"Lettera al padre"

 

Rebibbia: Un libro, una voce, letture dal carcere

 

Il Messaggero, 8 aprile 2004

 

Massimo Tata, fine pena nel 2018, ha registrato "Lettera al padre" di Kafka con la sua voce; e sa che la sua voce sarà ascoltata negli ospedali, nelle case-famiglia e nelle case degli anziani e dei ciechi. Una voce come conforto, la lettura come crescita e speranza: è questo il senso di un’iniziativa voluta da due funzionari dei Gom (i gruppi operativi mobili) della polizia penitenziaria. Sembra strano, ma è già successo con il progetto Argo che ha aperto le carceri all’accudimento dei cani randagi: i "duri" della polizia penitenziaria, per vocazione impegnati nei compiti a più alta sicurezza con i boss delle mafie in regime 41 bis e con i pentiti, hanno scelto di misurarsi anche sul terreno detto del trattamento, ovvero del recupero dei detenuti e dell’abbattimento delle barriere tra carcere e società. Sicurezza sì, dunque, ma anche concrete iniziative per il riscatto. Così Vincenzo Lo Cascio e Marco Santoro hanno inventato "Un libro, una voce......", ovvero libri letti e incisi dai detenuti per essere poi messi a disposizione dei più svantaggiati, di coloro che non possono o non sanno leggere e sarà la voce dei detenuti a farlo per loro. E questi audiolibri saranno anche venduti per raccogliere fondi da donare per esempio ad enti di ricerca scientifica.

Per i detenuti aspiranti speaker di tutte le carceri ci saranno corsi di dizione e lettura interpretativa che si terranno in alcuni istituti, da Bollate a Roma-Rebibbia a Palermo-Pagliarelli, e un concorso di voci che saranno giudicate da una commissione di cui faranno parte la "madrina" dell’iniziativa Enrica Bonaccorti e il presidente dell’unione italiana ciechi Tommaso Daniele.

Dicono gli autori del progetto che la lettura è un atto di fede e speranza; che può dare un senso al tempo della detenzione e può essere un dono di chi è recluso a chi è malato, o solo. Restano da decidere i titoli dei libri che saranno letti dalle voci del carcere. Uno c’è già: Dostoevskij, "Delitto e castigo".

 

 

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