Cassa delle ammende

 

Carcere. La strana storia del fondo dimenticato

 di Stefano Arduini

Vita, 05.03.2004

 

Ammenda sulle ammende: Il mea culpa della Giustizia su 80 milioni di euro

 

Un’antica Cassa pro detenuti. Una legge del 2000 che lo sblocca, cui però manca il regolamento. Risultato: milioni in frigo. Fino al 18 febbraio, quando il governo se ne accorge e risolve. Forse.

 

A qualcuno potrebbe ricordare il gioco delle tre carte. Un "vedo, non vedo" con in palio 80 milioni di euro. Che, così dice la legge, sarebbero destinati a progetti a sostegno dei detenuti e dei loro familiari, ma che finora sono rimasti incagliati nelle appiccicose mani della burocrazia del ministero della Giustizia sotto il capitolo: "Cassa delle ammende". Un istituto che esiste dal 1932, ma le cui finalità sono state ridefinite dal Dpr 230 del 30 giugno 2000.

Il motore della Cassa, però, non si è mai messo in moto.Vediamo perché. Nel fondo confluiscono i proventi derivanti dalle multe amministrative e dalla vendita di manifatture carcerarie e di corpi di reato. "Soldi dei detenuti che spettano ai detenuti", conferma oggi il sottosegretario alla Giustizia Jole Santelli.

Deduzione logica, ma non immediata: per oltre tre anni, infatti, la Cassa ammende è stata… un fantasma. Come se non esistesse; 80 milioni spariti nel nulla. Un’assenza rimasta silenziosa fino a maggio dell’anno scorso, quando il senatore di Forza Italia Antonio Del Pennino dichiarava che i soldi erano stati sbloccati. Come per incanto ecco ricomparire la Cassa ammende.

Ma al "vedo" segue il "non vedo". E, poche ore dopo l’annuncio di Del Pennino, il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) rettifica: niente sblocco. Questa volta però il tira e molla non passa inosservato: sulla questione intervengono uno dopo l’altro i parlamentari Enrico Buemi (Sdi), Giovanni Russo Spena (Prc), Vincenzo Siniscalchi (Ds), Francesco Carboni (Ds), Luca Volontè (Udc), Gaetano Pecorella (Forza Italia) e infine Erminia Mazzoni (Udc) protagonista di un piccato battibecco con il ministro Castelli (Lega Nord). Tanto fumo, ma dell’arrosto neanche l’ombra. Fino ad oggi.

"Finalmente abbiamo completato il regolamento del 2000 con la parte relativa all’erogazione finanziaria", annuncia la Santelli. Ma non è tutto; il sottosegretario conferma che il cda della Cassa ammende, presieduta dal capo del Dap, Giovanni Tinebra (che sulla questione ha mantenuto uno strettissimo riserbo), ha già dato il via libera a due progetti attinenti alla sanità penitenziaria, del valore di 3 e 4 milioni di euro e presentati dallo stesso Dap ben prima della definitiva approvazione del regolamento. Risultano al contrario dispersi nell’etere i progetti proposti da altri aventi diritto ("che sono", ricorda la Santelli, "i Cssa - Centri di servizio sociale per gli adulti, gli enti pubblici, gli enti privati, le fondazioni e gli enti di volontariato"), come per esempio quello inviato in via Arenula dallo Sportello informativo del Cssa di Genova.

"Abbiamo privilegiato i progetti di tipo nazionale, in modo che fossero visibili su tutto il territorio. Il volontariato conta invece su strutture molto decentrate", si difende la vice di Castelli, che poi ammette: "Sul versante della spesa sanitaria siamo in sofferenza, con quei fondi abbiamo tappato due emergenze".

Ma quest’assegnazione era compatibile con la destinazione dei fondi della Cassa ammende o la spesa spettava al ministero della Salute? Ancora la Santelli: "In questo campo le competenze sono promiscue, però alla fine dei conti la patata bollente resta in mano nostra e dei direttori dei penitenziari". Rimane in piedi l’interrogativo su quando gli enti autorizzati potranno presentare la loro candidatura. "Prima dobbiamo stendere un progetto di legge che alleggerisca la responsabilità dei funzionari del Dap nella gestione della cassa. Penso alla creazione di un collegio dei revisori", argomenta l’esponente di Forza Italia. Il "vedo, non vedo" continua? "Ribadisco: dal 18 febbraio scorso il regolamento è completo".

Il che significa che come Sono stati finanziati due progetti del Dap, così devono essere prese in esame anche altre proposte. Da inviare al cda della Cassa ammende presso il Dap, largo Luigi Daga, 2 - 00164 Roma. Questa volta il baro delle tre carte non ha scampo.

 

 

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