Rassegna stampa 30 dicembre

 

Amnistia: Segio; politici cinici, ma ha sbagliato anche Pannella

 

Quotidiano nazionale, 30 dicembre 2005

 

"Diciamocelo chiaramente: anche stavolta troppi esponenti politici hanno fatto un gioco cinico sulla pelle dei detenuti. Anzi, doppiamente cinico perché è la riedizione di quello che si fece nel Duemila...". Se lo aspettava proprio che la montagna partorisse il topolino, Sergio Segio. "Da giorni - ricorda l’ex esponente di Prima linea, poi al gruppo Abele e oggi direttore dell’associazione Società Informazione - mi ero assunto il ruolo scomodo di dire ai detenuti: non facciamoci illusioni, la volontà politica è scarsa e soprattutto non è conseguente. E infatti...".

 

E infatti è finita sostanzialmente in una bella e vibrante discussione parlamentare che non promette di produrre alcunché di concreto. Una iniziativa quindi inutile?

"Parlare di questi temi non è mai inutile perché consente di mettere in luce tutta una serie dì dati che sono nascosti all’opinione pubblica e agli stessi parlamentari. E questo è un dato di sicura positività che va ascritto a questa iniziativa. Ma c’è anche un indubbio dato negativo che sta nei numeri delle presenze di stamattina e nelle differenze che esistono tra le dichiarazioni dei parlamentari che parlano della necessità di arrivare all’amnistia e poi si traducono in un sostanziale disinteresse. Un gioco un po' cinico e ipocrita di rimando della palla al campo politico avversario".

 

Come valuta il comportamento di chi ha firmato la richiesta di convocazione e poi non si è nemmeno peritato di venire in aula?

"È vero che quello che si è registrato è un numero di deputati non inferiore a quello di tante altre occasioni, ma certo è negativo considerare che su 205 firmatari della proposta solo la metà fossero presenti. Questo dimostra che da parte delle forze politiche c’è stato ancora una volta un coinvolgimento più finalizzato a quel mondo virtuale di cui purtroppo la politica si nutre - quello dei comunicati stampa, delle dichiarazioni - che non della realtà. Una iniziativa del genere ha senso se, una volta che ci si è schierati, si è coerenti. E invece c’è stata una sorta di emulazione in una gara che era più di visibilità che di sostanza. Vorrei ricordare che Giovanni Paolo II chiese un provvedimento di riduzione delle pene, ma chiese anche coerenza alle forze politiche e ai parlamentari. E mi sembra che a guardare la Camera di stamattina anche questa domanda sia rimasta inevasa".

 

È stato fatto qualche errore da parte dei promotori?

"Per parte mia, pur partecipando alla stesura dell’appello, ho espresso una qualche perplessità a Marco Pannella sulla loro strategia di caratterizzare così fortemente questa iniziativa. Un tema del genere abbisognava di una forte trasversalità politica e sociale, con un coinvolgimento reale delle forze sociali e dei sindacati. Come ha giustamente osservato Pezzotta, non basta convocare con una lettera, bisogna coinvolgere. E questo è mancato".

 

La Rosa nel pugno dice che comunque si è fatto un passo in avanti e che, volendo, c’è ancora tempo...

"Appunto, volendo.., anche io sono spesso vittima dell’ottimismo della volontà. Ma oggi pure Violante ha detto che non c’è spazio...".

 

Ma la commissione Giustizia a gennaio voterà la proposta Mormino...

"Non si tratterebbe di un indulto: sarebbe un indulticchio, una legge inganno. Prendiamone atto, questo Parlamento ha approvato la legge Cirielli che, secondo le nostre stime, tra due anni produrrà altri 20 mila nuovi detenuti ma non ha saputo trovare l’intesa per un’ amnistia che avrebbe liberato 15 mila detenuti. Speriamo che almeno il dibattito di oggi sia la premessa per una ripresa del discorso nella prossima legislatura...".

 

Ma lei ci crede che andrà così?

"Non posso nascondere il mio pessimismo...".

Amnistia: Chiti (Ds); non è nel programma dell’Unione…

 

Corriere della Sera, 30 dicembre 2005

 

Come tre settimane fa, quando espressero la posizione dell’Unione su un eventuale atto di clemenza, Prodi, Fassino e Rutelli chiedono una risposta al governo sulla proposta del centrosinistra: come viene valutata l’idea di un indulto graduato, il provvedimento che azzera in tutto o in parte la pena? La nuova sortita del vertice dell’Unione arriva a tre giorni dal dibattito parlamentare che ha cristallizzato in Aula le posizioni dei partiti, inconciliabili con la maggioranza dei due terzi richiesta dalla Costituzione per l’approvazione di un atto di clemenza. E ora Romano Prodi ricorda che la posizione dell’Unione è sempre la stessa: "Già il 14 dicembre ci fu un chiaro pronunciamento congiunto a favore della soluzione dell’indulto graduato che rappresenta l’unica strada praticabile in vista di un miglioramento della grave situazione in cui versano le carceri italiane".

La precisazione di Prodi sembra voler tagliare definitivamente le gambe al dibattito che il 10 gennaio riprenderà in commissione Giustizia alla Camera: ci sono infatti solo 19 giorni, prima dello scioglimento delle Camere, per varare un eventuale provvedimento di clemenza. Ferma restando la contrarietà assoluta di Lega e di An, continua dunque il gioco dei veti incrociati tra Forza Italia e l’asse Ds-Margherita che di fatto chiude ogni spiraglio a una soluzione in tempi brevi. Il partito di Berlusconi, come ha confermato in Aula alla Camera Gaetano Pecorella, chiede un doppio atto di clemenza come è sempre stato fatto dal Dopoguerra al 1990: indulto per svuotare le carceri e amnistia per cancellare decine di migliaia di processi pendenti. Pecorella ha anche detto che rimarrebbero fuori dal condono tutti quei reati odiosi che colpiscono "gli interessi diffusi della gente" con riferimento ai recenti scandali bancari. Tutto questo, però, non basta a rassicurare Ds e Margherita che non se la sentono di aprire sull’amnistia nel momento in cui ci sono sotto la lente di ingrandimento della magistratura pezzi consistenti del sistema bancario. È vero però, e questo Pecorella lo ha detto con molta precisione, che un indulto senza amnistia è incoerente perché poi si finirebbe per celebrare inutilmente molti processi.

La conferma che il vertice dell’Unione non modifica la sua linea, fatta eccezione per le posizioni favorevoli all’amnistia di Verdi e Prc, inasprisce ancora di più i delicati rapporti che la coalizione deve consolidare con la "Rosa nel pugno" di Boselli e di Pannella. Per Vannino Chiti, coordinatore della segreteria dei Ds, "sarebbe utile evitare una polemica al giorno perché non è che scuotendo le mura si ottiene più considerazione". Conclude Chiti, "la "Rosa nel pugno" è a pieno titolo nel centrosinistra, e nessuno ha mai detto il contrario, ma questo non vuol dire che se si pone un tema che non è nel programma di governo, come l’amnistia o al revisione del concordato, gli altri debbano mettersi sull’attenti".

Amnistia: Prodi; vogliamo l’indulto graduale... e Boselli l’attacca

 

Il Messaggero, 30 dicembre 2005

 

Sull’amnistia Romano Prodi ha avuto un "silenzio colpevole", e comunque la proposta di indulto, emersa anche dall’ultimo incontro tra il Professore, Fassino e Rutelli, è "avara". Il leader dello Sdi Boselli va all’attacco partendo dalla vicenda dell’amnistia, per approdare poi a un j’accuse più complessivo sul trattamento riservato da Prodi e dal centrosinistra alla Rosa nel pugno. E in tutta risposta ottiene un secco comunicato dell’ufficio stampa del Professore, nel quale si ribadisce che l’Ulivo è per l’indulto graduale, unica strada praticabile per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Il quale "è, inoltre, affrontato in sede di proposta di programma dell’Unione". Quercia e Margherita precisano comunque che l’amnistia non è un tema del programma di governo anche perché, come dice il prodiano D’Amico "è un provvedimento sul quale serve la maggioranza qualificata, e se una coalizione o l’altra se ne appropriasse vorrebbe in pratica dire che non si fa". "Non è un tema del programma di governo - gli fa da coro Vannino Chiti - come non lo è la revisione del Concordato". E aggiunge che il centrosinistra non può "saltare sull’attenti" ogni volta che la Rosa nel pugno mette all’ordine del giorno un tema di questo tipo. La pazienza non è infinita - avverte però Boselli - Sono sconcertato: nel centrosinistra ci sono forze politiche diverse, ma solo nei nostri confronti si manifesta un atteggiamento di totale indifferenza". Le stesse lamentele arrivano anche dal radicale Capezzone, che parla di "fatto politico grave". E da ambienti prodiani si fa sapere che il Professore affronterà la questione certamente prima dell’ultimo seminario programmatico dell’Unione a fine gennaio.

La Spezia: su situazione carcere il sindaco scrive a Castelli

 

Ansa, 30 dicembre 2005

 

Il sindaco Giorgio Pagano ha scritto al Ministro della Giustizia Roberto Castelli alla luce degli ultimi eventi verificatisi nella casa circondariale di Villa Andreini per sollecitare un intervento da parte del Ministero sul provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria della Liguria affinché avvii le necessarie procedure per arrivare a risolvere la difficile situazione che vivono oggi detenuti e personale del carcere della Spezia.

"Alla Spezia – scrive Pagano - si è verificato un ulteriore grave episodio legato alla situazione di precarietà in cui si trova il Carcere cittadino. Il 26 dicembre 2005 un detenuto ha tentato di evadere dalla casa circondariale di Villa Andreini e non è la prima volta che fatti come questo avvengono.

Le scrivo per sollecitare una Sua azione presso il Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria della Liguria al fine di ottenere un intervento risolutivo. Il personale della struttura ha, in passato, più volte lamentato una forte carenza di sicurezza da addebitarsi alla situazione di sovraffollamento della struttura che, ospitando quasi 200 detenuti piuttosto che i 140 previsti dalla normativa, crea una situazione di forte disagio per i detenuti e di gravi difficoltà per il personale e la sua sicurezza".

Forlì: calcetto in carcere tra club Forza Forlì e detenuti

 

Romagna Oggi, 30 dicembre 2005

 

Il Club Forza Forlì è costituito da un gruppo di amici che con la scusa del pallone allaccia rapporti, organizza solidarietà e si diverte, nonostante l’età media non sia quella tipica di una squadra di calcio. Dopo le sfide i cui incassi sono stati devoluti in atti di solidarietà con Nazionale Brasiliana, Nazionale Cantanti, gli scambi con città e paesi di tutta Europa, ieri in accordo con la direzione dell’istituto detentivo di via della Rocca, è stata la volta di un incontro di calcetto all’interno del cortile del penitenziario forlivese contro una formazione di detenuti. Per la cronaca la formazione dei giovani carcerati, quasi tutti stranieri, si è imposta per 18 a 16.

"In un momento in cui si discute di amnistia e di indulto - commenta Fausto Pardolesi, partecipante alla sfida ma anche Presidente della Circoscrizione 4 e presidente dei Verdi di Forlì - si è voluto testimoniare, con un gesto di vicinanza e condivisione, solidarietà per coloro che festeggeranno il nuovo anno in un luogo problematico come il carcere, gravato oltretutto del sovraffollamento cronico di cui soffre".

Purtroppo anche il carcere di Forlì è stato teatro di una serie di suicidi negli ultimi anni che evidenziano la fatica di sopravvivere in questo luogo "che dovrebbe essere di recupero ma per una serie di cause che non si riescono a rimuovere è solo di punizione".

Genova: Sappe; due agenti aggrediti nel carcere di Marassi

 

Ansa, 30 dicembre 2005

 

Ancora un’aggressione a Marassi. Due agenti di Polizia Penitenziaria sono stati aggrediti questa mattina, nella sezione giudiziaria del carcere della Valbisagno, da due detenuti italiani, entrambi in cella per spaccio di stupefacenti. Gli agenti sono stati medicati prima nell’infermeria del carcere e, successivamente, trasportati al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Martino di Genova, dove sono ancora trattenuti.

"È una aggressione annunciata, l’ennesima. E il grave fatto, avvenuto mentre era in corso l’apertura delle celle per permettere ai detenuti di fruire dell’ora d’aria, ripropone drammaticamente all’ordine del giorno la questione della sicurezza individuale dei Baschi Azzurri in servizio nelle prigioni del Paese. Servono risposte certe e urgenti da parte dell’Amministrazione Penitenziaria, come dotare gli agenti – che prestano servizio nelle sezioni detentive completamente disarmati e senza alcun oggetto di difesa, se non le proprie mani …. - di spray urticanti contro le aggressioni. Chiediamo al direttore del carcere di Marassi di rendere immediatamente esecutive tutte le sanzioni disciplinari previste per i detenuti in corso e al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria di Roma almeno 50 agenti di rinforzo al Reparto di Marassi. E ci chiediamo anche, visto che questo gravissimo episodio avviene a pochi giorni dal tentativo di evasione di un detenuto a La Spezia, quali provvedimenti intende adottare nell’immediato il Provveditore Regionale della Liguria Salamone per ridurre il sovraffollamento dei detenuti nella regione e per garantire sicurezza a tutto il Personale di Polizia Penitenziaria."

Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, e Gian Piero Salaris, vice segretario regionale ligure del Sappe, il Sindacato più rappresentativo dei Baschi Azzurri con 13 mila iscritti ed il 40% di rappresentatività, commentano così l’aggressione due agenti di Polizia Penitenziaria avvenuta questa mattina nel carcere genovese di Marassi.

"Un’aggressione violenta e ingiustificata, avvenuta di sorpresa e senza alcun motivo, per effetto della quale ai nostro colleghi della Penitenziaria sono stati prescritti 7 giorni di cure dai sanitari. Noi vogliamo esprimere la totale solidarietà ai due giovani colleghi, che dimostrando grande professionalità ed alto senso del dovere hanno impedito ai due detenuti violenti di scagliarsi anche contro altro personale."

Aggiungono Martinelli e Salaris: "Quello di stamane è un episodio gravissimo, che evidenzia drammaticamente come sia del tutto precaria l’incolumità fisica dei nostri agenti che lavorano nelle sezioni detentive. Lo avevamo denunciato meno di un mese fa, durante la celebrazione della Festa della Polizia Penitenziaria a Palazzo San Giorgio. Le nostre donne ed i nostri uomini prestano servizio nelle sezioni assolutamente disarmati, senza avere alcun mezzo di coercizione e di contrasto alle aggressioni che, in rapporto ad uno storico sovraffollamento, sono sempre più all’ordine del giorno. Ed allora è necessario dotarli di uno strumento di difesa, come le bombolette di spray urticante, in uso a numerosi Comandi di Polizia Municipale italiani. Le vogliamo anche noi, quelle bombolette, perché sono l’unica forma di tutela fisica dei nostri agenti. Sono stati già fatti studi e collaudi su una soluzione del genere, ma tutto è fermo nei meandri dei palazzi ministeriali".

Il Sappe si appella al ministro della Giustizia Castelli ed al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Tinebra perché pongano la questione tra le priorità degli interventi nel settore carcerario, "perché non si può pensare" afferma il Sappe "che per difendersi in caso di aggressioni un agente di Polizia Penitenziaria impiegato in una sezione detentiva debba ricorrere alle mani o ai calci …"

Marassi oggi ospita circa 700 detenuti, mentre gli agenti di Polizia Penitenziaria impiegati nel servizio di sorveglianza nelle sezioni detentive sono circa 200 nelle 24 ore. Conclude il Sappe: "Nella sezione dove è avvenuto il drammatico episodio di questa mattina – la sezione giudiziaria – ci sono 300 detenuti con sole 4 unità di Polizia Penitenziaria di giorno, mentre di notte gli agenti si riducono a due. Lasciamo giudicare cosa questo voglia dire… E le gravi carenze di organico della Polizia Penitenziaria rendono le condizioni di lavoro dei Baschi Azzurri sempre più dure e difficili. Mancano, nei penitenziari della provincia di Genova, più di 100 unità tra Agenti, Assistenti, Sovrintendenti ed Ispettori. Personale che non è impiegato esclusivamente in carcere, ma svolge servizio di sicurezza sociale anche all’esterno, in primis con il compito dei piantonamenti in ospedali e delle traduzioni (trasporto) dei detenuti in altre carceri e nei palazzi di giustizia del Paese. Aggiungiamo a tutto ciò che circa il 50% dei detenuti sono extracomunitari ed il 25% sono tossicodipendenti. È ora che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria mandi urgentemente almeno 50 agenti di Polizia Penitenziaria di rinforzo al Reparto di Marassi!".

Alessandria: i detenuti digiunano per l’indulto e l’amnistia

 

Ansa, 30 dicembre 2005

 

La protesta dei detenuti della casa circondariale di piazza Don Soria, ad Alessandria, si è tradotta, come in molte altre carceri italiane, in un digiuno drastico, severo, necessario. Necessario per indurre il governo ad ascoltare la voce dei reclusi che vivono in condizioni di sovraffollamento intollerabile. I detenuti alessandrini hanno però voluto fare qualcosa di diverso, donando il vitto a loro destinato all’Istituto Divina Provvidenza.

Bari: nasce "Altre Prospettive" rivista multiculturale…

 

Redattore Sociale, 30 dicembre 2005

 

Un progetto avviato 5 anni fa che ha coinvolto complessivamente una cinquantina di persone, prevalentemente straniere: turchi, croati, kossovari, kenioti e molti albanesi, la comunità più rappresentata nel carcere. Occasione per fare un bilancio dell’attività fin qui svolta, il convegno "Libertà e Dintorni: cronaca di un giornale penitenziario", organizzato dalla cooperativa Itaca lo scorso 15 dicembre, nel corso del quale è stato raggiunto un risultato importante: l’impegno delle istituzioni a dare continuità all’iniziativa.

Uno degli obiettivi del convegno era dare visibilità a questa esperienza, nata nel 2001 in continuità con un’altra esperienza editoriale "Libertà e Dintorni", realizzata dal Circolo Arci "La Corte" che lo ha lasciato in eredità alla Cooperativa sociale Itaca. Il giornale è nato dall’idea di avviare un laboratorio d’informatica e giornalismo per detenuti tossicodipendenti e immigrati; finanziato dalla legge 309/90 (che istituiva il fondo nazionale per la lotta alle tossicodipendenze), non era finalizzato esclusivamente alla redazione del giornale, ma anche e soprattutto ad offrire ai detenuti italiani e stranieri un servizio di "orientamento primario". Attraverso il giornale quindi si voleva offriva l’opportunità - sia a chi ci lavorava che a chi lo leggeva - di conoscere e approfondire tematiche come l’immigrazione, la formazione e il lavoro, i diritti. Tutto in due lingue: italiano e albanese.

Il giornale tocca le tematiche proprie del mondo penitenziario ma dà anche molta attenzione all’attualità esterna come la guerra in Afghanistan e in Kosovo, calcio, moda e musica, poesia. La diffusione rimane ancora un nodo critico, sottolinea Maria Teresa Bellini della cooperativa Itaca, così come rimane difficile la comunicazione interna alla redazione visto il crogliolo di razze e lingue dei redattori detenuti. L’esperienza più grande quindi rimane quella di riuscire ad esercitare "una cittadinanza attiva".

Grecia: due agenti uccisi durante l'evasione di due detenuti

 

Ap, 30 dicembre 2005

 

Due agenti di polizia sono rimasti uccisi oggi, nel nord della Grecia, durante la fuga di due detenuti in trasferimento dalle prigioni di Corfù e Ioannina a quella di Larissa. Un terzo prigioniero è rimasto all’interno del furgone che trasportava i detenuti, controllato a vista dagli agenti giunti in soccorso. I due detenuti evasi, un russo condannato all’ergastolo e un albanese, sono fuggiti vicino Katara, circa 450 chilometri a nordovest di Atene. Prima di far perdere le tracce di sé, i due prigionieri hanno sparato alcuni colpi, uccidendo i due agenti a bordo. La polizia ha avviato immediatamente un ricerca a largo raggio, utilizzando elicotteri e agenti delle forze speciali.

 

 

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