Dipingere la libertà

 

Dipingere la libertà: arte nel carcere minorile di Treviso

 

Fino a giugno un laboratorio creativo aiuterà i ragazzi a liberare la propria fantasia e a scoprire nuove forme di comunicazione

 

Redattore sociale, 1 aprile 2004

 

"Dipingere la libertà", potrebbe essere questo il titolo del laboratorio creativo attivato per il secondo anno consecutivo dal carcere minorile insieme allo sportello giustizia del Centro di servizio per il volontariato di Treviso. L’iniziativa è partita a settembre e si concluderà a giugno, prevedendo oltre 100 ore di lezione, distribuite in incontri settimanali di 3-4 ore ciascuno, affidate all’esperienza e alla competenza della Modern Art Agency, un’associazione di volontariato che si propone di "scoprire talenti artistici ovunque si annidino", come sottolinea il professor Carlo Fontana che guida i ragazzi nel percorso formativo.

Già la prima edizione del corso aveva portato a buoni risultati, grazie ad un programma di lavoro che prevedeva lo svolgimento di un corso base di pittura, dal segno al disegno, dal colore all’apprendimento delle diverse tecniche pittoriche. Quest’anno l’esperienza si ripete potenziando soprattutto il coordinamento con le altre attività didattiche e di scolarizzazione che coinvolgono gli ospiti della struttura ed affiancando alle nozioni tecniche, cenni di storia dell’arte contemporanea. 

"Lo strumento del disegno ad esempio – spiega il professor Fontana – ci ha permesso di passare dalla parola scritta all’oggetto raffigurato, creando un vero e proprio "abbecedario" e fornendo nuovi strumenti di comunicazione e di apprendimento della lingua italiana. La maggior parte degli ospiti del minorile infatti è straniera e parla l’italiano con difficoltà. "Con questa incursione nei territori dell’emarginazione e del disagio giovanile – spiega Fontana – ci proponiamo inoltre di portare all’interno del carcere quel pizzico di serenità e di gioia che la creatività può dare".

Un’altra grande novità è rappresentata dall’ampio uso delle tecnologie e della multimedialità: gli studi di anatomia ad esempio sono stati accompagnati da esperimenti con la scannerizzazione delle immagini, la loro stampa e poi la riproduzione pittorica.

La stessa formula del laboratorio si è rivelata vincente, non solo per favorire la socializzazione e l’integrazione tra ragazzi con problematiche diverse, ma anche per sovvertire la logica dominante della struttura carceraria: quella della forza e della sopraffazione. La creatività infatti ha consentito un lavoro di gruppo spersonalizzato (anche se un gruppo in continuo mutamento visto la permanenza media nel carcere di appena un mese di ogni ragazzo), ma allo stesso tempo in grado di esprimere le individualità di ciascuno.  

Il progetto rientra nell’ambito delle iniziative frutto di un protocollo d’intesa sottoscritto nel novembre 2003 tra Centro di Servizio e carcere minorile per promuovere il volontariato all’interno del carcere e sensibilizzare la cittadinanza sui temi della devianza. Il centro di Servizio di Treviso ha inoltre attivato uno Sportello giustizia e volontariato con l’obiettivo di creare rete tra amministrazioni, associazioni, servizi sociali impegnati sul fronte del carcere.

 

 

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