I genitori tossicodipendenti

 

Indagine sulla genitorialità dei pazienti tossicodipendenti

di Monica Amoruso e Leonardo Duminuco (operatori del Ser.T. di Mestre)

 

L’attenzione alle madri: gravidanza, nascita e dimissioni ospedaliere

A sostegno dei genitori: verso la costituzione di una rete

 

Al fine di contestualizzare l’attività del gruppo di lavoro interservizi sul tema "genitorialità e tossicodipendenze", l’equipe del Ser.T. di Mestre ha sviluppato un’indagine conoscitiva raccogliendo ed elaborando alcune informazioni essenziali relative alla situazione dei figli minorenni di tossicodipendenti. Tale attività di ricerca, che in questa sede è riportata in forma sintetica, è stata realizzata nel primo semestre del 2001, analizzando l’utenza afferente al Servizio nel corso dell’anno 2000. A tal fine, è stata predisposta e compilata una scheda di rilevazione che, attraverso la raccolta dei dati contenuti nelle cartelle cliniche e ricavate da brevi interviste con gli operatori del Ser.T., ha reso possibile l’analisi di alcuni indicatori significativi.

 

I pazienti

 

Durante il 2000 il Ser.T. ha avuto in trattamento 511 pazienti tossicodipendenti, il 20% dei quali risulta essere genitore. Pare opportuno sottolineare che la tendenza del dato percentuale riferito ai pazienti tossicodipendenti genitori in rapporto al numero totale dei tossicodipendenti in carico, risulta attualmente in incremento: più 8.5% ( calcolo sull’utenza del 2002). La ricerca bene evidenzia che il fenomeno della genitorialità tra i tossicodipendenti ha una maggiore incidenza tra le pazienti di sesso femminile, con un indice di madri tossicodipendenti del 37% rispetto alla categoria dei padri che interessa solo il 17% dell’utenza maschile.

 

Dati sulla genitorialità

 

Il tema della genitorialità, qualora presente, costituisce in molti casi un importante aspetto del lavoro clinico del Ser.T., anche con riferimento al lungo permanere della relazione terapeutica che si protrae per oltre 5 anni nel 60% dei pazienti in carico. Analizzando l’utenza del Servizio al 31 dicembre 2000, i figli dei pazienti sono complessivamente 120, di questi, la ricerca ha preso in esame la condizione dei figli minorenni (in totale 93).

Il primo dato che ci è parso opportuno analizzare riguarda l’evento della nascita. In realtà, non sempre le notizie in merito risultano precise e dettagliate, tanto che, informazioni quali la struttura ospedaliera nella quale sono venuti alla luce i bimbi e la loro condizione di salute, sono spesso vaghe e generiche. Per la metà del campione preso in esame non si conosce né il luogo, né la struttura ospedaliera di nascita. Per i restanti minori, le strutture ospedaliere utilizzate sono quelle di Mestre (Ospedale Civile Umberto I: 15; clinica Villa Salus: 8), di Venezia (10) e di Padova (10).

Inoltre, per 35 casi non è stato possibile raccogliere notizie sulla situazione sanitaria al momento della nascita. Nei casi restanti, 51 non presentavano patologie neonatali, 5 erano nati con sindrome di astinenza neonatale e per 2 neonati vi era la presenza di una patologia grave. Il 60% dei minori ha un’età inferiore ai 10 anni. Il campione ha una età media di 8 anni e 1 mese e un range da 7 mesi a 17 anni. Delle 93 situazioni di minori presi in esame, il 44% ha entrambi i genitori tossicodipendenti, il 46% ha solo il padre tossicodipendente e, infine, il 10% solo la madre.

Per genitore tossicodipendente intendiamo una persona che ha una cartella aperta al Ser.T., anche se non necessariamente in carico al Servizio durante il 2000, oppure, per il quale, nella cartella del congiunto, sono riportate notizie precise che indicano tale condizione (per esempio una cartella aperta in un altro Ser.T.). Nel corso del 2000, il 58% dei figli aveva solo il padre in trattamento, il 25% solo la madre e nel 17% dei casi entrambi i genitori.

 

I figli dei tossicodipendenti

 

Un elemento particolarmente utile per comprendere la condizione di vita di questi bambini, è costituito dall’analisi del contesto familiare. Nel 26% dei casi, il minore figlio di tossicodipendenti vive con entrambi i genitori. Questo dato è significativamente più rilevante quando un solo genitore è tossicodipendente (33%), mentre, nel caso che entrambi i genitori risultino dipendenti da sostanze psicoattive, la percentuale di minori che vive con il padre e la madre scende al 17%.

Nel 23% dei casi il minore vive solo con la madre e assume una certa rilevanza la presenza dei nonni materni e paterni, sia se il minore vive solo con loro (13%), sia se in famiglia è presente almeno un genitore, soprattutto la madre (15%). I minori in adozione sono 5 e quelli in affidamento extra-familiare 4.

Per il 41% dei figli di tossicodipendenti non sussistono provvedimenti del Tribunale dei Minori. Nei casi restanti, per il 29% vi è stato un affidamento familiare e per quasi il 9% vi è una messa in stato di adozione. Si evidenzia, inoltre, la maggior presenza di un intervento del Tribunale dei Minori nell’ipotesi di tossicodipendenza di entrambi i genitori.

 

Gli interventi

 

Il Ser.T., pur avendo in carico il paziente tossicodipendente, nel 50% dei casi non ha predisposto alcun intervento specifico sul tema della genitorialità. Il maggior numero di progetti in questo ambito sono intercorsi con i Servizi Sociali dei Comuni mentre, il lavoro con altri soggetti della rete, appare occasionale e circoscritto ai singoli casi. Inoltre, risulta significativa una propensione al coinvolgimento dei Servizi del territorio, qualora sia presente la dipendenza da sostanze psicoattive di entrambi i genitori.

Come già ricordato, 41 minori hanno entrambi i genitori tossicodipendenti. Può essere interessante sottolineare come l’intervento da parte dei Servizi si attivi in modo particolare se il minore è figlio di una coppia di tossicodipendenti (nel 65% dei casi) o, laddove, la tossicodipendenza interessi solo la madre (78% dei casi). Quando, invece, solo il padre risulta tossicodipendente, il 19% di queste situazioni (8 minori su 43 minori) sono seguite dai Servizi.

Da questo momento, la lettura dei dati si sposta sull’analisi della condizione dei genitori. L’attenzione della ricerca ha preso in considerazione le seguenti variabili: condizione di tossicodipendenza nella coppia; stato civile; occupazione; tipo di trattamento presso il Servizio; situazione sanitaria dei genitori; potestà genitoriale; situazione giudiziaria. Il campione di genitori è comprensivo di 150 persone di cui 73 madri e 77 padri (visto che un numero maggiore di pazienti di sesso femminile, rispetto a quelli di sesso maschile, ha figli da partner diversi).

Il 71% dei genitori presi esame sono tossicodipendenti, poiché in alcuni casi solo un componente della coppia genitoriale è dipendente da sostanze psicoattive. Rilevante è la differenza tra la percentuale dei padri tossicodipendenti rispetto alle madri.

Per quanto riguarda lo stato civile, elevata appare la percentuale di separazioni e divorzi, visto che questo è lo status del 30% del campione. Come termine di paragone citiamo i dati Istat riportati dal quotidiano "La Repubblica" del 19 luglio 2002, che indicano come nel nord Italia, nel corso del 2000, il numero di separazioni e divorzi non superasse il 10 per mille delle coppie.

Per ciò che attiene il dato relativo all’attività occupazionale del campione, elevato è il tasso di disoccupazione complessivo. Tenendo presente che per 1/3 dei genitori non è stato possibile rilevare tale informazione, quasi 1 genitore su 3 risulta essere disoccupato. Si può osservare, inoltre, che, nel 55% dei casi, i figli di tossicodipendenti hanno almeno un genitore disoccupato e, nel 12%, questa situazione interessa contemporaneamente il padre e la madre.

Prendendo in considerazione il tipo di trattamento fornito dal Servizio a questa specifica utenza, è bene sottolineare che storicamente il fenomeno della tossicodipendenza interessa in misura maggiore la popolazione maschile (solo per il 15% da pazienti sono donne). Per questo motivo, il 62% delle madri, rispetto al 28% dei padri, non hanno usufruito durante il 2000 di alcun trattamento. Con percentuali differenti tra maschi e femmine, vi è la prevalenza, in entrambi i casi, di una presa in carico multipla di natura medico-farmacologica e psico-sociale (26% madri; 44% padri). Rimanendo nell’ambito delle condizioni di salute dei genitori, sono state presi in considerazione tre informazioni, che si possono riscontrare omogeneamente nelle cartelle dei pazienti: HIV, Epatite B e C. Oltre il 40% dei genitori ha contratto almeno una tra le malattie infettive indicate. L’infezione da epatite C risulta essere la più frequente (23%), ed è spesso associata ad altre patologie. Il 9% del campione è affetto da sindrome da immunodeficienza.

 

La condizione giudiziaria dei genitori

 

Un ulteriore elemento descrittivo della condizione genitoriale è dato dalla situazione giudiziaria della coppia, in quanto ciò può avere implicazioni, qualora siano presenti figli minori, rispetto a eventuali interventi di tutela. Quasi la metà dei genitori sui quali si hanno informazioni precise, ha carichi pendenti e/o condanne definitive. Significativa statisticamente è la differenza tra madri e padri, laddove per il genitore di sesso maschile l’incidenza del dato penale appare più rilevante (63%), rispetto a quello femminile (29%). Il 56% dei figli di tossicodipendenti ha almeno un genitore con un procedimento penale pendente e/o una condanna definitiva. Nel 14% dei casi questa situazione interessa la coppia genitoriale.

Per ciò che riguarda la potestà genitoriale, nei confronti del 58% dei genitori non vi sono provvedimenti da parte del Tribunale per i Minori. Nel 17% dei casi la potestà è affievolita e nel 7% decaduta. Infine, 7 genitori non hanno riconosciuto il figlio al momento della nascita: un aspetto questo ultimo che riguarda in prevalenza ì padri.

L’attenzione alle madri. Gravidanza, nascita e dimissioni ospedaliere

di Francesca Maschio, medico del reparto di Pediatria dell’Ospedale Umberto I di Mestre, e Antonella Andolfi, medico del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Umberto I di Mestre

 

Nella Patologia Neonatale di Mestre, dall’anno 2000 ad oggi sono stat1 ricoverati nove neonati figli di madri tossico-dipendenti; le madri di quattro di questi bambini non erano conosciute dal Ser.T., o erano seguite in maniera discontinua senza attuare un piano terapeutico. Solo uno di questi neonati non ha manifestato la Sindrome di Astinenza Neonatale (SAN), mentre nell’ambito degli altri otto bambini la SAN si è dimostrata particolarmente grave nei neonati figli di madri non seguite da un programma terapeutico del Ser.T. e nei figli di madri che facevano uso di più di una droga.

La scarsa conoscenza e interazione tra servizi ospedalieri (ostetricia - neonatologia) e servizi territoriali (operatori del Ser.T. e del Servizio Tutela Minori) ha provocato una difficoltà operativa per quel che riguardava la progettazione di un programma post-dimissione del bambino, prolungando i ricoveri in ambito ospedaliero spesso a periodi superiori al mese.

Questi due fattori quindi, l’osservazione di una sintomatologia più grave nei bambini figli di madri non seguite dal Ser.T. e un’inadeguata collaborazione tra servizi intra ed extra-ospedalieri, hanno reso evidente la necessità di partecipare alla creazione di "una rete di servizi" con lo scopo di salvaguardare il più possibile il benessere fisico e psichico del bambino figlio di madre tossicodipendente. Nel 2001 abbiamo quindi iniziato a partecipare al gruppo di lavoro "Tossicodipendenza e genitorialità" e vorremmo qui rilevare i principali obiettivi che I riguardano in particolare il lavoro dell’ostetrico e del neonatologo.

 

Tossicodipendenza e gravidanza

 

Le influenze delle droghe (eroina, cocaina, morfina, LSD, metadone e altre) sull’equilibrio psico-fisico della donna fertile, sono spesso tali da alterare in misura significativa le fisiologiche correlazioni cortico-ipotalamo-ipofisarie e, conseguentemente, l’attività ovarica nelle sue funzioni endocrina e riproduttiva. Le conseguenze più frequenti di tale condizione sono rappresentate da amenorrea, galattorrea, dismenorrea, oligomenorrea e, frequentemente, ipofertilità. Quando, però, la gravidanza s’instaura, le complicanze che a questa si possono associare sono molteplici: aborto, morte fetale endouterina, ritardato accrescimento fetale, sofferenza fetale, rottura prematura delle membrane, parto pretermine, gestosi, aumentata incidenza di malformazioni fetali.

È importante che la segnalazione della gravidanza di una donna tossicodipendente sia fatta il più precocemente possibile dal medico del Ser.T. al ginecologo-ostetrico.

Tali gravidanze, inoltre, sono spesso aggravate da rischi infettivologici di trasmissione materno-fetale (sifilide, gonorrea, epatiti, HIV). Spesso le gestanti tossicodipendenti sono malnutrite e con alterate difese immunitarie. In queste circostanze è d’obbligo un attento monitoraggio della gravidanza e appare, soprattutto, opportuna una presa in carico multispecialistica (infettivologo, psichiatra-psicologo, internista, pediatra).

È essenziale che la riduzione o sospensione degli stupefacenti avvenga nelle primissime settimane di gravidanza, sempre con le dovute cautele al fine di evitare una crisi d’astinenza. Per il tentativo di disassuefazione all’eroina si utilizza la terapia sostitutiva con metadone per via orale, iniziando con una dose di milligrammi circa doppia di quella di eroina assunta per via endovenosa e poi scalando di 2 mg ogni 15 giorni. La dose di metadone ideale non dovrebbe superare i 70 mg e non dovrebbe scendere sotto i 40 mg per evitare la crisi d’astinenza comunque temibile in gravidanza.

La paziente riceverà la sua dose di metadone anche durante il travaglio di parto e, se non era in terapia sostitutiva ma continuava ad assumere eroina, occorrerà somministrarle metadone per via intramuscolare a inizio travaglio (da 5 a 30 mg subito, quindi 5 mg ogni 4-6 ore).

Se si deve ricorrere al parto cesareo è preferibile optare per l’anestesia spinale evitando, così, l’utilizzo di analgesici aggiuntivi oltre al metadone stesso. Il neonato è ad alto rischio e deve essere accolto in unità neonatale intensiva. L’uso di cocaina durante la gravidanza conduce a un’aumentata frequenza di aborto, parti pretermine, ritardi di crescita intrauterina. Sperimentalmente, negli animali, sono state riscontrate malformazioni genito-urinarie e cardiache.

Per alcune sostanze stupefacenti come la dietilamide dell’acido lisergico è stata sospettata un’azione teratogena specifica, tuttavia mancano dimostrazioni sicure poi che i casi studiati assumevano una miscellanea di droghe. Non vi sono prove convincenti che la marijuana provochi alterazioni embrio-fetali, tuttavia vi è motivo di pensare che l’effetto sia paragonabile all’abuso di nicotina. Non meno frequente e non meno pericoloso è l’abuso di alcolici in gravidanza i cui effetti si sintetizzano nella cosiddetta fetopatia alcolica che comprende deficit di crescita, deficit intellettivi e motori neonatali, malformazioni scheletriche e cardiache. In conclusione, possiamo dire che ogni gravidanza associata ad un abuso di sostanze tossiche è altamente a rischio e deve perciò essere attentamente seguita con accurati esami prenatali, in primis le indagini ecografiche di secondo livello.

Basilare è inoltre la collaborazione tra ostetrico e neonatologo per quel che riguarda il timing e le modalità del parto, e le eventuali patologie del nascituro. Se possibile, è di fondamentale importanza per la prognosi neonatale, il ricovero della gestante in travaglio di parto in un’unità operativa di ostetricia che sia correlata a un’unità pediatrica dotata di terapia intensiva neonatale.

 

La nascita

 

Il 70% dei neonati figli di madri che fanno uso di eroina e metadone manifestano la Sindrome di Astinenza Neonatale (SAN), e nel 50% di questi la sintomatologia è tale da richiedere una terapia farmacologica. Si è visto che un dosaggio di metadone inferiore a 20 mg al giorno durante la gravidanza rendono meno probabile o con sintomatologia più lieve la SAN. Studi recenti hanno dimostrato che l’incidenza e la durata della SAN sono significativamente minori nel caso dell’esposizione del feto a buprenorfina (Temgesic) rispetto al metadone. Ma l’uso della buprenorfina (Temgesic), molto usata in altri paesi d’Europa come farmaco sostitutivo nel trattamento della dipendenza da oppiacei nelle donne in gravidanza, è ancora poco considerato in Italia. Il 90% dei neonati che manifestano una SAN presentano una sintomatologia nelle prime 48 ore dalla nascita, più grave nel caso di abuso di differenti droghe, e con durata della sintomatologia più prolungata nel caso di assunzione di metadone.

I sintomi nel neonato sono a carico del sistema nervoso centrale con ipereccitabilità fino alle convulsioni e a carico del sistema neurovegetativo e metabolico con sudorazione, febbre, alto consumo calorico, tachipnea, tachicardia, vomito, diarrea e difficoltà di alimentazione. Nella Patologia Neonatale di Mestre oltre a un trattamento farmacologico con morfina solfato a scalare, per limitare la SAN del neonato, è previsto un programma di " care" ambientale e individuale personalizzato che prevede una riduzione degli stimoli sensoriali, un contenimento fisico adeguato con bagnetti caldi e massaggi, un’alimentazione ipercalorica con pasti frequenti. Viene inoltre facilitato il contatto con la madre e il padre del neonato in Patologia Neonatale, dove non vi sono limitazioni di orario nell’accesso in reparto e soprattutto aiutando la madre a instaurare fin dai primi giorni un’adeguata relazione con il figlio. Crediamo sia inoltre molto importante la collaborazione con lo psichiatra ospedaliero, figura per noi molto importante sia per l’elevata concomitanza di disturbi psichiatrici nelle donne tossicodipendenti, sia per la particolare vulnerabilità psicologica delle donne nel puerperio.

 

Periodo post-natale e piano per la dimissione del neonato dall’ospedale

 

Fin dai primi giorni di vita il neonatologo contatta i servizi sociali, gli operatori del Ser.T., il pediatra di famiglia e il pediatra del consultorio per programmare in tempi brevi un programma a domicilio, una volta concluso il trattamento farmacologico della SAN, che dura solitamente dai 10 ai 20 giorni. In collaborazione con il pediatra di famiglia viene deciso un programma di follow-up per seguire lo sviluppo psicomotorio, la crescita staturo-ponderale del bambino.

Nella nostra esperienza si è dimostrato fondamentale il contatto tra i diversi servizi già prima della nascita, allo scopo di pianificare un programma terapeutico per la madre ed eventualmente per l’intero nucleo famigliare (sostegno in famiglia o comunità terapeutica) e per valutare la necessità di una segnalazione del caso al Tribunale dei Minori.

In conclusione, il lavoro del gruppo "Tossicodipendenza e genitorialità" attuato in questi due anni ha migliorato di molto la qualità del nostro operare, limitando la durata del ricovero ospedaliero con il conseguente beneficio nella relazione madre-figlio, e soprattutto permettendo di coordinare il nostro lavoro con quello degli altri servizi coinvolti nel progetto di garantire ai bambini figli di genitori tossicodipendenti il benessere fisico e psichico necessario. C’è ancora molto da fare, ma siamo sempre più convinti che solo l’integrazione di tutti i servizi coinvolti porti alla realizzazione di un intervento terapeutico coordinato efficace.

 

Diversi aspetti del problema

 

Come in parte evidenziato da questa indagine esplorativa, intorno alla problematica della genitorialità del tossicodipendente sembrano intrecciarsi diversi aspetti di varia natura afferenti la dimensione sanitaria, sociale, psicologica, relazionale ed educativa, nonché inerenti la sfera degli interventi dei Servizi e quella della tutela giuridica del minore.

Il fenomeno preso in esame, appare innanzitutto ben presente in quanto a casistica e potenzialmente in incremento, ciò in considerazione dell’innalzamento complessivo dell’età media dei pazienti tossicodipendenti e alla durata del trattamento che, tendenzialmente, si prolunga nel tempo con conseguente presa carico da parte del Ser.T. dell’insieme delle problematiche di vita del paziente. Spesso, la dipendenza da sostanze psicoattive costituisce la premessa per fenomeni di disagio psico-sociale, di devianza e di disgregazione delle relazioni. Di conseguenza, il minore figlio di tossicodipendenti può essere esposto più di altri, a fattori di rischio connessi al proprio sviluppo evolutivo.

 

La funzione genitoriale non è del tutto compromessa

 

Ciò non significa che la condizione tossicomanica comprometta definitivamente la funzione genitoriale, anche se che esistono elementi oggettivi, quali la precarietà occupazionale, la condizione di salute, la posizione giudiziaria, la poca stabilità dei rapporti di coppia, la presenza di frequenti interventi da parte dei Servizi nelle dinamiche familiari, che possono renderne complesso e difficile l’esercizio. Qui si innestano fragili percorsi evolutivi del minore che spesso sono oggetto di attenzione da parte dei Servizi e che richiedono di affinare la comunicazione tra gli stessi con l’obiettivo di creare progetti condivisi e integrati in favore dello stesso minore e delle sua famiglia.

A sostegno dei genitori. Verso la costituzione di una rete

di Pier Guido Nardi, primario del Ser.T. di Mestre

 

Il primario del Ser.T. di Mestre e altri specialisti del servizio raccontano il lavoro del gruppo che ha analizzato i problemi legati alla genitorialità dei pazienti tossicodipendenti. L’analisi e il confronto si sono sviluppati all’interno di un gruppo composto da diversi rappresentanti dei servizi del territorio mestrino. Ne emerge una interessante prospettiva di intervento che mira a "salvare", per come possibile, le potenzialità genitoriali ancora non del tutto compromesse nei pazienti.

L’idea di avviare la creazione di una rete dei servizi operanti nella terraferma veneziana attorno al tema della genitorialità e tossicodipendenza nasce da alcuni fenomeni che hanno in parte modificato in Questi anni lo scenario in cui si sono trovati a operare i Servizi per le tossicodipendenze. Anche nel nostro territorio infatti da tempo assistevamo, in parallelo con l’innalzamento dell’età media dell’utenza, al lento costante aumento delle situazioni di tossicodipendenza caratterizzate dalla presenza di un minore.

Questa realtà, peraltro sempre presente ma un tempo numericamente irrilevante, era stata a lungo scotomizzata come se la funzione genitoriale, intesa come esperienza, come aspetti di relazione, e in generale come indicatore dell’andamento terapeutico o riabilitativo, fosse poco rilevante rispetto ad altri elementi ritenuti più indicativi per un bilancio del lavoro terapeutico, quali ad esempio l’astinenza dalle sostanze, la riuscita del reinserimento socio-lavorativo, la tenuta del trattamento. La dimensione relazionale era già, come è ovvio, presa in considerazione per la valutazione degli interventi rivolti al soggetto tossicodipendente, ma più come relazione con il partner o con i propri genitori d’origine che non come capacità di accogliere e crescere un figlio. E questo sia come fantasie e vissuti sia come vera e propria capacità di accudimento.

Pian piano l’esperienza sempre meno infrequente dell’imbatterci in tossicodipendenti, soprattutto femmine, genitori, ha stimolato il nostro Ser.T. (ma anche le Comunità Terapeutiche del territorio) a pensare a nuove modalità di aggancio e di presa in carico che comprendessero anche la genitorialità come aspetto centrale della persona tossicodipendente.

Accanto a Questo una crescente preoccupazione sul futuro del minore che nasce e cresce in una famiglia in cui un genitore ( e non infrequentemente entrambi) è tossicodipendente, ci spingeva alla creazione, non più sporadica o casuale, di rapporti con i servizi preposti agli interventi sui minori. Questo nella consapevolezza che, di fronte alla complessità di queste situazioni, il nostro servizio, competente per l’adulto con problemi di dipendenza, non poteva certo agire da solo.

 

Un tavolo di confronto

 

È così che, a partire dal marzo 2001, il Ser.T. della Terraferma si è fatto promotore, anche sulla scorta di un’analoga iniziativa promossa dal Ser.T. del Centro Storico, di un tavolo di confronto tra i servizi operanti nel territorio di Mestre, Marcon e Quarto d’Altino sul tema della genitorialità del paziente dipendente da sostanze psicoattive.

 

L’obiettivo

 

L’obiettivo generale era la creazione di una rete costituita dai Servizi operanti nel territorio della terraferma. Sembrava all’inizio tuttavia importante verificare l’eventuale, non scontata, disponibilità di questi servizi a giocarsi e a relazionarsi con il Ser.T. su una problematica, come quella legata agli stati di dipendenza, che impaurisce, allontana, frantuma e contrappone gli operatori. Questi infatti possono ritrovarsi a giocare, coinvolgendo di conseguenza le istituzioni di appartenenza, gli aspetti psicopatologici invischiati e scissi che caratterizzano i T.D. e le loro modalità relazionali.

Si voleva, alla fine, arrivare a identificare i meccanismi di promozione e mantenimento di questa rete di supporto, approfondendo in un secondo tempo alcuni aspetti più specifici e particolari dell’operare nelle situazioni di genitorialità e tossicodipendenza (ad esempio i rapporti con il Tribunale per i Minori), privilegiando e valorizzando alcuni soggetti più direttamente coinvolti e cruciali di questa rete.

 

I soggetti coinvolti

 

Si è creato così un tavolo che oltre al Ser.T. della Terraferma (in particolare l’Area Clinica e la Comunità Terapeutica Diurna) comprendeva anche altri servizi dell’Azienda ULSS (U.O. Pediatria e Ostetricia Ginecologia dell’Ospedale Umberto I, Consultori Pediatrici, Consultori Familiari, Servizio di Medicina Scolastica, Servizio Sociale dell’Ospedale Umberto 1, Servizio di Assistenza Neonatale dell’Ospedale Villa Salus, Pediatria di Famiglia, Servizio di Neuropsichiatria Infantile) e del Privato Sociale (Comunità Villa Emma, Comunità Casa Aurora). Vista la complessità e per certi aspetti la novità dell’iniziativa, si è deciso di procedere per tappe coinvolgendo volutamente all’inizio solo soggetti dell’Azienda UlSS e le due Comunità Terapeutiche impegnate specificamente da tempo in questa problematica. È stato significativo constatare che questo tavolo costituiva di fatto per tanti di questi soggetti l’occasione di conoscersi reciprocamente per la prima volta.

Si è iniziato così un non facile processo di condivisione, partendo da stili operativi, compiti e mission diversificate e quindi avviando un lavoro sulle modalità di comunicazione che rispettasse le caratteristiche delle varie istituzioni ma fosse comunque efficiente, agile e fruibile.

Si sono anche identificati interlocutori certi per ogni istituzione che l’occasione degli incontri avvicinava e faceva interagire direttamente nell’obiettivo di creare un vocabolario comune, permettendo di integrare le posizioni e le valutazioni inizialmente espresse da ogni istituzione, verso un pensiero comune attorno a queste situazioni complesse e ai fattori significativi da cogliere e valorizzare. Successivamente, dal luglio 2001, è entrato a far parte del gruppo interistituzionale, in maniera stabile e significativa, anche il Comune di Venezia con le sue Unità Operative più esposte nell’ambito della genitorialità afferenti al Servizio Infanzia e Adolescenza.

 

Approfondimento e condivisione

 

Questo’intenso lavoro di confronto, di approfondimento e di condivisione (nella prima fase il gruppo si è riunito con cadenza all’incirca mensile) ha portato alla stesura e diffusione delle "linee della comunicazione tra servizi sul tema tossicodipendenza e genitorialità", che rappresentano non tanto un protocollo rigido che regola i rapporti tra i servizi ma piuttosto una base di riferimento per facilitare la comunicazione interistituzionale e per poter attivare in maniera rapida la rete degli interlocutori attorno a un caso, aiutando gli operatori a condividere il peso di scelte spesso difficili ed emotivamente pesanti. Il tutto attorno agli eventi cruciali della gravidanza e della vita di un minore. la nascita, il periodo post natale e la crescita.

Successivamente il gruppo ha deciso di verificare, nel concreto attorno ad alcuni casi, quanto era scaturito nel gruppo interservizi a livello di modello, delegando parallelamente l’approfondimento del tema della segnalazione al T.M. ad un gruppo più ristretto e più direttamente coinvolto in queste tematiche (il Ser.T. Terraferma, il Servizio di Neuropsichiatria Infantile, l’U.O. Pediatria dell’Ospedale Umberto 1, il Servizio Infanzia e Adolescenza del Comune di Venezia e la C.T. Villa Emma). Questo gruppo ristretto ha poi prodotto una nota, condivisa successivamente con l’intero gruppo interistituzionale, che tra l’altro identifica alcuni fattori di rischio da valutare per giungere all’eventuale segnalazione al Tribunale per i Minori.

 

Utilizzare al meglio la rete

 

La rete si è creata ma occorre ora un’opera attenta e paziente da parte di tutti per utilizzarla appropriatamente e mantenerla ben funzionante. I tossicodipendenti in generale, e in queste situazioni genitori/figli in particolare, mettono le istituzioni le une contro le altre e i rischi di smagliatura della rete sono costanti. Pensiamo però che il lavoro fatto insieme in questi mesi sia stato una buona base per riflettere insieme anche su questi rischi.

Ci sembra che l’obiettivo di far crescere l’attenzione e la sensibilità attorno a queste tematiche nel nostro territorio e tra le istituzioni che vi operano, e che a volte non si erano mai parlate, sia stato raggiunto. Ci pare anche di essere riusciti a trasmettere la nostra preoccupazione ma anche il senso profondo e importante del lavorare sulle famiglie con minori in queste situazioni di grave problematicità e di incertezza per il futuro e questo è un merito di tutto il gruppo che ha partecipato attivamente all’iniziativa.

 

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