Custodia attenuata a Torino

 

"Arcobaleno", la sezione a custodia attenuata alle Vallette

 

L'esperienza della Custodia Attenuata nei confronti dei detenuti tossicodipendenti nasce nell'estate del 1992 attraverso l'intervento di una psicologa del presidio che avvia una serie di colloqui strutturati con alcuni detenuti tossicodipendenti.

Si forma così un primo gruppo di quaranta individui che viene seguito da un gruppo fisso di operatori tra cui personale di Polizia penitenziaria selezionato.

I buoni risultati ottenuti portano la Direzione alla formulazione di una nuova ipotesi di lavoro: nel dicembre 1995 viene ufficialmente riconosciuta la struttura a custodia attenuata "Arcobaleno" attraverso la sottoscrizione di una apposita convenzione tra l'Amministrazione penitenziaria e l'A.S.L. n.3 di Torino .

Nel 1997 l'esperienza "Arcobaleno" viene ulteriormente trasferita nell'attuale padiglione "E", una palazzina a sé stante dotata di 6 sezioni maschili e 1 femminile, complessivamente in grado di ospitare 140 detenuti maschi e 10 detenute.

Il programma terapeutico

Il Programma della Struttura a Custodia Attenuata "Arcobaleno" trova un suo riconoscimento ufficiale attraverso la Convenzione del 27 ottobre 1995 tra il Ministero di Grazia e Giustizia - Casa Circondariale "Le Vallette" Torino su delega del Provveditorato Regionale e l'Azienda Sanitaria Locale To3, a partire da un'idea realizzata prima in una sezione comune del Blocco "C", nel 1992, per poi arrivare alla situazione attuale con il trasferimento presso il Padiglione "E" che, concepito in linea alle disposizioni ministeriali sulle strutture penitenziarie a custodia attenuata, è in grado di ospitare fino ad un massimo di 120 residenti.

Il programma Arcobaleno è un percorso trattamentale avanzato di II° livello, diretto alla cura, riabilitazione e reinserimento sociale di detenuti tossicodipendenti, secondo il modello operativo di base e il codice etico delle comunità terapeutiche, informato alle seguenti direttive:

- un ambiente di sostegno e aiuto privo di sostanze stupefacenti, psicotrope e di alcool;
- la salvaguardia e la promozione dei valori di dignità, rispetto, salute e sicurezza;
- il rifiuto di violenza fisica, minacce, abusi fisici, psicologici e sessuali e la protezione da questi comportamenti.

La realizzazione di un tale modello operativo si fonda su una strategia di rete tra le agenzie istituzionali e del territorio coinvolte nella prevenzione, cura e riabilitazione di soggetti tossicodipendenti, ovvero: Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria; Istituto Penitenziario "Le Vallette" Torino; A.S.L. To3; Centro servizi Sociali Adulti; Associazione Arcobaleno, ente ausiliario ex art.115 T.U.309/90; Enti Locali; Tribunale di Sorveglianza.

A livello operativo, il perseguimento concreto degli obiettivi del Programma avviene attraverso una varietà di strumenti di lavoro di tipo terapeutico, formativo e ricreativo, nell'ambito di un intervento integrato condotto da un'equipe multidisciplinare, costituita:
dagli operatori penitenziari del trattamento e della custodia (Responsabile tecnica della Struttura a custodia attenuata, nella persona della Dr.ssa Brigantini, esperti ex art.80 O.P., gruppo di agenti di polizia penitenziaria opportunamente selezionato), ma anche dagli operatori socio-sanitari delle A.S.L., degli Enti Locali, del volontariato e del privato sociale.

L'offerta del servizio è destinata ad utenti motivati, preparati e disintossicati oltre che volontariamente aderenti al programma e si concretizza nelle seguenti opportunità:

- preparare a trattamenti esterni (Ser.T e Comunità terapeutiche);
- continuare il trattamento per persone che hanno all'esterno un programma e che devono scontare una pena residua, per poi ritornare al trattamento di provenienza;
- svolgere un completo percorso trattamentale all'interno e reinserirsi attraverso la Casa di Reinserimento esterna, sita in Torino;
- fornire un programma di sostegno per i familiari.

La volontarietà della partecipazione al trattamento "avanzato", suggellata dalla sottoscrizione del contratto terapeutico da parte dell'interessato, una volta effettuato il colloquio di ingresso con gli operatori, così come la possibilità di abbandonare il programma in qualsiasi momento, è il cardine su cui ruota il servizio offerto, nel presupposto di fondo che qualunque processo di cambiamento profondo degli atteggiamenti personali connessi alla tossicodipendenza esige l'adesione piena e consapevole della persona in trattamento.
I criteri di ammissione al Programma Arcobaleno si articolano sostanzialmente in:

- criteri giuridici ( detenuti preferibilmente definitivi con condanne non inferiori ad otto mesi; imputati con l'autorizzazione del magistrato)
- criteri penitenziari ( detenuti provenienti dai I Livelli del distretto, ma anche da fuori distretto e detenuti a basso indice di pericolosità sociale ed esenti da problematiche psichiatriche o di incolumità).

Passando all'analisi dettagliata del percorso terapeutico, la fase iniziale è quella dell'ORIENTAMENTO (25 posti; durata 3 mesi) che rappresenta il momento di aggancio della persona, al fine di favorire il processo di cambiamento dei comportamenti carcerari negativi e di comprensione dei valori delle regole, oltre che per verificare le situazioni personali e familiari a rischio. In tale momento appare fondamentale attivare tutte le risorse sociali per la formulazione del progetto.
Segue la fase della PREACCOGLIENZA (25 posti; durata 4/7 mesi) con l'obiettivo di sostenere la motivazione e la progettualità del residente elaborata nella fase precedente insieme allo Staff e all'operatore del Ser.T. di riferimento, vale a dire: o continuare il percorso trattamentale per intero all'interno della Struttura a Custodia oppure prepararsi ad organizzare un progetto di comunità all'esterno.
La fase dell'ACCOGLIENZA (25 posti; durata 6/9 mesi) ospita, invece i residenti che hanno già elaborato parte del proprio percorso trattamentale e che, per scelta personale o per limiti di pena, non intendono o non possono usufruire di misure alternative e pertanto decidono di completare l'intero percorso comunitario all'interno della S.C.A.

infine, la COMUNITA' TERAPEUTICA (due sezioni con 40 posti disponibili; durata 12/14 mesi) rappresenta il momento fondamentale del programma, ove i residenti possono approfondire la conoscenza di sé, rielaborare il vissuto personale, familiare e sociale, sperimentare le reazioni significative, apprendere sul piano lavorativo e culturale e progettare il passaggio all'esterno, relativo all'ultima fase del programma ovvero al REINSERIMENTO.


Quest'ultima fase accompagna le persone nel reinserimento sociale e nell'affrancamento del programma terapeutico. Si svolge all'esterno dell'istituto, nella Casa di Reinserimento in Torino ed accoglie persone provenienti, appunto dalla comunità terapeutica interna o in misura alternativa o in libertà per fine pena o in attesa di affidamento.
Tale fase consta di due momenti fondamentali: Residenziale di circa 6 mesi che accoglie la persona proveniente dalla comunità terapeutica e fornisce una base logistica, un gruppo di appartenenza ed uno staff specificamente preparato, con l'obbiettivo di predisporre un piano di graduale inserimento esterno e di supporto nei rapporti familiari e sociali; Non Residenziale, con la previsione di momenti di incontro, colloqui e seminari gestiti dallo Staff, sotto la responsabilità del Direttore del Reinserimento in collaborazione con il Direttore del C.S.S.A.

Nel 1999 nasce, poi, "Arcobaleno femminile", una realtà di piccole dimensioni (massimo 10 posti), inclusa in un settore del Padiglione "E", nel rispetto delle pari opportunità per le donne che si sentono motivate ad intraprendere un programma riabilitativo.
Il programma trattamentale prevede un primo momento di Accoglienza (che avviene dopo una serie di colloqui effettuati presso il blocco femminile) e due fasi: Comunità e Reinserimento. Il gruppo di lavoro che opera all'interno della Comunità femminile risulta composto da: quattro operatori esterni; tre operatori del Centro di Formazione Professionale; nove agenti di polizia penitenziaria.

L'analisi funzionale della Struttura a Custodia Attenuata Arcobaleno ha evidenziato una serie di risultati positivi e nella sua applicazione e nella sua finalità risocializzativa, prendendo come dati di riferimento quelli relativi al periodo compreso tra ottobre 1993 e ottobre 1999.
A fronte di una presenza attuale di 84 residenti, nel periodo sopra indicato, su un totale di ingressi di 730 individui e una media di 104 ingressi all'anno, si e registrata una percentuale del 60,7% di casi di Uscita dal Programma Arcobaleno con l'elaborazione di un progetto, vale a dire con la prosecuzione volontaria all'esterno del carcere di un percorso terapeutico e riabilitativo presso una struttura residenziale o in affidamento al Ser.T. di competenza.

A queste deduzioni statistiche vanno aggiunte altre considerazioni.
Va rimarcato, infatti come la trasposizione in un contesto detentivo del modello operativo di base delle comunità terapeutiche esterne ha certamente prodotto dei risultati positivi sia a livello di adeguatezza del clima interno dal punto di vista terapeutico (vedi l'assenza di situazioni tipiche di "disagio penitenziario" da atti di autolesionismo ad episodi aventi comunque rilevanza disciplinare) sia sul piano della garanzia di continuità del processo trattamentale dentro e fuori il carcere, consentendo di continuare all'esterno un percorso che si sarebbe drasticamente interrotto con la scadenza del fine pena e rendendo più congrua la concessione delle misure alternative.

La compresenza nell'equipe integrata di operatori esterni, provenienti in buona misura dall'area degli psicologi e di un gruppo di agenti di polizia penitenziaria, nel ruolo prevalente di "agenti di cambiamento" più che di sicurezza e controllo, pone dei problemi di equilibrio degni di riflessione e approfondimento in relazione ai rapporti interpersonali e alla condivisione di una linea di intervento comune.

Il modello operativo della comunità terapeutica, inoltre, porta in sé delle dinamiche connotate da rischi di eccessiva personalizzazione dell'intero sistema trattamentale da parte di alcune figure leader, rischio che potrebbe risultare accentuato dalla logica e dai meccanismi insiti nel contesto-carcere come dalla perdurante antinomia tra custodia e trattamento.
Per superare tali criticità che potrebbero sclerotizzare un intero sistema la cui forza sta nella comunicazione e nella sinergia tra agenti e terapeuti, è opportuno ricorrere allo strumento del confronto collettivo, costantemente sollecitato, nel tentativo di valorizzare, comunque, il contributo che ciascun operatore, in relazione al ruolo e alle funzioni rivestite, deve saper offrire.

Voci da Arcobaleno


Operatori

Marisa Brigantini, Responsabile Terapeutica " Arcobaleno"

" Arcobaleno". Storia di carcere e di idee. Storia di lotte e conquiste. Storia di volontà di "essere" presenti con altri nomi ed altre aspettative. E' il voler credere che il "tempo vuoto" del penitenziario abbia finalmente un senso, che il tempo vuoto si trasformi in "tempo significato". Tante storie, ma tutte con la stessa trama: droga. carcere, dolore. ..e poi?
Lavorando qui, confrontandomi ogni giorno con esperienze diverse, con colleghi e non, si scopre che il "poi" è il tentativo, non onnipotente, di costruire altre opportunità di vita, di riprovare a giocarsi e rimodellarsi in giorni di continue sfide. Anche quando tutto sembra perso...c'è un "Arcobaleno" che indica la strada per trovare un tesoro... te stesso.

Ispettore Serri Giorgio

 

Sono un Ispettore di Polizia penitenziaria e da circa un anno opero nella struttura a custodia attenuata "Arcobaleno" presente all'interno della Casa Circondariale "Le Vallette" di Torino e che dall'anno 1992 si occupa di detenuti tossicodipendenti, riportando all'interno del carcere una modalità di trattamento secondo il modello delle Comunità Terapeutiche per tossicodipendenti.
In " Arcobaleno" la Polizia penitenziaria ha un doppio ruolo in quanto oltre a svolgere ovviamente mansioni di custodia e sicurezza partecipa attivamente anche nel trattamento riabilitativo dei tossicodipendenti presenti in struttura alla pari delle altre figure professionali preposte al trattamento, per cui l'agente di P.P. è considerato "operatore" a tutti gli effetti.
Certo non è facile rivestire questo doppio ruolo perché occorre mettersi in gioco, superare i preconcetti, accettare e farsi accettare, ma credo che tali difficoltà siano comunque appagate dalla qualità di lavoro che l'agente fornisce, poiché egli vede esplicate e riconosciute le proprie potenzialità professionali che il carcere normale non mette in risalto.
" Arcobaleno" rappresenta per la Polizia penitenziaria anche un valido strumento di crescita professionale e personale perché il diretto e continuo confronto con gli altri operatori penitenziari del trattamento permette l'acquisizione ed elaborazione di determinati concetti rieducativi che alla fine tornano utili anche nella vita comune.
Posso dire che anche il rapporto personale diverso che si instaura con l'utenza di "Arcobaleno" è fonte di crescita personale perché permette di riflettere su particolari aspetti umani della detenzione che sicuramente non vengono evidenziati e trattati in altri contesti e si arriva quindi a dare il giusto riconoscimento a certi valori umani.
Sicuramente è impensabile avere un carcere che rispecchi il modello di "Arcobaleno" ma certamente Arcobaleno evidenzia quello che dovrebbe essere un carcere, cioè non un luogo di semplice contenimento ma un luogo in cui tutto deve avere un senso. Le persone, gli spazi, il tempo. Ed anche il lavoro della Polizia Penitenziaria.


Agente

 

Sono uno di quelli Agenti di Polizia penitenziaria che nell'ormai lontano 1992 ha mosso i primi passi in una realtà prima di allora abbastanza sconosciuta, vale a dire Comunità di recupero per tossicodipendenti nello specifico:Arcobaleno .
Devo ringraziare chi mi ha dato la possibilità di vivere questa esperienza che permette di confrontarmi giornalmente con persone che chiedono aiuto per riprendere un cammino in una società esterna, già piena di difficoltà ed insidie per le persone che non hanno problemi di tossicodipendenza, dietro i quali si nascondono altri problemi che possono essere familiari economici eccetera.
Devo dire comunque che di Arcobaleno ne abbiamo bisogno un po' tutti perché personalmente mi ha dato tanto sia umanamente che professionalmente, e sono orgoglioso di far parte di questo fazzoletto di carcere che qualcosa di positivo riesce a realizzare.

Agente scelto

 

Sono l'agente scelto C.C. Lavoro da circa due anni in questa struttura, dopo averne trascorsi 7 in un padiglione di normale detenzione, dove con il trascorrere di questi anni, anche il mio carattere si era modificato diventando più freddo e distaccato dai problemi sociali.
Lavorando presso la struttura Arcobaleno dopo un primo momento di sbigottimento, dopo essermi messo in giuoco, ho riscoperto l'umanità che poc'anzi ho citato.

Sovrintendente

 

Sono M.A., Sovrintendente di Polizia penitenziaria e lavoro da Ottobre '93 in Arcobaleno.
Dopo tanti anni posso dire che questa esperienza mi ha dato modo di vedere la realtà penitenziaria in modo diverso, avvicinarmi a problematiche difficili come la tossicodipendenza, rapportarmi con i ragazzi, lavorare in equipe: sono esperienze che per forza di cose, ti mettono in gioco, ti fanno riflettere, ti fanno crescere.
La sicurezza è importante, ma ritengo sia anche utile il trattamento. E questo che aiuta la custodia attenuata.
Ho ancora molti anni di lavoro davanti a me, spero di poter continuare ad occuparmi di questa struttura dando, come ho fatto fino ad oggi, il mio contributo.

Educatore

 

Il mio nome è Vicario Albino. Sono un Educatore Professionale e dal 1987 mi occupo di Tossicodipendenze nei trattamenti Comunitari.
Da un anno lavoro all'interno del carcere nella sezione a custodia attenuata Arcobaleno come responsabile della fase Comunità Terapeutica.
Cosa dire: è un'esperienza professionale e personale molto interessante e stimolante.
Partecipare attivamente ad un'iniziativa così complessa e articolata è per me fonte di continue soddisfazioni.
Vi voglio lasciare con un pensiero che con i ragazzi discutiamo quotidianamente: non è difficile uscire dal carcere, la sfida è non rientrare più.

Psicologo

 

Mi chiamo Alberto Astesano e svolgo la professione di psicologo nel progetto Arcobaleno, esperienza che mi ha fatto incontrare un mondo emotivamente ricco, affascinante, talvolta contraddittorio, un ambiente dove gli sguardi si intrecciano in un'umanità che lascia il segno.
Sofferenza, speranza, sogni, illusioni,creatività,tristezze e sorrisi... vite concentrate in piccoli spazi, stralci di libertà tentate.
Ma che cosa dovrebbe essere un carcere ??!
Lavorando con i miei colleghi, gli agenti e la Direzione ho preso coscienza del mio obiettivo, ovvero quello di restituire al carcere la sua funzione paterna cioè quella di essere non più un impersonale controllore che chiude e apre ma piuttosto una presenza umana attenta che guarda, si coinvolge, segna i limiti, insomma un luogo che può creare ricordi, imprimere immagini che possono sostenere la vita.
Arcobaleno cerca, come un genitore umanamente imperfetto, di rappresentare nella realtà ciò.


DETENUTI


Sereno

 

Vivevo come se dovessi morire l'indomani e pensavo come se non dovessi morire mai, restare fermo nel passato, non mi aiuta a vivere il futuro. Grazie Arcobaleno perché mi hai insegnato a capire, apprezzare e amare.


Giovanni

 

Dopo tanti anni di tristezza e solitudine mi sono immerso in un mondo pieno di colori, questo si chiama "Arcobaleno", dove ci si trova amore, affetto, amicizia e solidarietà. Tutti quei valori che negli anni citati avevo perduto e qui con i miei compagni di comunità li sto ritrovando, dando un senso alla bellezza della vita.


Graziano

 

Ritrovare un gruppo di persone con la quale condividere l'esperienze i sentimenti che nel bene e nel male segnano la sorte degli uomini.
Questo posto è Arcobaleno, tante mani protese verso i nostri cuori, che dal buio della solitudine, cominciamo a credere nuovamente nella vita, attraverso gli altri.


Mauro

 

Sono pochi giorni che mi trovo in questa struttura, "Arcobaleno". Sono veramente molto confuso, ciò che posso dire è che mi auguro di trovare una posizione, comunque. Io sto bene sopratutto con me stesso e con le altre persone che mi circondano e non nascondo che ho tante tantissime difficoltà, però non ho paura di affrontarle e desidero far risalire in superficie i valori che ho dentro.


Luigi

"Arcobaleno" è un posto dove posso avere ma soprattutto dare tanto.


Pietro Luigi

 

Ogni giorno, centinaia e centinaia muoiono per la droga e non diventeranno grandi.
Grazie ad "Arcobaleno" vogliamo diventare nonni.


R. M.

 

Il sapere che all'interno di una struttura penitenziaria ci sia la possibilità per molti ragazzi di riprendersi in mano la propria vita, può essere uno stimolo per non drogarsi più, questo grazie ad "Arcobaleno".


Andrea '70

 

Arcobaleno è una struttura all'interno del carcere che ti offre la possibilità di darsi il diritto di recuperare la propria vita, perché stare in carcere e continuare a fare il parassita?


Eugenio

 

Ho sempre vissuto con la presunzione di conoscermi tanto di pensare di potercela fare senza l'aiuto di nessuno, a circa quattro mesi della mia permanenza qui mi sono reso conto di quante lacune e difficoltà io abbia ma soprattutto quanto è importante avere un po' di umiltà in maniera tale che tu possa cercare ed accogliere una mano tesa come in questo caso "Arcobaleno".


Anonimo

 

Cos'è "Arcobaleno"? Arcobaleno per me è una struttura importante all'interno di un carcere, dove oggi io sto provando a recuperare la mia vita e riuscire a dare un valore alle cose che faccio, al di là di quello che ero prima oggi sicuramente sono migliorato.


Patrick

 

Dietro ad un muro di cinta emerge un arcobaleno che accende la speranza a persone che vogliono uscire da un tunnel senza "colori".


Piero

 

Pensando al corso della mia vita ricordo cose, forme, persone e colori senza senso, un giorno nel mio cammino incontrai un Arcobaleno pieno di colori, gioia, dolore e amore con persone pronte a condurmi dentro la mia "vita"spenta da diversi anni. Oggi giorno dopo giorno prendo la conoscenza che i giusti sensi si chiamano " sentimenti", lo splendore dei colori formato da amici si chiama Arcobaleno.


Germano

 

Questo pensiero è nato grazie a tutti quelli che mi sono stati vicini in questo periodo così speciale, con voi ho ritrovato le radici dell'amicizia, attraverso un gesto, un cenno, uno sguardo un pensiero la via giusta arrivata per magia nel momento più difficile. Parlo di amici, operatori, conoscenti, sconosciuti e fratelli, tutti compagni di un viaggio che dipenderà solo da noi se ci porterà lontano. Ora non ho più paura di cadere, voglio sbagliare e rialzarmi con le ossa rotte, cambiare mille volte forma ed essere sempre me stesso, non ho paura di crescere, di affrontare lo specchio e non ho limiti per dirvi grazie.


Sergio

 

Una concreta speranza, un solido approdo nel mezzo di un profondo mare fatto di sofferenza, solitudine e disperazione, dove la dignità di un uomo non esiste più.
Prigioniero per lunghi anni, prima di me stesso delle mie paure e insicurezza e solo dopo… della droga e delle mura di un carcere. Ora qui posso lottare con l'aiuto e il cuore di tante persone per ritornare a essere padrone della mia esistenza.
Avrei un desiderio, quello che di realtà come questa ne sorgessero tante altre altrove, perché penso a migliaia di ragazzi come me che se solo avessero l'occasione che ho io oggi essi si potrebbero salvare. Vorrei che la società potesse guardare da vicino cosa siamo capaci di fare e chi siamo veramente, che si può fare qualcosa di diverso anche tra le mura di un carcere, in fondo quello che io e i miei compagni vogliamo con forza e tornare a vivere nella società da uomini liberi nell'animo e onesti. Questo è "Arcobaleno", si prende cura di me perché io possa tornare tra di voi a vivere una vita sana e dignitosa.
Oggi riesco a sorridere e questo vuol dire che c'è ancora speranza e fiducia dentro di me.

 

 

 

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