Doppia diagnosi

 

Doppia diagnosi: quando il problema non è solo la droga

di Maurizio Mirandola

 

Progetto Uomo, 27 aprile 2005

 

Presentazione della Comunità "Arcobaleno" del Centro "Arca" di Mantova per utenti con "doppia diagnosi" È in aumento il numero di richieste di ingressi in Comunità da parte di utenti nei quali viene riscontrata la cosiddetta "doppia diagnosi": tossicodipendenza e disturbo mentale. Una crescita che viene seguita con attenzione dalla Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (Fict), promotrice di un gruppo di studio specifico sull’argomento, per favorire il confronto tra operatori e lo scambio di esperienze. Presentiamo a partire da questa settimana le iniziative realizzate da alcuni Centri della Fict.

Il Centro di Solidarietà "Arca"-Fict di Mantova dal 1995 ha attivato "Arcobaleno", comunità di doppia diagnosi in convenzione con la Asl di Mantova, senza scopo di lucro. L’Arcobaleno nasce dall’esigenza di dare una risposta a un’utenza che spesso non trova un’efficace collocazione nelle comunità "tradizionali". Esigenza sentita non solo dalla nostra Associazione, ma dallo stesso servizio territoriale competente; il progetto infatti ha preso vita dalla collaborazione con il Ser.T. di Mantova e in particolare con il responsabile del servizio.

La Comunità si rivolge: a soggetti tossicodipendenti che dopo aver frequentato un percorso terapeutico in Comunità, sono ricaduti in forma grave o continuativa nella fase di distacco dalla terapia; a soggetti con situazioni personali così particolari da non poter affrontare il trattamento comunitario classico; a soggetti con tossicodipendenza di copertura a disturbi psicopatologici.

Gli obiettivi principali che la Comunità "Arcobaleno" si propone sono:

acquisizione della fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità

recupero dei valori e assunzione delle proprie responsabilità personali e sociali

rispetto degli altri e osservazione dei limiti

gestione delle pressioni esterne

gestione dell’emotività

presa di coscienza di ciò che può aver portato al comportamento di abuso

verbalizzazione dei propri vissuti e dei propri sentimenti

riappropriazione di legami amicali positivi e di legami affettivi interrotti

Al raggiungimento di tali obiettivi, all’interno della struttura, concorrono fattori terapeutici specifici e a-specifici, pensati agli inizi del progetto e via via elaborati nel corso dell’esperienza finora effettuata. L’intenzione di mantenere in questa Comunità una forte impronta educativa, piuttosto che psicoterapeutica, ci ha portato a dare uguale importanza ad entrambi gli ordini di fattori di cui sopra. Tale scelta si rispecchia sia nella scelta del personale che nella gestione degli strumenti della struttura.

 

Fattori terapeutici specifici

 

Di seguito riportiamo i fattori terapeutici specifici:

Pluralismo di approccio e pari dignità fra approccio educativo, psicologico e psichiatrico: questa nostra posizione è rappresentata dal fatto che all’interno dell’equipe gli operatori educatori, psicologi e psichiatri non hanno un organizzazione a piramide, bensì concorrono alla stessa maniera nelle decisioni che riguardano la struttura e in quelle che riguardano i casi, ognuno portando le proprie competenze specifiche.

Elasticità nell’applicazione di norme e regole: all’interno della struttura improntata, come ogni altra comunità fondata sul "Progetto Uomo", su un complesso di norme di convivenza e regole di comportamento educative, è prevista una maggiore elasticità nell’applicazione della stesse che tenga conto delle difficoltà degli utenti a sostenere una forte pressione sui comportamenti, dei possibili agiti attribuibili alla patologia sottostante e dei limiti dovuti alla somministrazione di farmaci.

Progetti personalizzati: vengono previste modificazioni dei tempi e dell’iter del programma, concordati con i servizi, per venire incontro alle esigenze dei singoli utenti.

Spontaneità di espressione dei sentimenti e delle emozioni: al fine di agevolare il più possibile la consapevolezza e la gestione dei propri stati d’animo senza però sottoporre gli utenti ad una pressione emotiva non gestibile, si cerca di agevolare e quindi di non censurare le genuine espressioni di sentimenti, anche considerati negativi come la rabbia.

Leadership per fratellanza nel rapporto operatori-utenti: per quanto riguarda i rapporti fra operatori e utenti si è cercato di modificare in parte il modello classico di autorità, con gli operatori maggiormente coinvolti nella quotidianità e con un esercizio dell’autorità non posto dall’alto ma agito all’interno di un rapporto connotato affettivamente.

Eterogeneità all’interno dei gruppi: i gruppi vengono pensati con utenti di diverse età, diverse diagnosi e diverse sostanza di abuso, perché riteniamo che il confronto fra diversità porti più facilmente ad una modificazione di schemi disfunzionali proprio perché non prevedono le differenze. Tutto ciò all’interno della vita comunitaria in cui si cerca di perseguire un clima emotivo improntato sull’accoglienza, la condivisione e il confronto.

 

Tipologia di utenza

 

La struttura è in grado di accogliere utenti secondo i seguenti criteri diagnostici:

Utenti non in grado di sostenere un programma comunitario tradizionale.

Utenti ricaduti in forma grave e continuativa in fase di ultimazione di un precedente progetto terapeutico.

Utenti con tossicodipendenza di copertura a disturbi della personalità secondo i criteri dell’ASSE II DSM IV.

Utenti tossicodipendenti con diagnosi sull’asse I del DSM IV e precisamente:

Disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi dissociativi, disturbi somatoformi, disturbi dell’alimentazione.

Alcolisti e alcolisti con disturbi di personalità (ASSE II DSM IV) o altri disturbi (ASSE I DSM IV).

La struttura non è in grado di accogliere utenti con le seguenti diagnosi o ipotesi diagnostiche:

Pazienti con sindromi e disturbi mentali organici (demenze, sindromi da astinenza)

Utenti in trattamento metadonico in atto.

Pazienti con diagnosi di schizofrenia (ASSE I DSM IV).

Pazienti con diagnosi di disturbo antisociale di personalità secondo i criteri dell’ASSE II DSM IV.

Inoltre per ogni singolo caso l’équipe valuterà le possibilità di inserimento, tenendo conto delle caratteristiche del soggetto, del gruppo in cui dovrebbe venire inserito e dei limiti propri della struttura al momento dell’inserimento.

 

Fattori terapeutici specifici

 

Gruppi di auto-aiuto. Due volte alla settimana si hanno gruppi di auto-aiuto, condotti dall’operatore di riferimento. Scopo di tali gruppi è il raggiungimento di una maggiore consapevolezza delle difficoltà che hanno portato gli utenti ad una scelta sintomatica. Ciò avviene attraverso il confronto, la condivisione e la sperimentazione di modalità più congrue di relazione fra i membri del gruppo, favorendo inoltre l’integrazione verbale e non verbale nel "qui e ora" delle problematiche personali e relazionali.

Colloqui individuali di sostegno. I colloqui con l’operatore di riferimento che segue la persona per tutto il percorso hanno molteplici funzioni. I colloqui, strutturati nei modi e nei tempi, solitamente vengono utilizzati per approfondire le problematiche più personali, che non si ha la possibilità di affrontare in gruppo, visto la tipologia di utenza della struttura. A volte possono avere come obbiettivo anche la rimotivazione al programma o per agevolare la risoluzione delle conflittualità interne al gruppo.

Cartella anamnestica. Alla fine del primo periodo in comunità viene richiesta all’utente la raccolta della propria storia personale, come momento di riflessione e occasione di consapevolezza di atteggiamenti, che hanno caratterizzato la sua vita. Trattandosi di persone con senso di identità debole, tali riflessioni vengono affrontate in modo graduale e guidato, tenendo conto delle reali capacità di rielaborazione e sopportazione di temi esistenziali troppo pregnanti.

Teatro. Sono previsti cicli di incontri settimanali di teatro, finalizzati alla drammatizzazione degli atteggiamenti e dell’immagine di sé, che vede i soggetti come attori e spettatori di loro stessi e con la possibilità di affrontare, in modo indiretto e non verbale, le problematiche che non troverebbero una risposta all’interno del contesto diretto e verbale del colloqui o del gruppo.

Danzaterapia. Una volta alla settimana viene tenuto un incontro di danzaterapia, finalizzato ad un maggiore contatto con la corporeità propria e degli altri ed una maggiore integrazione dell’unità mente/corpo.

Ceramica: È previsto una volta alla settimana il laboratorio di ceramica, un’esperienza che consente agli utenti di recuperare una parte creativa, con la realizzazione concreta del proprio operato.

 

Strutturazione dei tempi e dei ruoli

 

Uscite personali: fin dall’inserimento in comunità vengono favorite le uscite con i proprio amici esterni, conosciuti dal Centro. L’obbiettivo di tali uscite è la riacquisizione di une rete amicale e sociale sul proprio territorio, e lo sviluppo di interessi e hobby secondo le inclinazioni di ciascuno.

Uscite di comunità. Vengono organizzate dalla comunità delle uscite di vario genere per favorire il rapporto fra gli utenti e con gli operatori, in contesti diversi dalla comunità. Inoltre tali esperienze consentono ad alcuni utenti di scoprire e coltivare interessi e passioni positive.

Lavori sul piano. La giornata lavorativa all’interno della comunità viene scandita dai lavori di settore (pulizie, cucina, lavanderia, culturale). All’interno di una logica educativa, questi lavori sono strutturati in modo che gli utenti acquisiscano la capacità di organizzarsi la giornata lavorativa, di imparare a portare avanti le proprio responsabilità, rispettare gli orari e imparare a prendersi cura degli ambienti in cui vivono. Inoltre assumendo di volta in volta il ruolo di responsabile e di lavorante si confrontano con l’autorità agita e subita.

Spiritualità. Ogni quindici giorni poi ci sono i seminari di spiritualità dove, insieme ad un esperto in ricerca spirituale, i ragazzi hanno la possibilità di rielaborare un sistema di valori positivi, alternativo alla sub-cultura della piazza, che li ha accompagnati fino all’entrata in comunità

Incontri familiari. Parallelamente, nel corso del programma, vengono seguite le famiglie, attraverso incontri settimanali di auto-aiuto e mensilmente attraverso gruppi tenuti in comunità, insieme all’utente per favorire la comunicazione e la consapevolezza di eventuali dinamiche distorte o conflittuali all’interno della famiglia.

 

Descrizione della struttura e dell’iter terapeutico

 

La comunità "Arcobaleno" può accogliere 18 utenti (14 maschi e 4 femmine) di cui alcuni a "doppia diagnosi". Il progetto terapeutico prevede il passaggio attraverso quattro livelli. I primi due solitamente residenziali e, a seconda del progetto di reinserimento, i successivi due anche in forma non residenziale.

 

I livello: orientamento

 

Obiettivi: - stipulazione del contratto di presa in carico con utente, famiglia,

Ser.T. e CPS (per le situazioni di doppia diagnosi)

formazione del gruppo dei pari

orientamento alle problematiche personali e familiari

apprendimento e rispetto delle regole

rapporti di fiducia con l’operatore

 

II livello: approfondimento

 

Obiettivi:

approfondimento problematiche personali e familiari

approccio alla responsabilità e gestione di sé

programmazione personale del tempo libero

approccio al lavoro

 

III livello: reinserimento

 

Obiettivi:

inizio e continuazione del rapporto di lavoro

verifica senso di responsabilità e gestione di sé

verifica del rapporto con la famiglia e con gli amici

affettività

 

IV livello: conclusivo

 

Obiettivi:

raggiungimento del senso di responsabilità e della gestione di sé

autonomia e distacco dalla comunità

 

Al termine di ogni livello sono previsti gruppi di autovalutazione, in cui gli utenti all’interno del gruppo di appartenenza e insieme all’operatore di riferimento, compiono una valutazione in positivo degli obiettivi raggiunti in ogni area di vita. Con l’aiuto, poi, del resto del gruppo ogni componente si propone degli obiettivi da portare avanti nel livello successivo. Il passaggio di livello viene previsto contemporaneamente per tutto il gruppo.

 

Iter di inserimento

 

L’iter terapeutico prevede una serie prestabilita di passaggi:

Presentazione del caso da parte del Ser.T. e/o del CPS invianti direttamente all’équipe, comprensiva di diagnosi psichiatrica, psicologica, anamnesi familiare e sociale, medica e legale e di un progetto educativo essenziale da attuare in accordo con la comunità.

Valutazione da parte dell’équipe dell’eventuale inserimento secondo criteri prestabiliti per l’utente: età, tipo di sostanza, diagnosi, prescrizione di psicofarmaci, e le possibilità della struttura.

Invio da parte dell’équipe all’operatore dei colloqui che valuterà e organizzerà l’eventuale inserimento presso la struttura di prima accoglienza a Romanore.

Passaggio all’Arcobaleno dopo un breve periodo in accordo con équipe Arcobaleno, Ser.T. /CPS invianti e Accoglienza.

Per i casi che sono già in carico all’ARCA si può prevedere il passaggio da altra struttura all’Arcobaleno e viceversa previo accordo con il Ser.T. e CPS invianti.

Durante tutte il periodo comunitario viene richiesta a Ser.T. e CPS invianti una collaborazione sul caso, che consisterà di incontri di verifica e supporto del programma dell’utente ed eventualmente, ove necessario un supporto alla famiglia. Durante la fase di reinserimento si richiede a Ser.T. e CPS una collaborazione attiva al progetto di reinserimento.

 

Organizzazione

 

Equipe

 

Elisa Zenti, operatrice del "Progetto Uomo", coordinatrice organizzativa della struttura

Stefania Monici, psicologa, responsabile terapeutica

Jaime Alberto Ortiz Barbosa, operatore dei servizi sociali e del "Progetto uomo", operatore di comunità

Chiara Ghiraldini, psicologa, operatrice di comunità

Silvia Sanfelici, laureata in scienza dell’educazione, operatrice di comunità

 

Collaborazioni

 

Vincenzo Caprino, psichiatra, consulente sui casi

Stefania Varliero, psicologa, responsabile coinvolgimento familiare

Orietta Ravenna, danzaterapia

Marina Visentini, teatro

Edda Ferrazzi, ceramica

Don Luigi Caramaschi, spiritualità

Filiberto Superbi, psicologo, somministrazione test

Paola Mantovani, operatrice famiglie

Tiziano Fassi, educatore professionale, operatore colloqui

Gianfranco Caramaschi, medico di base

Alessia Bonola, infermiera professionale

 

Associazione di Volontariato "Persona e territorio"

Accoglienza, Struttura di Romanore di Borgoforte (MN)

Maurizio Mirandola, presidente Centro "Arca", promotore del progetto

Maurizio Gobbetto, psichiatra, responsabile Ser.D., A.S.L. provinciale, supervisore équipe e promotore del progetto

 

Per ulteriori informazioni

Comunità "Arcobaleno", Via Bacchelli, 29

46045 Marengo di Marmirolo (MN)

telefono e fax 0376294144

e-mail: centroarca@libero.it

 

 

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