L'Oblò gennaio n° 1

 

L’Oblò

Anno 2, numero  1, gennaio 2004

 

Il senso di una festa

Una banda passa il Natale in carcere!!

La legge Fini in materia di stupefacenti

La sfida italiana

Le mie proposte…

Come far di tutta l’erba un fascio?

Sulla proposta dell’onorevole Fini

La Cannabis questa sconosciuta…

Il Magistrato di Sorveglianza

Intervista alla dott.ssa Gay

"Mi ha fatto riflettere!!"

Totem e tabù: interpretazione dei sogni? Verifiche sul questionario

Concorso di poesia al C.O.C: curioso fino a dare fastidio

Barney l’alcolizzato

Speranza

La magia del Natale

 

Il senso di una festa

 

Un giorno un marinaio de la Nave espresse un pensiero che, a mio giudizio, si annovera tra la filosofia allo stato puro, dicendo: "C’è stato il passato, esiste il presente e ci sarà il futuro, ma c’è anche adesso". Scusate se è poco, scoprire la giusta dimensione non è da tutti.

Ho voluto premettere questo pensiero per allacciarmi al periodo delle feste che qui in carcere, come fuori, abbiamo vissuto e sentito. Qui alla Nave ci si è dati un gran da fare, soprattutto molti dei nuovi arrivati hanno dato un contributo notevole. Un comitato ha pianificato obiettivi e assegnato compiti, che si sono diramati in mille rivoli.

Elettricisti, fabbricanti di candele, creatori di biglietti invito, decoratori, musicisti, attori, ogni reparto si muoveva come un’orchestra che era sempre più intonata. Siamo stati perfetti, impeccabili e lo abbiamo capito tutti vedendo poi il risultato sui visi di chi avevamo invitato.

Il chiarore delle candele e il ristoro di un buffet degno di Biffi, per opera dei nostri cuochi, hanno fatto il resto, completando l’atmosfera. Per una settimana credo che tutti ci siamo sentiti un po’ meno detenuti e molto più liberi. Il carcere, dopo il lavoro che facciamo assieme, sembra distrutto.

Non si era mai vissuto così anche se, purtroppo, non è ancora una realtà per tutti. Sarebbe troppo lungo elencare i tanti cui andrebbero i ringraziamenti, dico solo grazie a tutti quanti. (sommario)

Francesco Ghelardini

 

 

Una banda passa il Natale in carcere!!

Un mese di feste (Natale, Capodanno, Epifania)… indimenticabili

 

È stato un mese intensissimo, aperto con l’Happy Hour, continuato con la festa di Capodanno e conclusosi con uno spettacolo al femminile in occasione dell’Epifania. Partiamo dalla fine, dall’evento forse più emozionante. In occasione del 6 Gennaio, giorno della befana, i detenuti del reparto "La Nave" hanno organizzato per la prima volta in maniera totalmente autonoma una festa alla sezione femminile.

Lo scopo della festa era di allietare i bambini e le donne in un giorno particolarmente importante per loro: per i bambini che ricevono i doni della calza e per le madri che festeggiano la befana. "Sfortunatamente" di befane ce n’erano poche, anzi solo una: il nostro Nat. Lo spettacolo si è aperto con l’ironia pungente di Tanino, burattino birichino, seguito dallo show dei nostri clown Suonerino e Sgonfiotto (Felice e Roberto). Un omaggio a Dario Fò è stato fatto con la rappresentazione del "Mistero buffo", eseguito con impegno e ironia, riscuotendo un notevole successo di pubblico femminile, da Massimo e Walter.

In seguito sono state lette due poesie sull’amore: una letta dalla nostra docente di teatro Cristina Colombo e l’altra da Maurizio, per tutti il Dok. Nella seconda parte dello spettacolo abbiamo ballato e cantato con la nostra band, magistralmente diretta da Alejandro Jarai, il nostro docente di musica: le donne si sono scatenate in canti e danze, soprattutto col ritmo della tarantella suonata e cantata in dialetto calabrese da Pasquale. Per noi tutti è stata un’esperienza bella e importante, che merita di essere rivissuta. Un caloroso ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile lo svolgimento di una giornata così diversa e divertente. (sommario)

Felice Cuffari e Roberto Gaeta

 

 

La legge Fini in materia di stupefacenti

 

La "svolta a 180°" annunciata dall’onorevole G. Fini alla scorsa Va conferenza mondiale sulla droga tenutasi a Vienna, dopo esser stata recentemente approvata in commissione come ddl, si appresta a passare in Camera e Senato per la ratifica definitiva.

O così sembra. Dopo le uscite pubbliche dei proponenti e i dibattiti televisivi, esauriti in pochi giorni - come spesso accade in Italia - cade la notte. Si fa fatica a capire cosa sia successo. Abbiamo voluto riprendere in mano l’argomento perché ci sembra importante informare e dibattere sui risvolti che porterebbe: per questo ci sembra importante affrontare l’argomento da diversi punti di vista.

Veniamo ora ai sostanziali cambiamenti che questa "nuova" legge comporta:

 

Cessa di esistere la distinzione tra consumo e spaccio

Riduzione delle tabelle da quattro a due, distinguo solo tra sostanze sintetiche e naturali,

Equiparazione tra droghe leggere e droghe pesanti,

Introduzione del concetto di dose massima sostenibile, limite che disciplina il perseguimento amministrativo/penale,

Al di sotto dell’esigua dose massima sostenibile (150mg di Hascisc, 200mg per l’eroina e derivati, 500mg per la cocaina) scatteranno le sanzioni amministrative: ritiro della patente, permesso di soggiorno, porto d’armi, ecc...,

Carcere per chi sarà trovato in possesso di una quantità superiore a quella sopra precisata,

La misura coercitiva del T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio) scatterà per quei tossicodipendenti che rifiuteranno i percorsi comunitari obbligatori,

Obbligo di somministrazione da parte dei Ser.T del trattamento del metadone a "scalare",

Possibilità di "presa in carico" da parte delle Comunità di recupero indipendentemente dal passaggio attraverso i Ser.T.

(sommario)

 

La sfida italiana

 

Apprezzo molto l’affermazione che devono essere gli stessi esseri umani a prendersi la responsabilità di sviluppare e cambiare il mondo in cui vivono e che vivendo insieme non possiamo sottrarci all’idea che le cose che succedono intorno a noi siano problemi anche nostri. Se questa società considerata accettabile venisse compromessa da un numero considerevole di uomini con problemi di droga, fino a quanto risulteremmo società accettabile?

Riusciremmo a tenere questo regime di vita se tutti iniziassero a farsi le pere o a fumare in continuazione? Si potrebbe parlare anche del compito essenziale di una democrazia di difendere le classi più deboli e i giovani? Personalmente questo decreto legge mi porta a pensare quanto sia devastante applicarlo, non tanto perché toglie una fetta di libertà che andrà a bloccare crescita e sviluppo ma, perché, le persone che realmente usano sostanze sono veramente tante.

Il primo buffo commento è stato: "ma dove li metteranno, tutti qui alla Nave?". Adesso riflettendo mi chiedo se non sia meglio prestare attenzione ad un problema che con cruda semplicità mette in luce G. Fini. In verità, il problema è un altro. In quale misura le nostre libertà si possono quantificare?

Attualmente un giovane rimane in famiglia fino all’età di 30 anni, per l’eccessivo costo di varie entità. Per uno studente e non solo risulta difficile andare al cinema e mangiare una pizza con la fidanzata una volta alla settimana, richiederebbe, il tutto, circa 80 euro. A questo punto ho la sensazione che di libertà c’è ne siano ben poche, se non quella di fumare una canna.

Fini a mio avviso, non ha dato una giusta soluzione al problema, ma apprezzo il suo senso del dovere come buon politico, per la buona responsabilità collettiva dimostrata e sentita. È un campanello d’allarme degno di essere preso in considerazione e prestargli attenzione costante per la sua reale pericolosità verso una nuova e attuale generazione che necessita più attenzione per continuare a considerarsi società accettabile. (sommario)

Walter Madau

 

 

Le mie proposte…

 

Caro Fini,

tutto il popolo Italiano è d’accordo con Lei quando afferma che siamo davanti a un problema grosso, cioè "la droga". Tutti vorrebbero cercare di risolverlo però, con la proposta di legge da lei e il suo partito emesso, l’unica cosa che succederà sarà l’incremento della popolazione detenuta -che gia non è indifferente- oltre all’incremento di delinquenza, perché si metterebbero ragazzi di 18 anni in galera per uno spinello, insieme ai veri criminali.

Così si peggioreranno le vite di questi ragazzi, quando invece andrebbero aiutati. Per questo vorrei precisarle la mia opinione rispetto ai punti che modificherei seguendo lo schema sopra illustrato:

Non può cessare di esistere la distinzione fra consumo e spaccio, perché se una persona usa droga va aiutata, se uno la vende è giusta la galera perché lo fa a scopo di lucro;

Andrebbe bene la riduzione delle tabelle da quattro a due, con la sola distinzione tra droghe sintetiche e naturali;

Equiparerei le droghe pesanti e leggere solo per lo spaccio;

Questo punto potrebbe anche andarmi bene;

Qua, invece, sarebbero da rivedere - e non poco - le quantità sostenibili di dose massima, perché è inaccettabile un possesso di cocaina e eroina superiore all’hascisc. Per quanto riguarda le sanzioni amministrative sono coerente con lei, tranne che per il porto d’armi, che dovrebbe essere revocato permanentemente;

Da rivedere con le modifiche fatte al punto sopra;

Se una persona dovesse essere penalizzata con una sanzione amministrativa (patente, passaporto, ecc.) dovrebbe essere soltanto posto ad un controllo periodico delle urine e alla fine del periodo della sanzione un esame del capello, a garanzia della condotta. Non ingolferei le comunità dove le persone hanno problemi più grossi che fumarsi uno spinello;

Trovo corretto che il metadone sia dato esclusivamente a scalare, però accompagnato da maggiori visite specialistiche per la salute del paziente da parte del proprio Ser.T;

Trovo rischioso, per gli aspetti economici che ciò comporterebbe, che le comunità possano prendere in carico gli utenti senza passare attraverso i Ser.T. Tutto ciò glielo dice un ragazzo tossicodipendente che ha bisogno di aiuto e non di stare in galera. (sommario)

Alessandro Palumbo

 

 

Come far di tutta l’erba un fascio?

 

Con questa legge!!! La trovo dannosa perché non solo non rispetta la consapevolezza che ha l’assuntore di stupefacenti ma, inoltre, anche per il giro di vite che comporta rispetto alla libertà, individuata dalla democrazia nelle scelte delle persone. Trovo in pericolo anche i servizi pubblici e le garanzie d’assistenza sociale.

Una delle vittima è stata individuata nella "contestata" politica della riduzione del danno. Quest’esperienza è oggi resa vana: sarà il Prefetto a sostituire i Ser.T., i quali sono gia all’osso. Si vedranno ridimensionati dalla mancanza di finanziamenti, il che riduce la qualità del servizio pubblico: saranno obbligati a far di più con meno.

Per legittimare questa manovra si è messa in discussione l’efficacia dei trattamenti psicologici e delle terapie sostitutive (metadone): il Servizio sanitario nazionale (A.S.L) sarà inoltre aggirato dalla liberalizzazione che avranno le diverse proposte terapeutiche, come la loro economia. Questo è possibile in una logica mercantile, dove l’interesse sta nel contenere il risultato nell’ottica del ricavo: è inaccettabile, invece, quando si tratta della salute della popolazione. Peccato: nell’imporre una misura coercitiva bisogna chiedersi se incrementerà la richiesta di cura oppure, cosa più probabile, contribuirà a generare solamente caos.

Sentendo l’onorevole Fini, lo Stato è l’interlocutore privilegiato delle leggi per la prevenzione, la difesa e la salute del cittadino. Allora, mi chiedo: perché vuol togliere questa priorità al servizio pubblico e consegnarla a dei privati, come, ad esempio al signor Muccioli?

Privato è meglio, dice un detto non propriamente disinteressato. Questa filosofia comporta delle conseguenze, prima tra tutte l’allontanamento degli utenti dagli uffici posti istituzionalmente alla somministrazione terapeutica: chi avrà bisogno di curarsi si vedrà proiettato nel libero mercato.

Mi creda, onorevole Fini, non siete più "quelli di una volta", siate più chiari: è aperta la stagione della caccia al tossico o questa è un’operazione per rastrellare nuove utenze e/o mercati? Le sue imposizioni appaiono gravi e fastidiose, io ci sono rimasto molto male. Non sono l’unico. La libertà, questo privilegio ormai passato di moda, l’ultima delle conquiste politiche, se non ricordo male, cita che sia il diritto sia la salute deve essere per tutti e per poche lire: dopo la sua legge non è rimasto altro che il ricordo sbiadito della manifestazione culturale riformista. Oggi non c’è più. Oggi, il metro di valutazione per i servizi alla persona rimane il danaro, quando, invece, l’utile non è immediatamente valutabile.

Quanto costerà questa riforma? (sommario)

Maurizio Albergoni

 

 

Sulla proposta dell’onorevole Fini

 

"Chiunque l’esca delittosa e nuova gustato avea, con le navelle indietro non bramava tornar: colà bramava starsi e, mangiando del soave loto, la contrada natia sbandir dal petto."

(Omero, Odissea, IX, trad. I. Pindemonte)

 

"L’oppio slarga le cose sconfinate, allunga l’infinito, approfondisce il tempo, scava entro le voluttà, e più di quanto essa contenga, colma l’anima di piaceri cupi e neri."

(Baudelaire, Les fleurs du mal, trad. L. De Nardis)

 

Riportando questi versi vorrei sottolineare che l’uso di droga caratterizza molti luoghi e altre epoche storiche. Una politica che vuole criminalizzare il possesso personale di tutte le sostanze e non separare i mercati delle droghe pesanti e leggere, aumenta il rischio della deriva sociale, il pericolo maggiore connesso all’illegalità delle droghe.

Vorrei riassumere i pilastri della politica di riduzione del danno, a mio avviso più consona alla questione: riconoscimento che le droghe sono tra noi e che non c’è altra scelta che imparare a conviverci, in modo che causino il minor danno possibile; che non si fondi sulle paure, sui pregiudizi e l’ignoranza, ma sul senso comune, sulla scienza, sulle preoccupazioni per la salute pubblica, sui diritti umani; che non si focalizzi sul ridurre il consumo di per sé, ma sulle conseguenze criminali e le sofferenze causate sia dall’abuso di droga che dalle politiche proibizioniste.

Credo che questa proposta dell’onorevole Fini sia, con tutto il rispetto, inopportuna: non fotografa la realtà sociale e addirittura sarebbe dannoso applicarla. (sommario)

Daniela Barbini

 

 

La Cannabis questa sconosciuta…

 

La questione sollevata dall’onorevole Fini sul tema degli spinelli di marijuana, è un vero falso problema, nella misura in cui il fiore dei ricercatori scientifici delle varie correnti di pensiero sia dell’Occidente sia dell’Oriente, hanno stabilito che la cannabis non comporta alterazioni tali da interessare una ricerca patologica e anzi dimostrano come la cannabis non dia dipendenza e non sia una droga d’ingresso o di passaggio. Sono menzogne scientifiche che la cannabis dia riduzione delle capacità cognitive e psicomotorie, disturbi psichiatrici quali schizofrenia, depressione, ansietà, malattie broncopolmonari quali bronchite ed enfisema.

Come osserva Franco Corleone, oggi presidente del "Forum droghe". L’onorevole Fini cerca una pezza d’appoggio contro la scienza per sostenere la sua borbonica politica proibizionistica. Questa sua alzata d’ingegno, mascherata da pseudo apprensione democratica per la salute dei cittadini è molto preoccupante, tenendo conto delle entrate economiche dei trafficanti e non solo; questi esistono soltanto perché politicamente vengono, non solo tollerati, ma, direi, anche "agevolati" nei loro business da una serie di interessi inconfessabili all’opinione pubblica. Interessi dall’ampio spettro politico, il più famoso dei quali, è quello di "destabilizzare per stabilizzare" di Monroeana memoria.

Questa manovra è anche uno strumento di militarizzazione del territorio, per scopi non propriamente democratici, come il Fini vorrebbe farci credere. Se questo decreto legge passerà, i cittadini, prima o poi, si vedranno vietare probabilmente anche il consumo di un bicchiere di vino in casa, o il coito infrasettimanale con la propria moglie, per non parlare dei super-alcolici, delle scopate extra-coniugali ed altre amenità. Se fosse per lui ci proibirebbe pure di respirare e di esistere!

"Vietato, vietare" sosteneva fin dagli anni 60 Herbert Marcuse, e se probabilmente questo concetto può apparire un po’ eccessivo, tuttavia, la libertà, non ha mai ucciso nessuno,al contrario della tecnocrazia capitalistica, equivalente al totalitarismo oggettivo, il quale ha la pretesa di risolvere i problemi della Democrazia, quindi della Politica, con risoluzioni tecnico-repressive è al di fuori da ogni controllo dei cittadini, che al contrario, vengono posti sotto tutela permanente.

Se non sbaglio, avevano agito in questo modo, inizialmente, anche i tristemente famosi Heirich Himmler e Joseph Goebbels, per innalzare il III Reich al Nuovo Ordine Sociale… Sic!

Stranamente, anche il vicepresidente del consiglio, si è dichiarato pronto ad aprire un confronto, con la stessa U.E sul tema, per costringere, Paesi liberali e permissivi, come l’Olanda ed altri, a fare un passo indietro. Ma veramente questa "gentaglia" vuole opporsi alla civilizzazione e alla democraticizzazione del mondo?

Su questo tema, persino l’Osapp, il sindacato della polizia penitenziaria, che sicuramente non lo si può tacciare d’idee sinistroidi, ha puntato l’indice contro questo ddl, per gli effetti negativi che si rovescerebbero sulle carceri già sovraffollate. D’altra parte, la cosiddetta tolleranza zero degli Americani non ha prodotto un calo o almeno un restringimento significativo del traffico di droga negli States, come dimostrano le centinaia di migliaia di detenuti presenti nelle carceri, insieme agli svariati miliardi di dollari elargiti alla D.E.A. ed ai vari governi fantoccio del Sud America.

Per concludere, mi auguro che tutti quei cittadini in grado di valutare autonomamente i dati del problema, sollevato con cosi tanta protervia, dall’on. Gianfranco Fini, riflettano su questa strada in discesa, che il governo vorrebbe intraprendere, passando sulla testa della gente. E se ci è concessa una "boutade" finale, vorrei lanciare una proposta: perché, non attuare uno screening a sorpresa nei "Palazzi della Politica" e tra gli alti funzionari, cosi integerrimi e zelanti nel cantare nel coro…? (sommario)

Marcello Ghiringhelli e Maurizio Tremolada

 

 

Il Magistrato di Sorveglianza

 

Parliamo in questo numero del Magistrato di Sorveglianza, figura importantissima del nostro sistema giudiziario, temuto e desiderato proprio per le sue competenze e quindi per quello che rappresenta per ogni detenuto in espiazione di pena definitiva. Il Magistrato di Sorveglianza ha il compito, vitale, di valutare durante l’espiazione della pena, il comportamento della persona, il suo reale coinvolgimento nelle attività che l’istituto offre. In prima persona decide sulla concessione della liberazione anticipata, cioè su quel famoso sconto di 45 giorni per ogni semestre di pena scontata e 90 giorni ogni anno, sempre che durante questi periodi il detenuto non sia incappato in sanzioni disciplinari susseguenti ad azioni fisiche o verbali non consone al regolamento.

L’osservazione comportamentale viene ufficialmente aperta nel momento in cui la sentenza passa in giudicato, ovvero quando tutte le fasi del giudizio sono terminate e quindi "definitivamente condannati", ma ufficiosamente l’osservazione è aperta dal primo giorno di ingresso in carcere,

Quando ci si rivolge al Magistrato di sorveglianza: tramite appositi moduli per chiedere appunto lo sconto di pena della liberazione anticipata, solo a sentenza definitiva.

Anche per le richieste di permessi premio (art. 30 ter O.P.), subordinati al buon comportamento infra-murario, oppure per i permessi in caso di lutto familiare (art. 30 O.P.), ci si rivolge al Magistrato di Sorveglianza tramite appositi moduli, presentati tramite la matricola del carcere. A tale figura ci si rivolge, inoltre, per quelle situazioni previste dalla Norma per l’applicazione della sospensione dell’esecuzione della pena in attesa della deliberazione collegiale (Tribunale di Sorveglianza) relativa all’applicazione di misure alternative.

Successivamente queste istanze passeranno al vaglio dell’ufficio educatori, che provvede ad istruire la pratica, corredandola di tutte quelle informazioni inerenti appunto al comportamento in istituto, nonché della posizione giuridica e quanto altro serva per l’ottenimento del beneficio richiesto.

Sulla scorta di queste informazioni che pervengono al Magistrato, lo stesso decide poi se concedere.

In un Tribunale di Sorveglianza vi sono più Magistrati che si suddividono il carico di lavoro per assegnazione alfabetica, cioè ad ogni Magistrato corrispondono più lettere alfabetiche, suddividendosi così le iniziali dei cognomi. (sommario)

Francesco Ghelardini

 

Ufficio di Sorveglianza - Tribunale di Milano

Distribuzione dei detenuti per lettera

 

Patrone Presidente

Corbo Bruna c – w – y – u

Di Rosa Giovanna d

Fadda Maria Laura k – p – q – v

Gay Laura a – g – h – j

Brambilla Guido i – s – t

Moi Maria Grazia e – f – r – z

Cossia Roberta m – n – o – x

Sodano Maria Rosaria b – l

 

 

Intervista alla dott.ssa Gay

A novembre è stato organizzato presso il Penale un incontro con il magistrato di sorveglianza dott.ssa Gay. Dall’incontro sono emerse alcune questioni molto importanti. Innanzi tutto c’è molta perplessità per quel che riguarda l’applicazione dell’indultino, e la dott.ssa Gay si è dichiarata poco propensa a concedere l’affidamento in prova al Cssa o al Sert, preferendo concedere la detenzione domiciliare.

Per quel che riguarda i malati di Aids ha dichiarato che è orientata a dare la detenzione e non il differimento, anche se questo non è quasi mai accaduto realmente. Conosco personalmente dei detenuti ai quali è stato rifiutato questo beneficio, pur sapendo che le loro condizioni erano alquanto gravi. Ha ribadito di credere fermamente nel reinserimento del detenuto e valuta sempre se ci siano tutte le condizioni per poter rilasciare qualsiasi permesso. Purtroppo ha detto che spesso le istanza non sono corredate delle sintesi e della documentazione necessarie. (sommario)

Roberto Gaeta

 

 

"Mi ha fatto riflettere!!"

 

Secondo me è molto difficile rispondere al questionario perché è decisamente superficiale rispondere senza essersi fatti veramente delle domande in coscienza e cuor proprio! Credo che non saranno i singoli individui a rispondere, bensì le maschere che ci si mette per dimostrare la propria forza, la propria impeccabile condotta carceraria, al compagno di cella o all’amico col ghigno ecc…

La mia opinione è comunque una e unica, il carcere è le sue apparenti "leggi" sono spesso, non sempre, una guerra fra poveri, fuori da qui non rispettiamo le regole ed una volta dentro ce ne costerniamo con molta ignoranza ma soprattutto inconsapevolezza, spesso errando con cinismo.

Per concludere, secondo me gli uomini d’onore sono tutti i nonni, bisnonni ecc…, che lavoravano dalle 5 del mattino fino a sera per un tozzo di pane e quattro soldi! Grazie, comunque, perché mi ha fatto riflettere

(sommario)

Eric Bozzato

 

 

Totem e tabù: interpretazione dei sogni? Verifiche sul questionario

 

Innanzitutto possiamo fare una considerazione per quanto riguarda il numero di questionari ritornati in redazione: in assoluto pochi. Considerando, pero, il tema che avevamo proposto e, non secondario obiettivo, che si voleva provocare nelle celle e nella persone una riflessione importante, possiamo ritenerci parzialmente soddisfatti considerando che sono stati riconsegnati 33 questionari su 300.

In redazione si è discusso su questo dato, e ne sono state date due letture: da un lato l’apatia che la condizione carceraria in molti induce, e la conseguente difficoltà di considerare utile rispondere ad un questionario siffatto. D’altra parte, alcuni, proprio in considerazione del delicato ma attuale argomento trattato dal questionario, hanno sostenuto che per molti rispondere alle domande sia stato difficile proprio perché non banali e scontate.

Nella presentazione del questionario abbiamo comunque richiesto, nel caso una persona non avesse gradito le domande, di farci pervenire un breve scritto che riassumesse il proprio pensiero. Ci è pervenuto solamente un contributo scritto. Si potrebbe supporre che chi ha risposto al questionario lo abbia fatto proprio perché libero da pregiudizi e da qualsiasi legame a codici e culture precostituite; in realtà più della meta di chi risponde alla 8° domanda dice di non potersi dire disobbediente verso la realtà e il codice carcerario, il 21% ritiene addirittura che sia giusto che esista e il 24% lo ritiene comunque necessario.

Appare ancora poco coerente, se non contraddittorio, il fatto che se il 48% si dice disobbediente alla realtà o al codice carcerario ben il 75% ritiene giusto che ci sia un reparto protetti. La quasi totalità non si sente attratta dal comportamento dei cosiddetti uomini d’onore e nessuno li inserisce nelle persone in cui in carcere si deve portare rispetto: sarà così anche per tutti quelli che non hanno risposto? Interessante anche come ci sia una scala di valutazione dei tipi di reati connessi e, in primo piano, emerga l’assoluta censura e la conseguente emarginazione di chi abbia commesso reati contro minori o di violenza sessuale contro bambini e donne.

Se il 66% ritiene la violenza sessuale il reato meno accettabile, solamente il 33% inserisce l’"infamità" nell’elenco previsto in risposta alla 5° domanda: "Se ci sono, quali sono i reati meno rispettabili di altri?", emerge chiaramente che l’infame è colui che tradisce per avere importanti sconti di pena, però non pochi, circa la meta, sostengono che "l’infame" tradisce per proteggere la proprio vita o per evitare la commissione di gravissimi reati, oppure, ancora, perché sottoposto a vessazioni gravi; quindi tenendo presente che possano esserci anche degli altri motivi, oltre ai vantaggi per la propria carcerazione.

Altri sono gli stimoli che troverete nelle risposte forniteci, invitiamo tutti a farci pervenire ancora brevi riflessioni sul tema e sui risultati del nostro questionario. Le pubblicheremo volentieri. (sommario)

David Gentili e Maurizio Albergoni

 

 

Concorso di poesia al C.O.C: curioso fino a dare fastidio

 

È la curiosità della noia, del nuovo, di tutto quello che non conosco, della fantasia, del piacere del domani, del dare fastidio. Questa curiosità mi fa sfogliare e leggere una montagna di parole, scritte su tanti fogli bianchi. Ordinate, armoniche. In un angolo della sala pittura ho trovato un tesoro. Tanto oro per quanto pesano.

E quelle parole pesano. Mi ci vuole un tempo indefinito, ma le leggo tutte. Sono ricco. Qualcuno, perché mi sia arricchito, ha calato le braghe come io non ho mai saputo fare. E con un groppo all’anima capisco che la sofferenza non genera solo rabbia e distruzione, ma se si ha il coraggio di calare "quelle maledette braghe" genera anche piccoli grandi capolavori.

Sono le parole dei ragazzi del C.O.C. Un vero tesoro. Di seguito pubblichiamo la poesia vincente di Paixao Kutschal, Paul Bernardo e due altri componimenti presi a caso. Estratti. Perché non ci sono vincitori quando ad essere protagonisti sono i sentimenti. (sommario)

Natalino Testa

 

 

Barney l’alcolizzato

 

Le bottiglie in quei concerti

Con la voglia che ho di rivederti

Dietro un fiasco mi son scolato

Di Barbera un po’ annacquato

Quante sbornie ci siamo presi

Nel trascorrere di questi mesi

La salute veniva meno, e

Noi lì per terra ad urlar berremo

Mi ha lasciato un dì di maggio

Per un pirla dal lungo faggio

Tra sigarette e mille attenzioni

Io ti offrivo solo bottiglioni

Ora son qui seduto al sole, e

Mi tremano anche le parole

Con il tuo viso nella mente

Bevo e non mi importa niente,

Di chi sta a guardare disgustato

Questa specie di barbone drogato

Puzzolente con il maglione rosso

Che si è appena vomitato addosso

Sono stufo di incontrare gente

Che non credono a quello che sente

Io riguardo e me ne vado errato

Fiero d’essere un alcolizzato

Li riguardo tutti e una bottiglia stappo

Perché sono Barney e

Sarò sempre innamorato

(sommario)

Paixao Kutschal Paul Bernardo

 

 

Speranza

 

Ti aspetto, e torna amore

A fiorire le mie giornate

Non spegnere la speranza, ma

Accendi il mio cuore.

Non andartene, ma restami

Vicino perché ho paura

Paura della solitudine

(sommario)

Giuseppe Dazzi

 

 

La magia del Natale

 

È molto difficile esprimere quel che nasce dal cuore… Tanto difficile che anche i pensieri si accavallano e rincorrono i ricordi. "Già": i ricordi… chi sa se son loro a farmi superare le giornate. O è la rabbia di essere qui e non poter sorridere con i miei cari… che giorno dopo giorno aumenta per l’inutilità di questo mio presente…

Dovrei costruire un possibile futuro… Purtroppo però questo futuro è troppo evanescente ed incerto ed i pensieri si trasformano in lacrime che nessuno mai vedrà poiché sta calando l’oscurità della notte e nasconderà anche a me stesso il dolore che provo per questa mia libertà negata…

Entrerò nel mondo di Morfeo e so che lì tutto è possibile anche essere Babbo Natale. E per qualche giorno anche i miei cari saranno felici. (sommario)

Massimiliano Megna

 

 

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