Ultime sul lavoro per i detenuti

 

Le ultime iniziative sul lavoro per i detenuti

 

Novità, nel campo del lavoro carcerario. Una tra le più rilevanti è la seguente: "Il Governo si è impegnato ad abbassare l'Iva sulle transazioni di beni e servizi relativi al carcere". La proposta era stata avanzata dal Deputato della Margherita Ruggero Ruggeri. Questo favorirà certamente l’inserimento di nuove realtà produttive all’interno degli istituti di pena e sicuramente può rappresentare una spinta aggiuntiva a livello nazionale. Assumere un detenuto sta diventando davvero conviene alle aziende. Oltre alla riduzione dell’Iva su cui il governo si è impegnato, a quasi due anni dalla sua introduzione trova attuazione la Legge Smuraglia, con il dm 87/2002 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 107 del 9 maggio, l’incentivo previsto dalla legge n. 193/2000.

Si prevede che: ad ogni contratto di lavoro subordinato di durata non inferiore al mese, spetterà all’impresa un credito d’imposta mensile pari a 516,46 euro. Potrà avvalersi della legge anche chi svolge attività formative nei confronti di detenuti o internati. La condizione è che la formazione porti all’assunzione del lavoratore o al suo impiego in attività lavorative gestite in proprio dall’amministrazione penitenziaria. L’articolo uno della legge recita: "Alle imprese che, a decorrere dal 28 luglio 2000, assumono lavoratori dipendenti che a tale data risultano detenuti o internati presso istituti penitenziari ovvero sono ammessi al lavoro all’esterno ai sensi dell’articolo 21 della legge 26 luglio 1975, n° 354 e successive modificazioni, è concesso un credito mensile di imposta pari a 516,46 euro per ogni lavoratore assunto, in misura proporzionale alle giornate di lavoro prestate".

In ambito locale va segnalata un’iniziativa a Carrara. In un articolo di Cristina Guala, pubblicato sulla Nazione, si legge: "Mutui agevolati per le imprese. Le nuove opportunità con Artigiancredito sono state presentate alla Confartiginato da Gianfranco Oligeri, il segretario generale, Riccardo Bogazzi, presidente di Artiginacredito, e Stefano Torre, responsabile tecnico. Uno sviluppo da parte dell'ufficio credito che consentirà alle aziende e agli artigiani di avere consulenza sulle scelte più opportune e di dare una garanzia di assistenza. Un sistema di «mutuo soccorso» nello spirito della cooperativa. I dati del 2001 confermano il trend: Artigiancredito ha erogato 10 miliardi di lire per investimenti da parte delle imprese che all'interno del credito definiscono un consolidato di 21 miliardi di lire. Svolgerà ormai attività bancaria anche Artigiancassa. «I tassi sono concorrenziali — ha spiegato Riccardo Bogazzi le strutture sono in grado di dare un'assistenza creditizia agli artigiani e alle industrie e soprattutto alle piccole realtà imprenditoriali, prendiamo ad esempio i giovani che sono sul punto di avviare un'attività». I finanziamenti sono di un massimo di 750 milioni di lire di cui il 50 per cento a rischio della cooperativa che diventa garante per gli associati. Artigiancassa a partire dal 2002 si è trasformata in SPA ed è diventata a tutti gli effetti istituto di credito ordinario, quindi una banca, non ha uno sportello, ma offre tutti i servizi degli sportelli bancari". Questo è importante anche per cercare finanziamenti per avviare attività anche all’interno degli istituti di pena e finanziare quei progetti validi per la creazione di nuovi posti lavoro.

Forse a Massa si sta andando in quella direzione, certamente l’amministrazione è molto attenta a cosa avviene sul suo territorio: leggiamo sempre dalla Nazione "Appena ultimate le procedure burocratiche, si darà immediatamente inizio ai lavori per la creazione della cooperativa Papillon», ha assicurato il sindaco Lucio Segnanini in visita ieri presso il carcere di Massa. Papillon sarà una cooperativa di recupero e inserimento per detenuti ed avrà sede a Bedizzano in un capannone dismesso. «Il progetto ebbe inizio lo scorso anno - ha detto il sindaco - direzione del carcere e prefetto mostrarono subito la loro piena disponibilità. Dopo la collaborazione con la cooperativa "La Rocca", che ospita giovani con disagi psichici, "La foglia del the", che promuove il reinserimento nel mondo del lavoro di ex etilisti e l'"Arca", attenta ai problemi dei tossicodipendenti, "Papillon" è l'ultimo obiettivo per completare il progetto di aiuto ai deboli della nostra amministrazione». Soddisfatto il direttore del carcere Salvatore Iodice: "Con la creazione di Papillon il Comune di Carrara mostra di guardare al carcere non come a un luogo la cui esistenza deve essere rimossa, ma come a una realtà che deve essere consapevolmente riconosciuta". "Questo è un carcere - ha detto Iodice - che venne costruito per il recupero dei detenuti, in un periodo in cui la reclusione significava solo repressione". All'incontro con il sindaco hanno preso parte anche alcuni detenuti che hanno comunicato le loro forti aspettative riguardo all’attuazione del progetto.

Sempre sul tema del lavoro, a Piacenza si è tenuto un convegno al Centro Studi della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza dal titolo: "il lavoro difficile". L’idea è tentare di far convivere lo svantaggio sociale e il lavoro attraverso progetti riabilitativi personalizzati e attivando percorsi di formazione professionale. Al convegno hanno partecipato formatori, agenzie per il lavoro, presidenti di cooperative e molti "addetti ai lavori".

Dalla Sicilia arrivano buone notizie, seppur servirebbe uno sforzo congiunto per cercare di dare input positivi nel campo lavorativo, in una bellissima Regione dove purtroppo il lavoro non è facile trovarlo neanche nel mondo libero. Ma la fantasia come sempre viene in soccorso.

In permesso per pulire le scogliere. Alla Favignana, scrive il Giornale di Sicilia: «Una giornata ecologica» per rimettere a nuovo le spiagge e le scogliere più famose dell’isola. Protagonisti dell'iniziativa ventuno detenuti del carcere dell'isola, che grazie a un permesso saranno impegnati oggi nella pulizia di "Lido Burrone", della "Plaia" e di "Calamoni". Il supporto logistico e le attrezzature saranno forniti dall'amministrazione comunale. L'iniziativa fa seguito ad altre, organizzate negli ultimi anni per favorire il reinserimento sociale dei detenuti. «Vogliamo sollecitare - dice il sindaco Giuseppe Ortisi - anche l'impegno volontario di quanti sono interessati alla tutela dell'ambiente e all'ulteriore sviluppo del turismo sostenibile in vista della prossima stagione estiva».

Sempre dal Giornale di Sicilia un articolo di Alfonso Bugea uno "sportello" in carcere per aiutare a trovare lavoro. Si parla della Casa circondariale di Agrigento. (…)L'inizio della svolta coincide con l'arrivo alla direzione di Petrusa della dott.ssa Laura Brancato. Si è cominciato con piccoli corsi di formazione, poi avviando rapporti con enti pubblici, l'istituzione di una biblioteca intitolata a Livatino, un'area giochi per i figli dei detenuti che così possono incontrare i papà senza essere più divisi da sbarre e vetrate. Traguardi raggiunti per l'insistenza con cui si muove la direzione, ma sopratutto dal pentimento che comincia a leggersi negli occhi dei giovani reclusi: voglia di riscatto che si riscontra anche nelle poesie, nei componimenti, nella voglia che hanno di guardare al futuro imparando a conoscere i bisogni del mondo del lavoro. Da qualche giorno, così, ogni venerdì a Petrusa si va "a scuola" per individuare i bisogni occupazionali della società che ritroveranno non appena espiata la pena. "Si tratta di uno sportello che ha un doppio ruolo - dice la dott.ssa Laura Brancato -.

Da un lato censisce le capacità lavorative dei trecento reclusi di Petrusa da far conoscere alle imprese, dall'altro aiuta i detenuti ad individuare un mestiere più richiesto dal mercato". Ma non finisce qui. L'attività della direzione del carcere si spinge fino a contattare le imprese. "C'è una legge nazionale - dice Brancato - che prevede agevolazioni di tipo fiscale per le aziende che assumono detenuti". Si tratta di lavoro su commissione che i reclusi svolgerebbero all'interno del penitenziario su incarico di una ditta esterna. Lavori artigianali, ma non soltanto, su cui punta anche la Direzione nazionale per l'impiego. La solidarietà, insomma, comincia crearsi una breccia anche all'interno delle leggi. Dentro i penitenziari intanto cresce la voglia di crearsi una svolta. Così il carcere è presente con uno stand all'interno della fiera ViviAgrigento. "Sul posto sono presenti detenuti in licenza premio. Sono così contenti che, invece utilizzare il tempo libero ottenuto, stanno a turno dentro il padiglione fieristico, dice ancora la Brancato". Sanno che quel loro compito vale un'intera causa: quella della riabilitazione e del recupero sociale. Così per darsi una mano a vicenda alla fiera è possibile acquistare alcuni prodotto realizzati dal reclusi del penitenziario. "Con i fondi - dice la dott.ssa Mary Faro, assistente sociale - verranno aiutati i detenuti in condizioni economiche più disagiate. Da noi ci sono oltre 60 immigrati che non hanno di che vestirsi. L'incasso sarà devoluto a loro, ed anche a chi, per esempio, non è in condizione neanche di permettersi l'acquisto di un pacchetto di sigarette".

Quando si parte di questo passo è impossibile non coinvolgere sia detenuti che enti statali, cooperative in progetti che hanno la capacità intrinseca di creare opportunità di crescita personale, e possibilità di avere delle alternative valide per quando si esce dal carcere. Dare una possibilità dignitosa vuol dire, fare prevenzione.

Negli ultimi mesi non sono certo mancate nuove proposte ed iniziative che riguardano il tema del lavoro. Basta ricordare le proposte del Ministro Castelli in questo campo, le varie ipotesi di lavoro risarcitorio, la discussione sulle cosiddette ferie per i detenuti lavoratori dopo la relativa sentenza della corte Costituzionale. Insomma si è discusso molto. Cosa si è fatto però in concreto?

Sembra emergere che il localismo in fatto di lavoro carcerario paga. Le iniziative più fantasiose più concrete vengono infatti svolte in stretto ambito locale. Su questo tema il federalismo è già in atto da tempo. Questo può divenire un ottimo campo per provare nuove strategie legate a doppio filo alle realtà lavorative locali, e se un progetto funziona nella sua idea di base, perché non proporlo in altre zone d’Italia?

A Verbania, ad esempio, la Provincia e dieci enti hanno dato vita ad un’associazione temporanea, con lo scopo preciso di "agevolare il reinserimento nella società, nonché l’accesso al mondo del lavoro di carcerati ed ex carcerati".

Tutto questo avverrà in attuazione del Progetto "Car.Te.Sio" nell’ambito dell’iniziativa comunitaria Equal.

Quello che viene sperimentato è un modello innovativo in campo penitenziario e post penitenziario, per attuare programmi di reinserimento a medio-lungo termine attraverso fasi successive di attivazione fino alla verifica finale dei risultati ottenuti.

Quella che pare interessante è la pratica di creare sinergie tra le varie realtà che, in qualche modo, hanno a che fare con il carcere. Se il fine che si persegue è unico, perché non tracciare delle strategie che prendano ad esempio i progetti realizzati e meglio riusciti in termini di risultati concreti ottenuti? In questo ambito dovrebbero ricoprire un ruolo molto più marcato le iniziative comunitarie, come Equal.

Se un progetto funziona a Treviso, per esempio, perché fatte le opportune modifiche relative alle realtà lavorative zonali, non dovrebbe funzionare anche a Roma, Milano o Catania?

Quando vengono individuati sistemi efficienti dovrebbero essere presi come riferimento su scala nazionale, lasciando da parte i campanilismi e la cura gelosa del proprio orticello.

 

Oltre al lavoro, questione di primaria importanza, sarebbe il caso di fare conoscere anche il lato umano di chi è detenuto. Forse l’immagine cinematografica del detenuto truce, che spacca tutto, sempre pronto ad uccidere o violentare la povera volontaria di turno fa più presa nell’immaginario collettivo. Invece, quando ne hanno la possibilità i detenuti si occupano anche dei problemi del prossimo, facendo volontariato, e mettendo a disposizione i loro lavori artigianali per raccogliere fondi in favore di Emergency, l’associazione fondata da Gino Strada, dimostrando che in carcere si può fare anche della solidarietà. Ma questo interessa meno. Viene visto con sufficienza. Di fatto questo tipo di notizie, raramente sono diffuse dai grandi organi d’informazione; sempre molto attenti solo alle vendite. A Belluno questo è accaduto.

Il Gazzettino, nell’edizione locale ha evidenziato come i carcerati che stanno scontando la loro pena nel carcere cittadino, e l’ARCI Solidarietà di Belluno, si sono mobilitati in favore di Emergency, partecipando all’allestimento ed alla vendita di prodotti artigianali realizzati in carcere. Queste sono piccole cose ma importanti, anche per mostrare le potenzialità del lavoro dietro le sbarre.

 

Nicola Sansonna

 

 

Precedente Home Su Successiva