Fondi della Cassa Ammende

 

Iniziativa dei Radicali Italiani su "Cassa delle Ammende"

 

L'iniziativa dei Radicali Italiani

Appello per l'approvazione del regolamento della Cassa delle Ammende

Interrogazione al Ministro della Giustizia del Senatore Antonio Del Pennino

Risposta del Ministro della Giustizia

Pecorella (Fi): perché i fondi per i detenuti non spesi?

Carboni (Ds): su Cassa delle Ammende responsabile Castelli

Castelli: per Cassa delle Ammende pronti due progetti

Altre interrogazioni parlamentari su Cassa delle Ammende

L'iniziativa dei Radicali Italiani

 

Il Decreto attuativo dell'Ordinamento Penitenziario ( D.P.R del 30 giugno 2000 n. 230 artt. 121 - 130) ha disciplinato l'istituto della Cassa delle Ammende, attribuendo ad esso nuove e più specifiche funzioni, per consentire all'amministrazione penitenziaria di ampliare  le forme di intervento in materia di formazione e lavoro, nonché di finanziare progetti di sostegno ai detenuti ed alle loro famiglie.

Il Ministro della Giustizia Roberto Castelli, in risposta all'interrogazione parlamentare n. 4-04560 del maggio 2003 a firma  Sen.Del Pennino in cui si chiedeva conto delle attività della CdA, ha dichiarato che questi tre anni sono stati necessari per dare un nuovo assetto al bilancio della CdA e per predisporre il Regolamento per la disciplina delle modalità di presentazione dei progetti e delle relative attività istruttorie; il Ministro ha comunque ammesso che, sino ad oggi,  la CdA non ha finanziato alcun progetto.

Il Direttore Generale dell'Esecuzione Penale Esterna (Dipartimento Amministrazione  Penitenziaria/DAP), Dott. Riccardo Turrini, in occasione di un convegno pubblico tenuto a novembre 2003 nella sede del Consiglio Regionale del Piemonte, smentendo di fatto quanto dichiarato dal Ministro, ci ha informato che il Regolamento, senza il quale non si può dare il via ai finanziamenti, non è stato ancora emanato in quanto ancora da emendare ed approvare da parte del Consiglio di Amministrazione della CdA. Il Dott. Turrini ci ha inoltre confermato che  le risorse disponibili della CdA ammontano a circa 80 milioni di euro.

Una cifra ragguardevole, tanti soldi, con cui migliaia di persone potrebbero essere concretamente aiutate ad uscire dal circuito dell'illegalità  (ricordiamo che  l'indice di recidiva in Italia si attesta intorno al 79%), le famiglie dei detenuti sostenute da aiuti "veri".

Avendo il Dott. Turrini confermato che tale Regolamento “dovrebbe“ essere pronto per la fine di febbraio 2004, abbiamo predisposto un Appello in cui chiediamo al Consiglio di Amministrazione della CdA, al Direttore Generale del DAP ed agli organi di riscontro contabile di:

rendere noto il bilancio della CdA;

approvare entro il 28 febbraio 2004 il Regolamento della CdA;

di pubblicizzare il Regolamento in maniera adeguata affinché i possibili beneficiari dei finanziamenti possano redigere i progetti con modalità ad esso conformi;

di procedere tempestivamente al vaglio ed all'approvazione dei progetti giacenti e di quelli che saranno successivamente presentati.

Abbiamo rivolto un pressante invito ad adoperarsi, per il raggiungimento dei suddetti obiettivi, al Ministro della Giustizia ed a tutti quei parlamentari cui preme, come a noi, contribuire all’effettiva realizzazione della funzione costituzionalmente assegnata alla pena, che non è  meramente repressiva e punitiva, ma soprattutto finalizzata al recupero e reinserimento del detenuto (Art. 27 Costituzione).

In questi mesi hanno appoggiato le nostre richieste, con interrogazioni ed altre iniziative parlamentari: il Senatore  Antonio Del Pennino (FI), i deputati Enrico Buemi (SDI), Giovanni Russo Spena (RC), Vincenzo Siniscalchi (DS), Francesco Carboni (DS), Luca Volontè (UDC), Erminia Mazzoni (UDC), il Presidente della Commissione Giustizia Gaetano Pecorella (FI).

Il Ministro Castelli si è rivelato assai contraddittorio nelle sue dichiarazioni (in risposta alle interrogazioni e nelle dichiarazioni alla stampa), manifestando o scarsa conoscenza del problema o chiara volontà di mentire; inoltre, dalle sue dichiarazioni, rilasciate al Sole 24 ore  in data 5 febbraio,  si evince che sono all'esame del Consiglio di Amministrazione della CdA due progetti in tema di sanità penitenziaria.

Informiamo il ministro che vigileremo su come verranno spesi i soldi: la legge prevede delle precise finalità per l'utilizzo di quei fondi, che non sono quelle di provvedere a finanziare l'ordinaria amministrazione del sistema penitenziario, compreso l'aspetto sanitario.

Pecorella (Fi): perché i fondi per i detenuti non spesi? 

 

Ansa, 04.02.2004

 

"È incredibile che vi siano 80 milioni di euro nella Cassa delle Ammende e che questi soldi non vengono utilizzati per i detenuti poveri e le loro famiglie, così come prescrive la legge". Così l’on. Gaetano Pecorella (Fi, Presidente della Commissione Giustizia della Camera, intervenuto a Radio Radicale ha commentato il mancato funzionamento della Cassa delle Ammende, dando atto ai radicali di aver colto "un aspetto importantissimo". "Mi domando perché ha precisato l’on. Pecorella - il Ministero della Giustizia non intervenga subito per risolvere la questione. Dobbiamo chiedere o al responsabile del Dap o al Ministro Castelli di darci una risposta chiara e immediata su questi 80 milioni di euro non spesi e sulla legge non applicata."

"È un caso grave di non applicazione della legge, che tra l’altro incide su una situazione divenuta drammatica come quella delle carceri italiane. Quella della Cassa delle Ammende e del suo regolamento è una realtà kafkiana. Da un alto infatti il Ministro Castelli ha detto che il regolamento della Cassa è stato approvato, e dall’ altra parte il dott. Turrini del Dap ci dice che ancora non è stato approvato. Insomma dovremo vedere se ci sono delle responsabilità. Mi sembra assurdo che un Consiglio di amministrazione non approvi il regolamento in 4 anni. È sorprendente. Ci lamentiamo che per il carcere non ci sono i mezzi e le strutture, poi scopriamo che ci sono 80 milioni di euro a disposizione, ma che questi soldi non vengono spesi per questioni burocratiche."

Carboni (Ds): su Cassa Ammende responsabile Castelli

 

Ansa, 04.02.2004

 

 

"Ha ragione l’on. Pecorella. Aggiungo che vi è una responsabilità politica gravissima e fortissima del Ministro Castelli". Così l’on. Franco Carboni (Ds), membro della commissione Giustizia della Camera, intervenuto a Radio Radicale durante la rubrica "Radio Carcere", ha commentato il mancato funzionamento della Cassa delle Ammende. "Non è ammissibile - ha aggiunto - che vi siano 80 milioni di euro nella Cassa delle ammende e che questi soldi non siano stati utilizzati in 4 anni perchè non riescono a fare un regolamento. Il Ministro Castelli, non si occupa delle carceri anzi se ne occupa solo per andare in vacanza a nella colonia di Is Arenas. Il Ministro non si cura delle sofferenze presenti all’interno delle carceri". "Domani stesso ha concluso l’on. Carboni - presenterò una interrogazione parlamentare, e forse anche una al question time, per chiedere al Ministro Castelli una risposta che deve essere data. Il Ministro ha il dovere di far funzionare la Cassa delle Ammende e deve spendere questi 80 milioni di euro per ripristinare la legalità nelle carceri".

Castelli: per Cassa delle Ammende pronti due progetti

 

Ansa, 04.02.2004

 

 

"Tra le numerose lacune che sono state ereditate da questo Ministro e che non è stato materialmente possibile sistemare in breve tempo, c’era quello del sostanziale inutilizzo dei fondi della Cassa delle Ammende". Il ministro della giustizia, Roberto Castelli, replica così ai parlamentari Gaetano Pecorella (Fi) e Franco Carboni (Ds) sull’utilizzo dei fondi della cassa delle ammende. "L’attuale amministrazione - spiega ancora il guardasigilli - ha predisposto un regolamento, in fase di elaborazione dalla scorsa estate e ormai pronto, per disciplinare l’utilizzo di tali risorse. Il regolamento sarà approvato dal Consiglio di Amministrazione della Cassa, che si terrà entro metà febbraio. Nel frattempo sono stati esaminati due progetti pluriennali, che saranno finanziati proprio attraverso la Cassa delle Ammende, attinenti alla sanità penitenziaria.

Il primo riguarda la telemedicina e consentirà diagnosi tempestive a distanza, attraverso moderne tecnologie, e vedrà l'investimento di circa 3 milioni di euro. Il secondo riguarda il servizio psichiatrico negli istituti di pena, per affrontare i momenti di criticità della vita del detenuto, e comporterà un investimento di circa 4 milioni di euro".

Interrogazioni parlamentari su Cassa delle Ammende

 

Claudio Burlando

 

Interrogazione a risposta scritta - 03/09/2002 - n. 403687. Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze


Per sapere - premesso che:
l'amministrazione e la contabilità della Cassa delle Ammende sono attualmente disciplinate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000;
l'ente Cassa delle Ammende è dotato di personalità giuridica di diritto pubblico ai sensi dell'articolo 4 della legge 9 maggio 1932 n. 547 e, tra le varie attribuzioni, provvede ad attuare finalità di assistenza economica in favore delle famiglie di detenuti ed internati, nonché di programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale di detenuti anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione;
specifiche disposizioni di legge (articoli 122-123 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000) espressamente prevedono che ad assumere le funzioni di presidente della Cassa Ammende sia il "Capo del dipartimento della amministrazione penitenziaria o un suo delegato" e che sia chiamato a far parte del consiglio di amministrazione dell'ente un dirigente designato dal Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica;
il comma 3 dell'articolo 129 del richiamato decreto del Presidente della Repubblica prevede che il consiglio di amministrazione della "Cassa" eroghi fondi patrimoniali per finanziare progetti esterni diretti a consentire il perseguimento delle richiamate finalità;
al finanziamento possono accedere enti pubblici, enti privati o altri organismi impiegati sul territorio nazionale in attività di volontariato e solidarietà sociale che presentino uno specifico piano calibrato sulle finalità di reinserimento dei detenuti e assistenza alle famiglie di questi ultimi;
il centro di servizio sociale di Genova da alcuni anni, in collaborazione con le associazioni locali di volontariato, si occupa anche delle problematiche relative al reinserimento sociale dei cittadini ristretti all'interno di strutture carcerarie nonché della assistenza alle famiglie di detenuti più indigenti e bisognose;
da due anni il centro ha istituito uno "Sportello" informativo e di orientamento riservato specificamente, ai detenuti in attesa di completo reinserimento ed alle loro famiglie;
tale ultima realizzazione ha trovato ampi consensi ed attestazioni di compiacimento per i significativi risultati raggiunti, sia da parte delle istituzioni locali che da parte degli organi del dipartimento della amministrazione penitenziaria;
allo scopo di proseguire l'attività, già positivamente svolta per un biennio, e rilanciarne il progressivo sviluppo, il Centro di servizio sociale genovese ha presentato alla Cassa delle Ammende il proprio progetto e la contestuale richiesta di accesso al finanziamento di cui al richiamato articolo 129 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, per un costo complessivo di 228.368,31 euro;
tale richiesta, ritualmente presentata dal Centro di servizio sociale, protocollata con il n. 2625, è stata presentata in data 8 novembre 2001;
ad oggi, i competenti organi dell'ente Cassa Ammende non hanno dato seguito alcuno alla richiesta, non provvedendo a formalizzare, ad oltre otto mesi di distanza, alcuna comunicazione:

se i Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze, non ritengano necessario, in relazione ad ipotesi come quella esposta in premessa, segnalare ai responsabili delle determinazioni da assumere per conto dell'ente Cassa Ammende, la necessità di fare ricorso a "tempi più ragionevoli" nel fornire risposte, ancorché interlocutorie - alla luce di eventuali esigenze di verifica e di istruttoria dell'Ufficio - alle istanze dei cittadini;

se analoghe richieste afferenti i finanziamenti dei progetti indicati in premessa, presentate da altre associazioni ai sensi dell'articolo 129 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, siano state decise (con accoglimento o rigetto) in tempi diversi rispetto a quelli impiegati in relazione all'istanza di provenienza del Centro di servizio sociale di Genova.

Enrico Buemi

Interrogazione a risposta orale 3-02306, mercoledì 21 maggio 2003 nella seduta n. 312
Al Ministro della giustizia

 

Per sapere - premesso che:
la situazione negli istituti penitenziari italiani continua ad essere esplosiva visto che, ancora oggi, non si sono trovate misure per affrontare il grave problema del sovraffollamento;
nel dibattito che si era sviluppato nel Paese e nelle Istituzioni, subito dopo la vista del Pontefice alla Camera, e che sembra attualmente essere caduto nel dimenticatoio, tutte le forze politiche, al di là delle diverse posizioni su eventuali provvedimenti di clemenza ed indulto, avevano espresso, con forza, la necessità di rafforzare i programmi di reinserimento sociale dei detenuti ed internati;
in materia di "recupero sociale" dei detenuti è già operante, tra l'altro, il decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000, sulla cosiddetta "Cassa delle ammende";
tale decreto del Presidente della Repubblica, prevede, all'articolo 129 comma 3, "il finanziamento di programmi che attuano interventi di assistenza economica in favore delle famiglie di detenuti ed internati, nonché di programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale di detenuti ad internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione";
nello stesso decreto del Presidente della Repubblica si prevede, all'articolo 130, che "il bilancio di previsione ed il conto consuntivo della Cassa delle ammende sono approvati con decreti del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e finanze;
tali programmi, sicuramente importanti per il reinserimento sociale dei detenuti ed internati, non sembrano, dalle informazioni in nostro possesso, essere tra le priorità sulla giustizia dell'attuale Governo:

in riferimento ai commi 2, 3 e 4 dell'articolo 129 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000, sulle finalità ed interventi della Cassa delle ammende, ed in base all'articolo 130 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica, quanti progetti, sino ad oggi, siano stati finanziati ed a quanto ammontino gli eventuali finanziamenti.

Vincenzo Siniscalchi

 

Interrogazione a risposta scritta 4-08079. Mercoledì 19 novembre 2003 nella seduta n. 391

Al Ministro della giustizia

 

Per sapere - premesso che:
con il decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 30 giugno 2000 si è perimetrata la funzione e l'ambito di operatività della cassa delle ammende, ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico ai sensi dell'articolo 4, legge n. 547 del 9 maggio 1932;
la recente modifica dell'assetto normativo della cassa ha stabilito nuove finalità da perseguire attraverso la utilizzazione dei fondi disponibili, finalità maggiormente calibrate sui problemi più attuali e strutturali della amministrazione penitenziaria;
l'erogazione dei fondi della suddetta cassa è stata destinata, in particolare, al finanziamento dei programmi che attuano interventi di assistenza economica in favore delle famiglie di detenuti ed internati, nonché programmi finalizzati a favorire il reinserimento sociale degli stessi;
per realizzare le suddette finalità, l'articolo 129 del richiamato decreto del Presidente della Repubblica determina le modalità di presentazione dei progetti e l'iter per la relativa istruttoria ed approvazione, opportunamente specificato da un regolamento interno emanato dal consiglio di amministrazione della cassa;
l'importanza di realizzare compiutamente ed in tempi ragionevoli le richiamate finalità, impone dinamismo ed impegno da parte di tutti gli organi funzionalmente preposti alla gestione dell'ente;
il reinserimento effettivo del detenuto, oltre che rappresentare una finalità della pena costituzionalmente protetta (articolo 127) rappresenta una concreta risposta, in termini di prevenzione del crimine, per l'intera comunità;
l'attuale condizione carceraria, disagiata e precaria in molti istituti di reclusione, impone uno sforzo diretto ad un miglioramento qualitativo delle strutture;
a tre anni di distanza dalla entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 230/2000 si impone un primo bilancio delle realizzazioni eseguite e dei finanziamenti concessi in ragione della richiamata finalità:

quali interventi sono stati realizzati, utilizzando le risorse finanziarie della cassa ammende, per attuare le finalità previste dall'articolo n. 129 del decreto del Presidente della Repubblica 230/2000;

quali programmi sono stati ammessi al finanziamento e quanti si trovano, ad oggi, in una fase meramente istruttoria, in attesa di un provvedimento di accoglimento o di rigetto.(4-08079)

Giovanni Russo Spena


Interrogazione a risposta scritta 4-07583. Giovedì 2 ottobre 2003 nella seduta n. 366

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia

 

Per sapere - premesso che:
il regolamento penitenziario vigente ha disciplinato in forma più compiuta la materia riguardante la Cassa ammende definendo finalità, modalità organizzative e gestionali;
la Cassa, ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, provvede ad attuare le finalità individuate nell'articolo 129 con gli interventi diretti ed indiretti previsti nello stesso articolo;
in particolare, la norma prevede che i fondi patrimoniali della Cassa sono erogati, previa delibera del consiglio d'amministrazione, per finanziare prioritariamente progetti dell'amministrazione penitenziaria che utilizzano le disponibilità finanziarie dei fondi strutturali europei, nonché progetti che utilizzano finanziamenti previsti dalla normativa comunitaria, da quella nazionale e da quella regionale;
i fondi sono altresì erogati, previa delibera del consiglio d'amministrazione, per il finanziamento di programmi che attuino interventi di assistenza economica in favore delle famiglie di detenuti e internati, nonché di programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale di detenuti e internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione;
i programmi finanziabili possono essere presentati da enti pubblici, enti privati, fondazioni o altri organismi impegnati in attività di volontariato e di solidarietà sociale, dagli istituti penitenziari e dai centri di servizio sociale dell'amministrazione penitenziaria;
la Cassa ammende rappresenta una importante e concreta risposta al problema del reinserimento dei detenuti e internati;
è di tutta evidenza, infatti, che un condannato o un internato reinserito positivamente nel contesto sociale accresce la sicurezza della comunità locale mentre un dimesso dalle strutture penitenziarie abbandonato a se stesso non fa che ricadere nella spirale della delinquenza e di conseguenza minacciare la sicurezza dei cittadini:

se siano stati costituiti gli organi statutari previsti per la Cassa ammende;

quale sia l'esatto ammontare delle disponibilità della medesima Cassa;

se siano state disciplinate le modalità concrete di accesso ai finanziamenti;

quanti e quali progetti l'amministrazione penitenziaria abbia realizzato utilizzando le disponibilità congiunte della Cassa e dei fondi strutturali europei o finanziamenti previsti dalla normativa comunitaria, da quella nazionale e da quella regionale;

quanti programmi siano stati presentati per essere ammessi a finanziamento;

quali enti pubblici e/o privati o istituti penitenziari o centri di servizio sociale abbiano presentato programmi;
quanti e quali programmi siano stati ammessi a finanziamento;

se l'amministrazione abbia o meno pubblicizzato adeguatamente le possibilità offerte dalle risorse disponibili al fine di incentivare le attività connesse con il reinserimento dei detenuti e internati o ammessi alle misure alternative alla detenzione;

quali iniziative l'amministrazione intenda intraprendere per una migliore utilizzazione delle risorse disponibili per le finalità istituzionali previste dalla legge.

 

 

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