Rassegna stampa 19 agosto

 

Sulmona: suicidio sindaco, atti al Csm e carcere ispezionato

 

Agi, 19 agosto 2004

 

Per ordine del Comitato di Presidenza il Consiglio superiore della magistratura ha inoltrato "formale richiesta alla Procura generale de l’Aquila di una dettagliata informativa relativa alla tragica vicenda del sindaco di Roccaraso e ciò per eventuali provvedimenti che dovessero essere assunti nell’ambito delle prerogative istituzionali del Consiglio e nelle sedi competenti dello stesso".

È quanto informa il Csm attraverso una nota nella quale si sottolinea che "per ordine sempre del Comitato di presidenza è stato inoltre richiesto alla Procura generale di Campobasso un’informativa circa la pendenza di un procedimento penale a carico del Procuratore della repubblica di Sulmona". Stamattina sono stati celebrati i funerali di Camillo Valentini.

"Ho avuto modo di conoscere ed ho saputo apprezzarne la trasparenza, la disponibilità e l’amore per il suo paese. Un paese che deve dirgli grazie. Purtroppo la società cosiddetta civile attraverso incomprensibili alchimie lo ha ucciso". Così ha esordito nel corso dell’omelia funebre Don Antonio De Agapite, ricordando la figura e l’opera del sindaco di Roccaraso che si è suicidato lo scorso lunedì nel carcere di Sulmona (Aq).

In una chiesa gremita don Antonio ha lanciato un atto di accusa molto forte nei confronti di coloro che ritiene reponsabili della morte del sindaco di Roccaraso. "Vorremmo però - ha continuato - una risposta a questa tragedia; vorremmo sapere quanto fosse fondata l’inchiesta e quanto fosse necessario l’arresto". Domani, forse, arriverà qualche risposta. Un’ispezione ministeriale nel supercarcere di Sulmona comincerà domani.

Lo ha detto il magistrato applicato alla Procura di Sulmona, Romolo Como, al termine della riunione che si è svolta oggi negli uffici giudiziari. La riunione è servita a chiarire alcuni aspetti relativi al suicidio. I lacci per chiudere la busta di plastica intorno al collo e uccidersi, Camillo Valentini, li avrebbe sfilati dalle scarpe da tennis con cui è entrato lunedì scorso nel supercarcere. Ma i lacci delle scarpe vanno tolti ai detenuti instabili psicologicamente o depressi. Non è stato ancora chiarito se Valentini, il giorno in cui è finito in carcere, ha avuto l’incontro con lo psicologo che presta servizio nella struttura.

L’estate dei detenuti: in un mese, nove suicidi nelle celle

 

Corriere della Sera, 19 agosto 2004

 

Il primo capitolo del volume è intitolato "Morire di carcere". E descrive dettagliatamente come, solo nel mese di giugno del 2004, nove detenuti si sono tolti al vita negli istituti di reclusione e pena. Gli altri paragrafi raccontano come ci si ammala in carcere, con i tatuaggi e i rapporti sessuali non protetti che accelerano il contagio, e come si vive nelle celle buie e affollate. Solo Grecia, Ungheria e Bielorussia battono l’Italia in quanto a capienza non rispettata: 54.237 presenti contro una capienza "regolamentare" è di 41.324 posti e una "tollerabile", oltre la quale si va al punto di non ritorno, di 60.036 unità.

 

Il rapporto

 

Sono questi alcuni dei numeri terrificanti rilevati dall’associazione "Antigone" che a ottobre pubblicherà (editore Carocci) il "Terzo rapporto sulle condizioni di detenzione, curato da Beppe Mosconi e Claudio Sarzotti", che dopo un viaggio lungo oltre 200 pagine trae una conclusione allarmante: "Le carceri italiane presentano una quantità di situazioni che si pongono contro i principi di legalità previsti dall’Ordinamento penitenziario e dalla Costituzione. Il sovraffollamento, la generale mancata predisposizione di un servizio Nuovi giunti, il fatto che in molti istituti sia impossibile dare attuazione al regolamento...".

 

Suicidi

 

Il 6 giugno 2004 Bebika H., 38 anni, bosniaca, che doveva scontare un cumulo pena di 3 anni, si impicca nel carcere di Bologna con un lenzuolo: lascia sei figli. Il 7 giugno, Vincenzo D.R., originario di Afragola, ex collaboratore di giustizia condannato per associazione camorristica, si impicca in una cella del carcere di Siracusa con una maglia-casacca: da tempo soffriva di una grave crisi depressiva. L’11 giugno, Khaled, algerino, 25 anni, si uccide a Sollicciano, Firenze. Il 12 giugno, nel carcere di Bologna, un detenuto italiano di 36 anni, condannato a una pena lieve, si impicca con un k-way: era rientrato da un permesso premio quattro giorni prima.

Il 13 giugno 2004, i suicidi in carcere sono due: a Brescia, un cittadino palestinese arrestato con l’accusa di furto si impicca in cella; a Lanciano, Chieti, Tommaso B.. 36 anni, condannato per rapina, viene trovato morto con un giubbotto avvolto intorno al collo. Il 23 giugno, un detenuto agli arresti domiciliari a Livorno si uccide alla vigilia del processo che lo vedeva accusato dell’omicidio della moglie.

Il 28 giugno, nel carcere di Sulmona Francesco D.P., 58 anni, condannato all’ergastolo per reati di mafia, si impicca con le stringhe delle scarpe alla grata della sua cella: l’uomo muore durante il trasporto in ospedale, la procura apre un’inchiesta e dispone l’autopsia. Il 29 giugno, a Livorno, Domenico B., 50 anni, si impicca con la cintura dei pantaloni: ci aveva provato già tre giorni prima.

Un elenco intollerabile, quello stilato solo per il mese di giugno, cui vanno aggiunti due decessi per malattia e due per cause non accertate nelle carceri italiane. E anche quest’anno, si stima negli istituti di reclusione, i suicidi saranno circa 60 visto che nel primo semestre già se ne sono verificati 27.

Sono tanti i gesti estremi, disperati, concepiti e portati a termine nella solitudine di una cella di isolamento perlopiù nelle ore notturne. Ma sono tantissimi i passi di avvicinamento che nel linguaggio crudo della statistica penitenziaria si chiamano "atti di violenza auto diretti". Nel 2003, i gesti seri di autolesionismo, quelli per i quali si va in infermeria o addirittura in ospedale, sono stati 395, i tentati suicidi 31, gli scioperi della fame 279: "E a fronte di questa situazione il presidio di Guardia Medica è presente 24 ore su 24 in 27 istituti ed è presente solo in alcuni giorni e orari in 39 istituti". Troppo poco, se si pensa che in Italia sono aperte 204 carceri.

 

Malattie

 

In carcere è difficile curarsi, anzi il contagio è dietro l’angolo: "Uso promiscuo di rasoi e forbici, pratica del tatuaggio, scarsa igiene delle celle, scarsa aerazione delle celle, uso di droghe, rapporti sessuali non protetti". E gli effetti sono devastanti: solo nel 2003, i casi registrati di epatite C sono stati 2.176, 1.041 quelli di epatite B, 12 quelli di epatite A. La tubercolosi ha colpito 420 detenuti mentre casi di scabbia sono stati 267 e quasi il doppio, 593, quelli di dermofitosi. Altissima, la percentuale dei carcerati tossicodipendenti e in aumento anche quella dei sieropositivi. Non essendoci sezioni distinte, agenti e infermieri spesso non sono a conoscenza dello stato sierologico dei detenuti.

 

Le celle

 

Lo standard internazionale, che parla di 9 metri quadrati per detenuto, "non viene sempre rispettato". Finestre "poco luminose, servizi igienici senza parete divisoria, umidità, cattiva manutenzione, mancanza di aerazione" contribuiscono ad alimentare il malessere quotidiano. Ultima considerazione del Rapporto di Antigone: "Ci si chiede come un carcere che viola quotidianamente in maniera più o meno evidente i diritti dei detenuti (e degli operatori carcerari, ndr ) sanciti dalla normativa penitenziaria possa porsi come mezzo e luogo di rieducazione alla legalità".

Valentini: il carcere preventivo ha sostituito la tortura

 

Rai.it, 19 agosto 2004

 

Tutta Roccaraso si è stretta per l’ultima volta al suo sindaco Camillo Valentini, morto suicida nel carcere di Sulmona dopo essere stato arrestato con l’accusa di concussione. Il feretro, partito dalla sua abitazione nel centro del paese a pochi passi dal municipio, è stato accolto da un applauso, ripetuto anche all’uscita della chiesa madre al termine dell’omelia. Più di una predica, quella del parroco don Antonio è sembrata un’arringa: "Personalmente ho conosciuto il sindaco e l’ho sempre apprezzato per la sua trasparenza ed onestà. La società però con le sue incomprensibili alchimie lo ha ucciso". E ancora, accennando alla vicenda giudiziaria che ha colpito il sindaco, ha aggiunto: "Vorrei sapere quanto è fondata questa inchiesta".

 

L’affondo dell’avvocato

 

"La morte di Camillo Valentini ha assunto in questi giorni i contenuti di una denuncia vigorosa per l’uso, a volte abuso, della custodia cautelare che fa riferimento ad una esigenza di acquisire nel procedimento penale la prova regina, la confessione", ha dichiarato il legale di Valentini, Giovanni Margiotta, subito dopo i funerali del sindaco. "La custodia cautelare - ha aggiunto Margiotta - ha sostituito la tortura e questo non è degno di un Paese civile".

 

Chi proseguirà l’inchiesta

 

Da questa mattina, il titolare dell’inchiesta avviata dalla Procura di Sulmona sul suicidio di Valentini, e delle altre inchieste che riguardano la località sciistica abruzzese, è Romolo Como, sostituto procuratore generale dell’Aquila, su incarico del procuratore generale presso la Corte d’Appello Bruno Paolo Amicarelli.

 

Le reazioni politiche

 

Non va per il sottile Marco Pannella: "Credo che nelle carceri italiane si sia ormai affinata la tecnica di assassinare per suicidio. A me pare chiaro che quel che è accaduto a Sulmona non è compatibile con il suicidio. Nel carcere di sicurezza di Sulmona - ha aggiunto Pannella - tre suicidi, che sicuramente non hanno alcun rapporto tra di loro decidono ad un certo punto di improvvisarsi procacciatori di lacci di scarpe o di sacchetti di plastica, di diversi strumenti che non dovrebbero avere e che magari non avevano in giro per un carcere. E poi magari hanno dovuto imparare come si fa davvero a morire".

"Sono pronto a credere all’ipotesi del suicidio. C’è una sola possibilità che non si tratti di ciò, ma sarebbe un’ipotesi di una gravità eccezionale", dice invece Ottaviano Del Turco, euro parlamentare dello Sdi. Secondo Del Turco, che questa mattina ha partecipato ai funerali di Valentini, "per organizzare un omicidio in dieci ore, non basta qualche secondino infedele o qualche detenuto particolarmente provato dal caldo. Una cosa del genere è possibile soltanto se ad occuparsene sono persone in grado di farlo. Dunque bisognerebbe pensare a fenomeni di criminalità organizzata che hanno insediamenti abituali in carcere".

 

Si muove il Csm

 

Per "ordine del Comitato di Presidenza" il Consiglio Superiore della Magistratura ha "inoltrato formale richiesta alla Procura Generale de L’Aquila di una dettagliata informativa relativa alla tragica vicenda di Roccaraso e ciò - si legge in una nota del Csm - per eventuali provvedimenti che dovessero essere assunti nell’ambito delle prerogative istituzionali del Consiglio e nelle sedi competenti dello stesso." È stata inoltre richiesta "alla Procura Generale di Campobasso un’informativa circa la pendenza di un procedimento penale a carico del Procuratore della Repubblica di Sulmona".

Sulmona, presidente Codacons dice: "temo per la mia vita"

 

Gazzetta del sud, 19 agosto 2004

 

"Vogliamo salutare papà?". Gli occhi di Dionne, la figlia maggiore di Camillo Valentini, guardano quelli di suo fratello Dider, 9 anni, e altri mille sguardi, molti velati dalle lacrime, la accompagnano in una chiesa strapiena e sospesa in un silenzio pesante come la pietra di questi monti. E il piccolo, con l’innocenza dei suoi nove anni, risponde: "Ciao papà". Un bambino che dice addio a suo padre, i parenti straziati, l’elegante composizione di fiori secchi e rose rosse del presidente della Camera, Pierferdinando Casini, i quattordici gonfaloni e gli altrettanti sindaci dei Comuni dell’Alto Sannio che fanno da corona, qualche politico (di parlamentari solo il socialista Ottaviano Del Turco e Pierluigi Mantini della Margherita) saliti a Roccaraso per il funerale di questo sindaco che solo il tempo dirà se morto suicida o al suicidio istigato o magari "suicidato" da chi aveva paura che l’inchiesta della procura di Sulmona, partita per fatti minori, potesse sboccare su qualcosa di assai più sostanzioso.

Come gli appalti, ancora in divenire e sui quali non è ipotizzabile finora alcunché, per cambiare il volto alla "Cortina del Sud". Al fatto che non di suicidio si possa esser trattato dicono di credere oggi in tanti. Buona parte della famiglia, degli amici, ma anche Marco Pannella o il presidente del Codacons Carlo Rienzi, che nell’inchiesta è finito per aver denunciato assieme a Valentini un fabbricato abusivo e ora, salito a Roccaraso, dice: "Camillo è stato spinto al suicidio da una banda di delinquenti. E io, conoscendo tutti i particolari e i protagonisti di questa vicenda infame, adesso temo per la mia vita". Chissà.

Certo è che don Antonio De Agapite, il parroco della chiesa di Santa Maria dell’Assunta, nell’omelia non la manda a dir dietro: "Ho avuto modo di apprezzare la trasparenza, la disponibilità e il valore di Camillo Valentini. Purtroppo la società civile, attraverso incomprensibili alchimie, lo ha ucciso". E affonda: "Vorremmo una risposta a questa tragedia. Vorremmo sapere quanto fosse fondata l’inchiesta e quanto fosse necessario l’arresto. Vorremmo sapere se in questo Paese c’è ancora posto per la verità".

Domande da un milione di dollari, o da 44 milioni di euro, tanto quanto sarebbe costata la navetta che doveva portare i turisti ai campi di sci dell’Aremogna e sulla quale in molti, mentre il Valentini la sognava come strumento di promozione del suo paese, avevano messo gli occhi. Certo è che Valentini, stritolato da un ingranaggio più grande di lui, è morto da detenuto. In una conferenza stampa organizzata nella sala consiliare a cerimonia funebre conclusa gli avvocati del sindaco fanno del loro meglio per chiarire che le accuse erano scritte sul vento.

"Per le accuse relative al caso Edilmont – sottolinea il legale Giovanni Margotta – era già stato processato e assolto. Possibile che i magistrati di Sulmona non lo sapessero? La verità è che si è voluto mandarlo in carcere. E in Italia ci sono casi in cui la carcerazione preventiva ha sostituito di fatto la tortura". Con lui anche il senatore Ferdinando Imposimato, una vita da giudice: "Il fatto che non si sia voluto sentire l’imputato nonostante fosse disponibile a farlo – osserva – vuol dire che non si voleva che potesse neutralizzare le accuse prima di entrare in carcere. E questo è qualcosa sul quale dovrà indagare il Csm".

"E il Csm – rincara la dose Rienzi – dovrebbe anche scoprire perché tra le intercettazioni non c’è quella in cui io e Valentini al telefono parlavamo del fatto che uno degli appartamenti del fabbricato abusivo è di un alto magistrato. Se è una calunnia, perché non ci hanno processato?". Saranno esauditi, il Csm indagherà. Ma da qui a dire che si farà chiarezza è tutta un’altra storia. Ma intanto non si placa la polemica. Ancora una volta diventa protagonista Antonio Di Pietro: "Dispiace constatare che anche chi riveste un ruolo istituzionale come quello del presidente della Camera strumentalizzi una vicenda tanto tragica come il suicidio del sindaco di Roccaraso per fini politici". Così l’ex Pm giudica l’invio di una corona di fiori al funerale del sindaco. Secondo l’ex magistrato, il gesto è "politicamente e moralmente scorretto" perché "finisce per dare un alone di eroismo a chi invece per scelta rinuncia a far valere le proprie ragioni togliendosi la vita".

Le parole di Di Pietro suscitano naturali reazioni. "Di Pietro, memore delle tragedie umane che ha provocato con i suoi metodi arroganti, dovrebbe solo vergognarsi". Così replica il capogruppo dell’Udc alla Camera, Luca Volontè, che aggiunge: "Attaccando il presidente della Camera, reo di aver compiuto un atto di umanità, dimostra ancora una volta di essere quello che è. Mi auguro – conclude – che le persone per bene del centrosinistra sappiano prendere le distanze da questi atteggiamenti intollerabili".

E lo stesso Vannino Chiti della segretaria diessina prende le distanze dall’ex protagonista di Mani Pulite, chiedendo che si ponga fine alle polemiche. Da parte loro i magistrati si pongono sulla difensiva, pur manifestando umana pietà per chi si è tolto la vita. Risulta "stupefacente" come un "fatto drammatico" come il suicidio del sindaco di Roccaraso, "abbia riaperto la stura ad accuse apodittiche su volontà persecutoria dei magistrati o circa un uso disinvolto della custodia cautelare in carcere, diretta all’estorcere confessioni", afferma il segretario nazionale di Magistratura Democratica, Claudio Castelli.

"Chiunque utilizza il recente tristissimo episodio del suicidio del sindaco di Roccaraso allo scopo di colpire per l’ennesima volta l’indipendenza e l’autonomia della magistratura fa un danno al paese", rincara in una nota la Fondazione Antonino Caponnetto. Il segretario dell’Anm Carlo Fucci ci tiene, invece, a precisare che "per il peculato e la concussione, la carcerazione è giusta". Di diverso tenore i commenti di Ottaviano Del Turco (Sdi), secondo il quale "C’è un uso della giustizia che fa disonore al nostro paese in particolare per quanto riguarda l’utilizzo della carcerazione preventiva". "È una vicenda – ha aggiunto Del Turco – che deve avere una risposta autorevole, sia dal Csm che dal governo".

Per quanto riguarda il fatto che il suicidio sia avvenuto all’interno del carcere di massima sicurezza di Sulmona, Del Turco ha parlato di "vergogna". "Neanche queste istituzioni – ha commentato – riescono a funzionare. Nell’ultimo anno ci sono stati tre suicidi più quello della direttrice del carcere. C’è sicuramente materia per intervenire". Trasferito nei mesi scorsi da un carcere del Nord Italia a quello di Sulmona – dove si è ucciso il sindaco di Roccaraso – un detenuto ha tentato il suicidio per due volte, salvato, in un caso, dall’intervento del pluriomicida Gianfranco Stevanin. Gli episodi risalgono ad un mese fa ma sono trapelati solo ieri. Da quanto si è appreso, nel supercarcere di Sulmona negli ultimi due anni il personale di polizia penitenziaria ha sventato una cinquantina di tentativi di suicidio.

Sottosegretario Vietti a Violante: dialogo anche sulla giustizia

 

Corriere della Sera, 19 agosto 2004

 

La proposta avanzata da Luciano Violante non dispiace al sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti (Udc): "È apprezzabile questa disponibilità al dialogo sul problema complessivo delle garanzie e della pena". Ben venga, dunque, l’apertura del presidente dei deputati ds. Ma non basta, rilancia Vietti, che, a questo punto, chiede all’opposizione "la stessa disponibilità a ragionare sulla formazione dei magistrati e sulla riforma dell’ordinamento giudiziario".

Un tema caldissimo, questo, che in autunno infiammerà il dibattito in Senato. Violante dice che è inutile correggere la legge sulla custodia cautelare ma, piuttosto, bisogna verificare se le norme più garantiste varate nel 1995, dopo Tangentopoli, vengono scrupolosamente applicate dai magistrati. Vietti è disposto a seguire questo ragionamento, ma poi chiede a Violante di spingersi ancora più in là: "Il nostro è un Paese in cui il numero dei detenuti in attesa di giudizio è decisamente anomalo, un Paese in cui si ha l’impressione che la custodia cautelare venga applicata a un certo tipo di reati e non ad altri che, invece, suscitano grande allarme sociale. Ma prima di pensare di cambiare le norme bisogna capire se della legge è stata data la migliore applicazione".

Vietti, poi, fa un altro passo avanti e sfida Violante: "Questo percorso ci riporta ai magistrati e alla riforma dell’ordinamento giudiziario. Quindi, da Violante vorrei la stessa disponibilità a ragionare sulla riforma dell’ordinamento giudiziario perché la legge delega che presto riaffronteremo al Senato è il tentativo di formare magistrati migliori in tutto e dunque anche nell’applicazione di strumenti delicati come è quello della custodia cautelare".

Ma il centrodestra è diviso. Per Peppino Gargani, responsabile Giustizia di Forza Italia, Violante non ha centrato il cuore del problema: "Se l’è cavata in corner, mettendo al centro del suo ragionamento il problema delle carceri che, a mio parere, non è così drammatico". Su un punto, però, Gargani dà ragione al presidente dei deputati ds: "È chiaro che, dopo la riforma del ‘95, sarebbe inutile fare una nuova legge sulla custodia cautelare".

Per il resto, l’ex dc dissente su tutto: "La vicenda di Sulmona ci deve fare riflettere. Il sindaco è stato messo in carcere quasi 30 giorni dopo la richiesta d’arresto firmata dal pm. Quindi, in questo mese, Valentini avrebbe avuto il tempo di inquinare le prove. E il Csm dovrebbe capire perché il gip ha ordinato l’arresto a Ferragosto, quando gli uffici sono chiusi ed è difficile tentare di inquinare prove".

A Violante, infine, chiede un passo in più anche Ottaviano Del Turco (Sdi). "La sua intervista al Corriere è un fatto nuovo, ma il problema è l’uso della carcerazione preventiva: in questo senso, Violante potrebbe dare un contributo di primo livello".

Suicidio sindaco Roccaraso, Procura generale convoca vertice

 

Adnkronos, 19 agosto 2004

 

"In merito a quanto riportato oggi dal quotidiano Il Messaggero a proposito di un’inchiesta dell’ispettorato del Ministero della Giustizia sul comportamento dei magistrati che hanno disposto l’arresto del sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, si precisa che al momento non è prevista alcuna iniziativa in tal senso".

Lo afferma, in una nota, il portavoce del ministro della Giustizia, specificando che "l’inchiesta amministrativa, disposta dal Ministro, infatti, riguarda esclusivamente l’accertamento di eventuali responsabilità da parte del personale del penitenziario di Sulmona ed è, quindi, interna al Dipartimento".

Intanto Nicola Marotta, consigliere laico della Cdl nel Csm, ha annunciato che insieme a Nicola Buccico e Giorgio Spangher chiederà "al Csm di aprire una pratica per accertare eventuali responsabilità nel suicidio del sindaco di Roccaraso, anche sulla base delle dichiarazioni del difensore, sul fatto che Valentini già da tempo avrebbe chiesto di essere ascoltato del giudice". Quanto ai tempi della richiesta, Marotta ha specificato che sarà "presentata immediatamente, al massimo domani".

All’iniziativa si è unito anche il consigliere laico di centrosinistra nel Csm Gianfranco Schietroma. Lo ha riferito all’Adnkronos lo stesso Buccico, sottolineando che "l’adesione di Schietroma conferisce un altro valore all’iniziativa, la rende bipartisan, dimostrando che non vi è alcuna volontà di strumentalizzazione politica".

Sulmona: l’addio al sindaco morto suicida in carcere

 

Ansa, 19 agosto 2004

 

Lunghi e ripetuti applausi hanno accompagnato l’uscita del feretro dall’uscita dell’abitazione di Valentini fino alla chiesa per il funerale. L’ipotesi dei pm: qualcuno forse ha istigato Valentini a togliersi la vita.

Un lungo applauso tra due ali di folla. Questo l’addio di Roccaraso a Camillo Valentini, il sindaco morto suicida lunedì scorso nel supercarcere di Sulmona. Un ultimo saluto a cui erano presenti l’ex moglie, i figli, ma soprattutto i suoi concittadini. Quella stessa gente che Valentini giurava di non aver ingannato a dispetto delle accuse di concussione per cui era stato arrestato, e che oggi ha gremito la chiesa della Madonna dell’Assunta dove si sono svolti i funerali.

 

L’accusa del parroco: "ucciso dalla società

 

Nel piccolo centro in provincia dell’Aquila è stato proclamato il lutto cittadino. Saracinesche abbassate e bandiere a mezz’asta dalle 9 del mattino fino alle 12. È duro l’atto di accusa è stato pronunciato dal parroco di Roccaraso Don Antonio De Agapite durante l’omelia per i funerali del sindaco.

"Personalmente - ha detto il sacerdote - ho avuto modo di conoscere Camillo Valentini e ne ho sempre apprezzato la trasparenza, la disponibilità e l’amore per il suo paese, un paese che deve dirgli grazie. Purtroppo - ha proseguito Don Antonio - la società cosiddetta civile attraverso le sue incomprensibili alchimie, lo ha ucciso".

"Vorremmo però - ha aggiunto il sacerdote - una risposta a questa tragedia: vorremmo sapere quanto fosse fondata l’inchiesta e quanto fosse necessario l’arresto. Vorremmo sapere se in questo paese c’è ancora posto per la verità".

Don Antonio ha anche volutamente sottolineato la coincidenza tra i giorni dell’arresto di Valentini e le giornate intorno a Ferragosto, nelle quali a Roccaraso vengono celebrate le feste patronali. La cerimonia viene celebrata in una chiesa che non riesce a contenere la grande folla accorsa per dare l’addio al sindaco Valentini.

 

Tra due ali di folla

 

Lunghi e ripetuti applausi hanno accompagnato l’uscita del feretro fin dall’uscita dalla sua abitazione al centro del paese, lungo il corteo verso la chiesa di Santa Maria Assunta, dove questa mattina si terranno i funerali.

La bara è stata portata a spalla da conoscenti e amministratori comunali, seguita dai famigliari, numerosi sindaci del comprensorio, rappresentanti del Consiglio regionale d’Abruzzo e da centinaia di persone, una folla numerosissima che si sta ingrossando man mano che ci si avvicina alla chiesa.

 

Ipotesi di reato: induzione al suicidio

 

Il fascicolo. Secondo quanto si apprende nel fascicolo d’inchiesta c’è l’ipotesi di "istigazione o aiuto al suicidio", reato punito dall’articolo 580 del codice penale. Un accusa grave, ma che rientrerebbe comunque in una normale prassi adottata anche in precedenti casi di suicidio avvenuti all’interno dell’istituto di pena di Sulmona. E per ora va ricordato il fascicolo aperto sulla vicenda di Valentini resta "contro ignoti".

Il nuovo pm. Si chiama Simonetta Ciccarelli, viene dalla Procura dell’Aquila, e ha preso servizio nell’ufficio di Sulmona per un periodo di applicazione deciso dal procuratore generale presso la Corte d’Appello, Bruno Paolo Amicarelli. A firmare invece la richiesta di custodia cautelare nei confronti di Valentini, lo scorso 17 luglio, era stata invece Maria Teresa Leacche, ora in aspettativa per un anno.

Situazione di transitorietà. E sempre più caos nella gestione degli intricatissimi faldoni sulle irregolarità amministrativa di Roccaraso: lo stesso capo della Procura sulmonese, Giovanni Melogli, risulta anche lui indagato per una vicenda relativa all’assunzione di un vigile urbano (la posizione del magistrato è stata stralciata e trasmessa per competenza a Campobasso). Su questo, però, oggi è giunta la precisazione dello stesso Melogli: "Sono stato indagato per un fatto del tutto estraneo alle vicende giudiziarie in cui Valentini era indagato. Il problema è nato da una telefonata fatta dalla mia convivente, di cui io non sapevo nemmeno l’esistenza. Le indagini portate avanti dalla procura generale dell’Aquila hanno confermato che io nella storia non c’entravo niente".

Il caso arriva al Csm. Il suicidio del sindaco finisce al Consiglio Superiore della Magistratura. Il consigliere Nicola Buccicco, della Casa delle Libertà annuncia che domani inoltrerà la richiesta di aprire una pratica per valutare "comportamenti e condotte" del pm e del gip che hanno, rispettivamente, richiesto e convalidato l’ arresto del sindaco di Roccaraso. Buccicco ha definito un "comportamento imprudente" la circostanza che a Valentini siano stati lasciati dagli agenti penitenziari del carcere di Sulmona i lacci delle scarpe".

Le polemiche politiche. E, mentre l’autopsia ha confermato che la morte è stata provocata da soffocamento tramite un sacchetto di plastica calato sul capo, non si placano le polemiche politiche: oggi è intervenuto il vicepresidente forzista della Camera, Alfredo Biondi: "La vicenda del suicidio del sindaco di Roccaraso è un’altra tragedia giudiziaria che si basa sulla galera anticipata all’insegna del prima ti arresto poi ti interrogo".

Patrono (Mag. Indipendente): magistrati non sono giustizialisti

 

Il Mattino, 19 agosto 2004

 

Antonio Patrono, segretario di Magistratura indipendente, non ha mai amato i toni eccessivi. E non fa eccezione ora, nonostante le polemiche sulle manette facili e sui magistrati giustizialisti. "Accade ogni qualvolta si verificano tragedie come quella di Roccaraso. Ma è del tutto sbagliato generalizzare un giudizio negativo".

 

Ti chiudo in carcere perché così confessi: la custodia cautelare viene usata per acquisire prove?

"Sarebbe gravissimo se questo avvenisse, ma non c’è motivo per credere che si utilizzi il carcere come strumento di pressione. Del resto, la normativa italiana è tra le più rigorose d’Europa, sia per quanto riguarda le esigenze cautelari sia per quanto attiene alla procedura per la loro applicazione. Il pm chiede l’arresto, il gip decide, e l’indagato può ricorrere presso il tribunale della libertà e arrivare fino in Cassazione".

 

Lei parla di norme molto garantiste. Ma parte del mondo politico non concorda affatto.

"Basti questa considerazione: l’estremo rigore della nostra legge è il maggiore ostacolo per l’introduzione del mandato d’arresto. In altri Paesi europei ci sono norme molto più blande in tema di libertà personale".

 

Perché non si ricorre agli arresti domiciliari, se il reato contestato non ha risvolti di pericolosità sociale?

"Non c’è affatto una sottoutilizzazione di questo strumento a vantaggio della custodia cautelare in carcere".

 

Si può parlare di abusi da parte dei magistrati?

"È quasi impossibile, perché dopo il pm, intervengono il gip, il tribunale e tutto nell’arco di poco tempo. Si dovrebbe ipotizzare una catena di abusi francamente impensabile. La verità è un’altra: le misure cautelari vengono adottate durante le indagini e spesso nella loro fase iniziale, quando le valutazioni sono estremamente opinabili. In sostanza, il problema non è l’abuso ma la possibilità dell’errore. Quel che si deve fare è cercare di limitare l’errore".

 

Ha qualche suggerimento?

"Sì, è una proposta che Magistratura indipendente ha già fatto conoscere a tutti i responsabili giustizia dei vari partiti: la misura cautelare viene disposta da un giudice collegiale, e non monocratico come è il gip, al termine di una udienza in cui l’indagato ha potuto dire le sue ragioni. In questo modo si garantisce una forma di contraddittorio prima di decidere una eventuale limitazione della libertà personale; naturalmente per evitare che l’indagato si sottragga all’interrogatorio si può ricorrere a un fermo cautelare".

Sulmona, fratello del sindaco suicida: "i lacci non erano i suoi"

 

TG Com, 19 agosto 2004

 

Per la Procura di Sulmona il sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, è stato "indotto al suicidio". È scritto a chiare lettere nelle carte di Simonetta Ciccarelli, sostituto procutratore, arrivato solo martedì mattina a Sulmona per coordinare l’indagine sul suicidio in carcere del sindaco. Per ora l’ipotesi di reato è contro ignoti. La famiglia di Valentini non ha dubbi: "Lo hanno ucciso perché non dicesse cose scomode".

Nonostante il verdetto dell’autopsia abbia confermato che la morte è avvenuta per "asfissia compatibile con suicidio" e che quindi Valentini è morto soffocato da un sacchetto di plastica serrato al collo con lacci di scarpe, i sospetti restano. Per questo motivo nei prossimi giorni cominceranno gli esami tossicologici e quelli istologici su alcuni campioni di polmone. Dionne, la figlia del sindaco non ha dubbi:"Mio padre quel sacchetto di plastica non l’aveva in cella. Qualcuno glielo ha dato per ucciderlo".

Dello stesso avviso è anche il fratello di Camillo, Gianni: "Lo hanno indotto ad uccidersi. Lui non l’avrebbe mai fatto". Inoltre continua a negare che il fratello avesse scarpe da ginnastica con i lacci. E ancora: posto anche che avesse le stringhe, il regolamento carcerario prevede che siano privati dei lacci i soggetti a rischio. Ma, in questo caso pare non ci sia stato l’incontro con lo psicologo. Per questo continua a puntare il dito contro qualcuno che voleva la morte di Camillo. Ricorda le ultime ore passate con lui: "Era tranquillo. Eravamo insieme quando sono arrivati i carabinieri. Non si sarebbe mai suicidato". Secondo Gianni Valentini, Camillo ha vissuto per più di un mese con l’ansia di questo arresto e quando gli hanno notificato l’ordinanza si è tranquillizzato. "Gli venivano contestati due reati per i quali era già stato prosciolto. Immediatamente si è rasserenato" ha aggiunto.

Tanti, quindi, i dubbi sul suicidio del sindaco di Roccaraso. Anche tra i periti permangono divergenze: per questo si attendono gli esami tossicolgici. Camillo Valentini potrebbe, infatti, essere stato narcotizzato.

Cento: "la custodia cautelare è la vera emergenza"

 

TG Com, 19 agosto 2004

 

Il suicidio in carcere del sindaco di Roccaraso, Camillo Valentini, accende la polemica sull’utilità della custodia cautelare. In merito, per Marco Pannella, leader dei Radicali: "L’assassinio della giustizia porta all’assassinio di persone e di popoli". "Il 70% dei detenuti è in attesa di giudizio: questa è la vera emergenza della giustizia, dove la custodia cautelare determina drammi o condanna senza sentenze", afferma Paolo Cento dei Verdi.

"Piuttosto che perdere tempo con la riforma dell’ordinamento giudiziario, occorre invece coraggio per realizzare una riforma garantista del codice penale e del codice di procedura penale, a cominciare dall’istituto della custodia cautelare", incalza il deputato dei Verdi e vicepresidente della commissione giustizia della Camera, Paolo Cento: "Il ministro Castelli e il governo sono inadempienti e latitanti di fronte alla situazione carceraria".

A prendere la parola sulla questione è il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, ai microfondi di Radio radicale: "Il Parlamento è già intervenuto sulla custodia cautelare. Le regole sono chiare, ma mi chiedo cosa fa il Consiglio superiore della magistratura di fronte a questi abusi da parte dei giudici: le regole vengono violate dal magistrato, ma nessuno li censura. Mi chiedo se è tollerabile questo sistema che continua a produrre errori e orrori giudiziari, in cui i processi iniziano dalla fine, cioè dal carcere, portando a conclusioni così traumatiche".

Secondo il leader dello Sdi, Enrico Boselli: "La giustizia italiana ha bisogno di riforme che siano frutto di un largo accordo tra maggioranza e opposizione. Il Csm, intanto, vigili con severità sull’operazione delle toghe, mettendo da parte lo spirito corporativo e reprimendo gli abusi".

"È sbagliato l’attacco generalizzato alla magistratura, anche se una riflessione è opportuna", gli risponde Giuliano Pisapia, penalista e deputato di Rifondazione Comunista: "Ritengo l’arresto eccessivo nei confronti di una persona incensurata, già dimessasi dalla carica, coinvolta in un’inchiesta che prosegue da anni corredata di prove documentali".

"C’è una proposta che Magistratura indipendente ha già fatto conoscere a tutti i responsabili giustizia dei vari partiti: la misura cautelare viene disposta da un giudice collegiale, e non monocratico come è il gip, al termine di un’udienza in cui l’indagato ha potuto dire le sue ragioni, in questo modo si garantisce una forma di contraddittorio prima di decidere una eventuale limitazione della libertà personale", rende noto il segretario di Magistratura indipendente Antonio Patrono.

Il suicidio di Camillo Valentini, un passato che ritorna

 

Il Giornale, 19 agosto 2004

 

I cinici diranno che Camillo Valentini, il sindaco di Roccaraso che si è ucciso in cella dopo un Ferragosto di angoscia e di vergogna, avrebbe dovuto essere vaccinato contro i collaterali effetti psicologici delle febbri giudiziarie ricorrenti. Perché i sindaci, come spiegano gli uomini di mondo, quale che sia il loro colore politico, vivono consapevolmente su una grigia striscia di "terra di nessuno", nella quale ogni delibera, ogni atto, ogni ordinanza può diventare occasione di denuncia e di inchiesta, richiamando così l’interesse occhiuto delle Procure, che poi sono uno dei poteri forti di questo Paese debole.

Ormai si fa presto a trasformare uno scontro consiliare in esposto-denuncia, in notizia criminis, in contrasto dal quale possa distillarsi il "fatto penalmente rilevante" grazie al quale l’ufficio del pubblico ministero dispiega il suo potere a tutto campo, un potere che nell’infinita ricchezza delle inchieste garantisce, tuttavia, soltanto tassi minimi di giustizia. Ma la legge è legge, così deve essere, e poi, aggiungono i soliti cinici, Camillo Valentini aveva esperienza di interminabili inchieste giudiziarie, aveva soprattutto consapevolezza degli assurdi tempi della nostra giustizia: durante la sua attività di amministratore era stato perfino dichiarato ineleggibile alla carica di sindaco, ma poi la Cassazione, naturalmente dopo qualche anno, aveva ribaltato la situazione.

Ma i cinici ignorano che una cosa sono i pasticci e le buriane giudiziarie, un’altra sono l’arresto e le manette. In questa tragica materia non si può essere né cinici, né superficiali.

La funzione e i poteri dell’autorità giudiziaria sono sacrosanti, così come sono auspicabili il massimo di trasparenza e di controllo sull’operato degli enti locali e dei loro amministratori, che spesso spendono e spandono più di quanto l’interesse degli amministrati consiglierebbe. Ma nell’ansia di rigore e di pubblica correttezza c’è un limite che non deve essere mai superato, a tutela dei sindaci di ogni colore, e dell’obbligo di salvaguardare la dignità e il valore della persona umana, l’onore, la rispettabilità, l’autostima dei singoli.

Nessuno, di centro, di destra o di sinistra, può essere impunemente umiliato, perché ogni oltraggio è morte. L’inchiesta in cui Camillo Valentini era accusato di concussione - questo è il punto - richiedeva ad ogni costo il tintinnio delle manette nel periodo più vuoto dell’anno, anche per l’attività dei magistrati? La storia è intricatissima, prende le mosse da atti che si trascinano da trent’anni e coinvolge anche qualche magistrato. Non era possibile districarla senza il colpo di teatro? Che senso ha arrestare un sindaco alla vigilia di Ferragosto, se non quello di fargli fare qualche giorno comunque in cella?

Il tintinnio delle "manette facili" non doveva essere ormai uno sgradevole ricordo del passato? Sono queste le domande di oggi. Sì, lo sappiamo, è ancora forte nel nostro Paese la corrente dei giustizialisti, che hanno sempre bisogno di vittime sacrificali, e il destino ha voluto che Camillo Valentini facesse riferimento alla parte politica dove i giustizialisti sguazzano, ma riteniamo che una vita, un uomo siano più importanti di qualsiasi involuzione ideologica.

Il sindaco di Roccaraso è stato travolto da una stupida ed inspiegabile tragedia. Si è sentito disperatamente solo nel giorno più vuoto dell’anno, quello in cui tutto si rinvia e si dimentica. La legge, ma che cosa c’entra la legge con questa carcerazione preventiva? Arrestare alla vigilia di Ferragosto un uomo che non sia un pericoloso assassino e che non costituisca pertanto un pericolo per la società può essere interpretato come: "Per qualche giorno buttiamo la chiave, poi si vedrà".

Certamente così ha interpretato la sua vicenda il sindaco di Roccaraso, che non ha retto al dolore e alla vergogna. Si è sentito perduto nel carcere di Sulmona, dove altri due detenuti si erano già tolti la vita. Perché quello di Sulmona è un "carcere di massima sicurezza", in cui i controlli impediscono le fughe all’esterno, ma non le "fughe da se stessi", gli atti irrimediabili che cancellano come un’onda nera fragilità, umanità, disperazione.

Il parroco ai funerali "Il sindaco ucciso dalla società civile"

 

La Stampa, 19 agosto 2004

 

"L’ha ucciso la società cosiddetta civile, con le sue incomprensibili alchimie": l’omelia di don Antonio De Agapite strappa un applauso alla chiesa, uno dei tanti nel funerale con 2000 persone in un paese che ne conta 1200. Hanno occupato i banchi della chiesa e il sagrato mentre la bara di Camillo Valentini attraversa le strade del centro scortata dai ragazzi della scuola di sci Roccaraso - Aremagna.

Già a mezzogiorno, nella sala stampa del Municipio, le lacrime diventano accuse. "L’ha ucciso la società civile", dice don Antonio. "L’hanno ucciso, o costretto ad ammazzarsi, i suoi nemici politici", incalzano gli avvocati. Le prove di "una morte troppo sospetta" sono sulla bocca di tutti da lunedì mattina. L’avvocato Giovanni Margiotta, l’ultimo ad aver visto Camillo Valentini prima del suicidio in carcere, a Sulmona, ricostruisce: "Domenica sera l’ho lasciato affaticato ma reattivo, pronto a battersi non depresso, autolesionista".

 

 

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