Rassegna stampa 23 giugno

 

Sulmona: un convegno sul mondo carcerario

 

Il Messaggero, 23 giugno 2004

 

Uno dei temi più spinosi nel mondo carcerario, quello della retribuzione dei detenuti che lavorano, è il tema dell’incontro periodico che la fondazione "Istituto per lo studio del diritto dell’esecuzione penale e del diritto penitenziario" di Sulmona, ha indetto per sabato 26 giugno prossimo.

L’argomento specifico dell’incontro sarà trattato dal professor Renato Scognamiglio, emerito di Diritto del lavoro della Università "La Sapienza" di Roma e accademico dei Lincei, che parlerà del "Diritto" del detenuto al lavoro e alla "giusta mercede".

La lezione, che si terrà alle ore 10.30 nella II aula d’udienza a palazzo di Giustizia in piazza Capograssi, sarà preceduta dai saluti del presidente dell’Ordine degli Avvocati, Gabriele Tedeschi, dal sindaco di Sulmona Franco La Civita mentre l’introduzione la terrà l’avvocato Lando Sciuba, presidente dell’Istituto.

Catania: detenuti minori e studenti realizzano cortometraggio

 

Adnkronos, 23 giugno 2004

 

"Tutta l’acqua del pianeta Smart". Questo il titolo del cortometraggio nato dalla collaborazione tra i ragazzi reclusi nel carcere minorile catanese di Bicocca ed un gruppo di studenti delle scuole superiori, inserito all’interno di "Percorsi d’acqua" la rassegna nazionale di video, installazioni ed attività espressive, organizzata dal centro provinciale di promozione della cultura, dell’infanzia e dell’adolescenza, istituito nel febbraio scorso dall’assessorato provinciale alle Politiche sociali e del centro Kerè.

Il corto, assieme allo spettacolo teatrale ispirato all’antica canzone "O guerracino", verranno presentati, si legge in una nota, giovedì 24 giugno presso l’istituto penale di Bicocca. ‘‘Grazie a questo progetto - ha detto l’assessore provinciale Francesco Seminara - è stato possibile l’incontro e il confronto fra i giovani reclusi e gli studenti di alcune scuole catanesi, che ha rappresentato un momento di grande stimolo per gli uni e di crescita e sensibilizzazione per gli altri", ha concluso.

Bari: Cpt in costruzione, no del coordinatore regionale Cgil

 

Gazzetta del Sud, 22 giugno 2004

 

Nel contesto di una rivisitazione dei meccanismi d’ingresso sia di asilo che di lavoro, occorre superare l’esperienza negativa dei Ctp (Centri di permanenza temporanea) che sono ormai semplicemente e drammaticamente luoghi di detenzione e di sospensione dei più fondamentali diritti umani senza avere nessuna efficacia per la gestione delle identificazioni e dei rimpatri.

Lo studio fatto da Medici Senza Frontiere ha ormai disvelato questa verità inoppugnabile. È posizione di buon senso prendere una pausa di riflessione e non procedere alla costituzione di nuovi Cpt per approfondire un confronto teso al loro superamento. L’attuale gestione dei Cpt non risponde ai requisiti che erano ritenuti fondamentali nel quadro di un corretto funzionamento della legge Turco - Napolitano.

I Cpt nell’impostazione originaria della legge quandro dovevano essere: residuali - e cioè ultimo strumento per l’espulsione e non passaggio "normale", ad es. dal carcere; efficaci - preliminarmente erano necessari gli accordi di riammissione con gli Stati d’origine degli espellendi, altrimenti non bastavano né 30 giorni né 60 per effettuare l’espulsione senza questa collaborazione; efficienti - e non costare all’erario e per di più senza risultato; garantisti - diritti fondamentali e i diritti della persona che non ha commesso reato (l’immigrazione irregolare è illecito amministrativo) devono essere tutelati. Nell’attuale situazione il detenuto ha più diritto degli "ospiti" del Cpt.

Se si ridisegna tutto il percorso dell’immigrazione, riducendo l’area della irregolarità, è possibile un’alternativa concreta all’istituto del Cpt, perché nel nostro ordinamento è previsto il cosiddetto trattenimento amministrativo di 4 giorni dal comma 3 dell’art. 13 della Costituzione. Occorre invece ed inoltre, al posto dei Cpt, inserire e strutturare una rete di Centri d’accoglienza qualificati sotto la giurisdizione degli Enti Locali, come luoghi d’informazione, formazione, assistenza psico -socio - sanitaria, mediazione culturale e tutela legale, con personale civile specializzato.

Luoghi aperti, democratici, di vita sociale, collegati alla rete vasta di servizi all’immigrazione pubblici e convenzionati, collegati ad un circuito di residenze-Ostelli che potrebbero rappresentare un’offerta abitativa agevolata. A questo fine potrebbe essere utilizzata una parte delle strutture edilizie militari in disuso. L’immigrato, affrancato dalla clandestinità e dal circuito illegale dei flussi clandestini, avrebbe anche le risorse per pagare questi servizi nei 6 - 12 mesi che gli servono per inserirsi nel mercato del lavoro.

Questa organizzazione, questo percorso legale di inserimento, rappresenterebbe davvero un colpo al fenomeno della clandestinità ed al mercato speculativo degli alloggi in nero. È su questa base che il direttivo della Cgil Puglia esprime la più ferma contrarietà alla costituzione del nuovo Centro previsto nel quartiere San Paolo a Bari.

Udine: Polizia Penitenziaria, servono cinquanta nuovi agenti

 

Il Gazzettino, 22 giugno 2004

 

Cinquanta nuovi agenti della polizia penitenziaria in Friuli Venezia Giulia. È la richiesta che Donato Capece segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo della polizia penitenziaria) intende rivolgere al provveditore Felice Bocchino per superare le carenze di organico che riguarda gli istituti di pena del Friuli Venezia Giulia. La richiesta di Capece è giunta a conclusione della visita che ha compiuto alle carceri di via Spalato a Udine dove ha incontrato i quadri del sindacato e il direttore dell’istituto penitenziario dottor Francesco Macrì.

Capece ha messo al vertice dei problemi quello relativo alla mancanza di personale che investe tutti e cinque gli istituti di pena del Friuli Venezia Giulia. Secondo Capece la situazione di difficoltà si è determinata anche a causa del fatto che diverse unità di polizia penitenziaria sono state distaccate in altre regioni.

"Il Sappe - ha detto tra l’altro Donato Capece a conclusione della sua visita in Friuli - intende denunciare al provveditore Felice Bocchino il mancato pagamento al personale di polizia che opera in Friuli Venezia Giulia delle indennità di lavoro straordinario relative ai mesi di novembre e di dicembre dello scorso anno, spettanze che a distanza di sei mesi gli agenti non hanno ancora percepito".

Nell’occasione Vito Gesualdi, segretario regionale del Sappe ha sottolineato come nonostante la carenza degli organici, si continui a utilizzare la polizia penitenziaria per incombenze non istituzionali. In questa maniera - ha sostenuto Gesualdi si distolgono uomini dal servizio di sorveglianza e da altri compiti delegati ai "baschi azzurri" per la sicurezza degli istituti.

 

 

Precedente Home Su Successiva