Portatemi in carcere

 

Non ho casa, portatemi in carcere

 

 

Corriere della Sera, 19 aprile 2004

 

Respinto dalla moglie e dai genitori, nell’ultima settimana il giovane ha dormito in auto. "Non ho casa, portatemi in carcere"

Sabato sera si è presentato dai carabinieri di Pieve Emanuele e ha chiesto di essere arrestato. "Ho violato l’obbligo di dimora che mi ha imposto il Tribunale. Ma non potevo fare altrimenti: non ho una casa dove stare. Per favore, riportatemi in carcere". Quando i militari lo hanno accontentato, ha tirato un sospiro di sollievo. Perché grazie a questa auto-denuncia per G.L., 30 anni di cui sei passati in cella per reati legati agli stupefacenti, è finita un’odissea.


Il giovane è uscito da San Vittore dieci mesi fa. Il Tribunale, però, non lo aveva ritenuto ancora in grado di riprendere una vita normale e gli aveva imposto altri 18 mesi agli arresti domiciliari. Per G.L. sono iniziati i problemi. Nella casa in cui viveva prima dell’arresto, a Pieve, non poteva tornare: la moglie ha infatti chiesto il divorzio. Per un po’ di tempo, l’ex detenuto ha trovato ospitalità dalla madre a Napoli.

Dopo qualche settimana, però, la donna gli ha chiesto di andarsene. Il giovane si è trasferito dal padre (i genitori sono separati), in provincia di Roma. È qui che il Tribunale aveva stabilito l’obbligo di dimora. Ma anche il genitore, a un certo punto, non ne ha voluto più sapere.
G.L. ha iniziato a girovagare da amici e parenti alla ricerca di un posto. Invano. Da Pasqua, viveva in auto nei parcheggi del Milanese. L’altra sera non ce l’ha fatta più e si è presentato dai carabinieri. Oggi sarà processato per violazione dell’obbligo di dimora. Dopo aver trascorso almeno due notti nella tranquillità di una cella.

Di lui si sono occupati la Caritas e il Centro Studi Teologici che, negli ultimi mesi, gli avevano anche trovato un lavoro a Milano. "Chiederò al Tribunale di rivedere la decisione sulle misure restrittive - dice il difensore, Gianluigi Sguazzi -. Il mio cliente ha sbagliato ma può riabilitarsi. Se non gli diamo una mano, come può farlo?"

Felice Mapelli, responsabile del Centro Studi Teologici spiega: "Lo Stato deve prestare più attenzione a chi esce dal carcere: il momento più difficile è affrontare la vita fuori dalle sbarre".

 

 

 

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