Garante dei diritti dei detenuti

 

Garante dei diritti delle persone private della libertà personale

di Adriano Sofri

 

Il Foglio, 22 maggio 2003

 

Ricevo da Silvio Di Francia il testo della importante delibera del Comune di Roma che istituisce il "Garante dei diritti delle persone private della libertà personale".

La proposta era firmata da Di Francia e numerosi altri consiglieri di tutti gli orientamenti politici, e sostenuta dal sindaco Veltroni. Era stata preceduta da un’altra bella iniziativa, la riunione del Consiglio comunale romano tenuta all’interno di Regina Coeli. Del difensore civico per le carceri si parla da tanto tempo: la sua istituzione concreta viene in un momento drammatico per la condizione delle galere, e, con l’intervento del Comune che si dichiara responsabile di tutti i soggetti "deboli ed esclusi dalla pienezza dei diritti" nel suo territorio, compie un passo importante verso il rapporto fra carcere e società locale. Le galere sono concepite come un altro mondo sotterraneo e rimosso – un inferno, diciamo così – sottratto alla geografia dei liberi e assegnato a una sua geografia segreta e inguardabile. Ricordo la paradossale esclusione dal diritto di visita e ispezione per i sindaci, a differenza di parlamentari europei e nazionali e regionali, a riparazione del quale è stato da poco promosso un emendamento di legge.

Con la delibera romana il sindaco nomina il Garante per 5 anni, scegliendolo fra persone di indipendenza e prestigio indiscussi nel campo dei diritti e delle attività sociali. Il Garante si impegna alla promozione dei diritti al lavoro, alla formazione, alla salute, delle persone private o limitate nella libertà, secondo le attribuzioni comunali; e interviene presso le Autorità competenti quando sia investito di notizie sulla violazione dei diritti delle persone e sulle condizioni dei luoghi di reclusione, investendo di questi problemi sia le autorità di governo che l’amministrazione comunale e la Consulta cittadina per i problemi penitenziari, oltre che le associazioni più rappresentative dei detenuti.

Apprezzo francamente questa decisione, e mi auguro che il maggior numero di comuni italiani vogliano informarsene esattamente e seguirne l’esempio.

 

 

 

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