Esclusi no, integrati sì

 

"Esclusi no, integrati sì"

 

Redattore Sociale, 6 aprile 2004

 

Progetto sperimentale promosso dall'Amministrazione provinciale di Reggio Calabria per l'inserimento sociale e lavorativo dei detenuti e degli ex reclusi

 

"Esclusi no Integrati si": è questo il nome di un progetto sperimentale promosso dall’Amministrazione provinciale di Reggio Calabria per l'inserimento sociale e lavorativo dei detenuti e degli ex reclusi. Il progetto, presentato dal Presidente della Provincia, Pietro Fuda, e dall'Assessore provinciale alle Politiche Sociali, Ornella Milella, ai rappresentanti delle Istituzioni e delle forze sociali ed imprenditoriali del territorio, è rivolto inizialmente a 30 soggetti adulti, uomini e donne, detenuti in esecuzione penale esterna nel territorio provinciale, di età compresa tra i 18 e i 30 anni.

"Abbiamo presentato – ha detto l’assessore Milella – un percorso di recupero e di riabilitazione dei detenuti e delle persone in esecuzione penale esterna che ha come requisito fondamentale la concretezza. Nel percorso di integrazione sociale e lavorativa è fondamentale l’esistenza di una rete integrata dei servizi pubblici, delle associazioni datoriali, del volontariato e del cooperativismo: l’aiuto al detenuto dato dalle sole istituzioni non è sufficiente". Per l’inserimento lavorativo di detenuti ed ex-detenuti nel sistema produttivo – secondo la dr.ssa Neri, esperte per la Provincia in materia di collocamento mirato e orientamento – occorre lanciare una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, per "far comprendere che chi è ammesso alla misura di esecuzione esterna è persona che, dopo accertate verifiche degli operatori penitenziari, ha manifestato concreta volontà di intraprendere un percorso di vita diverso con impegno personale e professionale.

Sarà inoltre avviato un confronto con le autorità penitenziarie operanti sul territorio per definire le possibili lavorazioni intramurarie, considerati gli spazi delle case circondariali e le esigenze di sicurezza interne, e quindi si procederà ad individuare le aziende sul territorio committenti delle lavorazioni da eseguire in carcere. I Centri per l’Impiego potranno collaborare per orientare e formare al lavoro le persone interne al carcere o i soggetti che usufruiscono delle misure alternative". Il progetto – ha aggiunto la dr.ssa Longo, direttrice del penitenziario di Reggio Calabria – centra i bisogni reali. L’attenzione rivolta finora ai detenuti non è risultata efficace: dovevamo superare i singoli progetti occasionali. I detenuti non vogliono recuperare la libertà nuda e cruda, e non ha senso farli uscire se non li si aiuta davvero a reinserirsi. Il progetto è di basilare importanza non solo perché la Provincia si fa garante, ma soprattutto perché non vuole creare un lavoro occasionale, ma cambiare la cultura e la mentalità.

 

Raffaele Iaria

 

 

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