Una riforma che non parte

 

Sanità in carcere: "Vogliono svuotare la legge"
Tribunale dei malati e sindacati


LA REPUBBLICA Salute, 11 aprile 2002


«I detenuti, al pari dei cittadini in stato di libertà, hanno diritto a prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate». Così recita il primo articolo del decreto legislativo n. 230, 22 giugno ‘99; la stessa legge prevedeva che, dal gennaio 2000, l’assistenza sanitaria ai detenuti tossicodipendenti doveva passare dal ministero di Giustizia a quello della Salute e alle Regioni.
A due anni di distanza, nelle prigioni italiane non è cambiato niente e qualcuno lancia un grido d’allarme: «Chiediamo al Ministro della Salute di accelerare l’iter del decreto» afferma Stefano Inglese, responsabile delle politiche nazionali del Tribunale per i diritti del malato «è indispensabile recuperare il tempo perduto». Altri temono il peggio: secondo Angelo Passaleva, vicepresidente della Toscana, il governo sta svuotando progressivamente di contenuti il decreto legislativo del ‘99, mentre il sindacato denuncia tagli consistenti per il 2002: circa il 30 per cento in meno per il servizio di guardia medica, meno 20 per l’assistenza infermieristica e meno 50 in per i prodotti farmaceutici.

 

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