Noi, i sepolti vivi...

 

Noi, i sepolti vivi che chiamate pazzi e criminali"

 

Il Mattino, 11 luglio 2003

 

Fabrizio, perché sei qui? "Ho fatto lo spiritoso con una ragazza". L’hai molestata? "No, ho fatto lo spiritoso". Da quanto tempo sei qui? "Due anni". Stai per uscire? "No". Quando uscirai? "Quando la ASL del mio paese mi manderà a chiamare".

Fabrizio, occhi di pece. 22 anni, un ragazzino. Tende la mano, educato e distante come la gente contadina. Da Sardegna, vengo. E i medici assicurano che racconta la verità: lui, con quella ragazza ha davvero "fatto solo lo spiritoso". Un complimento. Forse due. Però era già in cura psichiatrica. E le sue avances sono diventate "tentata violenza carnale". È così che scatta - inesorabile - la leggendaria "misura di sicurezza". Incapace di intendere. Incapace di volere. Pericoloso. Per sé e per gli altri. Destinazione: ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa.

Cioè, il manicomio criminale. Ultimo degli ultimi. A tu per tu con Andrea, che fece a pezzi la sua ragazza lassù a Posillipo e oggi scrive per il giornalino. In sanscrito. E insieme a Ginetto, che quel giorno a san Giovanni Rotondo si "sentiva un po’ nervoso" e fece strage di pellegrini devoti a padre Pio. Manicomio criminale. Fino a quando? E chi lo sa. Finché, forse, qualcuno – magari la ASL del suo paese – non si dichiarerà disponibile a occuparsi di lui. Fuori, nel mondo dei vivi. Altrimenti, sarà ergastolo. Ergastolo bianco, lo chiamano. Maledetto lui, che gli piacciono le belle ragazze.

"Mea Culpa". Il nipotino. Sette anni. Giù dal terzo piano. Ospedale. E carcere. Soprattutto carcere, nonostante gli sforzi di un direttore e di un team di operatori seri e impegnati. All’ingresso, documenti. E via i telefonini. Familiari in attesa. Ma in attesa di che? Data di nascita: 1876. E si vede.

Il "Filippo Saporito" è il più antico d’Italia: 240 ospiti. Anzi, internati. Sui 1240 depositati come sacchi di juta negli altri cinque OPG ancora aperti in Italia. Le regole? Sono quelle del sistema penitenziario. E hai voglia a mitigarle. Qui e a Napoli negli anni scorsi si sono uccisi due direttori. Li accusarono di nefandezze. Risultarono innocenti. Un inferno. A volte grand hotel. Negli anni ‘80 i camorristi venivano a costituirsi davanti a questo portone grigio e cupo: meglio il manicomio, dicevano, che Poggioreale. Si fingevano pazzi. 1978: una "irresistibile forza magnetica" attira Raffaele Cutolo, neo-capo di camorra, verso il varco nel muro squarciato da una bomba scoppiata nel pomeriggio di una bollente domenica d’agosto. Resterà latitante per due anni. Nel museo del carcere, pardon dell’ospedale, scricchiola consunto il pianoforte a corde della mitica contessa Bellentani. Bellissima donna. Comasca, fu ospite del "Saporito" dopo aver ucciso la fidanzata del suo spasimante. Il direttore di allora, Filippo Saporito appunto, se ne invaghì perdutamente. E le consentì di portare il pianoforte. Lei, di notte, suonava brani di Chopin.

Adolfo Ferraro, direttore dell’O.P.G. di Aversa. Come va? "Se li tratti male, sei un mostro. Se fai in modo che escano, sei un matto. Fanno come fa il branco con il lupo malato: se lo portano dietro perché serve a scaricare le tensioni sociali. Non è facile. Tempo, spazio, relazioni: lavoriamo al recupero".

E la legge 180? "Non ci sfiora. E siamo esclusi anche da leggi come la Gozzini, che modernizzano il regime carcerario". Quanto spendete per il vitto? "2.100 lire per internato. Al giorno". Come fate? "Non me lo chieda". Chi bada alle pulizie? "Gli internati".

Qui si entra, ma non si esce. "Sto avviando protocolli di intesa con le ASL: l’85 per cento dei miei ospiti potrebbe uscire anche oggi". Perché non escono? "Manca l’accoglienza". Il caso di Fabrizio è gravissimo. "Come lui, ce ne sono decine". Che cosa rispondono le ASL? "Firmeremo. Ma non firmano". Nessuna ha firmato? "Caserta 2 e Salerno 2. Poi basta". Quanti internati hanno accolto? "Undici. In un anno". E i letti di contenzione? "A settembre li togliamo". E l’elettroschock? "Qui c’è il più antico d’Italia. Voglia di praticarlo? "Ma vuole scherzare?".

Lo chiamavano "Avvoltoio". Andava pazzo per i materassi. Buoni da dormire. Buoni da mangiare. Oche del Campidoglio, germani reali. Pecore. Sono nati sei pavoni. Nell’area attrezzata a parco i "pazzi" allevano 300 bestie in pericolo di estinzione. Mura alte. Ma da qui non scappa nessuno. Né bestie. Né uomini. 11.40: è l’ora del pranzo. Tutti in fila, nel reparto dei cronici. Un piatto di plastica, una ciotola bianca. Tavoli e sedie sparsi alla rinfusa. Oggi, mezzi ziti al pomodoro e bistecchina o tonno.

Andrea. Posillipo. La ragazza fatta a pezzi. Sì, rinchiudetemi pure. Ma lasciate tranquilla mammà, che ogni volta che viene a trovarmi mi tocca dove solo lei sa per farmi stare contento. Mi tocca in parlatorio. Sotto il tavolo, di nascosto. È l’armata delle tenebre. Mura scrostate, quattro lettini nella cella che è un morso. Il 60 per cento qui è in regime di proroga. Cinque. Dieci. Venti anni. "Bubbolone", bandito da leggenda, si mise a piangere quando gli dissero vattene, sei libero. Mezze vite in manicomio. I diritti stracciati. La dignità nel gabinetto. La pensione d’invalidità rubata dai familiari col sistema dell’usa e getta: li accolgono a casa, svuotano il conto corrente, li riportano in manicomio. Su un muro c’è scritto: "Se vuoi costruire una nave, insegna la nostalgia del mare aperto". A capotavola c’è un vecchio, i capelli bianchi, la pelle di tartaruga: è qui perché una famosa giornalista lo ha denunciato per molestie. Ora partecipa al giornalino, la "Storia di Nabuc". Per abbonarsi, il conto corrente postale è 16875817. 25mila lire.

E in fondo alla stanza c’è il piccolo Melis, sardo di Oristano. Occhi grigi, da nuvola incinta. E fissi. In un niente solo suo. 25 anni. La relazione dei Carabinieri cantilena gelida: "Tossicodipendente, chiedeva soldi a madre per comprare spinelli. Insistenze. Madre dichiara: non mi ha mai picchiato. Madre denunciante. Si segnala che il ragazzo risulta già in cura psichiatrica. Pregasi disporre nuova perizia urgente". In fede, 17 giugno dell’anno 2003.

 

 

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