Rassegna stampa 25 febbraio

 

Napoli: appello dal carcere; "ragazzi, non sparate…"

 

Il Mattino, 25 febbraio 2005

 

Mi rivolgo ai ragazzi che possono ancora trovare gioia di vivere e felicità. Io sono un ragazzo di 24 anni, li ho compiuti in carcere. Qui la vita è brutta e nasconde buchi profondi all’interno del cuore. Sono detenuto da sei mesi. Faccio un appello a tutti i ragazzi della mia età e ai più piccoli non date retta a queste guerre, ai morti ammazzati. Noi siamo stati creati dal Signore per vivere una vita normale come tutte le altre persone oneste.

Ragazzi, che come me avete fatto degli errori, non guardate indietro ma guardate avanti. Siamo giovani e non dobbiamo finire ammazzati in mezzo a una strada. Poi a pagare le pene sono i nostri genitori che per darci una vita hanno sofferto la fame, e poi noi la bruciamo in meno di tre secondi per uno sparo. Io non do la colpa a nessuno, la colpa è nostra che crediamo di essere i guerrieri del nuovo secolo. Purtroppo ci dobbiamo mettere in testa che siamo birilli che alla prima palla lanciata con un po’ di forza cadono. Io non sono contro niente e nessuno. Sono un ragazzo semplice come voi, ma ho capito la lezione. E voi?

 

Luigi Di Donato

Giustizia: Malan (Fi); Csm faccia suo lavoro con processi rapidi

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

"Il Csm è molto impegnato nel ruolo di sostituto o "giudice" del Parlamento, ruolo che in nessun modo la Costituzione gli assegna. Perché non fa invece il suo lavoro, per fare in modo che i processi non siano così lenti da rischiare la prescrizione?".

Lo chiede Lucio Malan, vicepresidente dei senatori di forza Italia. "Quante volte - prosegue - ha preso provvedimenti disciplinari nei confronti di magistrati lumaconi? Mi pare zero. In altre parole, non ha fatto ciò che la Costituzione gli impone di fare.Questo governo vuole aumentare la sicurezza e garantire a tutti i cittadini una giustizia più rapida, equilibrata, indipendente. Al contrario, forse c’è qualcuno nel CSM che ha obiettivi soltanto politici e ai quali questo non interessa".

Giustizia: Berlinguer (Csm); ingiuste le critiche di Castelli

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

"Mi sembrano ingiuste le osservazioni del ministro Castelli perché oggi il Csm si è dedicato intensamente ai problemi dell’efficienza della giustizia". Il consigliere del Csm Luigi Berlinguer risponde al Guardasigilli che oggi ha accusato il Consiglio superiore di essere diventato "un organismo politico" per la sua presa di posizione sulla ex Cirielli.

Con il parere sul disegno di legge sulla prescrizione "il Csm ha fatto il suo dovere di organo tecnico - afferma il laico dei Ds - perché le osservazioni, tutte tecniche, riguardano le ricadute dei cambiamenti del termine della prescrizioni dei reati sulla efficienza della macchina giudiziaria, oltre ovviamente al rischio di pericolose scarcerazioni".

"Inoltre il Consiglio - fa notare ancora Berlinguer - ha reagito positivamente al richiamo del capo dello Stato sulla durata delle proprie procedure e si sono avanzate proposte di celebrazione di un plenum straordinario per discutere quelle osservazioni e i rimedi da adottare, che non devono essere propagandistici ma molto concreti". Tuttavia i ritardi del Csm, sottolinea il consiglieri, "sono ben piccola cosa rispetto all’enorme ritardo della macchina della giustizia in Italia, come provano le numerose sentenze di condanna del nostro Paese da parte della Corte di Giustizia e come prova la lunga attesa dei cittadini per un provvedimento giudiziario.

Questo è veramente il primo problema della giustizia ma non lo è certamente nell’attenzione della politica che si è prevalentemente occupata d’altro, anzi che ha con i suoi provvedimento allungato quegli stessi tempi. Domani il Consiglio europeo della giustizia approverà tra l’altro un rapporto del commissario Frattini sul mandato di arresto europeo in cui l’Italia farà una nuova brutta figura".

Giustizia: Pagliarulo (Comun. It.); basta con leggi ad personam

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

"La bocciatura della Cirielli da parte del plenum del Csm conferma i gravissimi pericoli insiti nella proposta di legge salva-Previti. Francamente non se ne può più di leggi ad personam che hanno calpestato come cingolati l’art. 3 della Costituzione, per cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Lo dice il senatore dei comunisti italiani Gianfranco Pagliarulo.

È semplicemente una vergogna. Ma è sconcertante che con questa legge da una parte sono destinati a prescrizione migliaia di processi, dall’altra si condannano i recidivi per reati minori a pena altissime. Quattro anni di governo Berlusconi stanno minando dalle fondamenta la giustizia italiana per scelta consapevole, come confermato proprio da questo disegno di legge. L’Italia delle persone oneste non ne può più.

Giustizia: Follini; sì a salva-Previti, ma non mi entusiasma

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

Al Senato l’Udc voterà a favore della legge sulle recidive che l’opposizione ha ribattezzato Salva-Previti, così come ha già fatto alla Camera. Lo ribadisce in un’intervista a Repubblica Radio il vice premier Marco Follini.

"Noi - ha replicato Follini a chi gli chiedeva perché invece il suo partito avesse votato contro quella legge in commissione a Montecitorio - ci siamo opposti alla prima formulazione che è stata cambiata, e di conseguenza in Aula poi si è votato a favore.

Quel punto - ha sottolineato il leader centrista - immagino che sarà tenuto fermo anche nel passaggio parlamentare successivo, quindi al Senato voteremo come alla Camera". "Insisto - ha aggiunto Follini - la legge tra commissione e Aula è stata cambiata in alcuni punti significativi. Ammetto che esistono leggi che suscitano da parte mia maggiore entusiasmo - ha concluso - ma tant’è...".

Giustizia: Anm ad avvocati, insieme contro strumentalizzazioni

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

L’ Associazione Nazionale Magistrati chiama gli avvocati ad unirsi "in difesa dell’ esercizio sereno della giurisdizione, libero da demagogiche strumentalizzazioni" dopo le pesanti polemiche seguite a sentenze recenti e con una lettera aperta invita il mondo forense ad un confronto "che non potrebbe che vederci concordi".

"Quando si parla della necessità di adeguare le sentenze al sano sentimento popolare ci turbano pericolose memorie - scrive la giunta esecutiva centrale -. Quando il ministro della giustizia entra nel merito di decisioni giudiziarie, criticando la decisione di un giudice di Lecco e approvando quella di un giudice di Busto Arsizio, vi è da preoccuparsi per il sereno esercizio della giurisdizione.

Quando un altro ministro presenzia ad una manifestazione in cui si disprezzano le sentenze, si mostrano lapidi per un procuratore della Repubblica, si lanciano invettive contro un giudice reo di aver assolto un imputato islamico e un altro giudice che ha applicato un patteggiamento a due nomadi, la preoccupazione è massima". "Si travalica ormai costantemente la critica, sempre legittima, sui singoli provvedimenti - prosegue la lettera - per fare appello diretto al sano sentimento popolare di cui ci si propone come interpreti esclusivi. Ciò è tanto più preoccupante quando sono in gioco vicende la cui complessità e problematicità delle scelte rimesse alla magistratura dovrebbe essere sempre richiamata ai cittadini, piuttosto che fare appello alle reazioni emotive. Si urla allo scandalo per ipotesi di condanna a venti anni di reclusione con rito abbreviato, o per il riconoscimento della seminfermità mentale, muovendo dalla pretesa di farsi interpreti del "sentimento popolare".

Il tutto senza reale contraddittorio, in un clima esasperato, che non consente dubbi o riflessioni". Uno stato di cose che, secondo l’Anm, mortifica "non solo l’indipendenza della magistratura, ma anche, e forse soprattutto, la funzione del difensore, il processo come luogo esclusivo per l’accertamento del fatto e la valutazione della personalità dell’imputato.

Tutto questo avviene nel momento in cui il Parlamento, con il disegno di legge Cirielli-Vitali (mentre con la modifica del regime della prescrizione vanifica ogni risposta penale anche per reati di notevole gravità), fissa per i recidivi in reati minori limiti di pena minimi anche di quattro anni e mezzo, con l’abolizione dei benefici penitenziari: eppure l’art. 27 della Costituzione sul carattere rieducativo della pena è ancora vigente". L’Anm ribadisce che "i magistrati hanno accettato, come parte del rischio professionale, di entrare nel mirino di gruppi terroristi e di gruppi mafiosi, ma è difficile accettare questo livello di attacchi che coinvolgono esponenti del governo".

Giustizia: Cola (An), Csm non interferisca con legislatori

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

Sergio Cola capogruppo di AN in commissione Giustizia della Camera, critica il deliberato del Plenum del CSM, con il quale si contesta la proposta sulla prescrizione all’esame al Senato: "È più che legittimo che i magistrati pretendano che la politica non interferisca sulla indipendenza e sulle funzioni del CSM costituzionalmente tutelate. Altrettanto dovrebbe fare il Csm nei confronti del potere legislativo. Così non è stato!".

"Il Csm con il deliberato odierno di aspra censura alla citata proposta di legge Cirielli ha interferito pesantemente e illegittimamente sulle prerogative del potere legislativo incorrendo nelle stesse anomalie comportamentali che sistematicamente attribuisce alla politica. Nessuna norma di rango costituzionale o di altra natura legittima l’iniziativa assunta dall’organo di controllo della magistratura, palesemente finalizzata ad assecondare l’opposizione parlamentare che esalta l’operato del Csm e tace sulla palese violazione dei principi costituzionali, al cui rispetto la sinistra fa puntualmente richiamo".

"Non appare avventato affermare che l’iniziativa del Csm oltre ad essere incostituzionale, è squisitamente politica. Oggi - conclude Cola - è stata scritta una delle più brutte pagine che inquina in modo rilevante i rapporti fra i poteri dello Stato e che non aiuta certamente l’opinione pubblica a individuare nella magistratura un soggetto neutro ed indipendente".

Giustizia: Fanfani; su salva-Previti Cdl faccia passo indietro

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

"Sul Salva-Previti la Cdl faccia un passo indietro": lo ha affermato Giuseppe Fanfani responsabile Giustizia della Margherita. "Abbiamo più volte messo in guardia il ministro Castelli che la modifica della prescrizione avrebbe avuto effetti devastanti sul sistema penale facendo estinguere moltissimi processi per grati gravissimi. Ma invano.

Ora - ha proseguito Fanfani - il Csm conferma, purtroppo, i nostri timori. Insistiamo nel dire che per salvare Previti non si posso liberare migliaia di delinquenti né mandare in prescrizione migliaia di processi. Questo Castelli non lo può e non lo deve permettere, né si può tappare gli occhi facendo finta di non vedere. La Cdl e la Lega, sempre pronta a gridare allo scandalo ad ogni sentenza blanda, non possono chiudere gli occhi davanti a questa infamia legislativa".

Argentina: depenalizzare aborto? polemiche tra vescovo e ministro

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

Dilagano le polemiche in Argentina dopo che il vescovo castrense, monsignor Antonio Baseotto, con una citazione evangelica, ha sostenuto che il ministro della sanità, Gines Gonzalez, che si è detto favorevole alla depenalizzazione dell’aborto, "meriterebbe che gli ponessero una pietra al collo e lo gettassero in mare".

Oggi, il ministro della difesa, Josè Pampuro gli ha fatto sapere che il governo ritiene "del tutto fuori luogo tale allegoria", mentre un paio di avvocati lo hanno denunciato per "apologia di delitto", sostenendo che le sue affermazioni "ricordano i voli della morte", cioè quando i desaparecidos della passata dittatura venivano gettati dagli aerei nelle acque del Rio de La Plata.

In proposito è da rilevare che, pur se la Conferenza episcopale argentina ha mantenuto il silenzio sullo scandalo scoppiato già giovedì scorso quando mons. Baseotto ha pronunciato la sua invettiva, al suo fianco sono invece scesi un paio di altri vescovi locali, a loro volta ritenuti esponenti del settore duro dell’Episcopato, nonché, da Roma, il cardinale Renato Martino, presidente del Consiglio pontificio di giustizia e pace, che in una lettera gli ha espresso la sua solidarietà perché "non si può stare zitti, di fronte a queste assurde apologie che pretendono di difendere l’indifendibile".

Per tutta risposta, è intervenuto anche il Centro di studi legali e sociali (Cels), uno dei più importanti organismi che difendono i diritti umani, che ha chiesto al presidente Nestor Kirchner di intervenire presso il Vaticano per rimuovere dall’incarico mons. Baseotto che, ha ricordato, due anni fa si era riunito con membri della Corte Suprema "per esprimere loro il malessere dei militari, perché erano stati incriminati i responsabili dei crimini commessi durante la dittatura".

In proposito, Pampuro ha specificato oggi che "non rientra nelle mie competenze", chiedere la rinuncia del vescovo castrense. Una richiesta, per altro, fatta anche dalla deputata Chiche Duhalde, moglie dell’ex presidente Eduardo Duhalde e fervente cattolica - una delle sue figlie è suora -, secondo la quale le parole di mons. Baseotto, al di là di ricordare anche a lei i ‘voli della mortè, "evidenziano un fascismo scandaloso".

Giustizia: Alemanno (An); la legge di riforma deve cambiare

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

"Voglio un risultato sostanziale (sulla riforma della giustizia, ndr), altrimenti quella correzione non la ritiro", dichiara il ministro per le Politiche Agricole Gianni Alemanno. "Perché questo mio intervento sulla giustizia? Per tre motivi - elenca Alemanno - Il primo è interno ad An: dalla nomina dei tre vicepresidenti, dopo il passaggio di Fini agli Esteri, ognuno di noi ha titolo e responsabilità a occuparsi di tutto, quindi io posso andare ben al di là delle politiche economiche e sociali di cui mi occupo di solito. Il secondo motivo è politico: ho seguito l’inaugurazione dell’anno giudiziario e mi sono reso conto che la protesta ha coinvolto tutti i magistrati. La terza ragione è personale: a Palermo, uno dei promotori della contro cerimonia delle toghe era un dirigente del Fronte della gioventù quando io ero il segretario. È un magistrato, è rimasto coerente alla sua impostazione ideologica. Questo significa che la protesta non coinvolge solo i magistrati di sinistra, ma anche i moderati".

"Pur ribadendo l’impegno preso da An nelle riunioni dei saggi sulla giustizia, non è stata negata l’importanza della mia iniziativa soprattutto alla luce dei rilievi sollevati dal presidente Ciampi. A Fini e a La Russa ho ricordato come An sia stato sempre un partito attento ai problemi della giustizia e della sicurezza. Sin dai tempi di Mani pulite il mio partito è sempre stato aperto verso la magistratura. Poi questa caratteristica s’è persa per strada. Quella dell’ordinamento è una storia lunga e tormentata, anche la magistratura ha fatto degli errori soprattutto dal punto di vista comunicativo, per cui adesso è difficile dialogare", conclude Alemanno.

Milano: schiaffeggiò alunno, Pm chiede un anno per insegnante

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

Un anno di reclusione: questa la condanna che il pm Laura Amato ha chiesto per un insegnante di scuola elementare citato davanti alla nona sezione del tribunale penale di Milano per rispondere di abuso di mezzi di correzione. Durante la sua attività in una scuola della città, il maestro avrebbe dato uno schiaffo ad un alunno e lo avrebbe poi anche sollecitato appoggiandogli le nocche sulla testa. I fatti sono stati oggetto di una denuncia e in aula la rappresentante della pubblica accusa ha accentuato il capo di imputazione contestando all’ insegnante la violenza privata.

Da qui a conclusione della requisitoria, la richiesta di un anno di reclusione. Nella causa la madre dell’alunno si è costituita parte civile, con il patrocinio dell’avvocato Marina Abbatangelo. Oggi, dopo l’intervento dell’accusa, hanno parlato anche i difensori, gli avvocati Salvatore Caci e Carla Delfino, che hanno invocato l’assoluzione del loro assistito per non avere commesso il fatto. La sentenza sarà emessa il 23 marzo prossimo.

Droghe: Barra (Maraini); no a pregiudizi ideologici su Castelfranco

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

"Nessun pregiudizio ideologico": esordisce così Massimo Barra, fondatore e direttore della comunità Villa Maraini, all’annuncio della prossima inaugurazione, a marzo a Castelfranco Emilia, di una nuova struttura carceraria destinata esclusivamente a detenuti tossicodipendenti. "Tutto ciò che può servire ad attenuare la condizione disumana del carcere è benvenuto - spiega - perché il carcere è un luogo di abiezione e violenza, è una palestra di violenza, è uno dei grandi problemi dell’umanità".

Quindi, "nessun pregiudizio ideologico che impedisca la gestione a privati di un carcere". "Saranno i contenuti - continua - a dirci se l’esperimento sarà positivo o negativo: se prevarranno i contenuti terapeutici o quelli, di sopraffazione e di potere, tipici dell’istituzione carceraria". Secondo Barra seguire una terapia disintossicante in carcere è difficilissimo, perché "le dinamiche tipiche della struttura carceraria sono in contrapposizione con questo tipo di percorso".

Insomma, è una tematica "altamente complicata da gestire" insiste il fondatore della più importante comunità terapeutica di Roma. Barra apprezza "il tentativo di affidare un carcere a privati per gestirlo in modo più umano", che è "meglio della detenzione attenuata (che prevede, all’interno di un carcere normale, una sezione per detenuti tossicodipendenti, ndr)" ma avverte: "c’è in tutto ciò un handicap di base, ed è quello che il carcere, a differenza della comunità, non è una libera scelta del tossicodipendente". Un "peccato originale" quasi insormontabile, insiste. Quanto poi alla decisione di affidare la gestione della struttura di Castelfranco alla Comunità di San Patrignano, per Barra non è una novità: "San Patrignano - afferma - prende tutto, dalla prevenzione al carcere".

Droghe: Gelmini; la riduzione del danno è un minimalismo sociale

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

"Dobbiamo recuperare integralmente i nostri giovani, non dobbiamo dargli la droga di Stato al posto di quella di strada e tenerli come degli zombi attraverso il metadone". Lo ha detto oggi a Torino don Piero Gelmini, fondatore della Comunità Incontro, partecipando al convegno "Con i giovani per i giovani" organizzato dalla Regione Piemonte e dall’Agape (Associazione giovani aiuto per emarginati).

"La riduzione del danno - ha aggiunto - è un minimalismo sociale". "Non vogliamo la droga libera ma i nostri figli liberi dalla droga - ha spiegato Don Gelmini - anche se siamo consci che la strada del recupero passa attraverso il sacrificio. Non basta una pillola che li faccia dormire anche per tre o quattro giorni, noi vogliamo i giovani svegli di fronte alla realtà della vita.

Non esiste la droga buona o la droga cattiva - ha detto - esiste la droga. Quest’ultima non deve diventare un diritto, come lo sono, ad esempio, la salute e la casa". Al convegno ha partecipato anche il presidente del Piemonte, Enzo Ghigo.

"Sulla droghe - ha commentato - non deve essere abbassata la guardia. Come Regione già da alcuni anni abbiamo affrontato questo problema con determinazione ed anche oggi confermiamo e rafforziamo l’impegno per sostenere le esperienze ed il modello delle comunità nell’aiuto rivolto ai giovani. I Sert non sono una risposta, ma la cronicizzazione di un male esistente".

Durante l’incontro è stato precisato che in oltre 40 anni di attività la Comunità Incontro di don Piero Gelmini ha aiutato oltre 300 mila giovani attraverso le 160 strutture esistenti in Italia e le 74 all’estero. Il presidente Enzo Ghigo riprendendo l’intervento di don Gelmini sulla determinazione a combattere la piaga della droga, ha ribadito che "il metadone è riduttivo rispetto alla lotta contro la tossicodipendenza ed è una cronicizzazione del male esistente".

Vibo Valentia: protocollo con l’Amministrazione Penitenziaria

 

Asca, 25 febbraio 2005

 

Siglato, questa mattina, un protocollo d’intesa, di significativa valenza sociale, tra la Provincia di Vibo Valentia e l’Amministrazione penitenziaria, rappresentate, rispettivamente, dal Presidente, Ottavio Bruni, e dal Provveditore regionale, Paolo Quattrone. Erano presenti, tra gli altri, la dott.ssa Rachele Catalano, direttore del Nuovo Complesso penitenziario di Vibo Valentia, la dott.ssa Rosaria Sei, direttore del Centro di servizi sociali per adulti di Catanzaro, il dott. Mario Nasone, direttore dell’Ufficio dell’esecuzione penale esterna, il dott. Vito Primerano, direttore del Csa di Vibo Valentia, e il prof. Domenico D’Agostino, dirigente scolastico dell’Istituto tecnico commerciale Vibo Valentia.

Col suddetto protocollo d’intesa, che rientra nell’ambito di un più articolato piano regionale dell’Amministrazione penitenziaria, le due Istituzioni s’impegnano ad intraprendere azioni ed iniziative finalizzate ad agevolare l’inserimento dei soggetti detenuti nella struttura di Vibo Valentia, o interessati da misure alternative alla detenzione, in attività di formazione professionale e lavorativa, sia all’interno che all’esterno del carcere. L’accordo darà concreta attuazione al progetto "I.L.DE." (Inserimento Lavorativo Detenuti) finalizzato alla realizzazione di lavorazioni di tipo industriale nell’Istituto penitenziario di Vibo e in quelli di Rossano, Catanzaro e Reggio Calabria. Da tutti gli intervenuti è stato posto l’accento sull’importanza di una iniziativa che si propone di favorire la crescita personale dei soggetti che hanno sbagliato ma che intendono avviare un percorso di riscatto umano e sociale. In tale ottica acquista fondamentale importanza consentire agli interessati di acquisire adeguate professionalità in modo da facilitare il loro inserimento nel mondo del lavoro, una volta scontato il debito con la giustizia.

I rappresentanti dell’Amministrazione penitenziaria, in primis il Provveditore Quattrone, hanno espresso apprezzamento per la sensibilità della Provincia "segnale prezioso di attenzione verso questo delicato settore. Oltre ad accordi con le istituzioni scolastiche (la Casa circondariale vibonese è già polo scolastico con il coinvolgimento di circa 180 detenuti) abbiamo realizzato, a Vibo come altrove in Calabria, dei laboratori interni per lavorazioni artistiche, artigianali e industriali, queste ultime per la realizzazione di manufatti e arredi in alluminio e legno". Il Presidente Bruni, dal canto suo, ha ribadito l’attenzione della Provincia verso i soggetti più deboli, e dunque anche verso chi ha sbagliato e vuole redimersi. Ricordando le varie iniziative già avviate, d’intesa col direttore Rachele Catalano, e annunciandone altre allo studio o in fase di avvio.

Unicef: 3.500 bambini l’anno muoiono di botte in paesi ricchi

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

Ogni anno nei ventisette Paesi più ricchi del mondo, quasi 3.500 bambini sotto i 15 anni muoiono di botte e di altri maltrattamenti. Gli autori del delitto, nell’80% dei casi, sono i genitori, complici la povertà, lo stress, l’abuso d’alcol e di stupefacenti. Dati raccapriccianti e scomodi, ma che costituiscono molto probabilmente solo la punta dell’iceberg del vasto fenomeno della violenza contro i più piccoli, afferma l’ultimo rapporto dell’Unicef dedicato al rispetto della Convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia nel mondo industrializzato.

L’Italia, insieme a Spagna, Grecia e Irlanda, è classificata dall’Unicef tra i paesi con meno violenza nei confronti dei bambini, con un’incidenza di mortalità infantile per maltrattamenti (abusi fisici e trascuratezza) particolarmente ridotta: 0,2 decessi l’anno ogni 100.000 bambini contro i 2,2 per 100.000 del Messico e degli Stati Uniti, i due Paesi che registrano i tassi più elevati tra i ventisette presi in esame. Il triste primato della violenza è però attribuito al Portogallo quando i dati sui decessi per maltrattamenti sono ricombinati con quelli per "cause indeterminate".

In tale classifica Messico, Portogallo e Stati Uniti - risultano avere tassi di mortalità infantile per maltrattamenti 10-15 volte superiori alla media dei Paesi con la migliore situazione. Infine, cinque Paesi - Belgio, Francia, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca e Ungheria - hanno livelli di mortalità dei bambini per maltrattamento da quattro a sei volte superiori a quella della media dei Paesi con poca violenza. Ma attenzione - hanno insistito gli autori del rapporto - elaborato dal Centro di ricerca Innocenti dell’Unicef a Firenze - la classifica comparata deve essere interpretata con una certa cautela dato che copre un fenomeno nascosto e per il quale esiste una drammatica carenza di dati. Manca inoltre un sistema omogeneo di classificazione, definizioni e metodologie.

I dati raccolti - hanno sottolineato - costituiscono la "più piccola parte della punta di un vastissimo iceberg di abusi". Studi realizzati in Australia ed in Francia hanno infatti evidenziato che per ogni decesso di bambino dovuto a maltrattamenti si registrano dai 150 ai 300 casi di violenza fisica. Ricerche in Canada sono giunte addirittura ad un rapporto di uno per mille. Il rischio di decesso è particolarmente alto tra i più piccoli, completamente indifesi.

Il rischio di morte dovuta a maltrattamenti è così circa tre volte superiore per i bambini di meno di un anno rispetto a quelli da 1 a 4 anni, che a loro volta - afferma l’Unicef - corrono un rischio doppio rispetto ai bambini tra i 5 e i 14 anni. Solo dato positivo, i decessi di bambini per maltrattamenti sembrano essere in diminuzione nella maggioranza dei Paesi industrializzati. Al di là dei dati, il rapporto osserva che i Paesi con i minori tassi di mortalità infantile per maltrattamenti hanno anche livelli ridotti di mortalità di adulti per aggressioni. Inoltre la povertà, lo stress ma anche l’abuso di bevande alcoliche e di sostanze stupefacenti sembrano essere i fattori più "strettamente e coerentemente correlati agli abusi e alla trascuratezza nei confronti dei bambini".

Gli autori dello studio hanno anche analizzato le legislazioni nazionali. Attualmente, sette paesi (Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Islanda, Norvegia e Svezia) hanno leggi che proibiscono esplicitamente le punizioni corporali sui bambini.

Pisa: al teatro Verdi spettacolo a favore dei detenuti

 

Redattore Sociale, 25 febbraio 2005

 

Chi non è riuscito a procurarsi un biglietto potrà comunque scendere in strada e godersi lo spettacolo. La piazza vicina al Teatro Verdi di Pisa infatti ospiterà lunedì 28 un maxi-schermo per proiettare "L’illogica allegria", serata in ricordo dell’opera e della vita di Giorgio Gaber che prenderà il via a partire dalle 20.30 per oltre 3 ore di spettacolo. L’incasso della serata, che vedrà tra i protagonisti il Premio Nobel Dario Fo e molti altri artisti, sarà devoluto interamente al fondo per i detenuti della casa circondariale Don Bosco di Pisa.

L’iniziativa – organizzata dal Comune di Pisa nell’ambito di "Io ero Gaber", viaggio nell’opera di Sandro Luporini, pittore e autore di tutti i testi teatrali di Gaber - vede coinvolti l’Associazione Teatro di Pisa, l’Arci, la Conferenza regionale del volontariato penitenziario, l’associazione Controluce, la Cooperativa Don Bosco e l’associazione Liberi Liberi.

L’idea si è sviluppata grazie all’impegno di Sandro Luporini, Adriano Sofri e Sergio Staino. Le associazioni di volontariato attive nel carcere pisano hanno raccolto il progetto per organizzarlo, garantirne l’esito e le finalità, e il Cesvot (Centro Servizi per il Volontariato toscano) ha accolto la loro richiesta e fornito il proprio patrocinio insieme all’amministrazione provinciale di Pisa, ad Adac Arte, Associazione Giorgio Gaber, Regione Toscana, Segretariato sociale Rai.

"La partecipazione è stata notevole – dice Davide Guadagni, volontario nell’associazione Liberi Liberi - i biglietti sono quasi completamente esauriti, c’è stato grande interesse da parte di molte persone giovani". "Liberi Liberi" è nata nel 1997 intorno alla vicenda di Adriano Sofri, poi si è sviluppata attraverso il contatto con il carcere e la conoscenza dei bisogni dei detenuti. Lo stesso Adriano Sofri sarà presente lunedì per assistere allo spettacolo, insieme ad altri 20 detenuti che hanno ottenuto il permesso.

La serata, con la regia di Sergio Staino, sarà condotta e presentata da Daria Bignardi. Protagonisti, insieme a Dario Fo e Franca Rame, Paola Turci, Alessandro Benvenuti, Paolo Rossi, Mario Spallino, David Riondino, Paolo Hendel, Dario Vergassola, Bobo Rondelli, Davide Calabrese e Lorenzo Scuda, Finaz e Enriquez della Bandabardò, Ginevra Di Marco, Mauro Pagani, Carlo Fava, Giulio D’Agnello. Oltre agli artisti ci sarà la testimonianza di un detenuto e una proiezione di Staino, la conclusione sarà affidata a Dario Fo.

Nuoro: detenuto in sciopero fame, dal 2002 chiede trasferimento

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

Da tre anni chiede invano di essere trasferito da un carcere di Nuoro in una struttura laziale per stare vicino alla famiglia che vive a Roma. Da domenica l’uomo, detenuto a Badu ‘e Carros, ha iniziato lo sciopero di fame e sete per denunciare la propria vicenda e le condizioni di vita dei detenuti della sezione di alta sicurezza del carcere nuorese.

La vicenda è stata resa nota dall’Ufficio del garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio, che ha ricevuto una segnalazione dalla moglie del detenuto. La moglie ha riferito che l’uomo, quarantenne originario di Angri (Salerno), è stato trasferito a febbraio 2002 dal carcere di Rebibbia a Badu ‘e Carros.

"Da allora - ha proseguito la donna - ho chiesto al Dap il suo trasferimento in un luogo vicino alla famiglia. Ho scritto al ministro della Giustizia e al presidente della Repubblica, ho partecipato a trasmissioni radiofoniche e televisive senza successo. L’ultima volta che ho visto mio marito è stata a ottobre a Napoli e dalla volta prima erano passati tre mesi. Riusciamo a vederci quando dalla Sardegna viene trasferito a Napoli per un processo".

Nuoro: condizione insopportabile, emergenza ormai ai limiti

 

L’Unione Sarda, 25 febbraio 2005

 

La visita al penitenziario di Badu e Carros della commissione "Diritti civili" del consiglio regionale dura oltre due ore, ma una volta all’esterno i suoi componenti impiegano soltanto pochi minuti per riassumere in maniera sintetica ed esaustiva quella che è, da troppi anni ormai, una vera emergenza all’interno del pianeta carcere non solo in Sardegna. "A Badu e Carros si può parlare senza timore di essere smentiti - ha detto il consigliere Paolo Pisu, presidente della commissione "Diritti civili" - di una condizione insopportabile che lede qualsiasi e più elementare diritto civile della persona". Tanti i problemi aperti da risolvere, tra questi sicuramente delle priorità non più rimandabili, per evitare di rendere ancora peggiore una situazione già molto difficile. "Occorre dare all’istituto una direzione stabile - afferma Pisu - una figura professionale che abbia un mandato certo.

Un requisito indispensabile che gli permetta così di pianificare azioni ed interventi nel lungo periodo capaci davvero di migliorare lo stato attuale delle cose. Durante la visita si respirava un’aria di rassegnazione e di ordinaria sofferenza non solo tra i detenuti - continua il presidente Pisu - che scontano la pena all’interno di celle sovraffollate dove la promiscuità è purtroppo diventata la regola. Per non parlare poi della situazione fatiscente di arredi e strutture, con caloriferi e finestre rotti e un freddo pungente che li costringe a stare con il giubbotto 24 ore su 24". Per il diessino Vincenzo Floris la nuova visita a Badu ‘e Carros ha avuto l’effetto di un doloroso pugno nello stomaco.

"Addirittura ho qui potuto constatare delle condizioni peggiori rispetto ad altre realtà, seppur gravi come Buoncammino - ha detto l’ex segretario provinciale della Cgil - qui c’è un degrado allarmante e inaccettabile. Una situazione che, tra le altre cose, alimenta l’odio verso lo Stato perché nessuno pensa a riabilitare e rieducare il detenuto, ma lo istiga invece una volta fuori a commettere nuovi reati diventando così un incallito recidivo".

Insomma Badu ‘e Carros rimane quella polveriera pronta ad esplodere ad ogni minima tensione. Uno stato di insofferenza e frustrazione che non esclude proprio nessuno. "Non bisogna dimenticare in questo contesto di precarietà e sofferenza la situazione degli agenti di polizia penitenziaria - continua Floris - molti di loro sono costretti ad un sovraccarico di lavoro estenuante e addirittura c’è qualcuno che non usufruisce del diritto alle ferie dal 2002". Punta invece con decisione alla funzione della riabilitazione, che può avvenire soltanto attraverso il lavoro e lo studio, il consigliere di Fortza Paris Silvestro Ladu.

"Il penitenziario ha delle strutture obsolete di trent’anni che non lo rendono affatto un luogo vivibile con dignità - dice Ladu - occorre però fare qualcosa di più per quanto riguarda l’occupazione. Oggi, un privilegio solo di pochi, che riescono così non soltanto ad occupare il tempo, ma anche a guadagnare risorse preziose da destinare alle loro famiglie, in molti casi davvero bisognose". Innegabile dunque, il dramma della detenzione, una situazione in alcuni casi davvero insopportabile. "Drammatica per gli italiani - commenta Giovanna Cerina, di Progetto Sardegna - disastrosa per gli extracomunitari, soli e abbandonati, quasi da tutti".

Nuoro: il cappellano don Meloni; bastano anche piccoli aiuti

 

L’Unione Sarda, 25 febbraio 2005

 

Il punto sulla visita appena conclusa a Badu ‘e Carros i componenti della commissione diritti civili del consiglio regionale lo fanno in Comune dove raccolgono l’invito rivolto dal sindaco Mario Zidda accompagnato dai capigruppo dell’assemblea cittadina, dall’assessore ai Servizi sociali Graziano Pintori e dal vicesindaco Ivo Carboni.

"Le problematiche dolorose del carcere ci interessano in modo particolare - ha detto il primo cittadino - e le diverse iniziative che abbiamo messo in cantiere e contribuito attivamente a realizzare per migliorare le condizioni di vivibilità dell’istituto di pena lo dimostrano abbondantemente. Abbiamo già pensato a delle forme di tutela, anche innovative per la nostra realtà, come la figura del difensore civico, un soggetto che con professionalità potrà mediare le istanze e le esigenze dei carcerati e l’amministrazione penitenziaria".

Anche per Mario Zidda un completo recupero non può che non passare da un maggior coinvolgimento dei detenuti nelle attività lavorative e nei corsi di formazione all’interno della casa circondariale. "In questa direzione ci siamo già attivati - ha detto Zidda - e continueremo a fare la nostra parte, con la speranza di poter contare su risorse più consistenti di Stato e Regione". Preziose le testimonianze dei volontari dell’associazione "Sesta Opera", da anni un coraggioso avamposto e una preziosa fonte di aiuto per i detenuti.

"In carcere c’è gente che ha bisogno di tutto - dice Maria Mariolu - dai pochi spiccioli per una telefonata, per acquistare un francobollo al vestiario per affrontare una stagione invernale che può essere lunga e molto rigida. Esigenze alle quali veniamo incontro con risorse davvero limitate - prosegue la volontaria - per questo anche noi chiediamo un aiuto concreto alle istituzioni".

Un aiuto per tenere alta l’attenzione sui problemi di Badu ‘e Carros, lo sollecita anche don Giuseppe Meloni, il cappellano del penitenziario, da molti anni in prima linea nella difesa dei diritti della popolazione carceraria. "Chiedo a tutti di vigilare con maggior rigore - ha detto Don Meloni - su una realtà dove chi protesta viene allontanato con troppa facilità. È accaduto nel passato mi piacerebbe che non si ripetesse di nuovo".

Cagliari: taglialegna abusivi, arrestato un giovane disoccupato

 

L’Unione Sarda, 25 febbraio 2005

 

Un disoccupato di Guspini, Consuelo Fadda, 28 anni, è stato arrestato ieri mattina intorno alle 4.30 da una pattuglia di carabinieri della stazione di Arbus. I militari danno la caccia a un complice. Erano infatti in due le persone sorprese dai militari a tagliare degli alberi a Bingias de Susu, lungo la strada fra Arbus e Guspini.

Attirati dal rumore di una motosega, del tutto incongruo vista l’ora, i carabinieri si sono avvicinati e hanno visto due giovani impegnati nell’abbattimento degli alberi. I fusti, una volta tagliati con la motosega, venivano caricati sul cassone di un autocarro: già diversi erano stati abbattuti. Quando i militari hanno intimato l’alt, i due taglialegna abusivi hanno tentato di fuggire. Uno c’è riuscito.

Consuelo Fadda è invece stato bloccato dai militari. Accompagnato in caserma, identificato e sottoposto agli accertamenti di rito, in mattinata è stato condotto a Cagliari per il processo per direttissima. Il giudice ha però rinviato l’udienza a martedì prossimo. Consuelo Fadda l’attenderà in una cella del carcere cagliaritano di Buoncammino.

Vicenza: il frate dei carcerati va a lezione con i ragazzi

 

Giornale di Vicenza, 25 febbraio 2005

 

Insegnare ai giovani il rispetto, l’ascolto, il dialogo. Prima che succedano imprevisti spiacevoli, o peggio, "cose brutte", come cacciarsi nei guai. Guai grossi, come il dover andare in carcere.

Fra Beppe Prioli in carcere è di casa, dal momento che svolge da ben 40 anni il suo servizio di apostolato fra i detenuti delle patrie galere. In Italia ne conosce oltre 200 ed è inoltre il coordinatore del volontariato delle carceri del Veneto. Di certo è un personaggio unico. Ha conosciuto, aiutato e compreso "vittime e carnefici" che si sono macchiati dei più efferati delitti nazionali degli ultimi 40 anni.

Di fronte ai giovani studenti dell’istituto comprensivo di Noventa Vicentina fra Beppe Prioli ha raccontato la sua storia, dal 1968 intrecciata con quelle dei carcerati, degli ergastolani, dei "fine pena: mai". Uomini e donne condannati dalla società ad espiare ma anche ai quali è difficilmente concesso riscattarsi.

Eppure tantissimi proprio grazie a questo umile francescano, che mette in pratica in modo disarmante gli insegnamenti di San Francesco, hanno cambiato vita, trovato stimoli e nuove volontà. Vicino a fra Beppe e di fronte ad un’aula magna attenta e partecipe con genitori e figli c’erano un giovane di 28 anni (entrato in carcere a 21 anni e uscitone da alcuni mesi) , un padre di un altro giovane che in prigione c’è ancora (ma ora dopo 10 anni esce per lavorare e poi ritorna) e un carcerato uscito dopo 7 anni ma padre anch’esso. Era presente anche una ex insegnante, ora volontaria dell’associazione "Fraternità Carolina Daraio". Il corpo docente ha pensato di chiamare a scuola per la prima volta "frate lupo" per affrontare un tema importante: "Rompere il silenzio tra genitori e figli". Gli stimoli di riflessione sono stati parecchi, anche perché molti esempi derivavano da noti fatti di cronaca (uno fra tutti, i giovani che hanno buttato i sassi dai cavalcavia delle autostrade). Anche la droga è un argomento che non manca mai.

Fra Beppe ricorda che Vicenza è la città dove si consuma e si spaccia di più che nel resto della regione. "La Chiesa di Verona e di Vicenza - ha denunciato - non dà accoglienza a chi ha questi problemi e questo è un gesto grave e in ciò esiste una grave responsabilità. Molti religiosi sono sordi e ciechi di fronte ai problemi giovanili e dell’emarginazione: eppure quanti conventi chiusi potrebbe ospitare ragazzi in difficoltà".

Roma: proibito a Marrazzo (Ds) l’accesso a Rebibbia

 

Apcom, 25 febbraio 2005

 

Nei giorni scorsi il candidato del centrosinistra a presidente della Regione Lazio per le prossime elezioni regionali, Piero Marrazzo, ha chiesto di poter effettuare una visita nella casa circondariale romana di Rebibbia. Marrazzo sarebbe stato accompagnato dal Garante regionale per i diritti dei detenuti, Angiolo Marroni, ma si è visto respingere la richiesta.

I deputati Ds, Anna Finocchiaro, Francesco Carboni, Carlo Leoni e Francesco Bonito hanno presentato un’interrogazione a risposta orale in commissione Giustizia al ministro Castelli per sapere in base a quali disposizioni il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria abbia negato il permesso e se ci siano precedenti. "La decisione del Dap - dice l’onorevole Carlo Leoni - stride con il fatto che il carcere romano è da sempre aperto a visite estere e a iniziative sociali e culturali".

Catania: progetto "Ceramica amica" in casa circondariale

 

Ansa, 25 febbraio 2005

 

Questo progetto nasce da una collaborazione tra la Direzione dell’Istituto a custodia attenuata di Giarre e quella del Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone. Le ceramiche realizzate dai detenuti dei due Istituti, sono state esposte nel gennaio scorso nel "Museum Expression"di Parigi.

L’iniziativa, finanziata dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e Ambientali, che permette ai detenuti di acquisire delle competenze per un rientro meno traumatico nel tessuto sociale, coinvolge anche il Centro servizi sociali per adulti di Catania del ministero della Giustizia e gli Istituti di Catania P. Lanza e Catania Bicocca.

Ascoli: aperta un'inchiesta sul pestaggio tra i detenuti

 

Il Messaggero, 25 febbraio 2005

 

È stato aperto un procedimento disciplinare a carico dei due detenuti, un tunisino ed un napoletano, che la notte fra mercoledì e giovedì della scorsa settimana avrebbero picchiato in carcere Enrico Civita. In attesa della denuncia penale del ragazzo, nel carcere di massima sicurezza è comunque già stato avviato l’iter per cercare di ricostruire i fatti ed individuare eventuali responsabilità.

La notizia del "pestaggio" ha avuto un peso importante nella scarcerazione del ragazzo disposta, dopo quattro giorni di detenzione, dal giudice delle indagini preliminari Annalisa Gianfelice che gli ha concesso gli arresti domiciliari affidandone la custodia al padre. Proprio al genitore, giovedì mattina, durante un colloquio in carcere, Civita aveva raccontato del pestaggio mostrandogli i segni. Tre i giorni di prognosi refertati dai sanitari del pronto soccorso dell’ospedale di Ascoli. Civita sarebbe dunque stato picchiato con calci, pugni e con una stampella in base ad un codice d’onore "non scritto" interno alle carceri che "punisce" chi commette reati contro bambini. Un modo decisamente discutibile e poco civile di sostituirsi alla giustizia.

Intanto si è in attesa che il Tribunale del Riesame discuta della richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato Gianluca Vernelli. Il sostituto procuratore Carmine Pirozzoli ha inserito nel fascicolo anche i risultati giunti dalla polizia scientifica di Roma che hanno accertato che la colla del nastro che avvolgeva gli attrezzi usati per violare la tomba di Alex Nepi è la stessa di un nastro che Civita avrebbe acquistato pochi giorni prima di Capodanno, quando la bara fu portata via dal cimitero di Borgo Solestà per essere poi ritrovata il giorno dopo all’ingresso del cimitero di Piagge.

Va precisato che nessun rotolo di nastro isolante nero simile a quello degli attrezzi è stato trovato a casa di Civita o nella sua disponibilità. C’è invece la testimonianza di un commerciante che afferma di aver venduto al ragazzo un rotolo simile per colore, larghezza e lunghezza del nastro. Ora gli esami hanno stabilito che anche la colla è la stessa.

Appurato che non ci sono impronte rilevanti sugli attrezzi, l’attenzione dei periti si concentra sul terriccio trovato nel battistrada dei pneumatici dell’auto della famiglia Civita. L’obiettivo è stabilire se ha la stessa composizione del terreno antistante il cimitero di Piagge.

Pescara: proposta per garante comunale dei detenuti

 

Il Messaggero, 25 febbraio 2005

 

Proposta della fondazione "Benito Merenda" all’amministrazione comunale di Pescara per l’istituzione, a Pescara, della figura del "Garante dei diritti delle persone private di libertà personale". Si tratta di una figura già istituita al Comune di Roma, che ha nominato garante il sociologo Luigi Manconi, ieri a Pescara per un convegno sulla "Cittadinanza dei detenuti". Nella proposta - fatta propria dall’assessore comunale Massimo Luciani - tra i compiti del garante si prevede la promozione del’esercizio dei diritti e della partecipazione alla vita civile "delle persone private della libertà o limitate nella libertà di movimento". Luciani ha ricordato la collaborazione per la pulizia della Pineta D’Avalos con i detenuti di "San Donato".

Il carcere: luogo di ulteriore emarginazione degli emarginati

di Michele del Carmine (Assessore alla Sicurezza del Comune di Foggia)

 

Qui Puglia, 25 febbraio 2005

 

I temi della giustizia e della legalità, che in questi giorni stanno animando il dibattito nazionale - scrive Del Carmine - ripropongono con forza riflessioni importanti anche per il nostro territorio, dove proprio di recente ci si è interrogati su argomenti delicati, in occasione del convegno "La riforma dell’ordinamento giudiziario tra indipendenza della magistratura e primato della politica": un appuntamento significativo, dedicato al compianto procuratore capo Alessandro Galli, svoltosi a Palazzo Dogana.

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha bocciato la "Legge salva Previti". Alla luce di quanto accaduto, credo sia doveroso contribuire alla discussione in atto con qualche elemento di considerazione. Le scelte politiche del Governo in materia di giustizia, infatti, scaturiscono da un contraddittorio, a tratti poco realistico, che - a mio avviso - non valuta con il necessario approfondimento le esigenze di sicurezza e legalità, rivendicate dai cittadini.

Come cittadino, e come assessore comunale con delega alla sicurezza, esprimo forti perplessità sulle norme che facilitano la prescrizione perché tutto ciò pone a serio rischio l’indipendenza dei magistrati, oltre a modificare l’equilibrio tra i poteri dello Stato, diminuendo notevolmente le garanzie per i cittadini.

L’eventuale approvazione della legge non lascia spazio ad equivoci. Assisteremmo a quello che ormai viene definito "doppio binario": da un lato il "binario Previti" con il regime delle prescrizioni, dall’altro il "binario Gozzini" con le norme sulla recidiva. Da un lato, con la dura riduzione dei tempi di prescrizione dei reati, verrebbe articolato un sistema giudiziario in grado di offrire garanzie a pochi imputati "ricchi", dall’altro centinaia di imputati "poveri" subirebbero pene severe e processi rapidi.

Si rischia così di avere un affollamento penitenziario oltre ogni limite ragionevole di sopportazione per uno Stato democratico. Già oggi vi sono notevoli squilibri - il carcere di Foggia è un esempio - tra posti letto e detenuti, costretti a vivere in spazi inadeguati che diventano contesti di ulteriore emarginazione per persone già emarginate.

È necessario rimarcare che i cittadini chiedono di aumentare gli organici presso i tribunali, di snellire le procedure, di accelerare i tempi dei processi, di dare vera certezza alla pena garantendo maggior sicurezza senza discriminazione tra ricchi e poveri. Auspico che non si ricorra al voto di fiducia e si dia possibilità alle Camere di riesaminare la riforma, dando una risposta concreta ai principi Costituzionali, tenendo in prioritaria considerazione i cittadini.

 

 

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