Tossicodipendenze e carcere

 

Radicali, il "caso Vallette" gravissimo segnale di allarme

 

Interpellanza dei consiglieri radicali Palma e Mellano: primo banco di prova per Galante. Intervenga la regione per assicurare la continuità dei servizi

 

Per informazioni: 348.5335301

 

Dichiarazione di Carmelo Palma e Bruno Mellano, consiglieri regionali radicali del Piemonte:

 

Il tardivo passaggio alle Asl delle competenze funzionali e gestionali dei servizi tossicodipendenze interni agli istituti di pena fa emergere, a partire dal caso delle Vallette, il rischio di un vero e proprio disastro, da ben pochi previsto e annunciato; fra i pochi, i Radicali, che da anni denunciano la mancata attuazione del decreto legislativo 230/99 (Riordino della medicina penitenziaria).

Il "caso Vallette" è emerso agli onori delle cronache per le proteste degli attuali operatori che, con il passaggio delle competenze all’Asl, rischiano, dal 1° gennaio prossimo, di non essere confermati: ma dietro questa questione, di natura sindacale e contrattuale, c’è ben altro, cioè una logica di distruzione di un servizio, e di pratiche consolidate negli anni (che puntavano su di un patrimonio di competenze e interventi di natura psicologico - sociale) e la sua sostituzione con un modello di "Ser.T. di territorio", in cui hanno (giustamente) la priorità interventi di natura medico - sanitaria.

Ma come si può ragionevolmente pensare di operare da un giorno all’altro una radicale "normalizzazione" dei servizi tossicodipendenze interni al carcere, con il dimezzamento delle ore dedicate ad interventi di carattere psico-sociale?

Le Asl rischiano di commettere, rispetto alla tossicodipendenza carceraria, lo stesso errore che hanno commesso per 20 anni rispetto alla tossicodipendenza da strada: quella di "pensarla" e di trattarla secondo un modello burocraticamente ambulatoriale. Questa scelta non contrasta solo con il buon senso, ma anche con le disposizioni del D.M. 21 aprile 2000 (Progetto Obiettivo per la tutela della salute in ambito penitenziario), che impone, nel passaggio delle competenze alle Asl, la garanzia della "necessaria continuità assistenziale". Se le Asl - e in particolare, nel caso delle Vallette, l’Asl 3 - ritengono di potere eludere il problema della continuità degli interventi e di un progetto che riconosca ed affronti la specificità della "tossicodipendenza carceraria", il risultato sarà doppiamente negativo: si interromperanno una serie di trattamenti e si minerà la stessa sicurezza del carcere.

Di fronte a tutto questo, la nota del 22 dicembre 2003, inviata dalla Direzione della Programmazione Sanitaria alle Asl competenti si è limitata a garantire che l’ammontare dei finanziamenti riconosciuti per l’esercizio 2004 sarà pari alle richieste delle Aziende (e quindi sensibilmente superiore ai circa 850.000 euro impiegati nell’esercizio 2003); ma la Regione non può limitarsi a fare il "passa carte" e il "passa soldi" alle Asl. Deve imporre il rispetto di una serie di criteri e di obiettivi d’intervento, a partire dall’adozione di una Carta dei Servizi, prevista come obbligatoria all’art. 1 del decreto legislativo 230/99, e deve smettere di trattare le tossicodipendenze come una materia residuale, affidata di volta in volta alle convinzioni e alle convenienze personali di qualche dirigente di assessorato o di Asl. Il "caso Vallette" è un buon banco di prova per tastare il polso del nuovo Assessore regionale alla Sanità, Valter Galante, a cui vanno, comunque, i nostri auguri; ne avrà bisogno.

 

Torino, 29 dicembre 2003

 

 

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