Il carcere dimenticato

 

Prefazione

di Rosa Russo Iervolino

 

Ho sempre pensato che il livello di civiltà e di democrazia sostanziale di un Paese si misuri soprattutto nella considerazione effettiva che esso ha per i diritti dei più deboli fra i cittadini: malati, anziani, disabili, bambini. A ben guardare i più deboli in assoluto sono i carcerati: essi vivono esclusi dalla comunità, possono protestare solo tra le mura del carcere ed in più, nel subconscio collettivo, c’è il disinteresse verso chi ha sbagliato e "merita" quindi una pena per espiare la sua colpa.

La logica del terzo comma dell’art. 27 della Costituzione fatica, quindi, a farsi davvero strada nella cultura collettiva e molti ancora non uniscono al rispetto formale per la norma, la profonda, radicata convinzione che il percorso in essa indicato è il solo di reale rispetto dei diritti umani e l’unico veramente utile per la comunità.

Recupero e reinserimento sociale sono, infatti, i binari di un percorso capace di spezzare la spirale che spesso fa del carcere un luogo di umiliazione personale e di diffusione della capacità-volontà di delinquere.

Napoli, con il sovraffollamento dei suoi carceri (maggiore di quello degli altri istituti di pena in Italia), offre uno spaccato particolarmente grave del problema che la buona volontà e la capacità professionale di tanti operatori - ai quali si aggiunge l’intelligente impegno di molti volontari - non riescono da soli a risolvere.

Anche per questo le iniziative della Camera Penale sul tema del carcere possibile, sono di particolare valore ed acquistano grande significato. Si tratta di un modo moderno e sostanziale di concepire e realizzare il diritto alla difesa, come diritto che non accompagna l’imputato soltanto fino all’irrogazione della pena, ma lo segue in quel percorso di "rieducazione", attraverso trattamenti che ne rispettino ed esaltino l’umanità, voluto dall’art. 27 della Costituzione.

In quest’ottica vanno affrontati e risolti, con urgenza, una serie di problemi, da quello dello spazio vitale, al diritto allo studio ed al lavoro, al diritto a vivere rapporti sessuali ed affettivi. Su questi temi c’è tantissimo da lavorare sul piano culturale e delle realizzazioni. Il contributo della Camera Penale è prezioso ed essenziale.

 

Rosa Russo Iervolino

 

 

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