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Le linee programmatiche dell’esecutivo

al giudizio dei magistrati e degli avvocati

di Giovanni Negri, giurista

 

(Guida al diritto, 11 agosto 2001)

 

Basteranno cinque anni? Una domanda d’obbligo dopo aver compiuto una rapida ricognizione delle priorità dell’azione di Governo. L’agenda è sicuramente molto fitta, ma i numeri parlamentari per approvare una buona parte dei provvedimenti in programma ci sono.

Va sottolineato però che, come l’esperienza del DDL sulla riforma del diritto societario sta già testimoniando, lo scontro con l’opposizione rischia di essere al calor bianco. E la giustizia potrebbe ancora una volta diventare materia privilegiata del contendere.

Con quali risultati, per la tanto agognata efficienza dell’intero sistema, è tutto da dimostrare. A scoprire le carte è stato lo stesso Guardasigilli Roberto Castelli nel corso delle audizioni parlamentari. Un intervento atteso, dal momento che sinora le riflessioni sulle intenzioni dell’Esecutivo avevano dovuto affidarsi allo scarno programma elettorale e a qualche dichiarazione di intenti successiva alla vittoria della Casa delle libertà.

 

La giustizia penale

 

Una visione che qualcuno giudicherà minimalista e forse priva di un vero affiato riformista, ma l’ingegner Castelli punta deciso alla funzionalità e alla messa a punto della macchina più che a drastiche inversioni di rotta. Il sistema giustizia dovrà quindi “limitarsi” ad accertare e perseguire reati. Ma senza ingolfare un motore che da tempo si è dimostrato affaticato dalla moltiplicazione delle fattispecie criminali. In questo senso va inteso il richiamo al ricorso a un intervento di depenalizzazione ancor più incisivo per quanto riguarda quei fatti che non siano più avvertiti come offensivi dalla collettività. E per tradurre le intenzioni nel concreto verrà presentato al Consiglio dei ministri un primo DDL per procedere alla depenalizzazione dei reati contro la personalità dello Stato, troppo connotati ideologicamente e in contrasto con valori costituzionalmente protetti come la libertà di associazione e di manifestazione del pensiero. Nel mirino, secondo il ministro, ci sono almeno venti articoli del Codice Penale considerati del tutto inadeguati.

 

I rapporti tra PG e PM

 

Sul piano della conduzione delle indagini bisognerà attendersi novità sul versante dei rapporti tra polizia giudiziaria e pubblico ministero, tracciando una linea di confine tra la fase delle indagini preventive e quelle giudiziarie, in maniera da arrivare a una più precisa definizione dei vari tempi processuali in ossequio alla riforma costituzionale del “giusto processo”. Ma non è finita, perché le stesse procedure verranno investite da un intervento tutto teso al contingentamento dei tempi e alla definizione di scadenze da rispettare. Nello stesso tempo verrà dato anche un giro di vite sui motivi d’appello, fissandone tassativamente l’identikit, saranno allargate le procedure in camera di consiglio e previsti sbarramenti alla reiterazione delle domande difensive. Il terzo grado di giudizio, poi, resterà una possibilità aperta, ma i ricorsi dilatori e pretestuosi saranno colpiti con il deterrente di una maggiore sanzione pecuniaria.

 

Sicurezza

 

Via libera al ricorso a pene alternative al carcere, anche con la rimodulazione di limiti edittali sproporzionati rispetto alla gravità della condotta. Ma quando di detenzione si tratterà, allora bisognerà che il cittadino abbia la certezza che la pena verrà scontata.

Più spazio anche a percorsi diversi dalla carcerazione per i tossicodipendenti e per gli extracomunitari. Per questi ultimi, il ministero della Giustizia ha allo studio un provvedimento che permetta di rimpatriare i detenuti stranieri per reati particolarmente lievi. Perplessità sono invece state espresse a più riprese dal ministro Castelli sugli eccessi di garantismo a tutela dei minori imputati, con preoccupazioni particolari per gli effetti che la possibilità di impunità potrebbe avere nel reperimento di manodopera criminale da parte della malavita organizzata.

In un certo senso, poi, la strada che la nuova amministrazione intende percorrere presenta alcuni punti in comune con la precedente gestione Fassino dell’emergenza carceri. Esclusa per il momento qualsiasi ipotesi di amnistia, l’intenzione è quella di far funzionare a pieno regime le strutture esistenti, magari modernizzandole e, novità, diffondendo una sorta di devoluzione per rendere meno centralistica la gestione delle strutture di reclusione.

 

La giustizia civile

 

Si parte da una situazione di riconosciuta emergenza (un dato: tre milioni di procedimenti arretrati). In questo senso il Governo, scartata l’ipotesi di incrementare ulteriormente il numero dei magistrati ha fatto una scelta che farà discutere. Verrà, infatti, riservata alle parti la fase istruttoria, affidando al giudice solo la fase decisoria conclusiva e su specifiche istanze istruttorie avanzate dalle parti. Verranno poi introdotti meccanismi patrimoniali che penalizzino chi al momento dell’esecuzione non intenda adeguarsi alle sentenze. Un particolare impulso riceveranno poi anche gli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, valorizzando in particolare conciliazione e arbitrati che hanno dato buona prova nell’esperienza delle Camere di commercio. Decisa poi anche la valorizzazione del processo telematico che dovrebbe andare a regime a partire dall’anno prossimo.

 

L’ordinamento

 

Nutrito l’elenco delle proposte in arrivo. Si va dall’introduzione di membri laici nominati dalle regioni nei Consigli giudiziari; al riequilibrio tra PM e giudici nel CSM; alla riforma della stessa legge elettorale per il “Parlamentino” della magistratura, alla riforma dei concorsi per l’accesso (più spazio ai titoli e meno ai quiz). Ma è sul piano delle carriere che il Governo si propone modifiche decisive. Da una parte, con lo sganciamento della progressione economica dall’avanzamento in carriera con un peso maggiore nella valutazione per i Consigli giudiziari dall’altra con la separazione tra giudici e pubblici ministeri. Su questo delicatissimo punto Castelli ha sottolineato come l’accesso rimarrà unico ma il passaggio di funzioni sarà subordinato a un corso - concorso che comporterà anche il necessario passaggio di distretto. Per quanto riguarda gli incarichi direttivi la bussola resterà la temporaneità.

 

I tempi

 

Detto che il programma si presenta certo d’ampio respiro va anche sottolineato come lo stesso Castelli abbia tracciato una scaletta di priorità. Il posto d’onore spetta al disegno di legge Mirone con la riforma del diritto societario e la revisione di tutta la parte penale. A seguire verrà presentato un DDL per introdurre come autonome fattispecie di reato le forme di riduzione in schiavitù per sfruttamento sessuale. Entro il 2001 verrà poi presentato il DDL con la riforma del meccanismo elettorale del CSM, in maniera da farla andare a regime in concomitanza con le nuove elezioni previste per l’aprile 2002. Dopo l’estate verrà presentato il DDL per l’abolizione dei reati di opinione e per l’abbreviazione dei tempi della giustizia civile e per la riforma dell’ordinamento giudiziario. Entro il 2003 è prevista l’approvazione del codice penale, per arrivare poi alla presentazione dei quattro codici, nella versione rivista e corretta dalla Casa delle libertà.

 

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