Rassegna stampa 30 agosto

 

Luigi Manconi: 1 mq di spazio in meno per ogni detenuto

 

Redattore sociale, 30 agosto 2004

 

Nove metri quadrati di spazio per ogni detenuto, più sei metri quadrati per ciascun altro occupante della stessa cella: questi dovrebbero essere, secondo gli standard definiti a livello europeo, i parametri di misurazione dell’affollamento delle carceri.

Parametri che in Italia, nell’ultimo anno, sarebbero stati ridimensionati, secondo quanto riferito pubblicamente da Luigi Manconi, Garante del Comune di Roma per i diritti e le opportunità delle persone private di libertà. Informazioni sulle quali Manconi ha chiesto chiarimenti e approfondimenti al governo, dopo i disordini e gli incidenti che, nel periodo estivo, hanno riproposto con particolare urgenza all’attenzione dei media e dell’opinione pubblica la questione della vivibilità delle carceri italiane.

Dopo aver posto l’interrogativo in diverse occasioni e sedi pubbliche (tra cui il meeting di Comunione e Liberazione di Rimini), Manconi, il 27 agosto, si è rivolto direttamente al Ministero della Giustizia: "Nelle carceri romane rimane l’inquietudine e, soprattutto, il disagio e la sofferenza. Molte le cause: ma, prima fra esse, la situazione di affollamento e sovraffollamento".

A tal proposito, Manconi riferisce che "secondo le informazioni in mio possesso, da me pubblicamente riferite e da autorevoli quotidiani nazionali riportate, una circolare del Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria avrebbe ridotto quei parametri come segue: 8 mq per il primo detenuto, più 5 per il secondo, più 5 per il terzo, più 5 per il quarto e così via. Saremmo in presenza di un esercizio mirabile di architettura creativa: in questo caso, tutto a danno degli utenti. Ovvero gli stessi detenuti".

Dal Ministero e dalle autorità competenti, Manconi si attende dunque chiarimenti ed eventuali conferme o smentite rispetto a queste informazioni, fondamentali per conoscere e migliorare le condizioni di vita dei detenuti all’interno delle carceri italiane.

Proprio il giorno prima, Manconi aveva richiesto, attraverso un altro comunicato stampa, un’attenzione particolare nei confronti delle donne e dei bambini detenuti nella sezione di Alta Sicurezza del carcere di Rebibbia femminile.

"Quattro madri in attesa di giudizio definitivo, quattro bambini e un’altra detenuta dividono qui la stessa cella; di giorno, per ricavare un po’ di spazio per passare, i lettini dei bambini vengono spostati nel corridoio della sezione, la sera, anche quel minimo spazio scompare, si diventa in troppi, l’ansia e la promiscuità crescono e i bambini le subiscono".

Per alleviare i disagi fisici e i traumi psicologici che inevitabilmente di cui i bambini soffrono in questa situazione, "è necessario il declassamento delle donne insieme ai propri figli ad un regime di detenzione comune".

Perugia: detenuti in protesta, sciopero della fame e "battitura"

 

Il Messaggero, 30 agosto 2004

 

 

I detenuti del carcere di Santa Scolastica di Piazza Partigiani a Perugia hanno rifiutato stamane la colazione, avviando una protesta che dovrebbe durare tre giorni, con "battitura" con pentole e cucchiai contro le sbarre delle finestre e celle.

Questa azione è stata preannunciata per le 18, per la durata di un’ora, proprio per richiamare con il rumore l’attenzione della cittadinanza e delle forze politiche. La protesta, con le sue modalità era stata annunciata con lettera al direttore del carcere Bernardina Di Mario, così come i motivi che sono quelli del sovraffollamento. Lo sciopero messo in atto dei detenuti si dovrebbe concludere lunedì.

Nel carcere di Perugia, una struttura fatiscente nel cuore della città, che verrà liberata entro la fine dell’anno essendo ormai prossimo il trasferimento al nuovo istituto di Capanne, sono rinchiusi 162 persone (il 70% extracomunitari) nel maschile e 68 nella sezione femminile di Via Torcoletti. 127 sono i detenuti che scontano una pena definitiva, 56 quelli in attesa di giudizio. L’istituto perugino aveva registrato un sovraffollamento ben più alto a fine degli anni 90.

Detenuti di Regina Coeli scrivono "lettera aperta" al Papa

 

Il Messaggero, 30 agosto 2004

 

Il 9 luglio del Duemila il Papa celebrò il giubileo dei carcerati a Regina Coeli e implorò per tutti i detenuti un gesto di clemenza che non c’è mai stato. Oggi da Regina Coeli arriva un appello al Pontefice, consegnato al segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano

"Santo Padre, qualcuno dice che le prigioni sono lo specchio della società e noi crediamo che sia così, crediamo quindi che la società non sia messa bene. Il perdono, la clemenza, il rispetto della persona stanno diventando sempre più chimere, contenitori vuoti da usare all’occorrenza: la guerra, il massacro di popoli, l’arroganza, i soldi, piano piano non ci si fa più caso... questo è il quadro in cui ci si muove e dove la maggior parte degli uomini si muovono indossando un lungo velo di ipocrisia, rimuovono e allontanano il dolore o almeno credono. Quello che sta succedendo in prigione è la perdita graduale della speranza che cede sempre più il passo alla rassegnazione o alla disperazione, senza entrare nel merito questa è la situazione. In questi momenti c’è bisogno di segnali forti e autorevoli; già conosciamo e ne siamo grati la sua benevolenza nei nostri confronti, per questo le chiediamo di ricordarci nelle sue preghiere e di dire una parola sulle nostre condizioni per non perdere la speranza". Un abbraccio da tutti i detenuti di Regina Coeli.

Roma: l’ordinaria follia di Rebibbia e Regina Coeli

 

Papillon Rebibbia, 30 agosto 2004

 

Dopo le proteste torna la "normalità" negli istituti romani. Ma resta l’orrore di una vita d’inferno Abbiamo scelto di tornare a Rebibbia e a Regina Coeli, divenuti ormai luoghi simbolici della disastrosa politica carceraria del governo Berlusconi ed emblemi della sofferenza e della degradazione umana imposta a persone che seppure condannate a pene detentive subiscono, di fatto, una condanna aggiuntiva che consiste nella perdita di tutti i diritti e della dignità umana.

A Regina Coeli formalmente la situazione è tornata, come si dice, normale. Con il suo sovraffollamento ordinario con l’altrettanta ordinaria carenza di medicine e con gli operatori del Ser.T. che insufficienti nel numero, mal retribuiti e senza diritti anch’essi fronteggiano con metadone e altri rimedi una popolazione carceraria di circa 400 tossicodipendenti. Forse le forme della protesta della settimana scorsa derivano dalla miscela di sedativi ed alcool che è diventata la condizione naturale dei tossicodipendenti nelle carceri.

Ma parlare di questo all’ingegner Castelli è assolutamente come parlare con un sordo. Alla fine il personale medico e paramedico e soprattutto della polizia penitenziaria sono gli unici interlocutori di questa società separata che ormai guarda con qualche sospetto anche quanti di noi si recano nelle carceri con l’obiettivo di fare sentire che fuori dalle carceri c’è anche chi non dimentica la loro condizione di detenuti.

A Rebibbia 1.600 erano dieci giorni fa e tanti continuano ad essere con le conseguenze pesanti che questo stato di cose determina. La carenza di personale rispetto al sovraffollamento porta "naturalmente" a limitare gli spazi e le attività culturali ricreative e di socializzazione.

Può accadere che per la difficoltà di mettere assieme una scorta, un detenuto autorizzato dal tribunale di sorveglianza a visitare il fratello moribondo sia costretto a rimanere in carcere e ad uscire solo per salutare il fratello ormai defunto. Può capitare che portatori di malattie gravi con la necessità di interventi difficili, siano costretti a rinviare da oltre un anno e mezzo un intervento dichiarato urgente dai sanitari. Storie di ordinarie vita carceraria. L’assenza delle istituzioni è rotta soltanto dagli interventi di qualche amministratore comunale.

La Regione Lazio continua a brillare per il proprio disinteresse. Ma questo che diciamo di Rebibbia e di Regina Coeli è il paradigma di tutta la realtà carceraria. Non smetteremo di conoscerla e di batterci per il suo cambiamento. E non smetteremo di chiedere che l’ingegner Castelli torni ai suoi affari imprenditoriali privati e lasci il campo a qualcuno, ammesso che si trovi nella casa delle libertà, che sappia comprendere come i diritti della persona vanno rispettati anche se questa persona è detenuta.

Sappe scrive lettera aperta alle più alte cariche istituzionali

 

Segreteria Generale Sappe, 30 agosto 2004

 

"Nessun nuovo carcere può e deve essere aperto senza un adeguato aumento organico. Il Sindacato Sappe, il più rappresentativo della categoria con 13 mila iscritti ed il 40% di rappresentatività, non consentirà che si continui a percorrere la strada del sacrificio solo e sempre per la polizia penitenziaria, paventando apertura di nuovi istituti e depauperando gli organici di quelli vecchi."

Lo scrive la Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria in una lettera aperta inviata questa mattina alle più alte cariche istituzionali.

La nota, diretta al presidente del Consiglio Berlusconi, ai presidenti di Senato e Camera Pera e Casini ed ai ministri della Giustizia e dell’Interno Castelli e Pisanu, fa riferimento alle dichiarazioni dei giorni scorsi di Giovanni Tinebra, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, secondo il quale entro 5/6 anni saranno realizzate 23 nuove strutture penitenziarie, che, secondo gli intendimenti della massima autorità penitenziaria, dovrebbero risolvere moltissime problematiche del settore.

"È il colmo!" aggiunge il Sappe. "Sappiamo tutti che l’organico della Polizia Penitenziaria, così come quello del personale del Comparto Ministeri, è insufficiente a gestire l’esistente e si vogliono aprire nuovi penitenziari? Non ci stiamo! E preannunciamo sin d’ora, in assenza di nuove assunzioni, forti e pressanti azioni di protesta."

Ancona: in carcere condizioni "lievemente migliorate"

 

Il Messaggero, 30 agosto 2004

 

"A distanza di un anno le condizioni di vita all’interno del carcere di Montacuto sono lievemente migliorate". Sono usciti abbastanza soddisfatti dal carcere di Montacuto Roberto Giorgetti e Flavio Stimilli, rappresentanti del partito Radicale, che ieri mattina, in rappresentanza del comitato promotore del referendum per l’ abrogazione delle norme sulla procreazione medicalmente assistita, hanno raccolto le firme tra i detenuti di Montacuto che in questi giorni avevano comunicato alla direzione del carcere la volontà di avvalersi dei loro diritti politici.

L’iniziativa - che ha luogo ad un anno esatto dalla visita dell’on. Benedetto Della Vedova a Montacuto - rientra nel contesto della campagna per sensibilizzare istituzioni e cittadinanza, riferisce un comunicato stampa, "sui problemi irrisolti delle carceri italiane, e che ha visto nei giorni scorsi acuirsi la polemica fra il Ministro di Grazia e Giustizia Castelli e i Radicali italiani".

"Consapevoli del fatto che la raccolta ha comportato qualche disagio in una situazione già difficile, ma anche dell’importanza dell’iniziativa volta a consentire ai detenuti l’esercizio del diritto costituzionale a sottoscrivere il referendum", i rappresentanti del comitato hanno voluto "ringraziare l’amministrazione penitenziaria per la collaborazione assicurata".

Un’occasione anche per constatare come, a differenza dello scorso anno, "il carcere possa contare sulla presenza costante di un medico così come gli assistenti sociali siano supportati nel loro lavoro dal contributo dei volontari. Servirebbero più educatori così da poter favorire il reinserimento nella società". Ai dodici detenuti che hanno firmato il referendum è stata regalata la maglietta di Vasco Rossi autografata dal rocker che si è schierato al fianco del comitato promotore del referendum.

Palermo: evade dai domiciliari, meglio la cella che la suocera

 

Gazzetta di Parma, 30 agosto 2004

 

Accusato di spaccio di droga, e per questo agli arresti domiciliari, Michele Amico, 22 anni, ha preferito la guardina della questura palermitana alla più comoda casa, dove però abita la suocera. Amico, per sfuggire alla "sgradita" convivenza con la donna, ha anche rischiato una condanna per evasione. Il giudice, che lo ha processato per direttissima, ha però creduto alla tesi difensiva e lo ha assolto. Inoltre ha inviato Amico agli arresti domiciliari in casa della compagna, una ragazza di 16 anni con cui ha avuto un bambino.

Venerdì notte l’equipaggio di una volante del commissariato Zisa ha visto passeggiare il giovane in via Di Blasi. I poliziotti si sono avvicinati e dopo avere avuto la conferma che quell’uomo fosse proprio il detenuto ai domiciliari che conoscevano lo hanno arrestato per evasione, in flagranza. Contemporaneamente, però, il padre di Amico ha telefonato al "113" per dire che il figlio aveva litigato con la suocera ed era andato via dall’appartamento. Anche "l’evaso" ha spiegato ai poliziotti che dopo un litigio la suocera lo aveva sbattuto fuori casa e per questo si trovava in strada. I poliziotti hanno tentato di mettere la buona tra la donna e il giovane ma Amico, sostiene la polizia, si è rifiutato di rientrare nell’abitazione. Nonostante i ripetuti tentativi degli agenti di ricomporre il dissidio familiare, Amico avrebbe ribadito che lui "in casa, con quella donna, non sarebbe mai rientrato". Piuttosto, ha detto, passo la notte in cella nell’Ucciardone.

I poliziotti, stupiti, hanno telefonato per due volte al sostituto procuratore di turno chiedendo lumi: il magistrato alla fine ha ordinato di portare "l’evaso" nella guardina della questura in attesa del procedimento per direttissima. Ieri il giudice monocratico Vittorio Alcamo ha assolto perché il fatto non costituisce reato l’imputato.

Amico ha sostenuto di essere stato cacciato di casa dalla suocera, con cui non è possibile convivere, e di avere avvertito lui la polizia del fatto che era costretto a lasciare l’abitazione. Il magistrato gli ha creduto. Il giovane, durante il processo, ha detto di non voler tornare nell’abitazione della suocera e ha chiesto di essere posto agli arresti domiciliari in casa della compagna. Il giudice lo ha accontentato anche in questo.

Crotone: protestano gli immigrati del Cpt di Capo Rizzuto

 

Il Tempo, 30 agosto 2004

 

Tredici extracomunitari di nazionalità palestinese sono stati arrestati ed altri 32 denunciati da polizia e carabinieri perchè ritenuti gli autori di disordini avvenuti nella notte nel centro di permanenza temporanea di Isola Capo Rizzuto (Crotone), nel corso di un tentativo di fuga compiuto da un gruppo di stranieri che si trovano nella struttura in attesa di essere espulsi. Nel corso dei disordini sono rimasti contusi due carabinieri, un agente della polizia di Stato, che effettuavano il servizio di controllo nel centro, e dieci cittadini extracomunitari.

Durante la notte un gruppo di circa trenta stranieri ha tentato la fuga dalla struttura, ma polizia e carabinieri lo hanno bloccato. Gli extracomunitari hanno provocato danni alle strutture e distruggendo le suppellettili. Polizia e Carabinieri sono intervenuti per ricondurre alla calma gli extracomunitari ma questi li hanno aggrediti. In una seconda palazzina del centro, inoltre, sono stati incendiati materassi e letti. Le fiamme sono state spente dai vigili del fuoco intervenuti poco dopo.

Solamente dopo molte ore i carabinieri e gli agenti della polizia di Stato hanno ripristinato la tranquillità nel centro e arrestato i presunti autori dei disordini.

I disordini avvenuti nella notte per il tentativo di fuga di un gruppo di stranieri dal centro di permanenza temporanea di Isola Capo Rizzuto non sono il primo episodio del genere che accade nella struttura. Il 16 luglio scorso sette carabinieri e due poliziotti rimasero feriti in scontri con un gruppo di immigrati ospitati nel Cpt. Anche in quella circostanza gli scontri ebbero origine da un tentativo di fuga da parte di un gruppo di immigrati ospitati nella struttura ed in attesa di essere espulsi dal territorio nazionale.

Il Cpt di Isola Capo Rizzuto è stato inaugurato l’anno scorso ed è adiacente al centro di accoglienza di Sant’Anna. Nella struttura, realizzata su un’area di 30 mila metri quadri, possono essere ospitate fino a 124 persone. Nei mesi scorsi il senatore dei Ds Nuccio Iovene, dopo aver visitato la struttura, ha più volte denunciato le precarie condizioni del centro di permanenza temporanea. L’attenzione del senatore dei Ds fu rivolta "ai numerosi disservizi ed ai problemi di idraulica.

Nella struttura manca l’acqua calda, ci sono problemi igienico - sanitari ed il riscaldamento non sempre funziona. Ci sono poi problemi di interpreti, perché quelli presenti conoscono solo alcune delle lingue parlate dagli ospiti".

Intanto, passando sulla sponda opposta del Mediterraneo, due egiziani aspiranti emigranti in Italia, arrestati dalla polizia ad Alessandria prima che si imbarcassero su una nave per la Libia, da dove avrebbero tentato di espatriare, sono morti probabilmente soffocati per mancanza di aria a bordo di due camion che li trasportavano al Cairo, con altri 78 arrestati. I due erano a bordo di grossi autocarri che hanno sui lati piccole finestre con grate, ognuno dei quali trasportava 40 persone. Durante il trasporto da Alessandria al Cairo, dove sarebbero poi stati rinchiusi in carcere, a causa del caldo, della scarsa aerazione e dell’impossibilità di muoversi per il sovrannumero gli arrestati hanno protestato più volte chiedendo acqua e aria, a quanto pare senza ottenere soddisfazione alle loro richieste.

"L’urlo del destino", romanzo sull'esperienza del riformatorio

 

Marketpress, 30 agosto 2004

 

Questo libro contiene l'impulsività, le emozioni intense e mutevoli e la struggente voglia di vivere che solo un ragazzo di diciott'anni può esprimere. Un diciassettenne sconta la sua pena in un riformatorio dell’Umbria. Andrea è un ragazzo pacato, normale.

Un adolescente come tanti altri, ingenuo quanto inesperto, privo di certezze assolute, attanagliato dai problemi che una giovinezza trascurata e una famiglia inesistente gli procurano di giorno in giorno. Scrive di nascosto su un diario, avvolto dalla solitudine e dai ricordi. Vuole fuggire dalla dura realtà quotidiana del penitenziario, dove le violenze e i soprusi sono gli unici compagni di vita.

Il suo passato è il vero protagonista: una storia d’amore impossibile ma irrinunciabile; un’amicizia controversa e ricca di colpi di scena con un ragazzo omosessuale; l’odio per un padre mai presente; la lotta continua per affermarsi, far valere le proprie ragioni, abbattere gli ostacoli della vita per la conquista della tanto agognata felicità. Questo romanzo è una corsa.

La continua corsa contro il tempo ingaggiata da Andrea, dalla sua irrefrenabile voglia di fronteggiare gli atroci ostacoli della vita che lo porteranno a dibattersi in una morsa da cui gli sarà impossibile fuggire.

E un urlo, più crudele di tutti gli altri, trafiggerà il suo animo ferito: l'urlo del destino. "Un libro interessante, che potrebbe conquistare il pubblico dei giovani lettori" Angiola Codacci Pisanelli, L'espresso. "Un eccellente romanzo d'appendice" Claudio Gorlier, Radio Rai 1.

Matteo Pegoraro è nato a Monselice (Pd) l'11 aprile 1986. Vive a Solesino (Pd) e frequenta il liceo scientifico. Negli anni ha maturato la sua passione per lo scrivere, e a sedici anni ha iniziato a pubblicare testi su noti portali internet.

Attualmente collabora con diversi siti letterari e cura su Supereva, all'indirizzo http://guide.Supereva.it/scrittori_emergenti, una rubrica per gli Scrittori Emergenti; è direttore responsabile dell'e-zine "L'emergente sgomita", dedicata interamente agli scrittori esordienti.

Per comunicare direttamente con l'autore utilizza invece l'indirizzo matteo_pegoraro@3000.it. Prezzo: Euro 11,99 Prezzo per i soci Delos Books: Euro 10,79 (-10%) Il volume, come tutte le edizioni Delos Books, è venduto esclusivamente nella libreria on-line Delos Store, collana "I Delfini", all'indirizzo www.delosstore.it

L’estate rovente delle carceri italiane arriva sul web…

 

http://oltrelesbarre.splinder.com

 

Sull’onda della rivolta del carcere di Regina Coeli (Roma) del 17 agosto, dello sciopero della fame in altre varie carceri, è nato un nuovo blog, dal titolo: "Oltre le sbarre", e sottotitolo: "Sul carcere, nel carcere, fuori dal carcere".

Ecco quali sono i suoi intendimenti, tratti dalla Presentazione. "Con questo blog affronteremo la tematica sul carcere, visto dal di fuori e dal di dentro, cercando di uscire dai luoghi comuni sull’argomento e, soprattutto, di trovare una soluzione al problema del carcere. Meglio ancora, cercando ... possibilmente ... di uscirne!

Il carcere verrà esaminato come organismo storicamente determinato (nascita, sviluppo, ... morte), mediante una selezione dei migliori testi, articoli, saggi sull’argomento. Cercheremo di definire il carcere nelle sue varie forme di: prigione, penitenziario, galera, gattabuia, segreta, gabbia, ecc.; mantenendo la ricerca entro i due limiti estremi della tomba, da un lato, e del confino, dall’altro.

Il carcere verrà descritto quale esso è, cioè come organismo vigente e vivente, soprattutto in Italia, ma non solo. Il carcere verrà fatto parlare, verrà fatta uscire (per ora solo) la voce dei detenuti (ivi compresi quelli in semi-libertà, condannati e ... agenti di polizia penitenziaria, esclusi gli aguzzini e le carogne).

Il carcere verrà, infine, esaminato dialetticamente nei suoi rapporti con la società (le carceri fuori dal carcere; la mente ingabbiata; chi giudica chi; ecc.). Sono ben accetti commenti, consigli, contributi, sempre che siano costruttivi; meglio ancora se ... liberatori."

 

 

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