Luigi Manconi

 

Intervista con luigi manconi

di Raffaele Indolfi

 

Il Mattino, 2 aprile 2004

 

Attaccano il carcere perché vogliono liberare gli anarchici detenuti. A sostenerlo è Luigi Manconi, sociologo, già parlamentare del centrosinistra, oggi presidente di "A buon diritto, Associazione per la libertà".

 

Professor Manconi, sono degli anarco-insurrezionalisti le "video bombe" di Roma?

"Se fosse loro la paternità, non si tratta di un nuovo fronte, ma al contrario del principale terreno di lotta coltivato da quell’area che il ministero dell’interno definice anarco-insurrezionalista. Gli anarco-insurrezionalisti, infatti, nascono in Italia, Spagna, Grecia e Francia e altri paesi, come coordinamento di gruppi che si battono per la liberazione di anarchici detenuti, in particolare quelli sottoposti a regime speciale in Spagna. Quindi, l’attenzione nei confronti delle carceri è addirittura prioritaria, anche con riferimento - penso all’Italia - ad alcuni anarchici detenuti, indicati come responsabili di attentati definiti ecoterroristi".

 

Perché per il terrorismo è prioritario il carcere?

"Intanto, sia chiaro, è prioritario non per il terrorismo italiano nel suo insieme, ma per quella componente denominata anarco-insurrezionalista. Il carcere costituisce per il filone culturale e politico al quale questi gruppi dicono di ispirarsi, cioè quello anarchico-liberatario, un tradizionale campo di conflitto e anche di proselitismo. L’anarchismo, quello storico, a differenza del marxismo, guardava con grande attenzione al sottoproletariato, cioè a quegli strati popolari illegali o semi-illegali. In più il carcere è un’istituzione totale, ovvero una macchina di controllo e di disciplinamento del corpo e delle identità. E, infine, una sede di radicale antagonismo nei confronti dello Stato e delle sue istituzioni. Tutto ciò spiega la concentrazione sul carcere degli anarco-insurrezionalisti. In più questi gruppi sono mossi da un forte sentimento di solidarietà comunitaria. Dunque vivono la detenzione di un loro compagno come ferita non rimarginabile. Ciò significa che, fino a quando vi saranno militanti detenuti, è prevedibile che vi sarà violenza anti-istituzionale focalizzata in particolare contro il carcere, i suoi funzionari, i suoi operatori".

 

Dietro l’offensiva c’è un’alleanza con la malavita e la criminalità organizzata?

"Non si può escludere, ma finora non ci sono elementi per confermarlo. Ideologicamente, per i riferimenti che prima ho fatto all’attenzione nei confronti del sottoproletariato, l’ipotesi non va esclusa in assoluto. Però mi preme dire che, se questi attentati sono attribuibili agli anarco-insurrezionalisti, fa bene la Federazione anarchica italiana a protestare con sdegno la propria estraneità. Resta tuttavia il fatto che come il Pci non ha mai potuto impedire alle Brigate rosse di definirsi "comuniste", così la Federazione non può impedire a singoli o a gruppi di chiamarsi "anarchici", anche se la storia dell’anarchia è ben altra cosa rispetto alla truce macelleria di questi anarco-insurrezionalisti".

 

Attaccano il carcere, ma sono anche contro l’Europa: perché?

"Questi gruppi hanno un’idea paranoide dell’unificazione europea che vedono come un leviatano dispotico e liberticida; ritengono lo spazio giuridico europeo come un unico grande campo di concentramento, considerano gli organismi comunitari come altrettanti strumenti di persecuzione del dissenso. E, dunque, la loro idea di globalizzazione è cupamente oppressiva. E la loro mobilitazione europea, di conseguenza, è contro gli strumenti, le istituzioni e gli uomini dell’ordinamento giuridico".

 

 

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