Il Progetto "Ginestra", con la TIM

 

Con il Progetto Ginestra viene data ai detenuti la possibilità di acquisire esperienze professionali che gli assicureranno il reinserimento nella società

 

(www.leduecitta.com) 

 

La profonda trasformazione che sta vivendo l’Amministrazione penitenziaria vede tra i suoi obbiettivi più importanti quello di poter offrire migliori condizioni di vita e di lavoro all’interno del carcere e concrete risposte alle istanze di sicurezza sociale anche attraverso il recupero e la riqualificazione dei detenuti in vista di un loro reinserimento nella società.

Tra le iniziative più interessanti in questo senso c’è sicuramente quella che è stata denominata "Progetto Ginestra": un esempio di telelavoro, un’opportunità per il futuro per chi sta scontando una pena in carcere.

La sua nascita risale al febbraio del 1998 quando è stata siglata un’intesa tra Tim e le Organizzazioni Sindacali alla presenza del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale e del Ministro della Giustizia grazie alla quale nascevano due diversi progetti: il Progetto Arcobaleno, finalizzato all’inserimento dei disabili nell’impresa, e il Progetto Ginestra, appunto, rivolto ai detenuti.

Quest’ultimo, risultato da un accordo tra il Ministero della Giustizia, l’Amministrazione penitenziaria e la Tim, si inserisce tra le numerose iniziative dell’azienda sul fronte dell’impegno sociale e mira, soprattutto, a rendere effettivo il principio dello sviluppo di opportunità lavorative all’interno degli Istituti penitenziari, permettendo, così, al detenuto di essere corresponsabilizzato nella costruzione del suo futuro in un contesto organizzato, quale è quello della cooperativa, e con il supporto esterno di un’azienda leader come Tim. Viene così ad attuarsi il principio secondo cui "il fine rieducativo della pena non può non prevedere il lavoro come elemento primario di reinserimento sociale".

Il Progetto Ginestra, promuovendo una stretta collaborazione tra Istituzioni, associazioni e mondo imprenditoriale, ha rappresentato un’esperienza pilota nel panorama nazionale, costituendo anche un punto di riferimento per analoghe iniziative presso altre aziende.

In concreto l’iniziativa ha portato, grazie anche alla collaborazione delle associazioni di volontariato, alla costituzione di società cooperative di detenuti a San Vittore, a Milano, e a Rebibbia, a Roma.

La prima a partire è stata la cooperativa di San Vittore, "Out&Sider", nel febbraio del ’99 che ha conosciuto subito un grande successo. A Roma invece l’avvio ufficiale del Progetto Ginestra, la cui importanza è stata sottolineata dalla presenza, al penitenziario di Rebibbia in quell’occasione, del ministro della Giustizia Fassino, del direttore dell’Amministrazione penitenziaria Gian Carlo Caselli e dei vertici di Tim, Marco De Benedetti e Mauro Sentinelli, si è avuto l’11 ottobre di quest’anno ed ha portato alla costituzione della cooperativa "E-Tim", rappresentata da 12 detenuti. I detenuti, cui sono stati richiesti dei requisiti di scolarità e di qualificazione professionale, con l’esclusione di particolari tipologie di reato, sono stati adibiti a tre segmenti di lavoro specifici: data entry, controlli manuali e riproduzione materiale informativo. La prima tipologia di attività riguarda l’aggiornamento degli archivi tramite computer, i controlli manuali intendono assicurare l’abbinamento tra copie di uno stesso documento, mentre la terza attività riguarda la riproduzione di materiale informativo prodotto dalla Tim, sia sul supporto cartaceo che multimediale, rivolto ai clienti e al personale.

Tim ha fornito alla cooperativa le attrezzature necessarie allo svolgimento delle attività e tramite il coinvolgimento di manager dell’azienda, ha realizzato corsi di formazione per i detenuti lavoratori, per fornire loro le necessarie conoscenze teoriche e pratiche sulle attività da svolgere.

In particolare i detenuti lavorano per tre anni, durante il periodo di reclusione, ma anche oltre, in quanto il contratto è di tipo tradizionale e prevede un periodo di formazione e tempo indeterminato.

"Si tratta di una sorta di ufficio della Tim - ha detto il Capo del Dipartimento Amministrativo Gian Carlo Caselli in occasione della presentazione del progetto - che si realizza all’interno di un carcere e che rappresenta non solo lavoro per i detenuti, ma anche il senso dell’apertura del carcere alla società e, nello stesso tempo, è un segno che la società si fa carico dei problemi dei detenuti".

 

Cos’è il telelavoro

 

Per telelavoro si intende un’attività svolta a distanza, lontana quindi dalla sede di un ufficio o di un’azienda, con l’ausilio delle tecnologie telematiche offerte dal computer, quali posta elettronica, internet, linee Isdn ecc., e anche del telefono e del fax.

In Europa i telelavoratori sono oggi più di 9 milioni, il 6 per cento della forza lavoro. Una forma di impiego che si è diffusa rapidamente: nel 1994, infatti, i telelavoratori erano 1.437.000. L’Italia con 720 mila telelavoratori è quarta nella classifica europea. Anche da noi l’aumento è stato sensibile, se si pensa che nel 1994 erano appena 97 mila.

 

La parola a TIM

 

Sul progetto Ginestra abbiamo raccolto l’opinione di Marco De Benedetti, amministratore delegato di TIM.

"Il Progetto Ginestra - ha detto - si inserisce tra le numerose iniziative dell’azienda sul fronte dell’impegno sociale, ed è volta, in particolare, a sviluppare le opportunità lavorative all’interno degli Istituti Penitenziari di S. Vittore a Milano e Rebibbia a Roma per consentire il reinserimento dei detenuti nella società attraverso il conseguimento di migliori condizioni economiche, sociali e professionali.

Il lavoro che verrà svolto all’interno del carcere avrà le stesse identiche caratteristiche di quello che sarebbe svolto al di fuori di queste mura: ci saranno premi di produttività, vincoli di qualità del lavoro e tempistiche da rispettare".

 

 

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