almeno tre persone - dice Marco Pannella - che hanno la possibilità di avviare quel cammino legislativo urgente e straordinario che il nostro Parlamento conosce benissimo, sebbene per altre questioni meno nobili. Queste tre persone sono il presidente della Repubblica Ciampi, il capo del governo Berlusconi e il capo dell’ opposizione Prodi. Ci rivolgiamo a loro e anche alle loro famiglie, perché il flagello sociale che riguarda le carceri è un problema istituzionale certo, ma anche di umanita"’. "Se entro Ferragosto non si muoverà nulla - annuncia il leader radicale - penso a due cose: da una parte alla disobbedienza fiscale verso uno Stato inadempiente, e dall’ altra ad una lotta sociale che deve diventare politica" con la prospettiva di un soggetto politico profondamente nuovo "che raccolga le famiglie socialiste, liberali e radicali in un movimento che abbia come simbolo la rosa nel pugno". "Bobo è ben deciso - confida Pannella - Boselli è ben deciso, e sono molto ben decisi anche molti altri".

Bobo Craxi, nel salutare con favore "questo primo appuntamento di convergenza unitaria", sottolinea come "siano ormai 20 anni che l’Italia non promulga un’amnistia". "È troppo - sbotta il leader socialista - per un paese occidentale e liberale come il nostro, il cui sistema carcerario versa in un’indecente fatiscenza, tanto che molti istituti di pena risalgono addirittura al periodo borbonico...". Nei giorni scorsi molti deputati e senatori trasversali ai due schieramenti, come Giuliano Pisapia del Prc, Giuseppe Fanfani (Dl), Alemanno e Matteoli di An e il presidente della commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella, hanno aperto alla possibilità di un atto di clemenza per decongestionare le carceri italiane, dove a fronte di una capienza di 42.500 unità, vi sono 60 mila detenuti.

Enrico Buemi coglie la palla al balzo: "Il provvedimento è pronto e incardinato in commissione Giustizia da almeno tre anni. Basterebbe - osserva il responsabile giustizia dello Sdi - la disponibilità dei capigruppo a calendarizzare il testo in aula e una giornata o due di discussione". Ma l’esponente dello Sdi non si fa illusioni: "Credo che oggi, da parte della maggioranza, non ci sia la volontà di portare a termine questo provvedimento. Registriamo con favore singole disponibilità da parte di alcuni esponenti ma purtroppo non bastano, servirebbe altro...". Cosa? Pannella prova a suggerirlo: "Forse - dice il leader radicale - un miracolo in questo senso, sia pure in ritardo e favorito da gente che sa più di zolfo che di incenso, dello scomparso Giovanni Paolo II. Non era stato lui - si chiede - a farsi applaudire su amnistia e indulto da tutto il Parlamento?".

Giustizia: da An al Prc, tutti i "sì" ad amnistia e indulto

 

Ansa, 28 luglio 2005

 

Raccolgono consensi in tutti gli schieramenti politici l’amnistia e l’indulto come atti di clemenza per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri italiane: da Alleanza nazionale a Rifondazione comunista i politici sembrano d’accordo. Lo rivela Radio carcere, la trasmissione di Radio radicale condotta da Riccardo Arena, che durante la puntata di ieri ha fatto "un bilancio delle adesioni venute sia da destra che da sinistra sulla necessità di un atto di clemenza". "Si sono detti favorevoli ad un atto di amnistia e indulto - dichiara la nota di Radio Carcere - Giuliano Pisapia (Prc), Elvio Fassone e Anna Finocchiaro (Ds), Giuseppe Fanfani (Margherita), Enrico Boselli ed Enrico Buemi (Sdi), Erminia Mazzoni e Pippo Gianni (Udc), Niccolò Ghedini e Alfredo Biondi (Forza Italia) e il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni". "Si sono anche dichiarati favorevoli - conclude la nota - i ministri Gianni Alemanno e Altero Matteoli (alleanza nazionale)".

Giustizia: Sappe; ausiliari, riforma del Corpo e riordino carriere

 

Ansa, 28 luglio 2005, 28 luglio 2005

 

Assunzione definitiva degli agenti ausiliari, riforma del corpo di polizia penitenziaria e adozione immediata di provvedimenti per il riordino delle carriere del personale del comparto sicurezza: sono queste le tre priorità che il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) ha indicato ad Antonio Caruso (An), presidente della Commissione giustizia del Senato. A conclusione dell’incontro, Roberto Martinelli, segretario generale del Sappe, riferisce di aver ottenuto assicurazioni sull’ impegno di Caruso e di Alleanza Nazionale per risolvere i problemi principali della polizia penitenziaria. "Queste questioni - sottolinea Martinelli - sono prioritarie e, qualora non fossero risolte, diverrebbero sempre più gravi e difficilmente contrastabili".

"Il primo intervento urgente - spiega Martinelli - riguarda l’incorporamento in ferma definitiva dei circa 500 agenti ausiliari di polizia penitenziaria attualmente in servizio, evitando, così, l’interruzione dal servizio ed il conseguente licenziamento previsto per il 31 dicembre". "Gli altri due - continua il segretario del Sappe - sono l’impegno a sostenere e favorire l’iter della legge delega al Governo per il riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle forze di polizia e la proposta di legge per la riforma del corpo di polizia penitenziaria presentata alla Camera dei deputati dal presidente della Commissione giustizia Pecorella". "La polizia penitenziaria - aggiunge Martinelli - ha bisogno di assetti certi, di stabilità e di riorganizzazione, soprattutto nel rapporto con le altre figure penitenziarie, in particolar modo con i direttori. Anche il dipartimento dell’amministrazione, che dirige la gestione nazionale delle carceri, necessita di un nuovo strumento normativo". "La proposta del presidente Pecorella - conclude il Sappe - è estremamente importante perché andrebbe a sanare le carenze emerse con la legge di riforma del Corpo (l. n. 395/90). Prima fra tutte, la prevista costituzione della direzione generale della polizia penitenziaria, passaggio fondamentale per il futuro del corpo".

 

 

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