Piano Carcere del Comune di Roma

 

Il Piano Permanente sul carcere del Comune di Roma

 

Piano per il Carcere del Comune di Roma: monitoraggio 2004 - 2005

Articolo di "Redattore Sociale" sul Piano per il Carcere

Scarica il Piano del Comune di Roma in file word zippato (350 KB)

Premessa

 

Il carcere appartiene alla città con tutti i suoi contrasti, i bisogni e i cambiamenti legati alla nostra epoca ed è il luogo dove la sofferenza e le contraddizioni sociali sono più visibili, acute e concentrate. Attualmente rappresentano una vera emergenza alla quale, aldilà delle competenze, ogni istituzione è chiamata ad intervenire con rinnovato e incisivo impegno.

Appare urgente rinsaldare e ridefinire, alla luce dei nuovi processi sociali, il quadro delle garanzie dei diritti dei detenuti e dei lavoratori del carcere, per garantire, con incisivi interventi di recupero sui soggetti devianti, una maggiore sicurezza per i cittadini come l’esperienza e i dati ci dicono.

Da ciò la necessità di ridisegnare l’intervento intra ed extra moenia come anche emerso dal workshop organizzato dalla Consulta penitenziaria il 29 gennaio del 2000 che ha rilevato una realtà d’iniziative non coordinate che rispecchiano competenze, motivazioni, risorse e specificità proprie di ogni associazione o cooperativa e degli Enti e Istituzioni che operano intorno al carcere.

Ciò ha determinato e determina una somma parziale d’interventi che segmenta e distorce l’identità del soggetto detenuto in altrettante identità con i rispettivi bisogni, da quello del lavoro a quello affettivo, dall’assistenza sanitaria a quella legale ed economica.

Dal workshop è emersa in sostanza una situazione dove sono proposti di volta in volta progetti partendo da stimoli, conoscenze, valutazioni ed aspirazioni che sono proprie di chi li propone, con una modalità che possiamo definire "autoreferenziale".

Gli interventi attualmente proposti spaziano dalla realizzazione di corsi di formazione professionale e culturale, all’apertura di sportelli d’informazione sul territorio e all’interno degli istituti stessi, all’organizzazione di spettacoli, a progetti d’inserimento lavorativo, di sostegno psicologico ed economico, di segretariato sociale, alle comunità d’accoglienza ed ai centri diurni.

Tuttavia, nonostante l’ampiezza di questi interventi, l’azione di recupero riesce a raggiungere solo poche centinaia di detenuti rispetto alle migliaia che popolano i grandi Istituti della città di Roma e Provincia. Spesso molti interventi sono inefficaci perché improntati all’emergenza e, senza una pianificazione e un monitoraggio delle esigenze, somigliano a piccole cattedrali del deserto.

A questo va aggiunta una diffusa difficoltà di collaborazione tra le varie istituzioni e tra gli operatori che generano una situazione di paradossale scoordinamento che riduce l’efficacia dell’intervento e disperde energie e risorse.

Tale approccio, pur avendo il merito di sottolineare l’urgenza di un intervento finalizzato al recupero del detenuto e di spingere al confronto realtà diverse, non ha consentito di andare aldilà d’interventi endemici, parziali e inadeguati alla gravità della condizione detentiva. La estemporaneità degli interventi, il loro non coordinamento sono i sintomi di un’esperienza sociale che si muove senza una chiara logica di programma, senza un coinvolgimento di tutte le parti, dall’istituzione carcere agli enti locali all’iniziativa privata.

Infatti, l’intervento istituzionale delle diverse realtà amministrative coinvolge un numero ristrettissimo di detenuti che per affidabilità, disponibilità e caratteristiche di compatibilità culturale, possono accedere sia ai benefici della legge Gozzini sia alle diverse realtà del terzo settore ma proprio per questo carattere selettivo le istituzioni non riescono ad allargare lo sguardo alle aree detentive più problematiche che nel carcere stesso spesso sono più emarginate.

Si arriva così alla situazione paradossale per cui la maggior parte dei progetti sul carcere raggiunge esclusivamente i detenuti più tutelati e con più risorse o gli ex detenuti rintracciabili sul territorio inseriti ormai in un disagio cronico materiale ed esistenziale come, ad esempio, quello dei senza fissa dimora. Mentre in carcere si registra" la mancanza" di detenuti da inserire nei progetti, ed in particolare in quelli che hanno una chiara finalità di reinserimento della persona. Progetti che richiedono una più fattiva collaborazione delle Direzioni degli Istituti di pena e della Magistratura di Sorveglianza, per individuare le cause che ostacolano la formazione di detenuti considerati adatti ad essere inseriti in circuiti lavorativi esterni al carcere e la difficoltà a reperire detenuti da ospitare nelle case di accoglienza.

Intorno a questa evidente contraddizione si sono concentrati i lavori del Piano per rimuovere le cause che determinano l’esclusione della gran maggioranza dei detenuti dai programmi di reinserimento e sempre più spesso, a causa del sovraffollamento, a privarli degli spazi ricreativi e di semplice sostegno psicologico.

Altro aspetto rilevante, su cui ci siamo soffermati nel programmare gli interventi, ha riguardato le esigenze di sicurezza negli istituti e le problematiche ad essa legate che sono causa molte volte di uno slittamento dei tempi di realizzazione di un progetto là dove l’immediatezza (vedi malati di mente, tossicodipendenti, madri detenute, bambini in carcere ma anche scuola, formazione, lavoro etc.) è indispensabile per la riuscita dell’intervento. Occorre uno sforzo collettivo per garantire adeguati standard di sicurezza affinché non vanifichino anche il senso stesso del recupero alla vita sociale. (riteniamo utile per superare molti di questi problemi un accreditamento delle strutture del III settore: volontariato, cooperazione sociale, imprese che intervengono in ambito penitenziario presso il Provveditorato Regionale Lazio, il Ministero della Giustizia e gli Enti Locali)

 

A tal fine abbiamo elaborato e programmato livelli mirati d’intervento cercando non solo di far coincidere la domanda con l’offerta, le aspettative con ciò che è corrisposto, ma anche approfondito problemi legati alla "pericolosità" del detenuto perché, rispetto alla pericolosità ed alla verificabilità, la maggior parte degli interventi trova seri ostacoli.

Attraverso attenta analisi abbiamo individuato alcuni livelli diversificati di recupero del detenuto a partire dal suo particolare disagio, il tossicodipendente, ad esempio, ha bisogno di andare in comunità, recuperare la sua patologia, i suoi rapporti sociali, formarsi prima ancora che lavorare.

In tal senso riteniamo improcrastinabile un ripensamento del carcere e della pena, soprattutto per quella tipologia di detenuti con una soglia bassa di pericolosità e con caratteristiche di disagio sociale.

Se oggi gli interventi in carcere interessano un numero irrisorio di detenuti, dalle decine alle centinaia, rispetto alle migliaia che popolano i grandi carceri giudiziari, una differenziazione del circuito penale dovrebbe essere il primo e significativo cambiamento da apportare per costruire la condizione per un intervento qualitativamente e quantitativamente diverso.

La questione sicurezza, con riferimento ad alcune aree di detenuti (tossicodipendenti, malati psichiatrici, minori, extracomunitari, madri con figli, malati di aids ecc…) che esprimono atti devianti conseguenti a forti elementi d’emarginazione, nella loro collocazione socio culturale ha bisogno di essere affrontata, considerata e valutata liberi da pregiudizi di alcun genere.

Se ciò richiede sul piano esterno un diverso impegno economico e programmatico per far fronte ad un piano cittadino del quale già in passato sono state tracciate alcune valide direttrici, non di meno sarà importante superare alcune esitazioni, dubbi e temporeggiamenti riguardo alla validità di un intervento che vuole essere anche critico nei confronti di un sistema sanzionatorio prevalentemente repressivo verso i nuovi e crescenti livelli di devianza sociale.

Per una riuscita del Piano dobbiamo impegnarci tutti ed essere in grado di trovare sempre il punto di equilibrio tra le attuali modalità d’intervento e quelle che si intendono programmare, tra sperimentazione ed efficacia, tra innovazione e certezza se vogliamo realizzare il passaggio da una fase segnata dalla discontinuità e dall’assenza di coordinamento ad un livello più avanzato di ricerca e programmazione.

Essere capaci di modificare profondamente l’approccio dell’attuale intervento in carcere a partire dagli elementi di coerenza tra la programmazione, qualità, spesa, gli obiettivi che si intendono realizzare, la complementarità degli interventi e la sicurezza. Ridisegnare l’attuale sistema dei servizi in carcere, a carattere assistenziale, per promuovere modalità che sappiano intercettare ed interagire con i bisogni, le richieste reali dei cittadini detenuti, promuovere condizioni di cittadinanza attiva e garantire equità d’intervento.

Per questo primo anno ci siamo concentrati sulla ricerca di modalità condivise di elaborazione dei dati, analisi del bisogno e programmazione degli interventi. Consapevoli che le informazioni fossero lacunose e frammentarie perché non era mai stato avviato negli istituti di pena e nel territorio, a causa di difficoltà tecniche e di poca attenzione istituzionale, un rilevamento dati dettagliato e approfondito sullo stato del bisogno negli istituti di Roma e Provincia. Anche il Piano che presentiamo per il 2004 è ancora carente di informazioni ma negli anni successivi avremo l’opportunità di modificare sostanzialmente la modalità di intervento e di conseguenza la rete dei servizi per garantire prestazioni che rispondano a criteri di qualità, innovatività, continuità ed efficacia. Metteremo in atto iniziative che sappiano meglio contestualizzare singoli e specifici interventi per evitare una loro endemizzazione e discontinuità e soprattutto per evitare che siano concentrati tutti prevalentemente in alcuni istituti, sezioni o realtà particolari.

Il Piano sarà lo "strumento ordinario" per la messa a sistema degli interventi in carcere attraverso il quale garantire pari opportunità alle persone detenute, che ci consentirà un costante adeguamento all’evoluzione dei problemi.

Le proposte delle cinque Commissioni del Piano Cittadino rispondono, anche se ancora parzialmente, ai basilari bisogni che emergono dalla difficile situazione della detenzione e dell’esecuzione penale esterna nel territorio del Comune e della Provincia di Roma.

Le proposte d’intervento, dentro e fuori del carcere, a favore di detenuti ed ex detenuti, adulti e minori, maschi e femmine, italiani e stranieri, prevedono realizzazione di corsi di formazione professionale e culturale, apertura di sportelli di informazione sul territorio e all’interno degli istituti stessi, organizzazione di spettacoli, progetti di inserimento lavorativo, sostegno psicologico ed economico, segretariato sociale, comunità di accoglienza e centri diurni.

Le tipologie di detenuti su cui si intende prioritariamente intervenire in maniera urgente, sono i soggetti più deboli: tossicodipendenti, stranieri, transessuali, minori, donne, madri con figli da 0 a 3 anni, anziani, malati.

Sono anche previsti interventi rivolti a tutti i detenuti: formazione professionale, scolarizzazione, inserimento lavorativo, casa, cultura ecc… Sono inoltre previsti interventi di aggiornamento professionale degli operatori penitenziari e degli operatori che a vario titolo intervengono in carcere: volontari, imprese, ecc. e azioni in favore delle famiglie dei detenuti.

Consapevoli che in genere il luogo in cui si realizza l’intervento, interno o esterno al carcere, condiziona anche la modalità della proposta dell’intervento abbiamo previsto una differenziazione delle azioni programmando all’interno degli istituti l’offerta di formazione professionale, attività di sostegno economico e psicologico, culturale, sociale e sanitario mentre all’esterno attività che riguardano l’inserimento lavorativo e la realizzazione di case di accoglienza.

Tutti i soggetti che hanno partecipato ai lavori del Piano effettuano a vario titolo, interventi specifici che si collegano al problema della detenzione e con attività che non si svolgono esclusivamente all’interno del carcere.

Come era prevedibile per istituire l’Ufficio di coordinamento di piano le difficoltà non sono mancate e derivano dalle competenze, dalla carenza di risorse umane, dai tempi e dai luoghi di confronto ma ora, dopo molti incontri interlocutori con i vari referenti delle istituzioni, degli enti locali, del terzo settore e delle associazioni di detenuti, il Piano per il 2004 è definito ed è tempo di agire, coscienti di partecipare ad una sperimentazione unica in Italia e in Europa il cui esito dipende dal nostro impegno e dalla nostra volontà di trovare realmente soluzioni ai problemi sempre più gravi che nascono in carcere e nell’esecuzione penale in genere.

Il Piano Permanente Cittadino sul carcere del Comune di Roma

 

La Legge 328/2000 afferma nell’art. 2 che ai servizi e alle prestazioni accedano prioritariamente soggetti in condizioni di povertà, con incapacità parziale o totale di provvedere a se stessi, con difficoltà di inserimento sociale e lavorativo, quelli sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria.

Come è noto, Il Comune di Roma, grazie alla spinta propulsiva ed alle proposte della Consulta Permanente Cittadina sul carcere ed alla sensibilità dei vari assessori che si sono succeduti in questi ultimi dieci anni, si è fortemente impegnato, in una seduta straordinaria di Consiglio Comunale tenuta presso la casa Circondariale Rebibbia N.C, a riconoscere il carcere come Municipio cittadino ed a garantire ai detenuti/e le stesse prestazioni previste per i cittadini liberi.

Sono trascorsi tre anni dal workshop svoltosi nella Casa di Circondariale Maschile Rebibbia Nuovo Complesso che delineò modalità e programmi di intervento in carcere da inserire nel Piano Regolatore Sociale ed evidenziò la necessità di costituire un coordinamento comunale in forma permanente

Così come previsto dalla Legge 328/2000, che attribuisce al sindaco il ruolo di organizzare e avviare i Piani di Zona e di creare le migliori condizioni per garantire la maggiore partecipazione di tutti gli attori istituzionali e dei cittadini, nel mese di maggio del 2003 è stato istituito il Piano Permanente Cittadino per il Carcere del Comune di Roma" per consentire agli Assessorati e alle Istituzioni interessate di avere una visione globale degli interventi da effettuare al fine di costruire una strategia che sia meno dispersiva e soprattutto più incisiva nel percorso di recupero e reinserimento sociale delle persone detenute.

Un organismo interassessorile e interistituzionale che vede promotrici e protagoniste le sedi istituzionali interessate in forma strettamente collaborativa, ma ciascuna per la sua parte di competenza e di messa a disposizione di risorse, per individuare percorsi idonei ad affrontare nodi fondamentali tra quelli che impediscono la fruizione dei diritti delle persone in condizione di detenzione ed ostacolano l’applicazione delle misure alternative. Un Piano che riassume su di sé proposte articolate, che dovranno poi essere realizzate dagli assessorati competenti e, attraverso dei protocolli d’intesa, anche dalle altre Istituzioni che a vario titolo raccolgono su di loro competenze e risorse utili.

Un Piano che elabora programmi d’intervento sia all’interno degli istituti di pena per il miglioramento della vita carceraria, sia all’esterno per offrire pari opportunità di inserimento sociale alle persone detenute ed ex detenute evitando dispersione di energie e risorse, presenta proposte, elabora una linea di condotta e un’attenta programmazione in cui iscrivere l’intervento per il carcere

Un tavolo di concertazione utile al fine di valutare priorità, esigenze, modalità, individuare e stabilire quali possibilità di recupero sono percorribili con una popolazione detenuta che ha in questi ultimi anni cambiato radicalmente il suo modo di delinquere e le motivazioni sociali, economiche, psicologiche e culturali che ne sono la causa.

Il Piano si pone in linea con la normativa relativa alle funzioni degli Enti Locali in particolare con la Legge 328/2000, la Legge 229/99 "razionalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale" e con l’art. 5 della stessa legge "Riordino della medicina penitenziaria" che prevedono la programmazione e la realizzazione di un sistema integrato di servizi e interventi sociali con la partecipazione di tutti i soggetti pubblici e privati, i cittadini e gli utenti presenti nella comunità locale ed assegnano ai comuni la titolarità nella programmazione, la progettazione e la realizzazione del sistema dei servizi locale a rete, l’indicazione delle priorità, l’erogazione dei servizi e delle prestazioni assistenziali, l’accreditamento e la vigilanza sui servizi e le strutture a carattere residenziale e semiresidenziale, la definizione delle priorità.

Al Piano Cittadino sul Carcere hanno aderito il Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria, gli Assessorati Competenti del Comune e della Provincia di Roma, della Regione Lazio, di seguito elencati, la Direzione per i rapporti con l’Ente Locale del Ministero della Giustizia, l’IstitutoSuperiore di Formazione Ministero della Giustizia, Ufficio IV del DAP, il Provveditorato Regionale Lazio Ministero della Giustizia, il CSSA Roma Ministero della Giustizia, Dipartimento Giustizia Minorile, il Centro Interregionale per la Giustizia Minorile Lazio e Abruzzo, il CPA e il Servizio Sociali Minori Ministero della Giustizia, le Direzioni degli Istituti di pena di Roma e Provincia, le AASSLL, le Direzioni Sanitarie degli Istituti, i Delegati del sindaco nelle AASSLL, la Consulta Permanente Cittadina del Comune di Roma per i Problemi Penitenziari, le organizzazioni del volontariato e della cooperazione sociale che operano in ambito penitenziario, la Consulta Permanente Cittadina del Comune di Roma per la Salute Mentale, le imprese, i Sindacati, i detenuti.

 

I lavori del Piano Cittadino sono stati svolti da Commissioni Tecniche:

Formazione e lavoro

Salute e Servizi Sociali

Pari Opportunità

Cultura e Spettacolo

Minori

composte dai 230 delegati dei Dipartimenti e Uffici delle Istituzioni ed Enti competenti, del III Settore e delle organizzazioni e rappresentanze dei detenuti/e.

I lavori si sono svolti in 15 riunioni di Commissioni di 4 ore, 5 riunioni di commissione di studio di 4 ore e 2 riunioni plenarie.

Il Piano Cittadino che presentiamo ha una programmazione triennale 2004, 2005, 2006.

Nei primi due anni 2004/5 sottoscrizioni dei protocolli d’intesa, organizzazione e realizzazione degli interventi intra ed extra moenia programmati, il terzo anno 2006 la sistematizzazione degli interventi.

A tale proposito è prevista l’organizzazione di tavoli assessorili per elaborare modalità di attuazione delle linee indicate nel Piano, creare le opportunità per realizzare azioni utili alla sottoscrizione dei protocolli d’intesa, d’individuare le priorità.

Il Piano Permanente prevede riunioni periodiche delle Commissioni per l’aggiornamento dei dati, il rilevamento del bisogno, la valutazione della qualità e del buon esito dei servizi offerti, i risultati conseguiti e le concrete ricadute sui detenuti. Ma anche per organizzare, in collaborazione con gli Assessorati e le Istituzioni interessate, iniziative pubbliche di sensibilizzazione, divulgazione e studio.

 

Coordinatore Piano Permanente Cittadino per il carcere del Comune di Roma

Le istituzioni e gli assessorati che hanno aderito al Piano

 

Ministero di Giustizia. Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (Direzione per i rapporti con l’Ente Locale)

Provveditorato Regionale Lazio (Dr. Angelo Zaccagnino)

Centro Interregionale Giustizia Minorile Lazio (Dr.ssa Caterina Frangipane)

 

Comune di Roma

 

Assessorato alle Politiche Sociali e promozione della Salute (On. Raffaela Milano)

Assessorato alle Politiche per le Periferie, per lo Sviluppo Locale, per il Lavoro (On. Luigi Nieri)

Assessorato alle Politiche Culturali (On Gianni Borgna)

Assessorato Alle Politiche Educative e Scolastiche (On. Maria Coscia)

Assessorato alle Politiche di Promozione dell’Infanzia e ella Famiglia (On. Pamela Pantano)

Assessorato (Gramaglia)

Delegato del Sindaco per i Rapporti con le Istituzioni Universitarie (Prof. Tullio De Mauro)

Consigliere Delegato del Sindaco per i Problemi dell’Handicap (Ileana Argentin)

Consigliere Delegato del Sindaco alle Politiche della Multietnicità (Franca Eckert Coen)

Delegato del Sindaco alle Politiche dello Sport (Gianni Rivera)

 

Provincia di Roma

 

Vice Presidenza con deleghe alla Formazione Profesionale, Politiche Giovanili e Tutela Ambientale (On. Rosa Rinaldi)

Assessorato politiche del lavoro e della Qualità della vita (On. Gloria Malaspina)

Assessorato alle Politiche della Scuola (On. Daniela Monteforte)

Assessorato alle Politiche Culturali, della Comunicazione e dei Sistemi Informativi (On. Vincenzo Maria Vita)

Assessorato alle Politiche sociali e Promozione della Famiglia (On. Claudio Cecchini)

 

Regione Lazio

 

Assessorato alle Politiche per la Famiglia e Servizi Sociali (On Anna Teresa Formisano)

 

Consulado Generale de Colombia

Console Generale

Gustavo adolfo Gomez Porras

 

Ordine nazionale psicologi penitenziari (Dr. Mauro Gatti)

 

 

Precedente Home Su Successiva