Comitato per i Problemi Penitenziari

 

I Progetti del Comitato Carceri
lettera aperta dell’On. Giuliano Pisapia

 

Il Due Notizie (Bollettino di San Vittore) – 2 aprile 2002

 

Finalmente, a quasi un anno dall’inizio della legislatura, il Parlamento riprende ad occuparsi della drammatica situazione degli istituti penitenziari: e, più in generale, delle misure alternative al carcere, del reinserimento dei detenuti, dei rapporti con tutti coloro - Direttori, Polizia penitenziaria, operatori, volontari - che quotidianamente lavorano e operano all’interno delle strutture penitenziarie. È stata infatti approvata, all’unanimità, in Commissione Giustizia della camera, la costituzione di un "Comitato permanente per l’esame dei problemi penitenziari", nel quale sono rappresentati tutti i gruppi parlamentari e di cui fanno parte i deputati più sensibili ai temi collegati alla concezione e alla finalità della pena e al rapporto tra carcere, società e istituzioni.

Certo, non bisogna farsi illusioni. Il lavoro di questo Comitato non sarà facile. Oggi più che in passato - di fronte alle continue strumentalizzazioni dell’esigenza di "sicurezza dei cittadini" e ai pervicaci attacchi alla legge Gozzini, diventata il capro espiatorio d’ogni disfunzione della Giustizia - è indispensabile innanzi tutto far conoscere l’effettiva realtà del mondo carcerario. Realtà che, come ben voi sapete e vivete quotidianamente, è ben diversa da quella troppo spesso rappresentata dai mass media, in particolare quando avvengono fatti eclatanti che, seppur limitati numericamente, creano una situazione di turbamento nell’opinione pubblica. È necessario far comprendere, a chi vuol capire, che è interesse di tutti, ad esempio, che si esca dalla logica per cui l’unica sanzione penale può essere, come invece oggi è, quella carceraria.

Dobbiamo essere capaci di spiegare, cosa non facile, che il reinserimento del detenuto è utile non solo a chi ha commesso un reato ma all’intera società, per evitare che chi ha espiato la pena torni a commettere un altro reato, danneggiando se stesso e l’intera collettività.

Chi esce dal carcere non deve più trovare, come troppo spesso accade, porte chiuse ma deve essere aiutato a riprendere, o ricreare, quei rapporti sociali, lavorativi, familiari che sono il presupposto per limitare, per quanto umanamente possibile, la recidiva. Da parte nostra faremo tutto il possibile. E ci siamo posti un preciso obiettivo. Non più solo, come è avvenuto in passato, approfondimenti, analisi, dibattiti, ma anche, e soprattutto, proposte. Ci confronteremo con tutti per valutare le priorità e analizzare i motivi per cui leggi, già approvate da tempo, sono rimaste, di fatto, disapplicate (basti pensare a quella sul lavoro ai detenuti o sull’incompatibilità tra grave malattia e detenzione carceraria).

E intendiamo, in tempi ragionevoli, fare proposte concrete al Parlamento per inserire nel nostro ordinamento pene diverse da quelle carcerarie e per rendere più vivibile, per chi è detenuto e per tutti gli operatori, il carcere. Con la speranza che il lavoro unitario che il Comitato spera di poter sviluppare, possa rendere meno difficile e, nel contempo più celere, l’approvazione degli interventi legislativi o regolamentari necessari. Un compito arduo, ma non impossibile.

Rispetto al quale è fondamentale una corretta informazione, una conoscenza dell’effettiva attuale situazione, una puntuale opera di "controinformazione" rispetto alla cattiva informazione che, spesso - per superficialità o per altri non certo nobili motivi - viene fatta da troppi che neppure sanno cosa significa, oggi, vivere, operare e lavorare chiusi tra quattro mura, senza poter comunicare, se non raramente, con l’esterno. Corretta informazione rispetto alla quale il vostro giornale e il vostro sito, sono, e saranno, fondamentali. Ed è proprio questo il motivo per cui sono particolarmente lieto che i primi a far conoscere il lavoro, che si propone il "Comitato Carceri" della Camera dei Deputati, sia proprio un organo d’informazione che nasce all’interno di un istituto penitenziario.

Buon lavoro, quindi, a voi e a noi. Senza illusioni, ma con la tenacia di continuare a credere nella possibilità di un mondo diverso e più giusto; di un carcere meno disumano, di una pena meno afflittiva, di una giustizia, non solo più efficiente e più garantista, ma anche più mite.

 

Giuliano Pisapia

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