Detenzione femminile in GB

 

Le celle scoppiano. Di donne

 

Gran Bretagna: un terzo carcere maschile

riconvertito per far fronte al "record" di detenute

 

Il Manifesto, 28 novembre 2001

 

Il direttore delle carceri inglesi, Martin Narey, ha annunciato ieri che una terza prigione maschile dovrà essere convertita e trasformata in carcere femminile. Questo perché il numero (un record, ha sottolineato Narey) delle detenute sta aumentando rapidamente. Attualmente, su 68.357 detenuti, le donne sono 4045. Un numero record appunto, o "semplicemente incredibile" come ha detto ancora Narey. In realtà, quello che il direttore delle carceri non dice, è che ad aumentare in maniera impressionante è stato nell’ultimo anno il numero di custodie cautelari emesse dai tribunali.

Perché, come dicono le associazioni che lavorano con e per i detenuti, la "stragrande maggioranza delle donne rinchiuse in carcere hanno problemi legati alla droga". Sono cioè "responsabili di reati che potrebbero essere puniti in maniera diversa dal carcere".

Dall’inizio dell’anno sono stati convertiti in carceri femminili altri due istituti maschili. Questo per far fronte ad un aumento del 7% nel numero delle donne per cui è stata richiesta una pena detentiva. Il direttore delle carceri si è detto molto preoccupato soprattutto del fatto che "i 175 milioni di sterline, messi a disposizione del governo per i programmi destinati ai detenuti con problemi di droga, sono insufficienti, se consideriamo il numero, in costante aumento, di persone che avrebbero bisogno di seguire questi programmi".

Inoltre le associazioni sottolineano che "le donne detenute stanno avendo problemi enormi nelle ex carceri maschili. In particolare per quanto riguarda l’assistenza sanitaria e le domande specifiche di persone deboli e vulnerabili".

In altre parole le associazioni denunciano la scarsa sicurezza delle carceri trasformare in istituti femminili. Il governo ha confermato che la costruzione di due nuove prigioni femminili sarà ultimata nel giro di due anni. Troppi per il direttore delle carceri. Impresa inutile, per le associazioni che chiedono al governo di spendere maggiori risorse in programmi di reinserimento e pene alternative al carcere all’interno delle comunità. Nel rapporto pubblicato dall’associazione Nacro, "Women Behind Bars" (donne dietro le sbarre) si cita il fatto che quattro detenute su dieci rischiano di rimanere homeless una volta uscire dal carcere e si sottolinea l’inutilità di punizioni detentive per la stragrande maggioranza delle donne attualmente dietro le sbarre. "Sono donne - scrive Nacro - che saranno pesantemente segnare dall’esperienza anche una volta fuori dal carcere perché manca quasi totalmente quel sostegno vitale a reinserire le detenute nella comunità, ad aiutarle a trovare lavoro, casa, a ricostruirsi una vita".

Per Nacro se "questo governo è davvero intenzionato a combattere l’esclusione sociale e a prevenire il crimine, allora deve cominciare a creare iniziative all’interno delle comunità". Il rapporto sottolinea anche l’aumento nel numero di suicidi all’interno delle carceri femminili. In particolare in Scozia, nella prigione di Cornton Vale, dove recentemente due giovani detenute si sono tolte la vita. La prigione scozzese è tristemente nota per l’elevato numero di suicidi: otto tra il 1995 e il 1998. Un’altra ricerca, pubblicata di recente, conferma che le donne detenute sono molto giovani e che in genere sono responsabili di "furti in negozi e questioni di droga".

La ricerca dimostra anche che l’abuso e la violenza di cui sono state vittime in passato sono fattori determinanti nel "percorso che porta una donna a compiere atti criminali". Tra il 50 e il 90% delle attuali detenute sono stare vittime di violenza. Inoltre, la ricerca critica duramente l’atteggiamento "machista e spesso razzista e denigratorio" del personale carcerario che "tende a considerare i detenuti e le detenute come persone inferiori".

 

 

 

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