Mandato di cattura europeo

 

S.O.S. di De Lorenzo dal carcere

"Mandato di cattura europeo? Badiamo ai diritti dei detenuti"

 

La città, 10 dicembre 2001

 

Mandato di cattura europeo? Meglio pensare a chi è già detenuto, secondo l’ex ministro Francesco De Lorenzo che ha da poco avuto il disco verde per il lavoro esterno. A luglio, quando alla fine della pena mancheranno 3 dei 5 anni che gli hanno inflitto i giudici per il processo sulle tangenti nella sanità, i suoi legali chiederanno l’affidamento ai servizi sociali. Ma nel frattempo, da due settimane l’ex ministro Francesco De Lorenzo, recluso nel carcere di Civitavecchia, ha già ottenuto l’autorizzazione per lavorare all’esterno, dalle 8.30 alle 18, nella comunità di Don Pierino Gelmini, a Santa Marinella. Pensa al carcere, De Lorenzo, che può usare il telefono, quando gli si chiede di commentare la sua nuova condizione di semilibertà.

"Si parla tanto di mandato di cattura europeo – dice l’ex ministro – ma si dovrebbe fare una sola cosa: armonizzare i diritti dei detenuti che in Italia vengano del tutto negati o calpestati. L’occasione potrebbe essere quella che non pensare solo a che devi essere colpito da mandato di cattura, ma anche a tanti detenuti che qui vivono una condizione molto, ma molto, peggiore di quasi tutti i paesi della comunità europea".

"La legalità - ribadisce l’ex ministro – per i detenuti è di livello molto basso, come dimostrano le storie contenute nelle centinaia di lettere che ho ricevuto in questi mesi. Tutti quelli che sono premurosi nel tener conto delle norme repressive, dovrebbero anche tener conto dei diritti dei detenuti, che sono trascurati. Tutti parlano di certezza della pena, ma nessuno si sofferma sul fatto che la fine della pena viene sempre e che, se non c’è un sostegno ai detenuti, se ne pagheranno poi le conseguenze".

 

 

 

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