Le legge penitenziaria

 

Stralci legge n° 354 del 1975 (Ordinamento penitenziario)

 

 

Art. 74 Consigli di aiuto sociale

 

Nel capoluogo di ciascun circondario é costituito un consiglio di aiuto sociale, presieduto dal presidente del tribunale o da un magistrato da lui delegato, e composto dal presidente del tribunale dei minorenni o da un altro magistrato da lui designato, da un magistrato di sorveglianza, da un rappresentante della regione, da un rappresentante della provincia, da un funzionario dell’amministrazione civile dell’interno designato dal prefetto, dal sindaco o da un suo delegato, dal medico provinciale, dal dirigente dell’ufficio provinciale del lavoro, da un delegato dell’ordinario diocesano, dai direttori degli istituti penitenziari del circondario. Ne fanno parte, inoltre, sei componenti nominati dal presidente del tribunale fra i designati da enti pubblici e privati qualificati nell’assistenza sociale.

Il consiglio di aiuto sociale ha personalità giuridica, é sottoposto alla vigilanza del ministero di grazia e giustizia e può avvalersi del patrocinio della avvocatura dello stato.

I componenti del consiglio di aiuto sociale prestano la loro opera gratuitamente.

 

Art. 75 - Attività del consiglio di aiuto sociale per l’assistenza penitenziaria e post-penitenziaria

 

Il consiglio di aiuto sociale svolge le seguenti attività:

1) cura che siano fatte frequenti visite ai liberandi, al fine di favorire, con opportuni consigli e aiuti, il loro reinserimento nella vita sociale;

2) cura che siano raccolte tutte le notizie occorrenti per accertare i reali bisogni dei liberandi e studia il modo di provvedervi, secondo le loro attitudini e le condizioni familiari;

3) assume notizie sulle possibilità di collocamento al lavoro nel circondario e svolge, anche a mezzo del comitato di cui all’articolo 77, opera diretta ad assicurare una occupazione ai liberati che abbiano o stabiliscano residenza nel circondario stesso;

4) organizza, anche con il concorso di enti o di privati, corsi di addestramento e attività lavorative per i liberati che hanno bisogno di integrare la loro preparazione professionale e che non possono immediatamente trovare lavoro; promuove altresì la frequenza dei liberati ai normali corsi di addestramento e di avviamento professionale predisposti dalle regioni;

5) cura il mantenimento delle relazioni dei detenuti e degli internati con le loro famiglie;

6) segnala alle autorità e agli enti competenti i bisogni delle famiglie dei detenuti e degli internati, che rendono necessari speciali interventi;

7) concede sussidi in denaro o in natura;

8) collabora con i competenti organi per il coordinamento dell’attività assistenziale degli enti e delle associazioni pubbliche e private nonché delle persone che svolgono opera di assistenza e beneficenza diretta ad assicurare il più efficace e appropriato intervento in favore dei liberati e dei familiari dei detenuti e degli internati.

 

Art. 76 Attività del consiglio di aiuto sociale per il soccorso e l’assistenza alle vittime del delitto

 

Il consiglio di aiuto sociale presta soccorso, con la concessione di sussidi in natura o in denaro, alle vittime del delitto e provvede alla assistenza in favore dei minorenni orfani a causa del delitto.

 

Art. 77 Comitato per l’occupazione degli assistiti dal consiglio di aiuto sociale

 

Al fine di favorire l’avviamento al lavoro dei dimessi dagli istituti di prevenzione e di pena, presso ogni consiglio di aiuto sociale, ovvero presso l’ente di cui al quarto comma dell’articolo 74, é istituito il comitato per l’occupazione degli assistiti dal consiglio di aiuto sociale.

Di tale comitato, presieduto dal presidente del consiglio di aiuto sociale o da un magistrato da lui delegato, fanno parte quattro rappresentanti rispettivamente dell’industria, del commercio, dell’agricoltura e dell’artigianato locale, designati dal presidente della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, tre rappresentanti dei datori di lavoro e tre rappresentanti dei prestatori d’opera, designati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative sul piano nazionale, un rappresentante dei coltivatori diretti, il direttore dell’ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione, un impiegato della carriera direttiva della amministrazione penitenziaria e un assistente sociale del centro di servizio sociale di cui all’articolo 72.

I componenti del comitato sono nominati dal presidente del consiglio di aiuto sociale.

Il comitato delibera con la presenza di almeno cinque componenti.

Quando parte delle competenze dei C.A.S. passarono a Regioni e Comuni (D.P.R. n° 616 24.07.1977), il Ministero inviò a tutti i tribunali due circolari, dando disposizioni precise sulla prosecuzione delle attività non trasferite e sulla chiusura dei C/C (Circolare n. 524740/11.4.C. del 28.11.77 e Circolare 2481/4934 del 12.12.77):

"…per quanto concerne i Consigli… essi cesseranno dal 31 dicembre 1977, l’assistenza post-penitenziaria, l’assistenza soltanto economica alle famiglie dei detenuti nonché l’assistenza ed il soccorso alle vittime del delitto. Proseguiranno, invece, le attività non trasferite di cui all’artt. 74/75 della legge n. 354/75, e segnaleranno i soggetti bisognosi delle forme di assistenza trasferita alle Regioni e ai Comuni competenti per il territorio, ai quali vorranno altresì fornire ogni altra necessaria collaborazione ai sensi dell’art. 75 della legge citata. In tal senso si orienteranno anche i Comitati per l’occupazione degli assistiti, che non potranno più svolgere interventi assistenziali diretti.

…per quanto concerne l’aspetto finanziario si rammenta che i Consigli dovranno far pervenire i preventivi analitici per il 1978, limitatamente alle spese di stretta amministrazione dei Consigli stessi, giacché le voci dei capitoli di bilancio, relative all’erogazione di spese per aiuti economici, ricoveri e gestione di opere educative, lavorative e assistenziali, sono state soppresse e i relativi fondi destinati alle Regioni. Riguardo ai contributi ministeriali giacenti presso i Consigli o a quelli relativi al corrente esercizio in corso di accreditamento, questo Ministero ritiene che, previo accantonamento cautelativo delle quote necessarie per far fronte alle suddette spese di stretta amministrazione dei Consigli, i residui possono essere trasferiti alle Regioni, previo preciso accordo su un piano di ripartizione ai Comuni nei quali si trovino persone assistite nel corrente anno dai Consigli stessi.

…per quanto, infine, concerne le attività trasferite, le Direzioni degli Istituti comunicheranno le dimissioni dei detenuti, a norma dell’art. 43, soltanto ai Centri di Servizio Sociale che si collegheranno con i Comuni per gli intervalli di assistenza e di avviamento al lavoro (art. 90 Reg. Esec.); richiederanno agli stessi Centri le visite dei liberandi che necessitano di una particolare assistenza nella imminenza della liberazione (art. 46 Legge 83 e Reg. Esec.); segnaleranno, infine, ai Magistrati di sorveglianza gli operatori comunali, provinciali e regionali che abbiano necessità di visitare i liberandi per accertarsi dei loro bisogni particolari in vista della liberazione."

D.P.R. 30 giugno 2000 n. 230

(Regolamento recante norme sull’ordinamento penitenziario

e sulle misure privative e limitative della libertà)

 

 

Cassa delle Ammende, artt. da 121 a 130

 

Art. 129

Finalità ed interventi

 

1. La Cassa delle ammende, ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico ai sensi dell’articolo 4 della legge 9 maggio 1932, n. 547, provvede ad attuare le finalità di cui ai commi 2 e 3 con gli interventi diretti e indiretti previsti nel presente articolo.

2. I fondi patrimoniali della Cassa sono erogati, previa delibera del consiglio di amministrazione, per finanziare prioritariamente progetti dell’amministrazione penitenziaria che utilizzano le disponibilità finanziarie dei fondi strutturali europei, nonché progetti che utilizzano finanziamenti previsti dalla normativa comunitaria, da quella nazionale e da quella regionale.

3. I fondi patrimoniali della Cassa sono altresì erogati, previa delibera del consiglio di amministrazione, per il finanziamento di programmi che attuano interventi di assistenza economica in favore delle famiglie di detenuti ed internati, nonché di programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale di detenuti ed internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione.

4. I programmi di cui al comma 3, previa indicazione della persona responsabile della loro attuazione, possono essere presentati da enti pubblici, da enti privati, fondazioni o altri organismi impegnati in attività di volontariato e di solidarietà sociale, dagli istituti penitenziari e dai centri di servizio sociale dell’amministrazione penitenziaria.

5. I programmi di cui al comma 3, esclusi quelli presentati dagli istituti penitenziari e dai centri di servizio sociale, sono accompagnati da una relazione illustrativa del soggetto richiedente, nonché da un parere dell’assessorato alla sicurezza sociale della provincia territorialmente competente per il luogo in cui il programma deve essere attuato.

6. I programmi di cui al comma 3 sono finanziati con riferimento a stati di avanzamento semestrali, previa valutazione favorevole, per ogni stato di avanzamento, dei soggetti competenti a rilasciare i pareri di cui al comma 4 e del consiglio di amministrazione della Cassa.

7. Le spese inerenti il finanziamento dei programmi di cui ai commi 2 e 3 ed ogni altra spesa di competenza della Cassa delle ammende, ivi comprese le somme detratte dai depositi cauzionali per spese di giustizia e di mantenimento in carcere dovute dal depositante all’erario, sono effettuate con mandati di pagamento emessi dal presidente della Cassa stessa e trasmessi alla Cassa depositi e prestiti che ne cura l’accreditamento ai responsabili dei programmi di cui al comma 4, ovvero agli aventi diritto.

8. Dell’avvenuto accreditamento delle somme di cui al comma 7 la Cassa depositi e prestiti dà comunicazione alla Cassa delle ammende.

 

 

Art. 130

Bilancio

 

1. Il bilancio di previsione ed il conto consuntivo della Cassa delle ammende sono approvati con decreti del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica.

 

 

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