Progetto prevenzione devianza

 

Legalità, devianza e mondo giovanile

 

Sabato 23 novembre si é svolto a Verona, nell'Aula Magna della Facoltà di Lettere, il convegno per la presentazione di "Legalità, devianza e mondo giovanile", un libro che raccoglie i risultati di una ricerca sulla percezione di legalità e devianza da parte di gruppi di giovani delle scuole superiori di Verona e di Padova.
 

La mattina del Convegno l'aula era affollata dagli studenti delle scuole di Verona che hanno partecipato al progetto, accompagnati dagli insegnanti. Ecco le autorità che hanno portato il proprio saluto e il proprio commento:

Prof. La Rocca, delegato del Preside dell'Università

Roberto Nicolis, del Centro Sportivo Italiano di Verona

Don Bruno Fasani, direttore di Verona Fedele

Danilo Furlan, Presidente del CSI

Un rappresentante dei Presidi delle scuole veronesi coinvolte nel progetto

Antonio De Poli, Assessore alle politiche sociali, che ha patrocinato la
pubblicazione

Luciano Guerini, Assessore allo sport del Comune di Verona

Dott. Angelo De Cristal, dirigente ULSS 20
 

Vi sono state quindi le relazioni:
di Maurizio Ruzzenenti, l'insegnante di Verona che ha coordinato il progetto "carcere e sport" e, successivamente, il progetto "Carcere e scuola; di Patrizia Cibin, l'insegnante del "Gramsci" di Padova che ha coordinato il progetto educativo sul tema del Carcere che ha coinvolto 86 studenti di Giuseppe Mosconi, sociologo dell'Università di Padova.

Il tema del carcere nell’educazione ai diritti umani

 

"Il carcere secondo gli studenti padovani" è il tema del questionario distribuito a 4 classi dell’ITC "A. Gramsci" nell’a.s. 199899. La compilazione del questionario  curato dal Prof. G. Mosconi del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Padova  ha costituito un momento importante di un percorso multidisciplinare organizzato nel nostro Istituto Tecnico sul tema "il carcere nell’educazione ai Diritti Umani". Il questionario  somministrato all’inizio e all’uscita del percorso, per controllare l’eventuale influenza, sugli atteggiamenti degli studenti verso il carcere, del cammino formativo compiuto  ha costituito, anche, un utile esempio di collaborazione tra scuola superiore e università.

Il percorso multidisciplinare sul tema del carcere era stato progettato da alcuni insegnanti dell’Istituto nell’ambito del corso di aggiornamento "Per una cittadinanza responsabile" organizzato dall’Associazione "Diritti Umani, sviluppo sostenibile" di Padova, nell’ anno scolastico 9798 ed era rivolto a 3 classi quinte e ad 1 classe quarta (totale 86 studenti) scelte sulla base della disponibilità di alcuni docenti dei rispettivi consigli di classe a lavorare ad un approfondimento sul tema dei diritti civili.

I problemi dell’amministrazione della giustizia e delle istituzioni carcerarie, hanno registrato negli ultimi anni, in Italia, un incremento di interesse, a causa di una molteplicità di elementi: singole vicende giudiziarie di notevole rilevanza; il lavoro di informazione verso l’esterno operato dagli stessi detenuti nelle carceri italiane; la presa d’atto delle istituzioni di governo che il sistema carcerario si stia avvicinando ai limiti della sostenibilità; l’opera di sensibilizzazione delle organizzazioni di volontariato e delle autorità religiose.

Il tema, dunque, é divenuto "di attualità", inducendo curiosità e dibattito anche tra insegnanti e studenti delle scuole. Nella nostra scuola, il rapporto con la casa di reclusione "Due Palazzi" di Padova  iniziato spontaneamente mediante il volontariato di colleghi che aiutavano alcuni detenuti a preparare gli esami di Stato e la collaborazione tra la biblioteca dell’Istituto e quella del carcere per la predisposizione di rassegne stampa  é divenuto organico e istituzionale dall’anno scolastico 9899: l’ITC "Gramsci" ha infatti attivato una sezione distaccata in carcere che sta regolarmente procedendo ed é giunta, attualmente, alla quinta classe.

In un gruppetto di insegnanti, decidemmo, così, di "accompagnare" l’avvio della scuola in carcere con un percorso di consapevolezza che coinvolgesse un significativo numero di studenti dell’Istituto.

Gli studenti accolsero la proposta con entusiasmo: l’impatto simbolico del carcere è forte nei giovani; libertà é prima di tutto, per loro, assenza di quella costrizione fisica che il carcere rappresenta automaticamente. I nostri allievi, attenti al tema carcere nelle sue manifestazioni mediatiche, in realtà, del carcere sapevano poco, in particolare del carcere a loro vicino. La prospettiva di entrare in contatto con quella realtà risultò quindi stimolante.

Poiché siamo scuola, in questo percorso di carattere anche pratico decidemmo di mantenere le connessioni con l’attività scolastica tradizionale, che trasmette conoscenze e competenze disciplinari. Questo intreccio é descritto nello schema di programmazione che segue (ed é quasi scontato che l’insegnante di italiano non poteva non proporre le "Lettere dal carcere" di Gramsci, né l’insegnante di diritto esimersi dall’analisi dell’ordinamento carcerario).

E’ ancora scontato, tuttavia, che per gli studenti, i momenti più interessanti siano risultati quelli diversi dalla lezione frontale in classe, le esperienze che hanno rappresentato momenti di confronto diretto con la realtà cui ci si voleva avvicinare: la visione del film "Mary per sempre" seguita dal dibattito ma, soprattutto, la visita in carcere (che poi é stata realizzata soltanto per due classi: non é facile entrare in carcere; il permesso viene difficilmente concesso ai minorenni ciò che ha escluso la 4 mentre per una delle tre quinte non si é trovata l’occasione propizia) e la Tavola Rotonda a scuola.

La visita in carcere

 

Ho accompagnato in carcere due classi. La prima visita ha riguardato la 5^B amministrativo, una classe di 19 studenti, tra ragazze e ragazzi. L’occasione é stata una trasmissione, in diretta dal Due Palazzi, sul tema dell’affettività in carcere. Erano i giorni in cui era in discussione la presentazione di una proposta di legge che prevedesse, per i detenuti, la possibilità di incontri riservati con i familiari. Ci preparammo leggendo insieme, a scuola, articoli tratti dai giornali e dalla rivista Ristretti Orizzonti, a cura degli stessi detenuti del carcere. Al dibattito in diretta, svoltosi nell’aula magna della casa di reclusione, le studentesse e gli studenti presero parte attiva: dapprima timidamente, poi prendendo coraggio, riuscirono ad intervenire e a manifestare le proprie opinioni. Come é intuibile, già nelle mattinate in classe erano emersi i due partiti: di chi sosteneva con sicurezza che il significato punitivo della reclusione stia proprio nella separazione dagli affetti e di chi invece riteneva che la pena detentiva non debba implicare un "di più" di sofferenza, soprattutto psicologica, inflitta, in particolare, anche ai familiari incolpevoli. Nel dibattito in carcere, cui partecipavano molti detenuti, le diverse posizioni furono presentate con sincerità: nessuno si sentì in diritto di manifestare con superiorità le proprie opinioni e il confronto si svolse con correttezza.

L’occasione della seconda visita, con la classe quinta B programmatori (21 tra ragazze e ragazzi), fu una partita di calcetto organizzata dall’insegnante di educazione fisica dell’Istituto, che seguiva anche le classi del carcere.

La circostanza era meno seria, anzi, ludica addirittura: alcuni studenti della classe, più altri compagni della scuola, tutti buoni calciatori, erano stati organizzati in squadra per disputare una partita con i detenuti; ragazze e ragazzi della classe, non impegnati nel gioco, facevano il tifo ai bordi della palestra del Due Palazzi. La situazione iniziale di lieve imbarazzo lasciò ben presto il posto ad un clima di ordinaria competizione sportiva. Malgrado la leggerezza della situazione, la partita divenne ugualmente un’occasione di riflessione per i nostri ragazzi, che si interrogarono in seguito sulla propria adeguatezza a far fronte a situazioni e interlocutori non ordinari.

La Tavola Rotonda

 

Ci sembrava importante concludere il nostro percorso con un momento speciale, pubblico, che aprisse la scuola ad interlocutori anche istituzionali, in grado di definire alcune prospettive evolutive per il carcere.

Alla Tavola Rotonda, organizzata a fine anno scolastico, invitammo perciò il deputato del collegio su cui insiste la scuola, in quanto rappresentante delle istituzioni e persona da tempo interessata ai temi del carcere; il direttore della casa di reclusione Due Palazzi; il sociologo della nostra Università, autore del questionario, che ci aveva seguito durante il percorso. Il pubblico era costituito dalle classi coinvolte più altri studenti interessati. Il dibattito tra studenti ed esperti, seguito alle relazioni, fu vivace e partecipato.

A testimonianza di questo momento é allegato il volantino di invito.

 

 

 

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