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 Dalla detenzione alla riabilitazione; dal dentro al fuori 
 
 
 Parlare di detenzione molto spesso non significa parlare di donne detenute. Se è vero che il "pianeta carcere" è ancora oggi ignorato e rimosso dalla problematizzazione sociale (devono avvenire fatti eclatanti perché il carcere prenda"vita sociale") il carcere femminile lo è ancora di più. L'emarginazione 
        causata dalla detenzione (sia sociale che personale) viene vissuta dalla 
        popolazione detenuta in modi differenti rispetto a diversi fattori. Le 
        variabili sesso, prima detenzione o recidiva, nazionalità, tossicodipendenza, 
        innescano risposte diverse, comunque traumatiche e spesso distruttive. 
        Nel caso di una donna tossicodipendente tutto ciò è paradossalmente 
        meno vero. Perché?  È 
        dunque una posizione che le donne con problemi di tossicodipendenza conoscono 
        bene e non rappresenta più, nemmeno in carcere, un fattore nuovo 
        con cui confrontarsi, ma viene agita come una "normale" condizione 
        di vita. L'emarginazione si cronicizza. La lunga 
        permanenza nel sommerso, lo stile di vita legato a modalità trasgressive 
        porta molto spesso alla compromissione con ambienti criminali, dove diventa, 
        a volte, molto difficile prendere le distanze. Queste sono le ragioni per cui nasce la Sezione a Custodia Attenuata Arcobaleno femminile, che non vuole essere solo una mera riproposizione della sezione maschile di Arcobaleno, ma vuole essere una proposta di trattamento e recupero destinata a donne detenute con problemi di tossicodipendenza, con vissuti, bisogni, sogni e realtà diverse da quelle maschili. 
 Nel rispetto 
        delle pari opportunità, finanziato e sostenuto dalla Provincia 
        di Torino, nasce a giugno 1999, all'interno della C.C. "Le 
        Vallette" di Torino, la Struttura a Custodia Attenuata Arcobaleno 
        Femminile, come estensione del già esistente Arcobaleno maschile. 
 Criteri Base 
 1) la dimensione 
        evolutiva del trattamento e dell'attenzione al singolo individuo si focalizza 
        su strategie progressive che implicano il cambiamento e la crescita della 
        persona, attraverso un insieme di interventi educativi e riabilitativi 
        che tengono conto di bisogni diversi e quindi di proposte di obiettivi 
        e strumenti adeguati a molteplici momenti del cammino, mirando al pieno 
        e totale reinserimento degli utenti.  2) l'integrazione e la collaborazione fra le agenzie si basa sulla coesione di elementi comuni; essa utilizza competenze per responsabilità specifiche e promuovere originali rapporti di collaborazione. A tal proposito è di fondamentale importanza sottolineare il ruolo primario del servizio sociale penitenziario. Da alcuni mesi sono state assegnate alla sezione 
        Arcobaleno due unità fisse. Ciò per favorire l'instaurarsi 
        della condizione ideale di una figura di riferimento costante che possa 
        facilitare la nascita di un buon rapporto sia con i componenti l'equipe 
        che con le residenti. I risultati del trattamento in comunità non sono ancora ben definiti data la brevità dell'inserimento del servizio sociale e la necessità di un ulteriore periodo di lavoro e di confronto con gli altri operatori per fornire indicazioni e suggerimenti basati sull'esperienza. Rispetto 
        a tali criteri va sottolineato che il Programma Arcobaleno possiede ampie 
        basi teoriche di riferimento già sperimentate nei trattamenti all'esterno. Il programma trattamentale prevede un primo momento di accoglienza e due fasi: Comunità e Reinserimento. 
 Accoglienza 
 
 Fase di comunità 
 Orientamento 
 Gli strumenti 
        utilizzati sono: 
 Comunità 
 Gli obiettivi 
        si possono così sintetizzare: Gli strumenti 
        utilizzati sono: 
 Fase di reinserimento 
 Il reinserimento 
        Arcobaleno è sito in Torino, ed è stato aperto nel Dicembre 
        del 1996, per ospitare i residenti/detenuti una volta concluso 
        il percorso riabilitativo/terapeutico presso la Struttura a Custodia Attenuata 
        Arcobaleno. Il progetto terapeutico posto in essere all'interno della struttura Arcobaleno Femminile (comprensivo della fase esterna di reinserimento), ha radici nei progetti riabilitativi utilizzati in tutto il mondo. I suoi obiettivi possono essere così sintetizzati: 
 Il Programma terapeutico 
 La comunità 
        Arcobaleno Femminile è caratterizzata da un piccolo numero di persone 
        residenti (a oggi le ragazze detenute sono otto per una capienza complessiva 
        di dieci posti). Sin dalle origini le comunità impostavano il loro lavoro su concetti legati all'auto-aiuto e alla responsabilizzazione delle persone residenti. La Comunità Arcobaleno Femminile è caratterizzata da sistemi di relazione basati su questo concetto, la relazione di aiuto vissuta attraverso il continuo feed-back di esperienze. La continua 
        condivisione dei vissuti, porta le persone a riconoscere e rispettare 
        ruoli e funzioni specifiche, ma nello stesso tempo le aiuta a superare 
        il punto di vista parziale che la dimensione "ruolo" offre. 
         Da qui riconosciamo nell'intervento del programma un'importante opportunità vista sotto diversi aspetti: 
 
 L'Equipe 
 Il gruppo 
        che opera all'interno della Comunità Femminile è così 
        composto: 
 
 L'inizio del programma terapeutico per la riabilitazione di soggetti tossicodipendenti nasce nell'agosto del 1992 all'interno di una sezione ordinaria del blocco C. La buona riuscita del tentativo innesca la volontà di sviluppare in modo più ampio il progetto e alcuni mesi dopo (ottobre 1993) viene offerta ai partecipanti la possibilità di usufruire di una nuova sede più ampia individuata nel ristrutturato padiglione D, in cui, oltre ad una completa autonomia ne viene aumentata anche la capienza. Nel 1994 inizia la sensibilizzazione della rete istituzionale per la raccolta fondi a favore dell'attivazione della struttura di reinserimento esterna, logica prosecuzione del programma comunitario interno. Nel 1995 viene riconosciuto dal Ministero di Giustizia la "Struttura a Custodia Attenuata" denominata Arcobaleno e viene attivata la convenzione con l'Azienda Sanitaria Locale - Torino 3-. Nel 1996 viene aperta la casa di reinserimento in Torino - Via Cottolengo 22-. Nel 1997 Arcobaleno si trasferisce nel nuovo padiglione "E", pensato e strutturato secondo le norme della differenziazione dei circuiti e degli interventi, teso cioè alla realizzazione di spazi consoni alle necessità terapeutiche di questo tipo di utenza. Nel 1999 nasce "Arcobaleno femminile", una realtà di piccole dimensioni (max. 10 posti), inclusa in una zona del padiglione stesso, nel rispetto delle pari opportunità per le donne che si sentono motivate ad intraprendere un programma riabilitativo. 
 
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