Varese chiama i detenuti...

 

Le aziende varesine incontrano i detenuti del Miogni

 

Consorzio Sol.Co. - Varese

Piazza della Libertà, 10 - 21100 Varese

e-mail: segreteria@solcovarese.it

 

Il reinserimento delle persone tossicodipendenti in stato di detenzione può partire dall’interno del carcere: con questa convinzione è stato avviato presso la Casa Circondariale Miogni di Varese il progetto "Lavorare vale la pena", finanziato dal Fondo Nazionale per la Lotta alla Droga (Legge 45).

Nell’ambito di tale iniziativa, martedì 29 ottobre un rappresentante dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese (UNIVA), si è confrontato con i detenuti del Carcere di Varese per offrire un quadro della situazione attuale del mercato del lavoro nel territorio provinciale varesino: settori in espansione e in crisi, nicchie di mercato, competenze e risorse richieste dalle imprese ai lavoratori sono stati gli argomenti "all’ordine del giorno", sui quali anche le persone detenute hanno espresso aspettative, dubbi, richieste specifiche.

L’incontro si colloca all’interno di un percorso di formazione, orientamento e accompagnamento al lavoro promosso dai due consorzi di cooperative sociali della provincia di Varese Sol.Co. Varese e Consorzio di Cooperative Sociali (CCS) di Cardano al Campo (VA), in collaborazione con il Dipartimento delle Dipendenze – Progetto POIS (Progetto Orientamento Inserimento Sociale) dell’ASL di Varese e la Direzione della Casa Circondariale di Varese.

L’Area Trattamentale del Carcere di Varese, coordinata dalla Dott.ssa Maria Mongiello, ha innanzitutto verificato la disponibilità dei detenuti a partecipare al progetto; la raccolta delle numerose adesioni personali è stata affiancata da una prima attività formativa sul mondo del lavoro, proprio in vista dell’incontro di martedì con il rappresentante degli industriali varesini.

Le prime risposte positive sono giunte proprio dal Carcere di Varese: il Direttore Dott. Gianfranco Mongelli ha accolto con favore questa sorta di sperimentazione che mira ad avvicinare il mondo del lavoro alla realtà, certamente difficile, delle persone tossicodipendenti detenute, contribuendo ad evitare che il detenuto, all’atto della scarcerazione, si trovi in una situazione di abbandono, spesso criminogeno. Inoltre l’Area Trattamentale e l’intero personale penitenziario hanno dimostrato una piena disponibilità nell’organizzazione e nella gestione degli incontri, singoli e collettivi, con i detenuti: questo indispensabile lavoro di preparazione costituisce senza dubbio una buona base per il successo complessivo dell’iniziativa.

Anche la Dott.ssa Sabrina Gaiera e il Dott. Michele Tagliaferro, responsabili del progetto a nome dei consorzi di cooperative sociali Sol.Co. Varese e Consorzio di Cooperative Sociali (CCS), manifestano un significativo ottimismo: «Diciamo che il progetto ha avuto una buona partenza che lascia ben sperare per il futuro: l’idea di avviare un percorso di orientamento e accompagnamento al lavoro già all’interno delle mura carcerarie permette ai detenuti di cominciare a confrontarsi con la realtà esterna prima del momento, spesso problematico, dell’uscita dal penitenziario».

L’incontro con il rappresentante degli industriali varesini costituisce una prima tappa nell’attività di orientamento e inserimento lavorativo proposta ai detenuti: nei prossimi mesi, i delegati sindacali di CGIL e CISL illustreranno gli argomenti legati ai diritti e doveri del lavoratore (tipologie dei contratti, forme di collocamento, iter per la ricerca di una nuova occupazione…), mentre un addetto alla selezione aziendale curerà successivamente una simulazione di colloquio di lavoro.

Parallelamente, saranno avviati percorsi di orientamento individuale con un operatore dell’équipe del progetto, che aiuterà la persona nell’individuazione delle proprie risorse/competenze utilizzando specifici strumenti di analisi quali il racconto autobiografico e la stesura di un curriculm vitae.

Proprio con l’obiettivo di migliorare le competenze lavorative dei detenuti coinvolti nell’iniziativa, con il mese di gennaio 2003 partirà un primo modulo formativo di 30 ore suddiviso tra momenti d’aula con docenti e momenti di esercitazione pratica svolti in presenza di un operatore del progetto.

Dopo un incontro di valutazione finale dell’efficacia dell’intervento da tenersi con la Direzione del Carcere, le persone ritenute idonee saranno prese in carico dai servizi territoriali, sotto la supervisione del progetto POIS dell’ASL di Varese, per il sostegno alla ricerca di un posto di lavoro.

 

Matteo Milani – Responsabile Ufficio Comunicazione Consorzio Sol.Co.

 

Un lavoro dopo il carcere, Varese chiama i detenuti

 

Corriere della Sera, 30 ottobre 2002

 

Progetto con gli industriali per il reinserimento sociale «I posti ci sono, avvieremo i contatti con le aziende».

Uscire dal carcere con in tasca un contratto di lavoro: se fino a oggi questa possibilità era preclusa alla maggior parte dei detenuti, dal 2003 la situazione è destinata a cambiare. Un progetto partito ieri nel carcere varesino dei Miogni mette in comunicazione per la prima volta detenuti e mondo delle imprese.

E’ un piano-pilota, che coinvolge per il momento una quindicina di detenuti: l’obiettivo è l’inserimento nel mondo del lavoro una volta aperte le porte del carcere. Per molti di loro è il momento più angoscioso: la generale diffidenza delle imprese verso gli ex carcerati e la scarsa preparazione professionale li sospingono di nuovo a commettere reati. Il progetto partito a Varese, denominato «Lavorare vale la pena», vede la partecipazione dell’Asl, di due cooperative sociali di reinserimento e dell’Unione industriali. Proprio un dirigente dell’Unione ha varcato ieri pomeriggio il cancello dei Miogni per incontrare i detenuti coinvolti nel progetto, destinati a tornare in libertà all’inizio del 2003. Come primo passo il funzionario ha spiegato qual è la situazione del mercato del lavoro in provincia di Varese, quali sono i settori in espansione e le opportunità di impiego. A questo primo incontro ne seguiranno altri, stavolta individuali, per capire gli orientamenti e le aspirazioni dei detenuti; in un’ulteriore fase si terranno lezioni di aggiornamento professionale e si tenterà di mettere direttamente in contatto aziende e detenuti prima ancora che questi lascino i Miogni. «E’ un progetto - spiega Matteo Milani della cooperativa sociale Solco - che vuole innanzitutto portare dentro il carcere la conoscenza del mondo esterno e preparare i carcerati ad affrontare il mondo del lavoro. Parleranno anche con i sindacalisti per essere messi al corrente dei loro diritti, dei loro doveri e simuleranno con un esperto un colloquio di lavoro».
Per Sabrina Gaiera, coordinatrice di «Lavorare vale la pena», questo progetto rappresenta una novità nell’ambito dell’impegno a recuperare i detenuti: «Fino a oggi coloro che lasciavano la cella trovavano lavoro nelle cooperative sociali; ma si tratta di ambienti protetti che hanno come scopo anche la solidarietà. I risultati, seppur legati a numeri molto bassi, sono sempre stati positivi. Stavolta proviamo l’inserimento direttamente nelle imprese, in un ambiente di lavoro "vero".

La scommessa è far crollare le resistenze delle imprese, coordinare le esigenze dei detenuti, quelle delle aziende e anche quelle della magistratura che vigila sull’intero percorso». Per il carcere di Varese è anche un’occasione di riscatto: considerato tra i più degradati d’Italia (una relazione del Ministero lo definisce addirittura inagibile), da tempo le attività sociali a favore della popolazione carceraria si erano ridotte al minimo.

 

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