Rassegna stampa 29 giugno

 

Giustizia: sì del Senato a riforma ordinamento giudiziario

 

Rai News, 29 giugno 2005

 

Il Senato ha dato il suo via libera alla riforma dell’ordinamento giudiziario. A favore ha votato compatta la maggioranza di centrodestra, contro l’opposizione. Il disegno di legge passa ora all’esame della Camera. I sì al Ddl sono stati 146, 106 i no e un solo astenuto. L’esame della riforma è andato avanti a ritmo serrato: in poco più di due ore l’aula di Palazzo Madama ha discusso tutti gli emendamenti ed è dunque passato alle votazioni finali. A parte un passaggio a vuoto a inizio dei lavori, la maggioranza ha garantito la necessaria presenza del numero legale in tutte le successive votazioni.

 

La Loggia: confermata vocazione riformista

 

"Un voto che conferma la vocazione riformista del nostro governo ha subito commentato il ministro degli Affari Regionali Enrico La Loggia giudica l’approvazione del Senato della riforma dell’ordinamento giudiziario. "Questo voto - aggiunge - dimostra anche un altro fatto: e cioè che le forze della conservazione si trovano dall’altra parte".

 

Castelli: fantascienza che Ciampi non firmi

 

Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, incassato il via libera del Senato alla riforma dell’ordinamento giudiziario che ora passa alla Camera, ritiene una "ipotesi fantascientifica" quella che gli viene posta da alcuni giornalisti, vale a dire che il Capo dello Stato possa non firmare la legge una volta definitivamente approvata. "Se il Capo dello Stato non la firma, ne prendo atto. Ma francamente mi pare un’ipotesi fantascientifica", afferma il Guardasigilli. Il fatto poi che alcuni parlamentari di An e dell’Udc hanno già annunciato che presenteranno emendamenti al testo approvato oggi dal Senato, non sembra

spaventare più di tanto il ministro Castelli: "Se la Camera dovesse rinviare la riforma sine die o addirittura rimandarla al Senato, avrei un problema in meno", ironizza il Guardasigilli. A chi gli chiese se a suo avviso il percorso della riforma sarà altrettanto faticoso come al Senato, il ministro invita a fare "esercizio di realismo" e a "non abbandonarsi mai a previsioni che possono rivelarsi sbagliate". E ribadisce: "Non ho mai ricevuto da parte dei responsabili giustizia della Cdl alcuna osservazione contraria a questo testo". Inoltre, "non c’è alcuna possibilità di cambiare la riforma" perché - fa notare Castelli - chi dice di volere migliorare il testo dice che non vuole la legge".

 

L’Anm: giornata triste per il Paese

 

"È una giornata triste per la giustizia e per il paese". Così l’ Associazione Nazionale commenta l’approvazione in Senato della riforma. "Il Senato - dice la giunta esecutiva centrale - sostanzialmente senza alcuna discussione, approva una pessima contro-riforma dell’ordinamento giudiziario per larghi versi incostituzionali e inapplicabile, che non risponde ai rilievi del Capo dello Stato e che provocherà gravissimi danni all’ organizzazione giudiziaria, impedirà il regolare funzionamento dell’ autogoverno, diminuirà l’indipendenza, interna ed esterna della magistratura, contribuirà ad una ulteriore dilatazione

dei tempi dei processi, inciderà sulla vita professionale quotidiana dei magistrati". Secondo i vertici del sindacato delle toghe "i profili di ingestibilità della contro-riforma, inutilmente denunciati dall’Associazione, provocheranno una sostanziale paralisi dell’ apparato giudiziario. Il diritto dei cittadini ad una giustizia rapida, efficiente e indipendente viene ulteriormente compromesso. Il Paese ha bisogno di riforme che rendano ragionevole la durata dei processi, per la tutela dei diritti di ciascuno". L’Anm auspica" che la Camera dei deputati voglia approfondire i temi che la magistratura e la cultura giuridica hanno posto, anche nelle recente manifestazione del 25 giugno scorso, ed esaminare le proposte che l’Associazione ha formulato per ciascuno dei punti toccati dalla riforma, facendo prevalere l’esigenza di un esame sereno e completo del progetto di legge, che è mancato nei lavori del Senato". La Giunta Esecutiva Centrale sta procedendo agli adempimenti formali per la indizione dello sciopero dei magistrati per la giornata del 14 luglio 2005. "In tal modo - conclude - la magistratura italiana intende esprimere il dissenso più fermo e la protesta più netta per il contenuto della proposta di contro-riforma e per il metodo adottato nell’approvarla".

Giustizia: magistrati all’attacco, "un giorno triste per il paese"

 

Repubblica, 29 giugno 2005

 

"Una giornata triste per la giustizia e per il paese". L’Associazione nazionale magistrati bolla la "contro-riforma" della giustizia del ministro Castelli, sostenendo che non risolverà i problemi ma, anzi, ne creerà di nuovi. E anche gli avvocati penalisti, per motivi diversi, definiscono "mortificante" la riforma voluta dalla maggioranza. L’approvazione al Senato al disegno di legge che rivede profondamente l’ordinamento giudiziario raccoglie un coro di giudizi negativi a partire, naturalmente, dall’Anm.

Per le toghe "il Senato sostanzialmente senza alcuna discussione, approva una pessima contro-riforma per larghi versi incostituzionali e inapplicabile, che non risponde ai rilievi del Capo dello Stato e che provocherà gravissimi danni all’organizzazione giudiziaria, impedirà il regolare funzionamento dell’autogoverno, diminuirà l’indipendenza interna ed esterna della magistratura, contribuirà ad una ulteriore dilatazione dei tempi dei processi, inciderà sulla vita professionale quotidiana dei magistrati".

L’Anm è convinta che "i profili di ingestibilità provocheranno una sostanziale paralisi dell’apparato giudiziario" e, confermando lo sciopero del 14 luglio, si augura un "esame sereno e completo" del progetto di legge alla Camera, che approfondisca i temi posti dalla magistratura e dalla cultura giuridica.

Per Piero Martello, presidente di "Movimento per la Giustizia", uno dei gruppi che compongono l’Anm, "si tratta di una legge ispirata alla volontà di consumare ritorsioni nei confronti della magistratura colpevole solo di aver fatto il proprio dovere, di voler amministrare una giustizia eguale per tutti. E invece nulla questo Governo ha fatto per affrontare i veri problemi del funzionamento della giustizia".

"L’approvazione del ddl nasce dalla incomprensione di ciò che veramente serve per migliorare l’efficienza della giustizia nel nostro paese" rincara Antonio Patrono, segretario della corrente Magistratura Indipendente e dell’Anm. "Le norme approvate - spiega - non risolveranno nessun problema ma accentueranno quelli esistenti e ne creerà di nuovi".

Magistratura Democratica ritiene che "la maggioranza di governo mette in crisi lo Stato costituzionale di diritto". Il presidente Franco Ippolito e il segretario Ignazio Juan Patrone, ribadiscono che il 14 luglio "i magistrati faranno sentire, con forza e determinazione, la loro protesta per far giungere ai cittadini una voce di allarme, pur nella speranza che alla Camera componenti della maggioranza sappiano recuperare razionalità e responsabile equilibrio".

Secondo Marcello Matera, segretario generale di Unicost, "con questa approvazione si è conclusa la fase di un percorso legislativo anomalo perché per dare risposta ai rilievi del Capo dello Stato su questa riforma si è discusso fuori dalle sedi istituzionali, e cioè fuori dal Parlamento".

Separazione delle carriere e concorsi, ecco la riforma di Castelli

 

Repubblica, 29 giugno 2005

 

Separazione delle funzioni di giudice e pm, possibilità di fare carriera più rapidamente attraverso i concorsi, azione disciplinare obbligatoria. Ma anche una norma che sbarra la strada alla nomina di Giancarlo Caselli alla procuratore nazionale antimafia. Questi i punti salienti della riforma dell’ordinamento giudiziario approvata oggi dal Senato dopo il rinvio alle Camere del primo testo da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Separazione delle funzioni. Il concorso per entrare in magistratura resta unico, ma dopo 5 anni di servizio il magistrato dovrà scegliere se fare il Pm o il giudice. Per cambiare funzione dovrà sostenere un esame orale, frequentare un corso di formazione presso la Scuola della magistratura e ottenere una valutazione positiva. Ma soprattutto dovrà cambiare distretto giudiziario. La scelta poi diventa irrevocabile. Prima delle prove scritte e orali, il candidato dovrà indicare nella domanda, pena l’inammissibilità, se preferisce la funzione di giudice o di pm.

Colloquio psico-attitudinale. Nel primo testo della Camera si parlava di "test psico-attitudinale". Poi si è preferita la versione più soft di "colloquio di idoneità psico-attitudinale". Si prevede che l’aspirante "toga" sia valutata anche da un punto di vista psicologico durante le prove orali. È un punto, questo, su cui Forza Italia ha puntato i piedi.

Sistema dei concorsi. Per fare carriera velocemente il magistrato dovrà affrontare concorsi per titoli ed esami. La prova dovrà riguardare la soluzione di un caso pratico. Accogliendo uno dei rilievi di Ciampi, il Senato ha stabilito che sull’esito dei concorsi l’ultima parola sarà sempre del Csm.

Norma anti-Caselli. Approvando un emendamento del senatore di An Bobbio il Senato ha cambiato alcune regole sui limiti di età per il passaggio agli incarichi direttivi. Nella "tagliola" finirà il procuratore capo di Torino Gianfranco Caselli, che vede così stoppata la possibilità di essere nominato capo della procura nazionale antimafia.

Organizzazione delle procure. Solo il procuratore capo è titolare dell’azione penale: gli atti che incidono sulla libertà personale devono essere assunti con il suo preventivo consenso. Solo lui potrà avere rapporti con i giornalisti. Il procuratore avrà inoltre l’obbligo di segnalare al consiglio giudiziario tutti i magistrati "disobbedienti".

Scuola della magistratura. Ha il compito di gestire la formazione degli uditori giudiziari; organizzare i corsi di aggiornamento professionale; valutare la professionalità dei magistrati; promuovere iniziative di studio e ricerca. I corsi e gli esami della nuova scuola serviranno solo a concedere una idoneità, ma la decisione finale sulle carriere dei magistrati spetterà sempre al Csm: è questo uno dei punti modificati dal Senato per rispondere ai rilievi di Ciampi.

Azione disciplinare. Diventa obbligatoria. Nella riforma si indicano tutte le infrazioni dei magistrati che faranno scattare il procedimento: dall’iscrizione ai partiti o ai movimenti politici, fino al rilasciare dichiarazioni o interviste. L’azione disciplinare è esercitata dal procuratore generale presso la Cassazione entro un anno dalla notizia del fatto. Può essere promossa anche dal ministro della Giustizia. Le nomine. Venendo incontro ai rilievi di Ciampi, il Senato ha eliminato il potere del ministro di impugnare davanti al Tar le delibere del Csm sugli incarichi dei magistrati: tale potere resta solo nei casi in cui i conferimenti di incarichi da parte del Csm presentino vizi di legittimità. Relazione del ministro in Parlamento. Anche questo punto è stato cambiato in seguito al rinvio di Ciampi. Nella relazione il ministro dovrà presentare le leggi e le riforme che il governo intende far approvare dalle Camere. Sempre su sollecitazione di Ciampi è stato cancellato l’ufficio per il monitoraggio dell’attività dei Pm.

Incarichi extragiudiziari. Più pubblicità per gli incarichi extragiudiziari dei magistrati. Ogni sei mesi sarà reso noto un elenco degli incarichi autorizzati dal Csm: saranno indicati l’ente che conferisce l’incarico e l’eventuale compenso percepito.

Giustizia: Castelli; nessuno scambio tra riforma ed ex-Cirielli

 

Agi, 29 giugno 2005

 

Nessun "patto scellerato" nella maggioranza per un’approvazione della riforma dell’ordinamento giudiziario da collegare alla legge Cirielli, che riguarda la prescrizione dei reati. Ad assicurarlo è Roberto Castelli: "Sono malignità di menti bacate", dice il Guardasigilli. "Brutti applica agli altri i suoi contorti processi mentali - aggiunge il ministro della Giustizia - io sono molto più lineare.

Dico quello che penso e penso quello che dico. Faccio tutto alla luce del giorno. Queste cose le lascio a lui". Quanto al disegno di legge delega di riforma dell’ordinamento, tanto contestato dalla magistratura e dall’opposizione, Castelli dice: "La partita è una sola. Se il Parlamento sia in grado di legiferare oppure no. Per Parlamento intendo il Parlamento, che è uno solo nel suo complesso". A chi gli domanda di contatti con il presidente della Camera per verificare la possibilità che la riforma, una volta licenziata da Palazzo Madama, sia celermente valutata dall’assemblea dei deputati, il ministro risponde: "Era inutile disturbare il presidente della Camera senza prima capire che cosa accadrà qua".

Alla richiesta se il suo atteggiamento sia un atteggiamento scettico o pessimista Castelli risponde: "Agnostico". Il Guardasigilli aggiunge ancora: "Sto raccogliendo dagli atti parlamentari l’elenco di insulti e contumelie che il "moderato" senatore Manzione, così come l’ha definito il Corriere della Sera, ha proferito in questi anni. Noi abbiamo pazientemente sopportato. Al senatore, ovviamente, vanno i miei auguri di ogni bene, ma il suo malore non può cancellare la verità".

Onu: gli Usa sono "sorvegliati" per sospetti su carceri segrete

 

Il Campanile, 29 giugno 2005

 

La condizione internazionale degli Stati Uniti rischia di prendere una strada tutta in salita, fatta di inchieste e di indagini ufficiali da parte delle Nazioni Unite. Se in passato infatti si è chiuso un occhio sulle procedure adottate nel carcere di Guantanamo, ora l’Onu non sembra voler passare sopra le insistenti voci secondo le quali gli Usa avrebbero allestito in varie parti del mondo centri di detenzione segreti. Lo scandalo legato alle torture inflitte nel carcere iracheno di Abu Ghraib non sembra aver sortito alcun effetto. La posizione di Washington si complicherebbe ulteriormente qualora fosse vera anche la voce che molti di queste carceri sarebbero collocate sulle navi da guerra americane. A confermare l’esistenza dei sospetti è stato lo stesso relatore speciale dell’Onu, l’austriaco Mandred Nowak: "Ci sono accuse molto, molto gravi secondo cui gli Stati Uniti avrebbero allestito centri segreti di detenzione". Nowak ha però fatto sapere che per ora "si tratta solo di voci" su presunte "carceri galleggianti" nell’Oceano Indiano, "ma sembrano così circostanziate da meritare l’apertura di un’inchiesta ufficiale".

Se i sospetti dovessero confermarsi, le cose per George W. Bush si metterebbero davvero male, soprattutto dopo un sondaggio svolto ieri da Cnn, Usa Today e Gallup. Secondo il sondaggio, l’indice di gradimento del presidente americano è sceso al 45 per cento, mentre il 53 per cento non approva per niente l’operato di Bush. Un dato rafforzato da un altro sondaggio, fatto dall’emittente Abc e dal quotidiano Washington Post, dove il 57 per cento degli intervistati si è detto convinto che l’amministrazione Bush abbia "intenzionalmente esagerato le prove sull’arsenale batteriologico, chimico e nucleare" del regime di Saddam Hussein.

In pratica gli americani hanno sempre più la sensazione di essere stati ingannati. A pesare sul giudizio degli americani è dunque ancora una volta la guerra in Iraq, a cui Bush sta cercando di porre una fine lasciando campo libero anche ai negoziati con i ribelli iracheni. Nella "lista nera" degli americani, alla guerra si è andata ad affiancare l’attuale riforma del welfare. Una riforma che non piace soprattutto in vista di una riduzione di garanzie per i lavoratori vicini alla pensione, costretti a spalmare le tasse dedicate allo Stato sociale su fondi statali indicati dal governo.

Quel che rende più scontenti i cittadini statunitensi (55 per cento) è l’andamento dell’economia nazionale e la politica energetica che ormai si ritrova in ginocchio. Interi Stati, California in testa, rischiano di passare l’estate più "buia" della loro storia, e la crisi petrolifera, che ha determinato un record nel prezzo del greggio, complica ulteriormente le cose. Ora gli americani attenderanno le mosse future della Casa Bianca. In chiave estera sarà importante vedere quali azioni intraprenderà Bush nei confronti dell’Iran e dei suoi progetti nucleari e nei confronti di un’Europa debilitata.

Emarginazione: osservatorio sul disagio nelle stazioni italiane

 

Redattore Sociale, 29 giugno 2005

 

Si chiama Onds e l’acronimo sta per Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni italiane. Si tratta del portale web da oggi on line all’indirizzo www.onds.it, promosso dalla Direzione generale del gruppo per le Risorse umane e Politiche sociali delle Ferrovie dello Stato, con la collaborazione dell’Anci (Associazione nazionale Comuni d’Italia) e la realizzazione tecnica della cooperativa Termini Welcome Staff.

Il portale – presentato oggi a Roma nel corso del seminario "Arrivi, partenze, relazioni. Ferrovie e Comuni insieme per la qualità della vita di tutti i cittadini" – ha l’obiettivo di diventare un "laboratorio attivo e interattivo" per conoscere, diffondere e mettere in rete le iniziative di solidarietà presenti o nascenti all’interno o nei dintorni delle stazioni italiane. Non solo: il sito è pensato anche per essere un vero e proprio giornale telematico, scritto ed aggiornato dagli stessi operatori sociali attivi nelle stazioni.

Infatti – si legge sul portale web - i principali fruitori sono proprio gli stessi Help Center o gli altri sportelli di orientamento sociale che, attraverso questo "laboratorio", potranno tenersi in contatto, scambiare dati, informazioni e notizie sulle problematiche che incontrano nel loro lavoro e sulle possibili soluzioni. Inoltre, attraverso un data base riservato e al monitoraggio costante del territorio, avranno la possibilità di conoscere interventi eseguiti in altre città, avendo a disposizione una fotografia in tempo reale della quantità e delle tipologie del disagio incontrato e delle risposte fornite.

"La sigla Onds non sta soltanto per Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni", ha detto Alessandro Radicchi, responsabile di Termini Welcome Staff. "Sta anche per osservare, nascere, determinare e sentire. Attraverso questo strumento, infatti, gli Help Center e i loro operatori possono analizzare il presente, dare vita a esperienze nuove, operare sul campo ed essere vicini ai fruitori dei servizi. Infatti, non va dimenticato che il ruolo principale degli Help Center è proprio quello di fare da mediatori tra le stazioni, i servizi e le associazioni".

Orvieto: ecco "Malibù Bar"… un canto libero dal carcere

 

Orvieto Sì, 29 giugno 2005

 

Un’insegna bianca con su la scritta, a caratteri irregolari e grossolani tracciata da un grosso pennello rosso, "Malibù Bar", il primo pomeriggio di un giorno qualsiasi di mezza estate, due barman molto caserecci, un caldo afoso che stordisce, un manipolo di figure strane che si aggirano nei dintorni del bar, un paesino di un’isola qualsiasi, due viaggiatori che…

Queste sono le atmosfere che caratterizzano lo spettacolo che si è realizzato nel picco teatro del carcere di Orvieto. Nato da un’esperienza di teatro-canto popolare che alcuni detenuti della Casa di reclusione di Orvieto hanno portato avanti grazie ad un progetto dell’Associazione Arci "Ora d’Aria" e dell’Osservatorio regionale sulla condizione penitenziaria e post-penitenziaria, in collaborazione con la Direzione e l’area educativa del medesimo Istituto, la Cooperativa sociale "Il Quadrifoglio" e grazie al supporto tecnico del Centro di aggregazione giovanile "Mr Tamburino" di Orvieto.

L’ARCI solidarietà Ora d’Aria, avvalendosi della professionalità e del calore umano dei "Canto Libero" ovvero di Angelo Litti (lab. Teatro) e Antonio Pappadà (lab. Musicale) ha realizzato un laboratorio musicale e di canto-teatro popolare all’interno dell’istituto penitenziario di Orvieto. Un percorso dal quale è nato un gruppo affiatato che ha elaborato uno spettacolo nato dall’incontro di esperienze diverse e che fa proprio della diversità la sua forza.

"Canto Libero" nasce nel 2003 da una ricerca che Angelo e Antonio sviluppano in un progetto teatrale-musicale che si propone nei centri di "reinserimento sociale". Successivamente "Canto Libero" diventa un progetto di partecipazione sociale nel quale ognuno può apportare il proprio contributo, attingendo dalla propria storia e dal proprio vissuto. "Canto Libero" vede la musica come una valida "terapia" alternativa, crede che attraverso il ballo, il canto e la recitazione si possano raggiungere capacità espressive spesso ignorate. Nel Dicembre 2004 "Canto Libero" diventa un libro grazie all’associazione per i diritti e le libertà "ARCI Solidarietà Ora d’Aria" di Perugia, che ha reso possibile lo sviluppo dei laboratori all’interno della Casa Circondariale femminile di Perugia. Il libro può essere acquistato, ad Orvieto, presso la Libreria dei Sette.

ARCI "Solidarietà Ora d’Aria" è presente nell’istituto penitenziario di Orvieto da oltre tre anni con uno sportello di ascolto e aiuto per i detenuti che opera settimanalmente ed inoltre organizza eventi ludico ricreativi con la convinzione che il reinserimento sociale dei detenuti passi attraverso contatti con l’ambiente esterno. Canto Libero continua il suo viaggio ad Orvieto arricchito dall’energia delle donne della Casa Circondariale di Perugia. Le loro voci e le fantastiche coreografie danzanti sono i pilastri dei malinconici canti d’amore degli uomini di Orvieto. Canto Libero vuole essere un grande cerchio di energia dove la lotta cede il passo ad una pacifica armonizzazione della forza.

Ancona: Rifondazione chiede difensore civico per i detenuti

 

Corriere Adriatico, 29 giugno 2005

 

Lavoro anche esterno, attività collaterali, garanzie sui diritti e aree verdi: sono questi gli aspetti su cui il gruppo consiliare di Rifondazione Comunista intende puntare per migliorare le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri delle Marche, mettendo a punto una proposta di legge che istituisca, tra l’altro, una figura di riferimento per i reclusi. Un "difensore civico" dei loro diritti. Incontrando i giornalisti ad Ancona, l’assessore ai Servizi sociali e all’Ambiente Amagliani e il consigliere Michele Altomeni hanno ricordato che gli istituti penitenziari devono rieducare e reinserire i detenuti. Ma non sempre è così. Il carcere di Montacuto ad esempio ospita per il 40% imputati in attesa di giudizio, e per di più per reati lievi; il 60% sono detenuti stranieri. Per non parlare del sovraffollamento "il maggior problema, comune ad altri istituti penitenziari". Il Prc ha iniziato sabato una serie di visite nelle carceri marchigiane per arrivare in tempi brevi alla proposta di legge fondata - ha spiegato Amagliani - su dati concreti.

Marsala: nuovo carcere sotto accusa da Corte dei conti

 

La Sicilia, 29 giugno 2005

 

Nel panorama tormentato della realizzazione degli istituti di pena, è stato inserito anche il nuovo carcere di Marsala. La storia del carcere è citata come "caso-limite" nella relazione svolta dalla Corte dei Conti per dimostrare la confusione di metodo e di strategia che caratterizza il settore.

"Programmato fin dal 1973 - spiegano i magistrati contabili - ottiene la progettazione di massima dopo quasi venti anni (1991); è affidato in concessione per 35 miliardi di lire, ma la procedura viene sospesa (1993) provocando un contenzioso pluriennale". Non basta. "Mentre il Ministero dei Lavori pubblici tenta di concludere una transazione con la concessionaria - si legge nella relazione - il Ministero della giustizia nel 1999 decide lo stralcio dell’opera dal programma in quanto non più necessaria; salvo a reintrodurla l’anno successivo per far fronte alla forzosa rinuncia al nuovo carcere di Favignana". Ulteriori ostacoli e difficoltà hanno infine indotto, nel 2004, il Presidente del Consiglio dei Ministri a nominare il prefetto di Trapani commissario straordinario per consentire il riavvio dei lavori in base alla legge "sblocca cantieri". "Decisamente sconcertanti - secondo la relazione - sono le vicende concernenti la costruzione in Sicilia delle nuove carceri di Patti e Mistretta che, programmate da oltre 20 anni, entrano ed escono dal programma ogni due anni".

Roma: programmi terapeutici falsi, 3 operatori sotto processo

 

Il Messaggero, 29 giugno 2005

 

Bastava pagare tra i dieci e i quindicimila euro e allontanarsi dal carcere di Rebibbia diventava facile. Il business dei falsi programmi di recupero era gestito da un avvocato, un ex operatore sociale e un maresciallo della polizia penitenziaria, adesso sotto processo. Il gup Simonetta D’Alessandro ha disposto il rinvio a giudizio per false attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria. Grazie alla complicità dell’operatore di Villa Maraini, il penalista avrebbe ottenuto documenti e carta intestata alla comunità terapeutica, all’insaputa della stessa comunità. E il gioco era fatto. Il maresciallo di polizia penitenziaria, sotto processo anche per corruzione, aveva il compito di spingere affinché i programmi, che servono a fare ottenere ai detenuti l’affidamento ai servizi sociali, fossero approvati più in fretta dal carcere. In cambio, secondo le verifiche del pm Salvatore Vitello, avrebbe ottenuto denaro, un orologio d’oro e due cani da allevamento.

La verifica incrociata è partita dal sert di Rebibbia, dove i progetti vengono dichiarati idonei. Ed è bastato poco per accorgersi che un detenuto, condannato per reati finanziari, aveva lasciato il carcere con un progetto falso. Aveva pagato 15 mila euro e grazie all’avvocato era stato destinato alla comunità di Monteverde fingendosi tossicodipendente. Così sono cominciati gli accertamenti dei carabinieri: nel 2002, altre quattro scarcerazioni sarebbero state "comprate". Dalle indagini è emerso che il penalista si sarebbe "appoggiato" anche su un centro di recupero vicino a Tivoli recentemente chiuso. L’operatore di Villa Maraini finito nei guai ha già patteggiato la pena davanti al gup: due anni.

Ma parallelamente all’inchiesta del pm Vitello è stato aperto un secondo fascicolo sul progetto carcere di Villa Maraini, a coordinarlo il sostituto Maria Monteleone. E le verifiche incrociate tra la comunità e l’Ufficio esecuzioni della Procura hanno portato a scoprire altri documenti falsi. Come il programma che ha aperto le porte del carcere a un detenuto di Perugia. Di lui gli operatori della comunità addirittura ignoravano l’esistenza. Poi un altro caso a Regina Coeli. Ed è saltato fuori che recentemente quel detenuto, scarcerato con un falso programma, aveva anche denunciato alcuni operatori del centro accusandoli di aver pretesto denaro per ammetterlo alla comunità. Accuse che hanno già portato all’apertura di un terzo fascicolo. Il pm Marcello Cascini ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro operatori e due funzionari del centro di Monteverde.

Giustizia: Cavallaro; le leggi non si fanno con isteria del momento

 

Agi, 29 giugno 2005

 

"Una società politica sempre più isterica, sull’onda emotiva dell’ultimo conflitto a fuoco dopo una rapina in gioielleria, forza le norme sulla legittima difesa quasi che il principio dell’autodifesa debba divenire la regola dei comportamenti civili. Il giorno dopo, di fronte a tre nuovi cadaveri di servitori dello stato e cittadini uccisi da un folle armato fino ai denti, la stessa società politica, istericamente immemore, si interroga su come contenere il dilagare esattamente opposto dell’uso poco controllato delle armi da fuoco".

È quanto dichiara il senatore della Margherita Mario Cavallaro. "Esiste, da sempre, un rapporto dialettico fra difesa delle garanzie e difesa della sicurezza, tanto nella coscienza sociale che negli ordinamenti più evoluti. È un rapporto che - spiega Cavallaro - va risolto all’interno dei principi generali del nostro diritto, tutt’altro che superati. È necessario, però, che il legislatore non segua l’ondata emotiva del momento, spesso isterica e ipocrita.

Ma disegni, per il Paese, una rotta culturale, scientifica e morale, forse prima ancora che politica. A cui i cittadini sentano di potersi affidare con fiducia. Ma forse - conclude Cavallaro - chiedere il ripristino di questa legalità è chiedere troppo a chi ha voluto leggi ad personam e contra personam, autentici mostri giuridici prima ancora che etici, anche nel settore della giustizia e della sicurezza".

Droghe: il Veneto stanzia 19mln € per inserimenti in comunità

 

Redattore sociale, 29 giugno 2005

 

A partire dal 1° giugno 2005, le oltre trenta comunità terapeutiche (private e pubbliche) per tossicodipendenti che operano nel Veneto per l’assistenza e il recupero delle persone con dipendenze potranno contare sull’aggiornamento delle rette giornaliere. "Le rette - ricorda l’Assessore regionale Antonio De Poli - sono assegnate dalla Regione per l’inserimento in comunità di persone dipendenti da droghe e /o alcol e sono state aumentate del 3% per garantire i livelli essenziali di assistenza attualmente erogati, secondo gli standard in vigore.

Inoltre - precisa l’Assessore veneto - considerato l’emergere della questione relativa alle cosiddette doppie diagnosi (che si verificano quando esiste una concomitanza tra una condizione di dipendenza e un altro disturbo psichiatrico) sono in aumento costante, la giunta veneta ha deliberato un aumento del 4,50% di quota aggiuntiva per l’inserimento in comunità di questi particolari soggetti". De Poli ricorda che nel 2005 le risorse del bilancio regionale vincolate all’inserimento di persone tossicodipendenti e alcodipendenti in programmi terapeutico-riabilitativi semiresidenziali e residenziali sono state fissate a 19 milioni di euro contro i 17 milioni del 2004, con un aumento complessivo dell’11,8%. Per quanto riguarda tale specifico punto, sarà cura della comunità terapeutica dimostrare di essere in grado di fornire adeguata assistenza psicologica e psichiatrica nel trattamento di queste persone attraverso la realizzazione di idonei programmi terapeutico riabilitativi individualizzati. Va ricordato che le rette sono l’unica fonte di finanziamento delle comunità terapeutiche per tossicodipendenti le quali svolgono un ruolo e una funzione importanti nel percorso terapeutico-riabilitativo della persona alcodipendente e tossicodipendente. "Le comunità - conclude De Poli - sono una delle componenti fondamentali del dipartimento per le dipendenze della Regione Veneto e rappresentano un esempio di funzionalità anche a livello nazionale".

Milano: il campo nomadi di via Capo Rizzuto non esiste più

 

Redattore sociale, 29 giugno 2005

 

Il campo nomadi di via Capo Rizzuto a Milano non esiste più. Lo sgombero è iniziato alle 4.30 di questa mattina. Alle operazioni hanno partecipato la Polizia locale, il Nuir, la Protezione civile e l’Amsa che provvederà a ripulire l’area. Mentre i poliziotti si sono occupati dei 600 rom, le ruspe hanno abbattuto le baracche. "Tutti i nomadi sono stati allontanati e alcuni sono stati trattenuti dalla polizia - ha dichiarato Guido Manca, l’assessore alla sicurezza e alle periferie del Comune di Milano -. Solo in un caso c’è stato un tentativo di resistenza". "I nomadi di Capo Rizzuto sono spariti nel nulla - ha commentato Maurizio Pagani, presidente dell’Opera Nomadi -. Molti saranno scappati, ma temo che la maggior parte dopo il fermo sia stata espulsa. Non mi stupirei di sapere che ci sono già aerei cargo pronti per il rimpatrio degli irregolari. In questo casa saremmo di fronte all’espulsione di massa di centinaia di persone. Senza passare nemmeno dal Cpt".

Ad occupare il campo di via Capo Rizzuto, un terreno agricolo di proprietà privata, non c’erano solo clandestini. Erano 5 gli insediamenti autonomi presenti e diverse le famiglie con un permesso regolare. "Adesso sono tutti senza casa - spiegano i volontari del Naga, l’associazione socio-sanitaria che si occupa dei nomadi e stranieri -. Lo sgombero mette a rischio anche i progetti per l’inserimento scolastico dei bambini".

A Milano sono presenti 18 campi nomadi, solo 8 di questi regolari. Sono 1200 le persone che vivono in alloggi abusivi. Nel vertice in Prefettura di ieri, Provincia e Comune di Milano avevano trovato un accordo per risolvere l’emergenza nomadi: la ridistribuzione dei campi nell’hinterland. "Al momento si tratta di un’ipotesi astratta – ha proseguito Maurizio Pagani -.

Di fronte al Prefetto Bruno Ferrante c’erano Penati e il sindaco Albertini le istituzioni, ma non hanno consultato né i comuni locali, né le comunità rom. Al momento non c’è neppure chiarezza sulla fattibilità di questa proposta". All’incontro non era presente neppure la Regione Lombardia.

"È da tempo che hanno smesso di interessarsi di questi problemi - ha commentato Maurizio Pagani -: è un’assenza colpevole di lunga data". Si attende ora di sapere quando avverrà lo smantellamento del campo nomadi di via Triboniano, nella periferia nord-ovest di Milano. "Metteremo in sicurezza quell’aria –ha spiegato l’assessore Manca -. Il Comune vuole proseguire negli sforzi per normalizzare le situazioni di abusivismo, per rendere più sicure e vivibili la nostre periferie".

 

 

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