Garante regionale dei detenuti

 

Garante regionale dei detenuti: un’occasione mortificata?

 

www.papillon.it, 19.02.2004

 

Nel mentre dobbiamo registrare l’ennesima drammatica morte di un detenuto a Regina Coeli, quasi a inutile conferma dell’alta percentuale di detenuti che si suicidano nei primissimi giorni di carcere e della necessità di rendere meno traumatico il primo impatto con la galera, vogliamo informare i lettori del fatto che tra qualche giorno la Regione Lazio, prima in Italia, eleggerà il cosiddetto Garante dei detenuti.

 

La Papillon ha detto e ripete che la migliore garanzia dei Diritti dei detenuti si avrà soltanto quando ci sarà una Legge nazionale che riconoscerà anche ai Cittadini detenuti il diritto di associarsi liberamente per confrontarsi sui problemi del carcere con tutti i livelli Istituzionali, dai Municipi alle Regioni, dalle Commissioni Parlamentari al Ministero di Giustizia.

Esattamente come avviene in tutti i più diversi ambiti comunitari (siano essi posti di lavoro, quartieri, ospedali, caserme, caseggiati, scuole, ecc.) anche i Cittadini detenuti devono potersi avvalere di questo Diritto senza per ciò essere sottoposti a pressioni, ricatti e punizioni di vario tipo. In definitiva, anche questa è una questione di civiltà giuridica e commette un errore chi ne sottovaluta l’importanza.

Un ottimo passaggio transitorio in questa direzione sarebbe stata anche l’instaurazione da parte di alcuni Consigli Regionali di Commissioni di controllo sulle carceri di loro competenza territoriale. Commissioni che sarebbero state composte da Consiglieri regionali di tutte le forze politiche e al cui lavoro quotidiano avrebbero potuto partecipare rappresentanti dei funzionari e degli operatori delle carceri, e soprattutto rappresentanti delle più grandi associazioni dei detenuti.

Chiunque può ben capire che Commissioni così composte avrebbero potuto moltiplicare il potere ispettivo che già oggi appartiene ad ogni Consigliere regionale, ma soprattutto avrebbero potuto moltiplicare la capacità di individuazione e risoluzione dei reali e più urgenti problemi che affliggono i vari istituti penitenziari, senza rischiare di essere ingannate dai classici "specchietti per le allodole" che esistono in ogni carcere.

Purtroppo, a causa di troppe e inutili timidezze politiche anche questo passaggio non si è riusciti ad ottenerlo, ma ad ogni modo la nostra Associazione è comunque favorevole all’insediamento dei Garanti comunali e regionali, pur essendo consapevole che essi sono in un certo senso un "sottoprodotto" dell’importante battaglia di civiltà portata avanti pacificamente in questi anni dalla Papillon e da migliaia di detenuti e liberi Cittadini.


Per quanto riguarda l’attività della Regione Lazio, va comunque sottolineato che in più occasioni molte forze politiche del Consiglio regionale, sia di maggioranza che di opposizione, si sono più volte espressi su problemi importanti riguardanti il trattamento, la salute, i diritti e la dignità dei cittadini detenuti. Basti a titolo di esempio ricordare da un lato l’impegno costante del gruppo di Rifondazione Comunista e dei Verdi, e dall’altro il fatto che il Presidente Storace è stato l’unico Presidente di una Giunta Regionale che si è recato in carcere (e senza tanti clamori!) a dialogare con i detenuti e le varie figure professionali che ci lavorano.


Ecco perché la nostra Associazione, che soltanto a Roma conta 1075 iscritti detenuti, la quale è senza dubbio la più rappresentativa ed è l’unica che svolge un quotidiano lavoro culturale e di sensibilizzazione anche in alcuni grandi quartieri periferici della città, si augurava che la scelta del Garante scaturisse da un’approfondita e franca discussione tra tutte le forze politiche sinceramente interessate ai temi del carcere, così da fornire già in partenza al futuro ufficio del Garante una serie di chiare indicazioni di lavoro politico/pratico stabilite unitariamente dalla più ampia maggioranza possibile (e perciò stesso inderogabili, e anzi in un certo senso "obbligatorie" per il nuovo ufficio).

Avrebbe senz’altro giovato a tutti una preliminare riflessione sulla strada da seguire affinché anche l’instaurazione del Garante regionale si caratterizzasse a tutti gli effetti come un importante contributo alla necessaria battaglia riformatrice dell’universo penitenziario. E la più elementare logica avrebbe voluto che soltanto al termine di una tale riflessione si stabilisse chi meglio avrebbe potuto rappresentare il nuovo e unitario indirizzo politico/pratico del Consiglio Regionale.
In altre parole, ci saremmo aspettati una scelta "politica" nel senso alto e nobile del termine, e non già una scelta basata su una sorta di autocandidatura di qualche noto personaggio diessino, il quale certamente da anni "opera" in un istituto penitenziario minore della capitale (e magari ha fin qui "operato" nel senso del più classico e diseducativo metodo della lottizzazione e del clientelismo elettorale a favore di se stesso e dei propri amici e familiari) ma francamente ben poco ha fatto - se non quando è stato da altri tirato per i capelli - per sostenere realmente le denunce e le pacifiche proteste dei detenuti per le riforme.

 

Anzi, ad onor del vero va anche detto che in occasione delle battaglie di civiltà del 2000 e del 2002/2003 (ambedue sostenute anche dalla Chiesa Cattolica) costui si è addirittura contraddistinto per minacce e provocazioni contro i detenuti più attivi, e perché al contempo diffondeva a piene mani la stupida teoria della "furbizia servile", che è quanto di più diseducativo ed umiliante ci sia per l’intelligenza di quei detenuti ed ex detenuti che sono spinti dal bisogno ad accettare le ambigue tutele di certi meschini "professionisti del disagio sociale". Una domanda sorge quindi spontanea: ma è mai possibile che tra le forze della Giunta e dell’opposizione regionale non ci siano le capacità per uno scatto di fantasia che impedisca la mortificazione di questo importante passaggio politico che è la scelta del Garante? Noi siamo convinti di si, ed è anche per questo che ci rivolgiamo al presidente della Giunta e a tutti i capigruppo della maggioranza e dell’opposizione affinché la scelta di mercoledì non sia dettata dalla fretta o addirittura da un inaccettabile "mercanteggiamento" che non farebbe certo onore all’impegno fino ad oggi profuso un po’ da tutti per cercare di fornire risposte concrete ai tanti e drammatici problemi dei quattordici istituti penitenziari del Lazio.


Ad ogni modo, concludiamo questa lettera aperta sottolineando che chiunque sarà alla fine scelto può essere certo che se opererà in modo onesto e trasparente sarà sollecitato ed aiutato quotidianamente nel suo lavoro dalla Papillon, anche a costo di pagare ancora con rapporti disciplinari, punizioni e trasferimenti. Ma se qualcuno ha intenzione di utilizzare l’ufficio del Garante (e il relativo budget di 250000,00 Euro!) per curare l’immagine e gli interessi suoi e della sua rete clientelare, può rinunciarci fin d’ora perché egli sarà da noi controllato e denunciato pubblicamente ogni qual volta non rispetterà il mandato del Consiglio Regionale e/o trascurerà colpevolmente di operare sempre e comunque per la difesa dei diritti e della dignità di tutti i Cittadini detenuti.

 

Associazione Papillon

 

 

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