Ricerca sul lavoro in carcere

 

Come sta mutando la concezione del lavoro in carcere

 

Come sta mutando la concezione del lavoro in carcere: quello che segue è un viaggio tra le iniziative più innovative che si svolgono in Italia.

Le fonti di informazione:

Siti internet: www.agesol.it e www.segretariatosociale.it;

Quotidiani: Corriere della Sera, Repubblica, Corriere Lavoro, Il Piccolo, Il Giorno.

 

Dal web all’agricoltura, alla pelletteria, progetti in libertà…

 

Nella nostra Rivista abbiamo parlato della recente sentenze della Corte Costituzionale che riconosce il diritto alle ferie

 

È sicuramente una conquista di tutto rispetto, ma come più commentatori hanno sottolineato: "per godersi le ferie bisogna avere prima un lavoro e in questo senso non tutto va a gonfie vele".

 

Ma vediamo cosa sta succedendo, in giro per le carceri italiane, sul fronte lavoro:

 

A livello Nazionale: "La Confagricoltura ha siglato un protocollo d'intesa con il Ministro della Giustizia e l'Associazione Mediterranea Agricoltura Biologica. Il fine è il reinserimento sociale e lavorativo di ex detenuti e la loro qualificazione nel campo agricolo e zootecnico.

Questo è un esperimento già provato a Pianosa dall'Unione Provinciale Agricoltori di Livorno. Entro breve saranno presentati i corsi di formazione allestiti dalla Confagricoltura (che punta a figure specialistiche nel settore agricolo ) e dall'AMAB (che punterà al settore dell'agricoltura biologica).

 

 

Le Veline? Vengono vestite a San Vittore

 

Milano San Vittore:

Nato a Cesa, in provincia di Caserta, 47 anni fa, Luigi Pagano esercita il difficile lavoro di Direttore di carcere da ben 21 anni, 12 dei quali alla guida di San Vittore, che attualmente ospita più o meno duemila persone. "Purtroppo, nonostante le normative in vigore, finora, almeno all'interno del "mio" carcere, il lavoro langue: è svolto solo dal 10 per cento dei detenuti e si tratta di attività non qualificate. Di contro, possiamo vantare alcune attività che procedono bene e danno soddisfazione a chi vi si dedica. Per esempio, abbiamo una cooperativa di pelletteria, oltre a un'altra cooperativa, esclusivamente femminile, che si occupa di costumistica teatrale (all’opera di quest’ultima cooperativa si devono alcuni look delle "veline" di "Striscia la notizia")".

 

Sempre a San Vittore è partita un’altra importante iniziativa: nel settembre del 2000 è nata "Ecolab", una coperativa che si è occupata di creare un laboratorio ecocompatibile all'interno del carcere milanese. "L'iniziativa ha cercato di non trascurare nessun aspetto: prima un corso di formazione e ora confezionamento e vendita di prodotti in pelle a due grandi realtà come la Giorgio Armani e l'Inter calcio". Portafogli, portachiavi e agende vengono confezionati con standard veramente alti.

 

Non esiste un settore specifico, rispetto al quale nella maggioranza delle carceri italiane venga avviata un’attività lavorativa, ma c’è molto fermento e anche una gran varietà di proposte.

 

Qui a Padova è stato individuato il settore dell’assemblaggio elettrico e dell’assemblaggio di schede di programma di elettrodomestici e ci sono alcuni detenuti che lavorano in un capannone adibito a tale attività. In un altro capannone invece vengono realizzati manichini.

 

 

Roma, Rebibbia

 

Si chiama "Progetto Ginestra" l'iniziativa del gestore di telefonia mobile TIM, che coinvolge alcuni detenuti del carcere romano di Rebibbia. "Una realtà come quella della Tim", dice Francesco Mantovani, ex responsabile risorse umane Tim ora passato alla Telecom, "non può trascurare iniziative sociali di rilievo. Per questo abbiamo favorito la nascita di una cooperativa, costituita da 12 detenuti di Rebibbia e giovani volontari che hanno dato un contributo straordinario al progetto. Tutto è stato realizzato con la massima attenzione: è stato redatto un business plan, poi un corso di formazione e un accordo di fornitura per la creazione di un archivio informatico. Il mondo del lavoro (specie nel nostro settore) cambia esigenze e bisogna educarsi. Per questo stiamo pensando a nuovi corsi di formazione per figure professionali richieste dal mercato".

 

 

La galera non è una discarica!

 

Il reinserimento lavorativo dei detenuti deve cominciare già dentro il carcere.

Da questa considerazione nasce un progetto elaborato da "Italia lavoro" (una SPA il cui unico azionista è il Ministero del Tesoro). "Chi esce dal carcere raramente dispone di un reddito fisso, di qui l’incentivo a commettere nuovi reati", spiega Andrea Di Corcia, responsabile del programma. "Il nostro obiettivo è intervenire quando la Magistratura di sorveglianza dà il via libera ad un trattamento sostitutivo della detenzione (arresti domiciliari, libertà vigilata...). A questo punto, al detenuto viene offerta la possibilità di fare un bilancio delle competenze per capire quali sono i settori e le posizioni in cui il reinserimento sarà più facile. Il risultato viene inviato ai servizi per l’impiego. Il passo successivo è un corso di formazione mirata".

Il progetto dovrebbe partire in fase sperimentale in quattro carceri ancora da definire. L’iniziativa è il frutto di una convenzione con Italia lavoro, firmata da Franco Corleone, allora sottosegretario al Ministero di Giustizia.

 

Ha detto Corleone: "Con la legge Smuraglia si offre a imprese e cooperative un’opportunità di esenzioni fiscali e contributive molto rilevanti per favorire l’occupazione qualificata. Pertanto, tale legge rappresenta la più efficace risposta alla retorica sulla cosiddetta certezza della pena.

Il progetto di Italia Lavoro, in particolare, è un modo concreto e non velleitario per fare incontrare domanda e offerta, a partire da un censimento delle capacità e professionalità. Insomma, vogliamo sottrarre il carcere al destino di discarica sociale. E renderlo, invece, un elemento di innovazione e creatività".

 

 

La legge Smuraglia

 

Il carcere? Un laboratorio, una fabbrica, un ufficio. Fino a pochi anni fa i lavori forzati erano l'unica forma di occupazione che veniva in mente quando si parlava di detenuti. Eppure, in Italia la pena carceraria dovrebbe avere scopi rieducativi e di reinserimento occupazionale. Invece i dati parlano chiaro. Alla fine del 1997 i corsi di formazione professionale attivati per i detenuti sono stati 278, per un totale di 3.383 iscritti, su 48.029 presenze, pari quindi al 7% della popolazione carceraria. A ciò si aggiungono anche le scarse percentuali di reinserimento occupazionale degli ex detenuti. In un simile contesto è stata accolta con grande entusiasmo, da parte degli operatori del settore, la legge 193 del 22 giugno 2000, meglio nota come Legge Smuraglia. "Per accelerare il percorso di quella legge, ha detto lo stesso Carlo Smuraglia, "padre putativo" del nuovo testo normativo, "era importante sottrarla al grande calderone della giustizia e porla sul binario "lavoro". Del resto si tratta di un progetto nato per intervenire in un settore a lungo un po’ troppo trascurato. La legge è stata concepita in modo che il committente abbia interesse a offrire opportunità occupazionali a detenuti, e ciò significa proporre incentivi, sgravi contributivi e sgravi fiscali a chi offre lavoro e a chi dimostra di fornire un'adeguata formazione professionale".

 

 

L’informazione su carcere e lavoro viaggia anche in internet

 

(Dal sito www.informanziani.it)

 

A Brissogne Agenti e Volontari lavoreranno per migliorare la vita dei detenuti.

La Polizia Penitenziaria a scuola di diritti umani.

 

BRISSOGNE (AO) - La realtà del carcere di Brissogne, già discussa durante il convegno intitolato "Il rapporto tra diritti umani e il sistema carcerario", organizzato dal Consiglio regionale della Valle d'Aosta in collaborazione con Amnesty International, è diventata oggetto di un progetto pilota, a livello nazionale, di promozione ed educazione ai diritti umani, rivolto ai 150 agenti di polizia penitenziaria e inaugurato in questi giorni.

Un gruppo di soci Amnesty lavorerà con gli agenti su temi legati all'universo carcerario: i diritti e i doveri degli individui, la legge come tutela della libertà, la pari dignità degli esseri umani, la multiculturalità, utilizzando i documenti che costituiscono il patrimonio culturale della civiltà.

La scelta, discussa con la direttrice della casa circondariale Maria Grazia Gianpiccolo, ha privilegiato quei soggetti, gli agenti, che dispongono, nella quotidiana gestione della vita in carcere, di un grande potere e di un ruolo educativo a volte determinante per chi sta scontando una pena.

"La formazione, dice Laura Lucchese, responsabile del gruppo Amnesty, "è fondamentale per contribuire a sciogliere i nodi che affliggono la vita carceraria e deve avere una valenza che valorizzi la dimensione rieducativa anziché quella punitiva".

La realtà del carcere di Aosta non è delle più facili da gestire. La struttura è occupata da circa 250 detenuti, di questi oltre il 50 per cento è straniero; una percentuale molto alta presenta poi problemi di tossicodipendenza. I bisogni e le necessità da affrontare sono quindi complessi ed è difficile trovare le risposte per portare al raggiungimento di un obiettivo fondamentale che la legge impone: il reinserimento sociale del condannato.

Elementi di sicuro disagio esistono: il sovraffollamento (la capienza ottimale è di 156 persone), il continuo rientro in carcere di persone che sono appena uscite, la mancanza di risposte valide all'esterno che possono favorire un reinserimento sociale.

"Gli interventi della comunità esterna", aveva sottolineato la direttrice Maria Grazia Gianpiccolo durante il convegno, "come singoli, come istituzioni, come associazioni non possono che essere di aiuto alla gestione delle attività interne". E Amnesty International ha voluto raccogliere questa importante sfida.

 

 

Nasce L'AGE.SO.L -Agenzia di Solidarietà per il Lavoro onlus

 

Un nuovo sito internet per dare occupazione ai detenuti

 

Milano - Grazie al volontariato delle aziende, nasce un sito internet per il lavoro dei detenuti: Agesol, l'Agenzia di Solidarietà per il Lavoro, ha presentato il suo nuovo sito internet (www.agesol.it), nato dalla collaborazione, durata alcuni mesi, tra l'Agenzia di solidarietà, l'associazione di volontariato Soliditas (Assolombarda) e il gruppo Webbegg, che ha curato la progettazione del sito.

"Il mercato del lavoro si evolve rapidamente", ha osservato Licia Rosselli, direttrice dell'Agenzia, "mentre il carcere non riesce a stare al passo con il mondo esterno in continuo cambiamento.

Ci sono anche remore culturali all'impiego di detenuti ed ex detenuti, mentre si restringe l'applicazione delle pene alternative".

Da questi presupposti l'idea di un sito, capace di rendere più agile il contatto tra aziende e detenuti-lavoratori.

Tre le sezioni principali del sito, corrispondenti ai tre più importanti interlocutori dell'Agenzia, cioè le cooperative sociali, le persone detenute in cerca di lavoro, gli operatori.

La prima sezione ("Servizi alle imprese") riporta i modi in cui un'azienda può contribuire alla missione di Agesol: dalla semplice donazione al contratto tra azienda ed Agenzia, all'elenco consultabile di oltre 650 detenuti, divisi per professionalità specifiche.

Nella sezione "Attività impiegatizie", Agesol conta, ad esempio, una banca dati di 40 profili amministrativo-gestionali (impiegati d'ufficio, segretarie, contabilità, magazzinieri...); 5 profili tecnici (grafici e informatici); 40 profili commerciali.

Inoltre, è consultabile l'elenco delle cooperative sociali in contatto con l'Agenzia, che danno o potrebbero dare lavoro a detenuti o ex-detenuti.

Una seconda sezione ("Servizi ai detenuti") consente la possibilità di un contatto e-mail tra Agenzia, parenti dei detenuti e loro legali rappresentanti. L'obiettivo è quello di fornire loro un orientamento utile in campo lavorativo.

Infine una preziosa sezione di contatti e links ("In rete con") di soggetti che operano nel mondo carcerario.

 

 

Il lavoro in carcere: nuove iniziative a Monza

 

Le cooperative t’inventano il mestiere

 

La cooperativa Teseo e la cooperativa Monza 2000, hanno avviato alcune attività lavorative per i detenuti e gli ex detenuti. Nella legatoria del carcere di Monza lavorano 5 detenuti, dipendenti della cooperativa albiatese Teseo, che rilegano i libroni dei registri dello stato civile dei Comuni. Qualche commessa è arrivata anche da biblioteche civiche. A questi “appalti” si aggiunge il mercato privato della cooperativa. 

La Teseo segue i detenuti  anche fuori: li aiuta proprio nel momento in cui escono dall’ambiente, ristretto ma anche “protettivo”, del carcere, cioè quando si devono misurare sul territorio per cercare una propria collocazione personale, sociale e lavorativa. Li avvia alla gestione delle aree verdi, all’apertura e chiusura dei cimiteri e dei giardini pubblici.

La cooperativa Monza 2000, invece, gestisce il servizio di data entry subappaltato dal consorzio Nova Spes di Milano. Cinque detenuti archiviano al computer le ricette per conto della Regione.

Sempre sotto il coordinamento di Monza 2000, tre detenuti gestiscono il servizio lavanderia.  Lavano e stirano vestiti e lenzuola di tutti i detenuti, soddisfano il fabbisogno dell’intero l’istituto di pena. E, di recente, hanno anche ricevuto una commessa da parte del comune di Monza.

A queste opportunità si aggiunge il Servizio informazione carcere aperto, uno sportello - ponte tra interno ed esterno del carcere per fornire agli utenti le informazioni relative alle risorse lavorative già presenti sul territorio per sostenere l’ex detenuto nelle delicate fasi del reinserimento.

 

 

  Il Comune stipulerà una convenzione con il ministero della Giustizia
per l’utilizzo di persone sottoposte a provvedimenti giudiziari

 

Anche a Trieste lavori utili al posto del carcere  

Il Comune di Trieste stipulerà una convenzione con il ministero della Giustizia per l’impiego nei lavori di pubblica utilità di persone sottoposte a provvedimenti giudiziari.

Si tratta di intervento considerato come misura alternativa alla detenzione.

L’accordo è stato recentemente approvato dalla Giunta municipale, su proposta dell’assessore delle risorse umane e all’organizzazione Lucio Gregoretti e sarà operativo nei prossimi mesi, dopo che saranno espletate le procedure necessarie.

L’intervento si inserisce nell’ambito degli indirizzi dell’amministrazione penitenziaria e dà applicazione all’art. 6 dello Statuto comunale, che prevede l’impegno per la tutela delle persone emarginate tramite forme di prevenzione e di recupero funzionale e sociale.

“La proposta della Giunta comunale - ha spiegato Gregoretti - toccherà diversi settori: certamente queste persone verranno impiegate nell’ambito del verde pubblico e della manutenzione degli edifici, ma sono stati individuati anche altri possibili campi d’intervento come i musei la protezione civile e l’assistenza”.

“In ogni caso – ha aggiunto l’assessore comunale alle risorse umane e all’organizzazione - è previsto che nell’utilizzo dei soggetti si tenga conto della loro professionalità. Per quanto riguarda invece le modalità d’impiego verranno definite assieme al centro dei servizi sociali   penitenziari”.

 

A cura di Nicola Sansonna

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