Rassegna stampa 17 giugno

 

Giovanni Tinebra: puntare su sicurezza e recupero sociale

 

Il Messaggero, 17 giugno 2004

 

Vincere l'imbarbarimento della società: è questo l'alto compito al quale il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha esortato gli agenti della polizia penitenziaria, parlando ieri ai reparti schierati all'interno delle Terme di Caracalla per l'annuale festa del corpo. Il Guardasigilli ha sottolineato che "al male non si risponde con il male, vincendo così l'imbarbarimento della società". Il ministro ha poi invitato a "non trascurare la formazione: per tracciare percorsi di redenzione occorrono nuove conoscenze e competenze che voi, in quanto educatori, siete chiamati ad acquisire" perché "educare è un'arte e come tale va appresa".

In tal senso, Castelli ha invitato gli agenti penitenziari a "sostenere con l'esempio, con il dialogo, con la risposta alle domande, chi vi è vicino e ha sbagliato. C’è uno spiraglio di umanità anche nel criminale incallito. Voi siete chiamati a stare accanto a chi ha imboccato un cammino errato, indicando qual è la strada giusta da percorrere. Creare persone motivate al reinserimento, far nascere nei detenuti la voglia di riscatto: a questo siete chiamati ogni giorno, perché il vostro lavoro non diventi routine".
Sulla stessa lunghezza d’onda del ministro anche Giovanni Tinebra, il capo del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria). Che ha sottolineato davanti alla polizia penitenziaria: "Occorre un carcere sicuro, che offra opportunità reali di reinserimento sociale, e un carcere che contribuisce ad elevare i livelli di sicurezza del Paese, perché la criminalità si combatte attraverso strumenti democratici indicati nella nostra Costituzione". Non è tutto. "L'attività svolta dalla polizia penitenziaria - ha spiegato Tinebra - garantisce la legalità e le condizioni di sicurezza degli istituti penitenziari, affinché siano attivati gli interventi rieducativi a favore dei condannati. È un lavoro che la polizia penitenziaria svolge con spirito di abnegazione".
Presenti alla consegna delle onorificenze, da parte del presidente del Senato Marcello Pera - che ha sostituito il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, costretto per motivi di salute a rinunciare all'impegno - anche il vice premier, Gianfranco Fini, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il capo della Polizia, Gianni De Gennaro, il questore di Roma, Nicola Cavaliere, e il prefetto, Achille Serra. A rendere gli onori al presidente del Senato, il reparto di polizia penitenziaria. Che si è schierato con la bandiera del Corpo e la banda musicale. In giornata, per l'occasione, al ministero della Giustizia era stata presentata una nuova emissione filatelica.

Livio Ferrari: tanti volontari non bastano, le carceri scoppiano

 

Comunicato Stampa

 

Domani, 18 giugno, si terrà a Roma la presentazione della "Terza rilevazione nazionale sul volontariato penitenziario" intitolata "Volontari in carcere: quanti, dove e perché", prodotta dalla Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

L’incontro, che inizierà alle ore 11.45 alla Sala Grande dell’Hotel Bologna (Senato) in via Santa Chiara, vedrà la presenza dei garanti per i diritti dei detenuti del Comune di Roma, Luigi Manconi, e della Regione Lazio, Angiolo Marroni; del vice capo del Dap Emilio Di Somma e del presidente della Conferenza Livio Ferrari. La relazione sulla ricerca sarà tenuta da Renato Frisanco responsabile del settore studi e ricerche della Fivol. A coordinare i lavori ci sarà la giornalista di Repubblica Claudia Fusani.

"Una presenza ancora più numerosa dell’anno precedente è uno dei dati positivi - ha rilevato il presidente Livio Ferrari - che fa da contraltare agli ancora troppi istituti chiusi alla presenza del volontariato e del territorio.

"Ma quello che più è drammatico, nonostante le migliaia di volontari - sottolinea Ferrari - è il sovraffollamento che con l’arrivo del caldo dell’estate crea l’emergenza in quanto le celle diventano invivibili sia dal punto di vista umano e soprattutto igienico".

"I volontari - conclude il presidente Ferrari - chiedono delle scelte urgenti per ridurre la presenza dei detenuti nelle carceri italiane da parte del Ministero della Giustizia, un segnale che superi le inutili e sterili chiacchiere finora uscite da Via Arenula, per un’emergenza che tutti i giorni vive il personale dell’amministrazione penitenziaria assieme ai detenuti".

Firenze: a Sollicciano i detenuti annullano sciopero della fame

 

Ufficio Stampa di Ristretti Orizzonti, 17 giugno 2004

 

Lo sciopero della fame, annunciato nei giorni scorsi dai detenuti della Sezione di "Alta Sicurezza" di Sollicciano, è stato annullato dopo un incontro dei detenuti stessi con il Comandante e il Direttore dell’Istituto.

La notizia arriva dalla direzione del carcere ed è confermata anche dal Garante dei diritti delle persone private della liberà personale per il Comune di Firenze, Franco Corleone, che giovedì scorso ha visitato il carcere fiorentino ed ha incontrato un gruppo di detenuti.

Paolo Cento: Osservatorio su condizioni vita in carcere Bologna

 

Ansa, 16 giugno 2004

 

"Occorre istituire un Osservatorio sulle condizioni di vita all’interno del penitenziario di Bologna". È quanto ha chiesto il deputato bolognese dei Verdi, Paolo Cento, vicepresidente della commissione Giustizia di Montecitorio, in un’interrogazione al ministro Castelli nella quale chiede che "sia fatta piena luce su questa tragica morte all’interno del carcere Dozza di Bologna, dove l’uomo scontava una pena lieve e godeva di permessi premio, tutte circostanze che contraddicono la decisione di un gesto così estremo". Il deputato del centrosinistra chiede al Guardasigilli di fare luce dato che "nel giro di una settimana sono due le persone detenute che si sono tolte la vita nel carcere bolognese".

Stefano Anastasia: cinque morti in 7 giorni nelle carceri italiane

 

Redattore Sociale, 17 giugno 2004

 

Cinque morti in sette giorni nelle carceri italiane. Un "dato allarmante, che richiede una risposta" secondo Stefano Anastasia, presidente dell’associazione Antigone.

"È impressionante la sequenza di morti in soli sette giorni nelle prigioni italiane. - ha dichiarato - Un triste elenco di fatti gravissimi accaduti a partire dall’8 giugno: a Bologna, dove una detenuta bosniaca si sarebbe impiccata nel bagno della propria cella; a Siracusa dove un detenuto si sarebbe anche lui impiccato cella usando una maglia; a Brescia dove si sarebbe suicidato un detenuto palestinese di 25 anni; a Lanciano dove per cause non note sarebbe morto un detenuto di 36 anni; a Carinola dove un detenuto sarebbe morto a causa di un malore".

Secondo l’associazione si tratta di un "segnale evidente di uno stato di malessere diffuso e di condizioni di vita nelle galere al limite della tollerabilità". "Per ognuno di questi morti va data una spiegazione ai familiari e alla collettività, vanno individuate eventuali responsabilità. - continua Anastasia - Siamo solo all’inizio dei mesi tradizionalmente più caldi e difficili negli istituti di pena e pertanto ci auguriamo che si faccia tutto il possibile per alleviare le condizioni quotidiane di vita nelle carceri."

Bologna: detenuto si suicida al rientro da permesso premio

 

Emilia Net, 17 giugno 2004

 

Tra poco avrebbe ottenuto la semilibertà e già, oltre a godere di numerosi permessi, viveva nella sezione a celle aperte. Inoltre, molto presto avrebbe anche finito di scontare i quattro di anni di carcere che gli erano stati inflitti per un cumulo di pena.

Ma l’uomo, originario della Lombardia, 36 anni, noto per rapina e furto, si è inspiegabilmente tolto la vita sabato sera - ma la notizia è stata resa nota ieri - nella sua cella del carcere Dozza di Bologna.

L’uomo, che era tornato in carcere due giorni prima al termine di un permesso premio, si è impiccato alle sbarre della finestra della sua cella utilizzando un k-way. A scoprire il cadavere è stato un agente di polizia penitenziaria, che solo venti minuti prima era passato davanti alla cella e aveva visto il detenuto ancora in vita.

Nel giro di una settimana sono due le persone detenute che si sono tolte la vita nel carcere bolognese. Domenica 6 giugno, poco dopo mezzogiorno, si era impiccata una nomade di 40 anni di origine bosniaca. La donna era finita in manette due giorni prima quando i carabinieri della stazione Corticella l’avevano prelevata dal campo-nomadi di via Peglion, dove già si trovava agli arresti domiciliari, in esecuzione di un provvedimento della magistratura di Firenze. La nomade avrebbe dovuto scontare in carcere un cumulo di pena per furto, rapina e altri reati contro il patrimonio.

Katia Zanotti (DS): nessuno resti indifferente ai suicidi di Bologna

 

Adnkronos, 17 giugno 2004

 

"Il doppio suicidio avvenuto in pochi giorni dentro il carcere della Dozza si colloca in questo scenario drammatico a cui il governo risponde con la riduzione dei fondi, con il taglio all’assistenza sanitaria e con l’irresponsabile idea di risolvere i problemi costruendo altre carceri".

A lanciare l’allarme, dopo i tragici fatti di cronaca che hanno coinvolto il Dalla Dozza di Bologna È il deputato diessino Katia Zanotti, che ricorda in una nota di aver più volte visitato il carcere e rilevato lo stesso livello di sovraffollamento (il doppio dei detenuti rispetto alla capienza), carenze igienico - sanitarie, casi di Tbc e altre malattie, sottodimensionamento degli organici di tutti gli altri istituti penitenziari italiani.

Ma per Zanotti "una città come Bologna non può assistere silente e indifferente . Ritengo che sia compito delle istituzioni, della politica e della società civile assumere la questione carceraria come questione di civiltà per fare diventare il carcere a Bologna non luogo segregato ed escluso, ma un luogo incluso nella politica e nelle politiche". "In questa direzione - conclude Zanotti - va di certo l’istituzione del Garante per i diritti delle persone private della libertà, che andrà al più presto resa operativa".

De Simone (PRC): ministro intervenga per prevenire altre morti

 

Adnkronos, 17 giugno 2004

 

"La notizia del secondo suicidio in una settimana all’interno della casa circondariale della Dozza pone l’evidenza sulle condizioni di vita intollerabile all’interno di quel carcere". Lo ha detto in un comunicato l’onorevole bolognese del Prc, Titti de Simone, che sull’episodio ha già presentato un’interrogazione al ministro Castelli "per sapere come intende procedere per fare luce su quanto sta accadendo all’interno del carcere di Bologna e quali provvedimenti intenda prendere in base a questo dato allarmante per alleviare le condizioni quotidiane di vita e prevenire altre morti". L’onorevole ha annunciato che venerdì sarà alla Dozza per un’ispezione.

Padova: 18 giugno, iniziativa contro i CPT davanti al Municipio

 

Comunicato Stampa

 

I CPT sono stati istituiti in Italia nel 1998, in pieno governo di centro-sinistra, dalla legge Turco - Napolitano, che prevedeva la creazione di luoghi di detenzione per gli immigrati trovati in condizioni amministrative irregolari sul territorio italiano, motivati dalla necessità di procedere ad accertamenti supplementari sull’identità o nazionalità degli stranieri; questa legge ha introdotto in pratica una limitazione della libertà dell’individuo anche nel caso in cui non sussistano reati penali commessi.

È stato in pratica creato un diritto separato per lo straniero, per cui essere un immigrato non in regola equivale ad essere un soggetto da tenere in custodia, quindi applicando una misura del codice penale per un semplice caso amministrativo: non possedere un permesso di soggiorno.

In base alla convenzione europea di Schengen, gli stati hanno la facoltà di arrestare e detenere gli stranieri per impedirgli l’ingresso nei nostri paesi o per trattenerli in attesa dell’espulsione.

I CPT sono gabbie per uomini e donne colpevoli solo di esistere, nuovi lager per immigrati. Persone che non hanno commesso alcun reato, giudicate colpevoli di aver varcato dei confini, di lavorare in nero,di non essere stati regolarizzati dai datori di lavoro, di aver perso il lavoro e di non averne trovato un altro.

Nonostante la falsità del nome, che ha fatto si che se ne parlasse in termini di accoglienza, i Centri di Permanenza Temporanea non sono altro che luoghi di detenzione, militarizzati, muniti di sbarre, filo spinato e cancelli altissimi, con polizia e carabinieri addetti alla "sorveglianza", che costringono a vivere una condizione di umiliazione, esclusione e marginalità.

I CPT sono luoghi chiusi e ristretti, nei quali non è previsto per i "detenuti" alcun contatto con l’esterno, in cui gli immigrati di regola non hanno la possibilità di conoscere i loro diritti (ammesso che ne abbiano ancora), né di avere a disposizione interpreti che possano aiutarli a capire la loro situazione e come poterla risolvere. Chi si trova dietro le sbarre di un CPT non riesce a capirne i motivi né a trovare vie d’uscita.

Da anni in molte città d’Italia si sono succedute iniziative per la loro chiusura, per denunciarne la incostituzionalità, le pessime condizioni igienico - sanitarie, anche gli squallidi interessi economici di alcune associazioni che ottengono gli appalti di gestione offrendo servizi minimi e fatiscenti. Il 18 giugno è il giorno in cui verranno organizzate iniziative per tale scopo in molte città d’Italia.

Anche noi, a Padova, saremo presenti venerdì 18 giugno alle ore 11, davanti al Comune (Palazzo Moroni), con cartelloni, striscioni, volantini, rinchiusi in una gabbia reale e simbolica: per chiedere la chiusura dei CPT esistenti (circa 15) e per sollecitare una dichiarazione pubblica da parte del nuovo sindaco Zanonato, per un impegno a non allestirne a Padova.

Ricordiamo che in questi anni esponenti locali e nazionali del centro-destra al potere, si sono impegnati a più riprese per avere finanziamenti dallo stato e per individuare una area consona per allestire anche qui da noi finalmente un CPT e che anche qualche esponente del centro sinistra sul "bisogno di sicurezza e di freno all’immigrazione" ha auspicato il CPT. Non vorremmo mai che la sinistra ci facesse digerire quello che la destra non è riuscita.

 

Primi firmatari

 

Beati costruttori di Pace

Associazione per la Pace

Missionari Comboniani - GIM

Comitato Scuola e Costituzione

Coordinamento Genitori democratici

Razzismo stop

Donne in Nero

Rete Lilliput

Milano: persone in gabbia, 19 giugno contro i CPT

 

Social Press, 17 giugno 2004

 

Presidio-manifestazione a sostegno dell’appello dei Padri Comboniani per la chiusura dei centri di detenzione. Il 19 giugno è la Giornata Nazionale contro i CPT, indetta dai Padri Comboniani, cui hanno aderito diverse associazioni. I CPT sono carceri con mura di cinta, filo spinato, cancelli, poliziotti e croce rossa militare. I CPT sono le nuove frontiere delle nostre città, dove circolano liberamente mercidenaro e flussi finanziari ma non gli esseri umani. "I Cpt vanno chiusi perché luoghi della vergogna."

Milano si mobilita per disconoscere da sé questi nuovi strumenti di segregazione umana, sociale, culturale: per chiudere il CPT di Via Corelli. I Padri Comboniani ci invitano ad aderire al loro appello: noi siamo qui, in nave. Non è una nave qualsiasi, è il battello F 114 affondato la notte di Natale del 1996. A bordo c’erano circa 300 persone, uomini, donne e bambini di varie nazionalità. Si tratta di una nave fantasma, o almeno tale è rimasta finchè non è stata individuata nel mare di Sicilia. Il Movimento l’ha recuperata e la porta a Milano. La nostra Nave è la nave dei Diritti: dei Diritti negati, dei Diritti annegati troppe volte insieme ai migranti. Ma è anche la nave dei Diritti che rivendichiamo per ogni cittadino del Mondo senza distinzione alcuna: il Diritto a "navigare" per il Mondo, percorrerlo in lungo e in largo, il più elementare e universale diritto a vivere una vita degna in un luogo liberamente scelto.

 

Concentramento per la manifestazione ore 17 Piazza S. Babila

 

Prime adesioni: ARCI Milano, CASA LOCA, Filef, Mondo Bongo (libreria migrante), NAGA, Ass. 3 Febbraio, CS Leoncavallo, Todo Cambia Fiom Milano, Basta Guerra, PRC, SinCobas, Gruppo No CPT, Coord. Bicocca per la Pace, Ass. Dimensioni Diverse, Giovani Comunisti, Associazione culturale Cilena, Social Forum Zona 4, ARCI Metromondo, ARCI Cicco Simonetta, P.d.C.I, Verdi Lombardia, CGIL Lavoro e Società

Urbino: convegno "Voci sul carcere, voci dal carcere"

 

Il Messaggero, 17 giugno 2004

 

Il 18 e il 19 giugno si terrà all’Università di Urbino un convegno sul carcere dal titolo "Voci sul carcere, voci dal carcere", organizzato dalla Cattedra di Psicologia Giuridica della Prof. Daniela Pajardi.

Il carcere è una realtà allo stesso tempo poco e molto presente nel dibattito sociale e scientifico. Poco presente per le sue problematiche umane, professionali e organizzative quotidiane, molto presente per le situazioni eclatanti e gravi che svegliano l’opinione pubblica, politica e sociale e aprono improvvisi, e talvolta improvvisati, dibattiti su questa realtà.

La psicologia è una delle discipline che si occupano scientificamente e professionalmente di questa realtà, attraverso il ruolo degli psicologi penitenziari, i cosiddetti esperti ex art. 80. Non è certo sola né sola può operare e cercare di spiegare una realtà tanto complessa. Quest’anno è stato attivato all’Università di Urbino il 1° Corso di Perfezionamento Universitario in Psicologia Penitenziaria rivolto, con diverse e specifiche finalità formative, a psicologi e operatori.

A conclusione di questa esperienza si è pensato di organizzare un momento di riflessione e di discussione aperto all’esterno del Corso, rivolto ad altri operatori del mondo del carcere, a coloro che vorrebbero cominciare ad occuparsi professionalmente di questo tema, a tutti coloro, professionisti di varie discipline e studenti in formazione, che vorrebbero conoscere meglio questa realtà.

In questi due giorni daranno il loro contributo figure professionali di diverse discipline, appartenenti al mondo accademico ed al mondo del carcere. Interverranno con la loro esperienza anche alcuni psicologi e operatori che hanno partecipato al Corso di Perfezionamento. Non potevano restare esclusi da questo dibattito coloro che vivono nel carcere: i detenuti. La loro voce verrà portata attraverso due rappresentazioni teatrali al Teatro Sanzio di Urbino (che saranno aperte anche al pubblico) e attraverso la testimonianza di alcuni di loro che partecipano ad esperienze di giornalismo in carcere.

Castelli: un francobollo per la Polizia Penitenziaria

 

La Padania, 17 giugno 2004

 

Un agente della Polizia penitenziaria in primo piano e, sul fondo, una porta dalla quale entrano i raggi del sole: un "messaggio di speranza" a simboleggiare "l’incontro" tra la città "interna", cioè il carcere, e quella esterna.

È il francobollo che le Poste italiane hanno emesso per la festa della polizia penitenziaria e che è stato presentato in una conferenza stampa dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, e da quello delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri.

Il francobollo ordinario - ne saranno emessi tre milioni e mezzo - fa parte della serie dedicata alle Istituzioni. Tra questi, ovviamente, anche il corpo della polizia penitenziaria che, ha detto Castelli, "è un po’ trascurato dall’opinione pubblica. Quella di oggi quindi, è un’iniziativa particolarmente importante".

Ragusa: progetto di "ricreazione culturale ed intellettuale"

 

La Sicilia, 17 giugno 2004

 

Resta immutata l’attenzione dell’assessorato ai Servizi sociali della Provincia regionale di Ragusa nei confronti dei detenuti della Casa circondariale di contrada Pendente, nel capoluogo ibleo. L’ultima iniziativa, in ordine di tempo, riguarda un progetto di ricreazione culturale ed intellettuale affidato ad una associazione culturale.

La proposta del progetto in questione è arrivata all’ente direttamente dal direttore del carcere, il dott. Aldo Tiralongo, ed è stata immediatamente sposata dall’assessore ai Servizi sociali, Concetta Vindigni.

"Abbiamo ritenuta valida la proposta - sostiene l’assessore Vindigni - tant’è che ci siamo dati subito da fare nel tentativo di concretizzarla, facendola diventare un progetto sostenuto dal nostro ente. E del resto, per quanto riguarda i detenuti, possiamo dire che la Provincia regionale, negli ultimi mesi, ha dedicato loro una particolare attenzione, consapevoli dell’attività di sostegno che occorre fornire a queste persone nella maniera più adeguata possibile".

E del resto, alcune risposte positive, in tal senso, erano già arrivate con la giornata di solidarietà che l’assessorato provinciale aveva organizzato alla fine dello scorso mese di dicembre, con una partita di calcio a cinque tra detenuti e arbitri dell’Aia di Ragusa che avevano proposto l’iniziativa. "Proprio facendo riferimento allo spirito di quella partita - prosegue l’assessore Vindigni - alla quale, in maniera molto simpatica, avevo dato il via con il calcio d’inizio, stiamo proseguendo nell’attività tendente ad organizzare attività ricreative e culturali per i detenuti non solo della casa circondariale di Ragusa ma anche per quella di Modica".

Ma come trascorre il tempo all’interno della casa circondariale di contrada Pendente? Esiste una sorta di griglia che modula la giornata del detenuto. Gli orari per il passeggio nei cortili interni vanno dalle 8.30 alle 11.30 e, nel primo pomeriggio, dalle 13.30 alle 15.30.

I detenuti ammessi alle attività lavorative interne alla struttura escono di cella per espletare i propri compiti (faccende domestiche, pulizia, cucina, facchinaggio, falegnameria e officina all’interno di laboratori appositi). La mattina c’è anche chi va a scuola (sempre, ovviamente, all’interno del carcere) approfittando della collaborazione intrapresa con alcuni docenti di alcune realtà scolastiche presenti nel nostro territorio.

Bollate: detenuti produttori di ortaggi biologici

 

Redattore Sociale, 24 giugno 2004

 

I detenuti del carcere di Bollate (Mi) diventano produttori dei Gruppi di acquisto solidale di Milano: così patate, zucchine, finocchi coltivati dai reclusi dell’istituto finiranno presto sulle mense dei milanesi più attenti alla qualità biologica e sociale dei prodotti alimentari.

L’idea è della cooperativa sociale "Cento venti", nata nel 2003 a Bollate e composta da alcuni soci esterni e cinque soci detenuti. "300 metri quadrati di terra che, entro l’anno, dovrebbero diventare almeno 1.500 - racconta Michele Segreto, biologo e presidente di Cento Venti -.

In questo modo a dicembre, se tutto va bene, i detenuti lavoratori potrebbero passare da 5 a 14". Nei giorni scorsi la cooperativa Cento Venti ha lanciato un appello sulle mailing list dei Gruppi di acquisto solidale, proponendosi come produttore equo: "La risposta è stata positiva - racconta Segreto -, abbiamo già ricevuto le prime ordinazioni.

D’altra parte i nostri prodotti, pur non avendo ancora alcun marchio di certificazione, di fatto sono biologici: nessun antiparassitario, nessun ormone. Al momento forniamo gli ortaggi ad un paio di ristoranti amici e a detenuti e agenti che vogliano acquistarne per uso personale.

Però la vendita interna all’istituto non basta al sostentamento della cooperativa". Ogni detenuto lavoratore di "Cento venti" guadagna 530 euro mensili, cifra equivalente alla "mercede" carceraria, ovvero allo stipendio che spetta ai reclusi per i lavori interni.

"Abbiamo scelto insieme questa cifra anche per una questione di giustizia nei confronti degli altri detenuti che non lavorano in cooperativa", spiega Segreto. Info. coop. sociale "Cento venti", presidente Michele Segreto, cell. 335.6634473, e-mail: coopcentoventi@libero.it

Milano: a San Vittore l’evasione è in musica

 

Corriere della Sera, 17 giugno 2004

 

Cantare è un po’ come fuggire. Con lo spirito, per carità. I penitenziari della città si aprono alle sette note con due iniziative. Nel carcere di San Vittore , alle 15 si svolge la finale del concorso "Evasioni in Musica". Alle selezioni hanno partecipato un centinaio di detenuti, perlopiù italiani, anche se non sono mancati gli stranieri (e alcuni davvero bravi, diplomati al Conservatorio). I concorrenti si sono cimentati in diverse sezioni (poesia, leggera, lirica). L’evento è a inviti, ma a ottobre tutti potranno ascoltare i vincitori, durante la Serata di Gala al Circolo della Stampa (info allo 02.438521).

Al penitenziario di Bollate, alle 20, in scena invece il "cantante a domicilio", il napoletano Canio Loguercio che, dopo essersi esibito in gallerie d’arte, chiese e appartamenti privati, ora si confronta anche con la dimensione della prigione. L’ingresso è ad esaurimento posti, info allo 02.38.20.16.17. Altrimenti l’appuntamento è rinviato al giorno successivo, quando Loguercio si esibirà alla Villa Pallavicini, via Meucci 3, Milano, ore 22, ingresso libero.

 

 

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