Radicali Italiani

 

Cassa delle Ammende, una manna nel deserto carcerario

 

Agenzia Radicale, 22 dicembre 2004

 

Relazione di Jolanda Casigliani al convegno nazionale "La città e il carcere"

 

Saluzzo (Cn), 18 dicembre 2004, organizzato dal Gruppo consiliare radicale alla Regione Piemonte, con il patrocinio della Provincia di Cuneo e della Città di Saluzzo. La Cassa delle Ammende (CdA) è un ente di diritto pubblico, interno al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria; è un fondo in cui confluiscono i soldi provenienti dal pagamento di ammende e multe, oggetto di sentenze penali di condanna, nonché i beni mobili ed immobili confiscati alla criminalità. Il Regolamento attuativo dell'Ordinamento Penitenziario (D.P.R del 30 giugno 2000 n. 230) ha rivisitato l'istituto della Cassa delle Ammende, (che esiste sin dal 1932), attribuendo ad esso nuove e più specifiche finalità. Le finalità della Cassa sono definite dall’art. 129 del suddetto regolamento, che stabilisce come le risorse debbano essere destinate a finanziare:

progetti co-finanziati dall’amministrazione penitenziaria e da fondi europei;

programmi che favoriscano il reinserimento sociale dei detenuti, anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione;

interventi di assistenza economica in favore delle loro famiglie.

Agli inizi del 2003, nell’ambito di una inchiesta svolta da noi radicali sull’applicazione, o meglio - non applicazione - delle leggi in Italia, abbiamo verificato che questa, come molte altre leggi nel nostro paese, è rimasta lettera morta. Abbiamo quindi deciso di intraprendere una serie di iniziative - tra cui un convegno e numerose interrogazioni parlamentari ( grazie al sostegno degli On. Del Pennino, Buemi, Siniscalchi, Mazzoni, Carboni, Russo Spena, Pisapia, Provera) - da cui è emerso che la Cda, a distanza di tre anni dall'emanazione del suddetto D.P.R. 230, non aveva ancora finanziato alcun progetto, nonostante disponesse di circa 80 milioni di euro, peraltro continuamente implementati; una cifra ragguardevole, con cui migliaia di persone potrebbero essere concretamente aiutate ad uscire dal circuito dell'illegalità (ricordo che l'indice di recidiva in Italia si attesta intorno al 79%).

Questo inammissibile ritardo è stato giustificato, dai responsabili del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), adducendo la mancanza di un Regolamento interno che disciplinasse le modalità di presentazione dei progetti e delle relative attività istruttorie.

Dopo mesi di iniziativa radicale (trasmissioni a Radio Carcere, ogni martedì su Radio radicale; articoli sui giornali; un appello da noi predisposto e firmato da centinaia di operatori penitenziari), il Consiglio di amministrazione della Cassa ha finalmente approvato il Regolamento, il 18 febbraio 2004. Contemporaneamente, sono stati approvati due progetti sulla cui legittimità noi siamo fortemente dubbiosi: innanzitutto non si comprende come possano essere stati presentati in mancanza del Regolamento; in secondo luogo, riguardano la medicina penitenziaria, che per legge (D.Lgs. 230/99) è passata di competenza al Ministero della Salute.

Solamente il 30 luglio 2004, il Regolamento è stato reso noto ed inviato agli organi competenti dell'Amministrazione penitenziaria.

Da questo momento si è aperta una nuova fase, che dovrà vedere protagoniste tutte le figure che la legge prevede essere titolate a presentare richieste di finanziamenti per progetti di reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti.

I programmi infatti, possono essere presentati da enti pubblici, da enti privati, fondazioni o altri organismi impegnati in attività di volontariato e di solidarietà sociale, dagli istituti penitenziari e dai centri di servizio sociale per adulti.

Entriamo così nel vivo del tema che ci vede oggi qui riuniti, perché il problema del reinserimento, nel rispetto del dettato della Costituzione, è essenzialmente problema di scelte politiche e di risorse.

Insistentemente, nel corso delle decine e decine di visite da noi effettuate nelle carceri piemontesi, ci siamo sentiti ripetere, sia da parte dei direttori, sia da parte dei detenuti, che ciò che manca non sono le idee ma le disponibilità finanziarie per attuare progetti di lavoro e di formazione.

Anche la magistratura di sorveglianza giustifica la non concessione dei benefici di legge a chi ne ha diritto (e sono migliaia i detenuti che per la legge Gozzini potrebbero accedere alle misure alternative), per la mancanza, all'esterno, di quei presupposti minimi che sono la casa ed il lavoro.

Ecco, quindi, che la Cassa delle Ammende rappresenta un vero e proprio tesoro, una risorsa inestinguibile e perciò costante, un pozzo senza fondo, oserei dire, che è indispensabile imparare a conoscere ed utilizzare.

Dalla risposta che il ministro Castelli ha recentemente reso nota all'ennesima interrogazione presentata su questo tema (che trovate, con altra documentazione, nella cartellina distribuita all'ingresso) si evince che, al momento, sono all'esame del Consiglio di amministrazione della Cassa 33 progetti presentati: 22 da parte dell'Amministrazione penitenziaria, 1 dall'Asl di Firenze e 10 da parte di privati.

Sono numeri che ci fanno piacere perché provano che l'attività della Cassa è finalmente iniziata, ma ora vorremmo che questa attività si svolgesse in piena trasparenza per monitorare con quali criteri sono approvati o respinti i progetti.

Infatti crediamo che le linee guida per la scelta dei campi di azione debbano assolutamente essere quelle che privilegiano progetti concreti, che diano vere possibilità di formazione e lavoro; le attività ludiche, ricreative e culturali, anch'esse essenziali per chi vive in cella 22 ore al giorno, non rientrano però nelle finalità della legge; intendiamo quindi controllare che questa grande opportunità non venga dispersa in mille rivoli inutili.

In questo senso, partecipando all'ultima audizione che il Comitato carceri della Commissione Giustizia della Camera ha tenuto lo scorso mercoledì, ho chiesto al Presidente, On. Enrico Buemi, di inserire nella Conferenza Permanente di monitoraggio sulla legge Gozzini, che il Comitato ha deciso di istituire, il controllo sulle attività della Cassa; Buemi ha acconsentito alla mia richiesta.

Voglio segnalare che la legge consente di utilizzare le disponibilità congiunte della Cassa delle Ammende e dei fondi strutturali europei; infatti il Nucleo Permanente progetti Fondo Sociale europeo sta elaborando, con il contributo di tutte le Direzioni generali del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, un progetto da finanziare nell'ambito dell'iniziativa comunitaria Equal, che si propone di realizzare un complesso di attività finalizzate a realizzare condizioni favorevoli di occupazione ed impiego stabile per detenuti.

Ogni Ente pubblico e privato può accedere a questi finanziamenti, e noi ci auspichiamo che le sinergie che possono essere messe in campo tra tutti gli operatori penitenziari siano la garanzia migliore affinché i progetti siano concreti e duraturi.

Per concludere, desidero stigmatizzare quanto avvenuto alla Camera dei Deputati in occasione dell'approvazione della legge cosiddetta "Cirielli": il testo approvato ha ristretto la possibilità di accesso ai benefici di legge per i recidivi, che sono in grande maggioranza cittadini tossicodipendenti o comunque detenuti che scontano pene per piccoli reati. Riteniamo questo provvedimento inaccettabile se non accompagnato da reali possibilità di reinserimento, di cui la Cassa delle Ammende potrebbe rappresentare la sola via di accesso.

 

 

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