Reclusi ci useranno come corrieri

 

Guardie mediche in carcere per forza

"I reclusi ci useranno come corrieri"

di Michela Nicolussi Moro

 

Corriere della Sera, 2 aprile 2004

 

La finanziaria ha tagliato l’assistenza nelle prigioni, facendo saltare il dottore notturno

Il provveditore: aspetto altri fondi. La Cgil. detenuti a rischio autolesionismo

 

Sono in rivolta le Guardie mediche del Veneto, che si sono viste piovere addosso, a sorpresa, l’obbligo di soccorso notturno ai detenuti. Colpa della finanziaria, che ha decurtato del 50% i fondi della sanità penitenziaria, obbligando le amministrazioni degli istituti penali a ridurre il servizio medico interno. E se inizialmente si è provato a rinunciare a due - tre ore diurne (provvedimento mantenuto dal Due Palazzi di Padova), ora si è passati al taglio delle otto notturne, comprese tra mezzanotte e le 8. Una decisione già in vigore a Belluno, Rovigo e, da ieri, a Verona, ma in procinto di estendersi a Vicenza e Venezia, mentre a Treviso la mancanza del dottore durante la notte coinvolge il polo minorile. Su quest’ultimo caso l’onorevole Tiziana Valpiana (Rc) ha presentato un’interrogazione parlamentare. Intanto l’indicazione è di ricorrere, per le urgenze, alla Guardia medica territoriale.

"Non rientra nei nostri compiti sbotta Domenico Crisarà, segretario regionale di categoria - La legge 374 del 1975 stabilisce che in ogni carcere ci siano servizio medico e farmaceutico, funzionanti 24 ore su 24 e a carico del ministero della Giustizia. Noi siamo convenzionati con le Usl, gli istituti di pena si rivolgano al 118 o ci sottoscrivano un contratto ad hoc. Non è giusto distoglierci dal territorio, siamo già pochi e non possiamo trascorrere una notte in prigione magari solo per un mal di pancia, penalizzando i cittadini. E poi ne va della nostra sicurezza: non avendo contatti costanti con i detenuti, che ne sappiamo se uno sta male davvero o se finge per tentare l’evasione? Non vogliamo finire indagati, né essere ricattabili. Se i reclusi sanno della presenza di dottori esterni, possono minacciarci e costringerci a fare da corrieri per l’esterno. È un’ipotesi che ci sconvolge".

La categoria è impotente, anche perché qualche direttore di carcere si dice pronto a denunciare per omissione di soccorso i camici bianchi "ribelli". Loro ribattono che si limiteranno a portare i pazienti ai Pronto Soccorso e si chiedono perché il servizio interno alle sbarre sia stato tagliato proprio di notte, visto che di giorno ci sarebbero più colleghi disposti a intervenire. L’unico scudo a loro difesa l’ha alzato l’Usl 20 di Verona, che risponde così alla domanda scritta di poter ricorrere alla Guardia medica inoltrata il 18 marzo scorso dal direttore della Casa circondariale di Montorio (e dell’istituto di Vicenza), Salvatore Erminio. "Sono a comunicarle l’impossibilità di aderire alla sua richiesta - recita la missiva del direttore generale, Ermanno Angonese - I medici di continuità assistenziale essendo preposti a interventi d’urgenza su un ampio territorio, qualora fossero impegnati nel carcere non potrebbero espletare la loro attività con le necessarie garanzie di efficienza e rapidità". Ma come reagiranno i detenuti?

"Siamo in allarme rosso - ammette Giampiero Pegoraro, sindacalista della Cgil regionale per la polizia penitenziaria - Diminuiscono anche infermieri, farmaci e visite specialistiche, col rischio che i reclusi si feriscano per protestare".

Sdrammatizza Ettore Ziccone, provveditore delle carceri del Triveneto: "Aspetto un’ingrazione dei fondi entro giugno, che ci permetterà di tornare a regime - rivela - Altrimenti dovremmo ricorrere sempre alla Guardia medica territoriale. Se i detenuti dovessero lamentarsi, la sicurezza sarebbe compromessa, ma la loro tutela sanitaria è garantita. Quanto ai medici esterni, non rischiano nulla e poi sono tutelati dal personale". Scettico il deputato Piero Ruzzante (Ds): "Per arrivare a una cella, viste le procedure, ci vogliono dai 30 minuti in su - ricorda - Un pronto intervento va garantito dentro il carcere, sennò casi gravi rischiano di morire prima dell’arrivo dei sanitari".

 

 

Precedente Home Su Successiva