Intervista a Luigi Manconi

 

Garante locale per i detenuti

di Raffaella Calandra

Il Sole 24 Ore, 19 luglio 2004

 

Premessa

Le segnalazioni

L’attività

Le obiezioni

Glossario

Il percorso della proposta di legge e le previsioni

L’intervista: un decennio di ricorsi vinti

Premessa

Un Garante dei diritti dei detenuti. Un’Authority a difesa di tutte le persone - oggi oltre 56 mila - private della libertà. Questa figura super partes, che già esiste in altri Paesi europei, debutta ora in Italia. Anche se in via sperimentale, solo a livello locale. Prima a Roma e nel Lazio, poi a Firenze e Bologna. Se ne discute anche a Milano, Torino, Padova e Napoli.

"Dietro le sbarre, non si annullano i diritti del cittadino" afferma Luigi Manconi (ex senatore dei Verdi), il primo Garante italiano, attivo nella capitale da gennaio.

Parole che ritornano sui volantini diffusi all’interno dei penitenziari capitolini, diventando così una sorta di slogan della sua missione. "Perché - spiega - nei fatti, i diritti alla salute, all’informazione, al lavoro risultano molto e del tutto negati". (Sommario)

 

Le segnalazioni

Nella maggior parte dei casi, sono proprio i problemi della routine a essere segnalati nelle decine di messaggi arrivati all’ufficio del Garante. "Richieste di chiarimenti sulla possibilità di un lavoro, disfunzioni burocratiche, spiegazioni legali, ma anche elenca Manconi denunce sul mal funzionamento delle strutture, ritardi nelle visite mediche, presunti torti subiti o casi specifici particolarmente difficili". Come quello segnalato lo scorso gennaio da un detenuto del carcere Regina Coeli, che scriveva per conto del suo compagno di cella. "Francesco (il nome è di fantasia) è solo e psicolabile. È abbandonato a se stesso e alla sua fragilità mentale". E proprio grazie alla lettera Francesco ha ottenuto un’assistenza costante

Tragica, e con finale amaro, è invece la storia segnalata dalla sorella di una detenuta nell’altro carcere romano, quello di Rebibbia. "Mia sorella è entrata in carcere nell’aprile 2003 - raccontava la signora -. Già a luglio non riusciva a mangiare ma benché dimagrita di dieci chili, a lungo non ha ricevuto esami adeguati, ma solo cortisone e antinfiammatori". A dicembre, poi, la situazione precipita e, dopo il ricovero in ospedale, la diagnosi: tumore maligno a corde vocali e laringe. (Sommario)

 

L’attività

E soprattutto su casi come questo. riguardanti la sanità, che si sta concentrando l’attività, ancora da rodare, del Garante dei detenuti. Quanto bisogna aspettare in media nelle carceri per una visita specialistica o un ricovero in ospedale? A fine anno, Manconi presenterà una relazione sui "tempi della salute" nei penitenziari romani, dopo quella predisposta qualche tempo fa sui suicidi: nelle carceri italiane, è la conclusione della precedente indagine, ci si uccide 17 volte più che fuori. E lo fanno soprattutto i giovani tra i 18 e i 24 anni.

Ma la possibilità di indagine del Garante dei detenuti è oggi frenata dall’impossibilità di avere libero accesso all’interno delle carceri: l’ingresso, infatti, avviene solo su concessione. Il diritto di varcare liberamente i cancelli di un penitenziario rientrerebbe, invece, tra i poteri di un difensore "nazionale" istituito dal Parlamento.

(Sommario)

 

Le obiezioni

Se in linea teorica tutti si dicono favorevoli all’introduzione della figura del Garante nazionale, non mancano le obiezioni concrete. Come quella di un rischio di sovrapposizione con il magistrato di sorveglianza. "Occorrerà rendere originali le funzioni di questa figura", riflette Sebastiano Ardita, a capo della direzione generale detenuti del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria. Ma la sua perplessità è anche un’altra. "Si rischia di caricare di contenuti politici questa figura. C’è il pericolo precisa - che le segnalazioni arrivino solo da chi è in grado di usare lo strumento della comunicazione".

Anche se dice e ripete che "chiunque contribuisca alla tutela dei detenuti è sempre ben accetto", non nasconde le perplessità anche l’ex direttore del carcere milanese di San Vittore. Luigi Pagano, oggi facente funzioni di Provveditore regionale delle carceri della Lombardia. "Cosa potrebbe fare un Garante - si chiede Pagano - sul problema del sovraffollamento o su quello della sanità?".

Diverse le opinioni dei magistrati di sorveglianza. Qualcuno vede il difensore civico come un doppione dei propri compiti, qualcun altro invece come un’"opportunità". Ne indica una Maria Longo, magistrato di sorveglianza a Bologna. "Il garante potrebbe entrare ad esempio anche nei centri di prima accoglienza". (Sommario)

 

Glossario

Garante dei detenuti. Il Difensore civico dei diritti delle persone recluse se istituito a livello nazionale anche in Italia - dovrebbe essere un’autorità autonoma e indipendente. Secondo il progetto di legge approvato dalla commissione Affari costituzionali della Camera, sarebbe un collegio di quattro membri più un presidente di nomina parlamentare. In carica per quattro anni non prorogabili, avrebbe il compito, insieme al magistrato di sorveglianza, di controllare che la custodia dei detenuti rispetti la Costituzione, le leggi e le convenzioni sui diritti umani. Dovrebbe verificare inoltre lo stato delle strutture di reclusione. Al garante potranno rivolgersi tutti i detenuti o comunque chiunque sia privato della libertà personale. Ogni qual volta venga a conoscenza di fatti che possano costituire un reato, deve presentare rapporto all’autorità giudiziaria.

Ha il compito poi di presentare una relazione annuale al Parlamento. (Sommario)

 

Il percorso della proposta di legge e le previsioni

Forse in autunno, la Camera potrebbe pronunciarsi sull’istituzione del Garante nazionale dei diritti dei detenuti. Se arriverà la relazione tecnica richiesta il 10 marzo scorso al ministero dell’Economia. Da allora, infatti, il provvedimento (n. 411) è bloccato alla commissione Bilancio che vuole dettagli su quantificazione e copertura degli oneri finanziari per l’istituzione del difensore, stimati dal 2005 in 1.975.000 euro.

Manca solo questo parere per la richiesta di calendarizzazione in aula, dato che sul testo, stilato dalla commissione Affari costituzionali, si sono già pronunciate Difesa, Affari sociali, Questioni regionali e Lavoro. Tutte favorevoli, sia pur con osservazioni, eccetto l’ultima. "Abbiamo dato parere negativo - spiega il relatore Emerenzio Barbieri (Udc) - perché lo consideriamo un inutile aggravio ai bilanci. Esiste già il controllo dei magistrati di sorveglianza e dei parlamentari e poi abbiamo ritenuto eccessiva l’equiparazione delle indennità a quelle dei membri della Corte costituzionale". "Sono i compensi di tutte le Autorità di garanzia - replica Nitto Palma (Fi), relatore in commissione Affari costituzionali. Quanto ai compiti del Garante, sono stati indicati anche sulla base di una sentenza della Consulta, che ha individuato un’assenza di copertura su alcuni di reclami dei detenuti". Ne cita uno Giuliano Pisapia (Prc), autore, oltre a Mazzoni (Udc) e Finocchiaro (Ds), di una delle tre proposte di legge presentate. "Il lavoro in carcere, che è a discrezione del direttore. In ogni caso quella del Garante sarà una figura di controllo, denuncia, ma soprattutto mediazione, per evitare tensioni".

Il Garante dovrebbe consistere in un collegio di quattro membri, più un presidente, nominato dai Presidenti delle Camere. Compito del difensore sarà quello di controllare che tutto avvenga nel rispetto delle leggi e delle convenzioni sui diritti umani. Verificherà inoltre l’adeguatezza delle strutture. Per questo, potrà sempre visitare le carceri, gli ospedali psichiatrici giudiziari e gli istituti per i minori. Sarà invece subordinato al preavviso, l’accesso ai centri di permanenza temporanea, ai commissariati o alle stazioni dei carabinieri. Punto su cui già si prevede scontro. L’opposizione vorrebbe l’eliminazione di questa "cautela" che limita - dicono - le funzioni del Garante. E la Lega preannuncia battaglia. (Sommario)

 

L’intervista: un decennio di ricorsi vinti

In Spagna, nei Paesi Bassi, nella Penisola scandinava ma anche in Gran Bretagna. In tutti questi Paesi, il Garante nazionale dei detenuti è un’istituzione attiva già da tempo. "Abbiamo appena compiuto il decimo anno di età", precisa Stephen Shaw, difensore civico inglese.

E lo dice senza nascondere la sua soddisfazione. Perché questo anniversario è stato festeggiato con un bilancio positivo. "In dieci anni abbiamo avviato inchieste su un terzo delle segnalazioni ricevute. E solo una bassissima percentuale dei nostri ricorsi - spiega - è stata respinta".

 

In media, quante segnalazioni ricevete? E quali sono le questioni più frequenti?

L’anno scorso, ad esempio, ne abbiamo raccolte 3mila. I problemi riguardano la vita quotidiana. Questioni di sicurezza, permessi temporanei, qualità del regime carcerario, richieste di lavoro. Ma ci sono arrivate anche denunce di violazioni dei diritti umani, presunti abusi fisici o atti di razzismo.

 

Che succede quando ricevete denunce di questo tipo?

Innanzitutto, bisogna verificarle. Ed è sempre complicato. Poi, quando riteniamo di aver raggiunto un’opinione il più possibile indipendente, segnaliamo il tutto alle autorità competenti. Nei casi estremi, se viene accertata la responsabilità, il personale penitenziario rischia anche di perdere il posto di lavoro.

 

Voi avete la possibilità di entrare nelle carceri?

Certo. Io esorto sempre il mio staff ad andare direttamente nella struttura da cui proviene la segnalazione. Solo così si può avere una percezione diretta dell’ambiente.

 

Su quante persone può contare?

Ormai ho uno staff di 50 investigatori speciali.

 

Da chi dipende l’ufficio del Garante?

Direttamente dal nostro ministero dell’Interno. Io ho un mandato di 5 anni, rinnovabile.

 

I vostri compiti si sovrappongono con quelli di altre figure?

Può capitare di toccare questioni di competenza di altri enti, ma non abbiamo particolari

problemi. Ad esempio, riceviamo segnalazioni sui ritardi per le visite mediche in carcere. Ma per la Sanità esiste un difensore civico ad hoc.

 

Ci sono più Garanti, quindi,

Sì, e credo che questa sia la strada giusta. Perché maggiore è la specializzazione, più si costruiscono relazioni profonde tra le strutture.

 

Anche da voi, però, esistevano già altre figure deputate al monitoraggio del rispetto dei diritti dei reclusi. Perché secondo lei è necessaria la presenza di un difensore civico?

Perché ritengo fondamentale avere corpi indipendenti che guardino all’interno di strutture chiuse. Si sa che possono diventare crocevia di abusi e corruzione. E queste cose succedono di meno se c’è chi controlla e indaga.

 

Circa due mesi fa, scoppiava lo scandalo di Abu Ghraib, le torture sui prigionieri iracheni, Cos’ha provato chi, come lei, lavora ogni giorno per la difesa dei diritti dei detenuti?

Vergogna e indignazione. Tuttavia proprio di fronte a questi scandali, ribadisco che bisogna prevenirli. Ogni carcere è un potenziale luogo di violenza e di abusi. E allora, a maggior ragione dopo la vicenda delle torture in Iraq, si impone la necessità di avere supervisori nei penitenziari. Perché non siano del tutto strutture chiuse.

(Sommario)

 

 

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