Piano Carcere Comune di Roma

 

Piano Cittadino per il Carcere del Comune di Roma

 

Redattore sociale, 17 marzo 2004

 

Dati, politiche attuali, gli enti e le risorse. Saulino (Commissione Salute): "Circa 100 operatori sanitari senza convenzione. E una parte di loro da giugno è senza stipendio". È stato presentato stamattina, nell’aula Giulio Cesare in Campidoglio, il primo Piano Cittadino per il Carcere di Roma e Provincia. Primo nel suo genere in Italia, il Piano è stato promosso dall’assessorato alle Politiche Sociali capitolino ed è stato elaborato grazie alla collaborazione con la Consulta penitenziaria cittadina (alla quale aderiscono 28 associazioni che operano in carcere) e con la partecipazione attiva di circa 220 delegati rappresentanti d’istituzioni, enti locali, terzo settore e dei detenuti. Il piano, che ha durata triennale, fino al 2006, raccoglie in circa 350 pagine l’insieme delle politiche per il carcere attualmente realizzate.

La pubblicazione contiene, infatti, dati statistici sulla presenza negli istituti di pena di Roma e Provincia, gli enti e servizi sia pubblici sia privati che intervengono, la normativa e le risorse esistenti sul territorio. Inoltre, cinque capitoli (elaborati da specifiche commissioni tecniche, composte dai 220 delegati, tra ottobre e dicembre 2003) sono rispettivamente dedicati al piano per l’intervento socio-sanitario, per le pari opportunità, per la formazione e il lavoro per la cultura, la scuola e lo sport e per i minori sottoposti a misura penale. "Uno strumento di lavoro ordinario che ha come obiettivo quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono a tutti i detenuti di accedere ai benefici della legge Gozzini – ha sottolineato Luigi Di Mauro, coordinatore del Piano – e di dare risposte anche alle esigenze di sicurezza che troppo spesso ostacolano l’attuazione di progetti di reinserimento sociale, in particolare per le fasce più deboli della popolazione reclusa".

Secondo i dati diffusi, relativi a dicembre 2003, i detenuti a Roma e Provincia sono 4153, di cui 344 donne, 19 le madri con figli da zero a tre anni, un’italiana e 18 straniere, 1430 gli stranieri e 1092 i tossicodipendenti, 421 i detenuti sotto i 25 anni d’età mentre sono 28 gli ultrasettantenni. Quindici i transessuali, tutti stranieri. Scopo dell’iniziativa è quello di favorire e di integrare gli interventi per il diritto alla salute dei detenuti, l’avvio di percorsi di reinserimento sociale, la possibilità di partecipazione a corsi di formazione professionale per l’inserimento lavorativo, di favorire l’accoglienza, la cultura e le pari opportunità dei cittadini e delle cittadine adulte e minori detenuti o in affidamento ai Servizi Sociali del Ministero della Giustizia nel territorio del Comune e della Provincia di Roma.

Il Piano Cittadino per il Carcere ha una programmazione triennale, 2004, 2005 e 2006. Nei primi due anni è prevista la sottoscrizione di protocolli d’intesa, l’organizzazione e la realizzazione degli interventi intra ed extra moenia programmati e nel 2006 la sistematizzazione degli interventi. "Oggi è stata presentata la bozza del Piano Sociale del Carcere, simbolicamente nominato XXI Municipio di Roma, un fatto che vuole sottolineare come quella degli istituti di pena non è una realtà isolata dal resto della città - ha spiegato Raffaela Milano, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Roma - Il Piano, che sarà presto presentato all’approvazione del Consiglio comunale, sarà sottoposto ad ulteriori arricchimenti e verifiche prima di giungere all’approvazione formale".

Rosa Rinaldi, vicepresidente della Provincia di Roma ha sottolineato come "il primo cambiamento da affrontare in tema di politiche per il carcere sia la differenziazione del circuito penale, attraverso la costruzione di interventi efficaci di reinserimento sociale per le fasce di detenuti più deboli che nella detenzione portano con sé, più che pericolosità per la sicurezza, grandi problemi di disagio sociale". "Il nostro impegno è quello di rendere la detenzione diversa da come ce la presentano oggi i mass media – ha detto Sebastiano Ardita, direttore dell’Ufficio Centrale Detenuti e Trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – per fare ciò l’amministrazione penitenziaria ha necessità di collegarsi con l’esterno. Il carcere è un luogo dove non ci si può dividere sul tema del reinserimento, le azioni improntate solo alla sicurezza, al rigore e al carcere preventivo rischiano sempre di andare a ricadere sui più deboli.

Il labirinto per giungere alle misure alternative non è patrimonio di tutti. Il nostro scopo è di fornire a ciascuno una possibilità. Questo è un Piano in difesa dei soggetti deboli, fatto che deve essere centrale nella nostra azione. Guai se il carcere dovesse corrispondere al disagio sociale". "Il Piano sistematizza la questione carcere e pone obiettivi precisi sui quali ognuno di noi sarà chiamato a misurarsi. Oggi abbiamo politiche attive che vedono costruita la rete di rapporti tra operatori e istituzioni, un fatto importante in periodi di tagli – ha affermato Luisa Laurelli, presidente della Commissione Servizi Sociali del Comune di Roma – Recentemente abbiamo effettuato numerose visite negli istituti penitenziari di Roma.

Nei prossimi giorni andremo anche al nuovo padiglione del Sandro Pertini dove dovrebbero essere assicurate migliori cure ai detenuti". E proprio sulle difficoltà di garantire il diritto alle cure sanitarie in carcere è intervenuto Vincenzo Saulino, coordinatore della Commissione Salute del Piano che ha denunciato tra l’altro come "Nel Lazio attualmente circa 100 operatori sanitari che si occupano di prevenzione e assistenza per i detenuti tossicodipendenti lavorano senza convenzione. E una parte di loro pur continuando a garantire il servizio, da giugno scorso, è senza stipendio".

 

 

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