Nuovo titolo V della Costituzione

 

Alle regioni i mezzi per garantire la salute dei detenuti

di Bruno Benigni, responsabile sanità della Legautonomie locali

 

Italia Oggi, 23 agosto 2002

 

Dalle carceri italiane filtrano a fatica le notizie sullo stato di salute della popolazione detenuta. Manca anche il più elementare servizio epidemiologico. Il carcere è ancora un mondo chiuso, un’istituzione totale. Tutti i tentativi per cambiare lo stato sanitario nelle carceri, in ultimo con l’applicazione della legge n° 230/99 "Riordino della medicina penitenziaria", sono praticamente falliti, per le ottuse opposizioni dei conservatori e per le tiepidezze dei sostenitori della riforma.

Ora la gestione della sanità penitenziaria da parte del ministero della giustizia è arrivata al capolinea. Fatti salvi i poteri riservati allo stato nazionale, tutta la competenza in materia sanitaria, per disposto costituzionale, appartiene alle regioni, anche quella riguardante la sanità nelle carceri. La novità è rilevante, di quelle che mettono fine a una fase e ne aprono un’altra. Infatti la legge n° 230 del 1999 "Riordino della medicina penitenziaria" mantiene certamente tutto il suo valore per i principi fondamentali che essa contiene, ma vede cadere quella parte della normativa che prevede un trasferimento condizionato di poteri alle regioni per il semplice fatto che questi sono stati loro conferiti direttamente dalla Costituzione.

Cambiano anche i rapporti tra ministero della giustizia e Servizio sanitario nazionale governato dalle regioni, perché due ordinamenti, quello penitenziario e quello sanitario, agiscono con pari dignità istituzionale sulla stessa struttura (il carcere) e perché l’istituzione penitenziaria si apre, ope legis, a nuovi soggetti istituzionali, direttamente collegati al territorio e alla società dei liberi.

L’applicazione della norma costituzionale richiede certamente un’intesa, che va ricercata nella conferenza stato-regioni e/o nella conferenza unificata, nel rispetto delle rispettive responsabilità e sulla base del principio costituzionale della "leale collaborazione".

Il fatto è che le regioni ricevono in consegna una sanità penitenziaria che fa acqua da tutte le parti, con sistemi organizzativi anacronistici, incapaci di valorizzare la stessa professionalità degli operatori. Le chiusure burocratiche dei ministeri, ma anche le reticenze di molte regioni, sono riuscite a gettare al vento le stesse opportunità di miglioramento che offriva la legge n° 230/99 con il passaggio graduale delle competenze alle regioni e con l’avvio di una sperimentazione certamente utile in un campo cosi delicato e complesso.

Gli operatori sanitari, tutti a rapporto di lavoro precario, sono smarriti per un futuro che è sempre più nebuloso. Da qui, dal fallimento di un sistema, dovranno partire le regioni con i loro piani di salute e con nuovi modelli organizzativi capaci di convogliare sul carcere tutto il potenziale del Servizio sanitario nazionale.

Non sarà facile, perché, insieme alle leggi, il carcere ha bisogno di una nuova politica penitenziaria. Alle regioni spetta, comunque, il compito di garantire a tutti i detenuti, in tutte le condizioni penitenziarie, le stesse prestazioni che ricevono i cittadini liberi. Per questo le regioni hanno il diritto - dovere di esigere dal governo le risorse necessarie e le condizioni operative che rendono possibile garantire ai detenuti "i livelli essenziali di assistenza sanitaria".

La Costituzione ha fatto chiarezza giuridica e istituzionale. Ora è il tempo della politica e delle scelte che richiedono alle istituzioni, al governo e alle regioni, il coraggio necessario, quell’apertura e quella determinazione che non ci sono stati per applicare la legge n. 230/99.

C’è da augurarsi che tutti, e rapidamente, si sintonizzino sulle nuove disposizioni della Carta costituzionale, evitando quel nefasto tiro alla fune che ha affossato la riforma della medicina penitenziaria. Su questi importanti temi il 13 settembre, a Firenze, a Palazzo Vecchio, si terrà un convegno nazionale su "La tutela della salute dei detenuti: dal dlgs 230/99 al nuovo titolo V della Costituzione".

Al convegno, organizzato da Legautonomie in collaborazione con regione Toscana, comune di Firenze e Federsanità Anci, parteciperanno operatori e dirigenti del sistema penitenziario, amministratori locali e regionali, rappresentanti delle organizzazioni sindacali.

 

 

 

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