Giustizia italiana nel mirino

 

Sul carcere duro la scure dell’Ue

Rapporto annuale, giustizia italiana nel mirino

(di Ginevra Sotirovic)

 

Italia Oggi, 30 marzo 2004

 

Ingiusta la detenzione di Adriano Sofri, inumano: il trattamento dei reclusi sottoposti a regime di 41-bis (carcere duro) e pericolosa la concentrazione dei mezzi di informazione nelle mani del primo ministro. L’Italia è uno dei sorvegliati speciali dell’Unione europea in tema di tutela dei diritti umani Lungo, infatti, è l’elenco delle violazioni dei trattati internazionali e della Convenzione dei diritti dell’uomo contenuto nel Rapporto annuale sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Ue, aggiornato al 2003, che sarà discusso domani dal Parlamento di Strasburgo.

Non è certo la prima volta che Bruxelles richiama l’Italia al rispetto dei diritti umani, ma forse questa volta la censura appare più pesante, rispetto a quella riservata agli altri partner , soprattutto se si legge la relazione di Alima Boumediene - Thiery (Verdi/Ale), che ha il compito delicato di illustrare all’assemblea parlamentare i contenuti del nuovo rapporto. I richiami sono ancora più pesanti perché tirano in ballo da un lato il presidente della repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e dall’altro il premier Silvio Berlusconi. Nella proposta di risoluzione che accompagna la relazione, infatti, la deputata chiede "al presidente della repubblica italiana di attivare i poteri che la Costituzione gli affida al riguardo, come affermato da numerosi giuristi".

E inoltre, si deplora il fatto che All’interno dell’Unione europea "il problema della concentrazione dei media nelle mani di pochi grandi gruppi non abbia ancora trovato una soluzione legislativa". È questo, infatti, il caso italiano "in cui si registra il permanere della concentrazione dei mezzi di informazione nelle mani del primo ministro, in assenza di un’adeguata legislazione volta a evitare il conflitto di interessi". Non meno grave è la segnalazione sul 41-bis, l’articolo dell’ordinamento penitenziario recentemente trasformato da misura temporanea ed emergenziale a definitiva, cosiddetto carcere duro, che su segnalazione di organismi europei, quali il Comitato di prevenzione della tortura (Cpt), non appare conforme ai criteri di rispetto della dignità umana. Per questa ragione; secondo la relatrice, questa misura deve essere rivista.

 

 

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