Rassegna stampa 24 giugno

 

Firenze: detenuto di 30 anni muore a Sollicciano

 

Nove da Firenze, 24 giugno 2004

 

Serviranno nuovi esami per capire l’esatte cause della morte del detenuto di 30 anni, trovato senza vita all’interno della sua cella nel carcere fiorentino di Sollicciano lunedì scorso. Non è infatti emerso nulla, a livello macroscopico, dall’autopsia disposta dal Pm Tommaso Picazio e eseguita oggi pomeriggio all’istituto di medicina legale di Firenze. Il medico legale incaricato dal Pm sta anche cercando di acquisire la documentazione medica del detenuto. Da quanto risulta, infatti, l’uomo sarebbe sottoposto a terapie fuori dal carcere. Da quanto emerso, l’uomo, detenuto con fine pena nel 2009, era rientrato in carcere domenica scorsa dopo aver usufruito di un permesso di quattro giorni. Era stato sottoposto a visita medica e sembra che stesse bene. È stato poi trovato privo di vita lunedì pomeriggio.

Sempre nel carcere di Sollicciano, l’11 giugno scorso un albanese si è suicidato impiccandosi nella sua cella. In precedenza un altro detenuto era morto, per un’overdose di farmaci.

In meno di una settimana un tentato suicidio ed uno riuscito, in tutto tre morti nel giro di neanche un mese, dopo l’evasione di 5 detenuti di nazionalità albanese.

E per i detenuti albanesi sarebbe in atto la sospensione dal lavoro, da tutte le attività, aria e docce a turni, sulla base della sola appartenenza etnica. Il direttore ha pubblicamente smentito. Ma ben quattro delegazioni si sono susseguite, negli ultimi tempi, in ispezioni nel carcere di Sollicciano, con relative relazioni di denuncia delle condizioni rilevate.

Varese: organizzata una festa per dire no al nuovo carcere

 

La Provincia di Varese, 24 giugno 2004

 

Là dove c’era l’erba ora c’è... un carcere. Adattando un verso di una famosa canzone degli anni Sessanta, fra non molto potrebbe essere questa la realtà di una bella zona verde in località Bizzozero: scomparire per lasciare spazio alla nuova casa circondariale di Varese.

Per ribadire il proprio dissenso a questo progetto, difendere l’area verde dal cemento e dalla speculazione, facendo invece conoscere a tutti questo parco naturale, il Coordinamento per il Parco ha organizzato un’iniziativa per la giornata di domenica 4 luglio, la 1a Festa al Parco.

A partire dalle 15.00 sarà possibile partecipare ad una visita guidata alla palude Stoppada accompagnati da membri della Lipu che aiuteranno a scoprire le bellezze naturali del luogo, mentre per i più piccoli è stato predisposto uno spettacolo di intrattenimento con clown, giochi e un teatrino. A seguire un pic-nic con anguria e musica.

Per tutti coloro che hanno a cuore gli spazi aperti, appuntamento, dunque, domenica 4 luglio, al pratone de La Villa a Bizzozero, raggiungibile da via Portorose (fermata cimitero di Bizzozero della linea E per chi volesse raggiungere il posto con i mezzi pubblici).

Pordenone: il cinema entra nella Casa Circondariale

 

Il Gazzettino, 24 giugno 2004

 

Il cinema entra in carcere. Una sorta di home theater nella casa circondariale di Pordenone dove saranno proiettati film sottotitolati, con l’obiettivo di creare una nuova occasione di socializzazione tra i detenuti. Un tentativo per migliorare la qualità della vita degli ottantaquattro carcerati, molti dei quali stranieri, attualmente ospitati nell’antico castello cittadino. Protagonisti dell’iniziativa Comune di Pordenone, Cinemazero, Coop-consumatori Nord Est e Sim 2, che hanno messo in atto un’azione a favore di quel "popolo" che pur vivendo nel cuore della città è spesso dimenticato. L’idea di un cineforum dentro le mura carcerarie nasce per opera di Giuseppe Bertolo, volontario nella casa circondariale, da tempo impegnato in attività di animazione. "Il mio ruolo all’interno del carcere - racconta - è quello di ascoltare".

Un compito difficile che passa attraverso una lunga procedura di richieste e permessi ma che ha dato a Bertolo l’idea di proporre un’iniziativa sui generis. "Ho iniziato a noleggiare delle video casette - spiega - e a proporle settimanalmente ai carcerati. Quello che avevamo era una tivù a quattordici pollici e dei film in lingua italiana". Da qui un primo contatto con Cinemazero, che ha messo a disposizione un catalogo di film da cui era possibile scegliere gratuitamente la pellicola che sarebbe stata proiettata la domenica. "Ma c’era il problema degli stranieri - precisa Bertolo - che non sapevano l’italiano.

Un altro aiuto ci è giunto dalla Cisl che quest’inverno ci ha donato un lettore dvd con la possibilità di vedere delle pellicole sottotitolate".Il tutto coordinato dall’amministrazione comunale cittadina che ha fatto da ponte mettendo in contatto associazioni ed enti privati. La Sim 2, azienda locale specializzata in prodotti di alta tecnologia di fascia medio alta, ha infatti donato un videoproiettore del valore commerciale di 5 mila euro, mentre Coop Consumatori Nordest ha contribuito economicamente alla sponsorizzazione. Un’azione che ha riacceso i riflettori su una questione, quella della nuova sede del carcere, priva di risposte a breve termine. In attesa di una locazione più adeguata alle esigenze dei detenuti, i posti disponibili sono attualmente trentaquattro a fronte di ottantaquattro presenze (un problema di sovraffollamento di cui soffre l’intero Paese), tale iniziativa si pone come alternativa volta a favorire le occasioni di scambio e di confronto con il mondo esterno.

 

Venezia: "Il carcere non va giudicato solo dalle mura"

 

Il Gazzettino, 24 giugno 2004

 

È una lezione così semplice, eppure così vera quella di Candido Cannavò, il noto giornalista catanese, ex direttore della "rosea" - il primo quotidiano sportivo italiano - che lunedì mattina a Venezia dapprima ha visitato il carcere maschile di Santa Maria Maggiore e quello femminile della Giudecca e poi, nel pomeriggio, ha presentato allo Spazio Eventi della libreria Mondadori la sua ultima fatica letteraria "Libertà dietro le sbarre" (Rizzoli editore).

"Da quando ho pubblicato il mio libro su San Vittore - ha raccontato Cannavò, che frequenta l’istituto di pena milanese da molti anni per iniziative di solidarietà promosse dalla Gazzetta dello Sport - non faccio altro che girare l’Italia e spiegare che il carcere non è un immondezzaio, che i detenuti sono persone, che in quel posto di confine c’è vita, verità, fantasia, pena e c’è anche speranza.Del carcere la gente non sa nulla: questo non è giusto, non è civile, non è utile, e cerco di spiegarlo nel mio libro".

Tra coloro che sono intervenuti alla libreria Mondadori c’era anche il consigliere comunale Piero Rosa Salva: "È importantissimo che un grande personaggio come Cannavò, che ha presentato per la prima volta un suo libro a Venezia, si occupi non solo di sport, ma anche di questo tema - ha sottolineato - Il vero problema del carcere, oltre al periodo post-pena, è l’indifferenza, il processo di rimozione inconscia che la gente opera su questo mondo".

Nell’occasione, inoltre, è stato presentato per la prima volta il libro "Donne in sospeso" (Ristretti Orizzonti), realizzato dalle detenute della Giudecca.Un volume, questo, che raccoglie varie testimonianze assai significative dal carcere femminile veneziano, "una realtà accogliente e quasi affascinante, piena di vita e di attività", ha concluso Cannavò.

Livorno: 71 anni, si suicida alla vigilia del processo

 

Agi, 24 giugno 2004

 

Si è tolto la vita alla vigilia di un processo che avrebbe potuto vederlo anche prosciolto. Un uomo di 71 anni di Cecina, che il 15 luglio di un anno fa uccise la moglie con due fucilate, oggi avrebbe dovuto presentarsi in aula, accusato di omicidio volontario.

Ma ha preferito farla finita, gettandosi dal terzo piano, dall’appartamento della sorella dove viveva agli arresti domiciliari, dopo nove mesi di carcere. L’uomo cercò di uccidersi subito dopo aver ammazzato la moglie, con lo stesso fucile, ma in quella occasione si era procurato solo alcune ferite. La giudice Maria Grazia D’Onofrio non vedeva chiaro nella situazione dell’uomo, che da una decina d’anni almeno soffriva di una forte depressione: aveva disposto, il 30 aprile scorso, una perizia psichiatrica per valutare la reale capacità di intendere e di volere dell’uxoricida.

Salerno: un lavoro per tornare a vivere dopo il carcere

 

Vita, 24 giugno 2004

 

Tornare a lavorare, dopo aver scontato in carcere i debiti con la giustizia, è un incentivo a migliorare il proprio stile di vita e Alessandra lo sa bene. A quattordici anni Alessandra lascia la sua famiglia e da Salerno scappa a Roma. Sopravvive ai margini della società, con altri esclusi. Unica fonte di reddito la prostituzione. Velocemente passa all’uso di alcool e droga. Tornata a Salerno cerca aiuto e accetta la terapia proposta da Ser.T. e ministero della Giustizia.

"Comincia da questo momento il contatto di Alessandra con Paideia", racconta Serenella Alois, responsabile del progetto di recupero. Paideia è un centro polivalente della città di Salerno che, tra le tante attività, si è adoperato nel realizzare dei corsi di orientamento al lavoro destinato ai detenuti, insieme al Progetto Ipotenusa, una composita realtà salernitana, formata da associazioni e cooperative sociali che operano in settori quali: accoglienza, socializzazione, formazione, case-famiglia e reinserimento lavorativo, tra cui la comunità socio-educativa Escargot.

Alessandra non è riuscita a terminare il progetto rieducativo e di reinserimento a differenza di tanti altri suoi compagni. Angelo, per esempio, 33 anni di Battipaglia, in affidamento per reati legati allo spaccio e al furto, è invece arrivato sino alla fine del progetto e oggi fa il giardiniere. Nella cooperativa Oltre il giardino, con altri due colleghi, è ormai un esperto nella manutenzione del verde: pianta, innesta e cura con premura la vegetazione.

Anche il campo dell’assistenza ai disabili è settore privilegiato di intervento. Qui incontriamo altri due volenterosi ospiti in affidamento, Antonio e Luigi, che hanno svolto un positivo lavoro di recupero. Giovanni, da scassinatore incallito, è diventato un buon fattore prestando la sua "meticolosa" esperienza nel comune di Sardone, a stretto contatto con mucche, capre, conigli, un asino e un cavallo: "Accudire gli animali era il mio sogno sin da bambino", confida, "oggi mi sembra di realizzarlo con la pet theraphy: non vi pare?"

Il progetto di reinserimento lavorativo curato da Paideia sta occupando in totale otto detenuti in esecuzione penale esterna per sei mesi e si chiama Retravailler, ritorno al lavoro. Si caratterizza nel dare formazione e interesse lavorativo a persone in difficoltà che stanno scontando un periodo di detenzione. Manutenzione del verde, lavorazioni agricole e nel settore dell’allevamento, sono i campi d’azione individuati per tornare o iniziare a lavorare.

La prima fase di tutti i progetti di inserimento lavorativo è diretta da Paideia e prevede un mese da dedicare all’accoglienza e all’orientamento delle persone. Si passa poi alla presentazione del progetto in tutte le sue particolarità e si ascoltano le motivazioni dei lavoratori in un incontro con gli operatori.

La seconda fase, curata da Progetto Ipotenusa, è più pratica: si mostra il lavoro ai vari candidati e li si affianca nel primo momento di contatto con il lavoro. "Gli 8 borsisti che si sono aggiudicati la possibilità di frequentare i corsi di preparazione al lavoro, frequentano le lezioni con puntualità", spiegano i responsabili di Paideia. "In gioco c’è la messa in discussione del loro stile di vita, del loro passato, una riflessione non facile, ma possibile".

Chieti: uno stage nella scuola edile per i detenuti

 

Il Messaggero, 24 giugno 2004

 

Ha preso il via con uno stage formativo presso il centro di formazione dell’Ente Scuola Edile di Chieti la seconda fase del progetto formativo integrato per l’orientamento e l’inserimento sociale e lavorativo dei detenuti, frutto di una convenzione fra la Casa circondariale di Chieti, il settore politiche del lavoro della Provincia di Chieti, la Scuola Edile di Chieti, il Centro territoriale permanente per l’educazione degli adulti.

Lo stage dura 80 ore con un impegno giornaliero di 6 ore sino al prossimo 8 luglio. Il progetto - si legge in una nota della Casa circondariale teatina - con il quale si propone di realizzare un intervento che possa creare forme di integrazione sociale e lavorativa per persone che vivono in condizioni di particolare svantaggio culturale e sociale, consente di dare concreta attuazione alle finalità trattamentali che la legge penitenziaria esplicita in particolar modo dando opportunità ai detenuti di entrare in contatto diretto con il mondo del lavoro e della formazione professionale atraverso un qualificato percorso formativo nel settore dell’edilizia avente valore di credito formativo regolarmente certificato. Il progetto ha consentito a cinque detenuti di partecipare alla fase formativa teorica svoltasi presso la Casa circondariale di Chieti e di essere quindi ammessi allo stage formativo in ambito esterno.

La prima fase ha comportato un’attività didattica per complessive 80 ore a cura del prof. Dante Recchia, docente di economia aziendale presso l’Istituto tecnico commerciale e per geometri "F. Galiani" di Chieti che ha affrontato tematiche quali la realtà lavorativa dell’impresa pubblica, privata, autonoma e cooperativa". Un ringraziamento è stato rivolto dalla direzione della Casa circondariale "alla magistratura di Sorveglianza di Pescara che ha consentito ai detenuti di poter accedere allo stage in ambito esterno mediante la fruizione premi".

 

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