Più carcere per i "baby delinquenti"

 

Da Londra più carcere per i «baby delinquenti»

Linea dura del governo contro i minorenni arrestati

Il ministro:«Un modo per far abbassare la cresta»

 

Il Manifesto, 17 aprile 2002


Potrebbero rimanere in carcere fino al processo i "baby delinquenti" britannici. L'ha confermato il ministro degli Interni David Blunkett presentando a un convegno sulla delinquenza giovanile i nuovi poteri conferiti a tribunali e polizia. Prevale dunque la linea dura del governo Blair avviata dall'ex ministro degli Interni Jack Straw (attuale ministro degli Esteri) nei primi quattro anni di mandato laburista.

Tra le iniziative più criticate di Straw va ricordata l'introduzione del coprifuoco per i ragazzini che hanno meno di quindici anni e che dalle nove di sera devono rimanere in casa o rischiare multe piuttosto severe e conseguenze pesanti per i genitori trasgressori. Il governo del new Blair è anche tristemente famoso per aver inaugurato il primo carcere speciale per minori ed è costantemente criticato dall'ispettore delle carceri per il trattamento riservato ai giovani detenuti. Per non parlare poi della rigida politica scolastica sui bambini «troppo vivaci»: al centro di questa politica le espulsioni (spesso perenni) dalla scuola dei trouble makers, quegli studenti che combinano guai.

Con buona pace del tentativo della scuola di affrontare le cause di comportamenti cosiddetti "deviati" o comunque derivanti da un disagio sociale evidente. Perfino sulla legittimità delle punizioni corporali dei figli da parte dei genitori la Gran Bretagna ha atteso una sentenza della corte europea per i diritti umani prima di agire per decretare (con riluttanza) illegale lo schiaffone e le botte. Le nuove proposte del ministro Blunkett (che è l'ex ministro all'Istruzione) dunque sono all'insegna della continuità repressiva inaugurata dal suo predecessore. L'iniziativa più controversa riguarda la possibilità di tenere in carcere in attesa di giudizio quei minori tra i dodici e i sedici anni che abbiano «una storia criminale».

Una misura che Blunkett ha giustificato sostenendo che «in questo modo si evita di rilasciare giovani criminali che poi si vantano delle loro imprese con i coetanei e che teorizzano di poter fare tutto ciò che vogliono, tanto vengono rilasciati subito». Più carcere dunque, per «far abbassare la cresta» a chi crede di poter fare ciò che vuole giocando sul suo essere minorenne. Un concetto, quello del più carcere, che secondo il ministro «procede parallelamente» ai metodi più canonici di legge ed ordine. Come per esempio il progetto di corsi speciali obbligatori (anche qui si rischia multe e peggio se ci si rifiuta) per i genitori dei ragazzi «problematici».

Il ministro ha anche annunciato che per lasciare spazio ai nuovi detenuti-baby, verranno spostati nelle varie carceri minorili almeno cinquecento ragazzi detenuti attualmente in unità di sicurezza di proprietà pubblica. Una iniziativa aspramente criticata dalle associazioni che lavorano con i giovani che hanno problemi con la giustizia perché rischia di porre l'accento sul carcere e non su metodi alternativi di reinserimento sociale. Piace invece alla polizia l'idea di avere nuovi poteri: entro breve inizieranno i presidi nei campi da gioco delle scuole, caldeggiati dai sindacati degli insegnanti.

 

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