Rassegna stampa 1 settembre

 

Salerno: raccolta firme sul referendum radicale

 

Agenzia Radicale, 1 settembre 2004

 

Dopo l’ingresso dei Radicali al carcere di Fuorni il 22 agosto, nuovo "tavolo" referendario all’interno delle mura della casa circondariale per dare la possibilità ai detenuti di sottoscrivere la richiesta referendaria relativa alla legge 4072004, "contro" la fecondazione assistita e la libertà di cura e di ricerca scientifica.

Questa mattina, Lunedì 30 agosto, dalle ore 10.00 alle ore 12.30, una delegazione composta da Michele Capano, del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, Franco Mari, Assessore al Lavoro presso il Comune di Salerno per Rifondazione Comunista, Stefania Marino, Assessore al Comune di Laureana Cilento e membro del Comitato Referendario Provinciale, si è recata nella struttura carceraria salernitana.

La precedente visita di Michele Capano e Francesco Colucci (Consigliere comunale di Salerno per il gruppo "Socialismo è libertà") non era stata sufficiente a raccogliere le adesioni di tutti i detenuti, oltre duecento dei quali (ben più della metà degli ospitati a Fuorni) ha scelto di contribuire alla campagna in corso, dando - dall’interno del carcere - un segnale di partecipazione democratica su cui tutti i cittadini dovrebbero riflettere.

Michele Capano, del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, ha dichiarato: "Devo ringraziare i detenuti di Fuorni per l’affetto che - in molti - hanno voluto manifestare ai Radicali, oltre che per le preziose firme in calce alla richiesta referendaria. Sono convinto della grande valenza politica di un metodo che ci porta, da anni, a rivolgerci anche e soprattutto ai detenuti per il sostegno alle nostre iniziative.

Albania, Nigeria, Benin, Marocco, Algeria, Romania, Tunisia: sono alcuni dei Paesi di provenienza di detenuti le cui sottoscrizioni ci siamo affrettati a raccogliere. Le custodiamo nell’attesa di verificare quali potremo utilizzare e nella certezza che si tratta di adesioni che valgono doppio anche quando non contribuiscono al deposito in Cassazione del quesito.

Voglio ringraziare la direzione del carcere, nella persona del dott. Alfredo Stendardo (che ha voluto accompagnarci personalmente nel locale adibito per la raccolta) per questa seconda sollecita autorizzazione. Sono convinto che questa struttura debba comunicare con la politica cittadina: sarà un bene per entrambi i protagonisti di questa "comunicazione". L’Assessore Mari - venuto non solo ad autenticare le firme, ma a partecipare ad un’iniziativa di cui Rifondazione Comunista è protagonista - ha ritenuto di prendere qualche piccolo impegno con i detenuti. Bene.

Con lui, con il Socialista Francesco Colucci che ci ha accompagnato il 22 agosto, con quanti vi sono interessati occorre dare serietà e continuità all’impegno per "civili" condizioni di vita anche dietro le sbarre. Nella sezione femminile ho intravisto un vetro divisorio nella sala colloqui: magari un abbraccio con un familiare (già perquisito prima di fare ingresso nella "sala") non rappresenta una particolare minaccia per la sicurezza pubblica. Forse è ora di riflettervi e provvedere.

Con Stefania Marino, che ringrazio, stiamo lavorando per portare il "tavolo" di raccolta firme nel carcere di Vallo Della Lucania: sono certo che ci riusciremo.

Franco Mari, Assessore al Lavoro presso il Comune di Salerno per Rifondazione Comunista, ha dichiarato: "Oltre al dato della partecipazione dei detenuti all’iniziativa in corso, trovo doveroso sottolineare come in molti abbiano colto l’occasione per chiedere con insistenza una visita "ispettiva", che possa verificare cella per cella le condizioni di vita a Fuorni, ed ascoltare con maggiore agio quello che c’è da segnalare sul fronte dell’assistenza sanitaria, del regime dei colloqui, e quant’altro. Ho preso l’impegno, dalla mia postazione al Comune di Salerno, di fare subito una cosa piccola, ma a suo modo significativa. Qualcuno ci ha segnalato come non esista alcun luogo riparato dove, all’esterno della struttura carceraria, le famiglie possano attendere (magari in condizioni di tempo inclemente) il loro turno per l’accesso al colloquio: sarà impegno del Comune di Salerno realizzarla in tempo per le piogge autunnali".

Stefania Marino, Assessore al Comune di Laureana Cilento e membro del Comitato Referendario Provinciale, ha dichiarato "Sono lieta di aver partecipato ad un’iniziativa che definirei "doverosa", giacché è doveroso - anche se inconsueto- consentire ai detenuti che ne abbiano la possibilità legale di partecipare con pienezza di opportunità alla vita civile del Paese. E’ naturale che l’occasione sia stata utilizzata per segnalare alcune problematiche connesse alla permanenza nella struttura. Da questo punto di vista è per me un rammarico non trovarmi in alcuna delle posizioni istituzionali (Consigliere regionale, Parlamentare…) che consentono una vigilanza continua sulle condizioni di vita in carcere. Rivolgo, allora, un appello ai tanti Consiglieri Regionali e Parlamentari di questa provincia, affinché esercitino con rigore questa prerogativa - tanto preziosa per il miglioramento del trattamento dei reclusi. Non credo che si debba criminalizzare in alcun modo chi regge - spesso con difficoltà – queste strutture, o avere l’ambizione di stare loro "con il fiato sul collo", ma è indubbio che più si creano occasioni di incontro esterno, di confronto per i detenuti, minore è il rischio di scivolamenti verso episodi drammatici, come quelli di cui in questo Agosto gli organi di stampa hanno dovuto riferirci".

Immigrazione: protesta in salento, i Cpt sono carceri

 

Ansa, 1 settembre 2004

 

"È impossibile tentare di mascherare la vera funzione dei Cpt e quanto successo nell’ultimo mese e mezzo a San Foca lo dimostra. Non passa giorno senza che non ci siano rivolte, evasioni, tentativi di fuga, pestaggi, atti di autolesionismo. Questi posti altri non sono che carceri e continuare a fare finta di nulla significa solo rendersi complici". È detto in una nota del gruppo "Nemici di ogni frontiera" che ha organizzato ieri dinanzi al centro Regina Pacis, a San Foca di Melendugno, una manifestazione di protesta contro i Cpt e in segno di solidarietà per Andrey Vasilovici, un ragazzo moldavo di 29 anni che, un paio di settimane fa, tentando di fuggire dal centro salentino, è caduto dal muro di recinzione ed è rimasto paralizzato.

"Quello di Andrey - scrivono gli organizzatori nella nota - è un episodio; molti altri muoiono, nel corso dei vari viaggi della speranza. Ma le responsabilità non cambiano: sono lo sfruttamento e le guerre di rapina dell’occidente a costringere i popoli a fuggire". "Così come, complice delle aberrazioni giuridiche della Bossi-Fini si sta rendendo la Curia leccese che - secondo i manifestanti - attraverso la sua Fondazione "Regina Pacis", gestisce il lager per i migranti".

Ed è stato quindi "contro i gestori di questo Centro, Don Cesare Lodeserto e il capo della Curia leccese, il vescovo Ruppi, che sono stati indirizzati - è detto nel comunicato - gli slogan più forti perché è di tutta evidenza che l’operazione ideologica e mass mediatica che la Curia leccese sta mettendo in atto, presentando il "Regina Pacis" come il modello di accoglienza al quale si dovrebbe ispirare una futura e ipotetica revisione della Bossi-Fini, è una operazione da spendersi tra poche settimane, quando inizierà il processo che vede imputati per violenze e abusi contro i migranti proprio i gestori del Regina Pacis. Per "Nemici di ogni frontiera", durante la manifestazione - alcuni dei rinchiusi nel Centro si sono sporti "da piccole aperture in alto nelle finestre, gridando la loro condizione", si sono sentite "voci disperate di donne e uomini a cui è proibito anche affacciarsi per incontrare lo sguardo di chi con loro è solidale; un migrante si è sporto e in italiano ha urlato che è disperato e che sta facendo lo sciopero della fame".

Roma: lo sfogo di una madre, mio figlio a Regina Coeli

 

Ansa, 1 settembre 2004

 

Salve a tutti, è la prima volta che decido di scrivere, ma sono talmente incavolata, per usare un termine corretto, anche se sono veramente stufa di essere corretta. Ho 52 anni e penso di essere, senza falsa modestia, una delle persone più corrette sino ad oggi, ma i fatti che mi stanno accadendo stanno rivoluzionando la mia vita, il mio essere, il mio credo, tutto quello che ho insegnato ai miei figli. E tutto questo perché? Per chi? Mio figlio à stato ingiustamente messo in custodia cautelare, senza la minima prova di colpevolezza, e per chi non lo sapesse per una strana interpretazione della nostra legge, si può fare.

E’ un mese e due giorni che si trova a Regina Coeli in isolamento, trattato appunto come un terrorista, anche se ancora non sono finite le indagini, anche se non hanno nulla contro di lui, tranne il fatto di essere un’animalista e che non ha mai nascosto di essere un anarchico, ma non mi risulta essere un reato, almeno fino ad oggi. Però è trattato come se già fosse stato condannato.

Ha fatto 30 giorni di sciopero della fame e questo è servito solo a far star male noi che gli vogliamo bene e lo conosciamo, e farlo dimagrire più di 16 kg. Adesso, fortunatamente lo ha interrotto e sicuramente è più bello e più forte di prima. Io vorrei solamente sapere quale è lo scopo di tutto ciò?

Che cosa pensano, che trattando così un ragazzo di 22 anni, dopo questa esperienza così negativa, e lo sarebbe per chiunque nelle stesse condizioni, possa ricredersi e dire che una giustizia ancora esiste? Ma se io solo per riflesso, tramite le poche cose che ci racconta, le cose che ho letto ritenute come indizi di cosa non si sa, per come siamo stati trattati (sbattuti in prima pagina con tanto di indirizzo, cognome e tutto il resto) sono veramente incazzata, ma lui come può stare? Alcuni giornali sono stati così contenti di poter parlare molto male di questo ragazzo, di questo animalista, che invece non è altro che un terrorista.

Forse sarà una piccola vittoria per una "signora" a voi nota, a voi che amati gli animali come mio figlio. Ma per la gente non "sana" questo può sembrare strano, anormale darsi tanto da fare per gli animali, forse c’è sotto qualcosa? Io da brava madre, quando tutto questo sarà finito e spero veramente che sia molto presto, cercherò ancora una volta di infondere fiducia in mio figlio anche perché non vorrei buttare al vento tutti i miei insegnamenti ma sarà molto dura perché prima di tutto dovrò convincere me stessa.

Cassazione: niente auto blindate per gli ex detenuti

 

Ansa, 1 settembre 2004

 

Stop alle auto blindate per gli ex detenuti pericolosi. Il principio vale anche per chi si trova agli arresti domiciliari o per chi, pure in regime di libertà, ha l’obbligo di firma presso il commissariato. In caso di fuga, infatti, queste persone avrebbero un "indubbio vantaggio nei confronti delle forze di polizia". Lo sottolinea la Corte di Cassazione che ha reso definitivo il no espresso dal Tribunale di Torre Annunziata nei confronti di R. A., persona giudicata "pericolosa e destinataria di un avviso orale" che aveva chiesto di poter utilizzare un mezzo di trasporto blindato durante gli spostamenti per offrire la sua testimonianza davanti ai giudici, perché la "sua vita era in pericolo".

Per la Suprema Corte, consentire a queste persone l’utilizzo di un’automobile blindata "intralcerebbe l’operato delle forze dell’ordine". Dopo aver ricevuto il no dal Tribunale di Torre Annunziata, nel gennaio del 2004, perché l’auto blindata avrebbe rischiato di "intralciare l’operato delle forze dell’ordine", R.A. si è rivolto alla Cassazione sostenendo che l’auto blindata serviva "ai fini della difesa personale". Linea bocciata da piazza Cavour che ha dichiarato "inammissibile" il ricorso.

Scrive il consigliere Severo Chieffi nella sentenza 35444/04 che "il divieto di utilizzo di mezzi blindati o modificati imposto a soggetto destinatario di avviso orale ha il precipuo scopo di evitare che le forze dell’ordine possano essere intralciate nell’esercizio dell’attività di controllo". Un divieto ancora più necessario "tenuto conto che il possessore di un mezzo blindato, nel caso dovesse darsi alla fuga, avrebbe un indubbio vantaggio nei confronti delle forze di polizia".

Verona: detenuti in sciopero per il soprannumero

 

Ansa, 1 settembre 2004

 

Quella di veder aumentare gli ospiti in un carcere già sovraffollato rischia di diventare una realtà. Difficile e di certo non auspicabile ma l’ipotesi di inserire il quarto posto in celle nate per ospitare un detenuto, adattate a riceverne due e che attualmente ne contengono tre con il passare dei giorni assume forma. Un futuro, per un carcere come Montorio dove il numero dei detenuti è lievitato dai 280, quelli che doveva contenere all’epoca della realizzazione, agli oltre 700, contro il quale sono scese in campo associazioni e gli stessi detenuti, esponenti di partito e rappresentanti sindacali degli agenti di polizia penitenziaria "perché", sostiene Luca di Mola della Cgil, "i loro disagi diventano i disagi anche del personale di sorveglianza, per questo siamo diventati portavoce delle istanze dei detenuti".

Tre giorni di protesta pacifica, con l’astensione dal lavoro da parte dei detenuti, e nel corso dei quali gli esponenti radicali sono entrati a raccogliere le firme per il referendum sulla fecondazione assistita. "In settembre è prevista la visita dell’assessore regionale alla Sanità, perché il problema del sovraffollamento di Montorio", prosegue il sindacalista, "è soprattutto igienico sanitario.

Noi continueremo a sostenere iniziative in questo senso, cercando di sensibilizzare anche i parlamentari veronesi per stimolare una riflessione sulla reale portata del problema igienico e sanitario. Il carcere è sul territorio, appartiene alla comunità e diventa un problema di tutti". Oltre alla Tbc la presenza di detenuti con particolari patologie rischia di aggravare una situazione già al limite. E se si pensa che i tagli ai fondi hanno portato all’eliminazione della carta igienica per il personale che presta servizio il limite forse è già superato.

Fossano: protesta dei detenuti, casseruole sulle sbarre

 

Ansa, 1 settembre 2004

 

L’hanno sentito in tanti domenica sera il suono ossessivo delle pentole battute sulle sbarre di ferro delle celle. Si è manifestata così la solidarietà dei detenuti del carcere "Santa Caterina" alle recenti proteste dei loro "colleghi" d’Italia contro il sovraffollamento e le condizioni di degrado che affliggono il sistema penitenziario nazionale.

Per un'ora, dalle 22 alle 23, i 150 carcerati della casa di reclusione hanno fatto sentire la loro presenza attraverso le grate che si affacciano sulle vie del centro storico. "è stata una manifestazione pacifica - spiega il comandante della Polizia penitenziaria, Pasquale Maglione -.

Il carcere di Fossano, pur accogliendo una quantità di detenuti superiore alla capienza regolamentare, offre una buona vivibilità. Il motivo della manifestazione è la solidarietà verso gli altri detenuti e poi quello di sollecitare i politici ad adottare atti di clemenza di cui si parla negli ultimi tempi".

Episodi di ribellione pacifica ci sono stati in altre carceri della provincia. Lo scorso 22 agosto a Cuneo, Alba e Saluzzo i detenuti hanno fatto lo sciopero della mensa, ribattezzato "sciopero del carrello", dal mezzo portavivande che passa di cella in cella a recapitare i pasti. Il digiuno è avvenuto in concomitanza con la protesta del partito Radicale per promuovere la raccolta firme a sostegno del referendum sulla fecondazione assistita anche nelle carceri, in polemica con il ministro della Giustizia Castelli.

Al Cerialdo di Cuneo hanno aderito una quarantina di detenuti su 316. "La partecipazione allo sciopero ad Alba e Saluzzo è stata considerevole - nota Bruno Mellano, consigliere regionale dei Radicali -. Ad Alba 80 carcerati su 192; a Saluzzo 200 su 380".

Proposta di An: 45 giorni di carcere per chi sporca i muri

 

Ansa, 1 settembre 2004

 

Muri privati. Ma anche metropolitane, autobus, cassonetti, panchine, cestini dei rifiuti. Chi sfogherà la sua "arte" contro i beni di pubblica utilità, potrebbe rischiare in un futuro nemmeno molto prossimo fino a 45 giorni di reclusione e fino a tre mesi di lavori di pubblica utilità.

Lo prevede un progetto di legge proposto in Senato dal vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato (An) e approvato a metà luglio in sede referente dalla Commissione Giustizia. La proposta di legge stabilisce che l’imbrattatore risarcisca interamente il danno provocato. E per evitare scappatoie, vieta la concessione della condizionale a chi non ripaga quanto sporcato. A settembre la proposta dovrebbe passare in aula.

 

 

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