Angela e la ceramica

 

Angela e il corso di ceramica

 

La mia esperienza da ristretta e cominciata nel febbraio 1995, quando arrivai in questo Hotel Centograte, come lo chiamiamo tra noi, che erano quasi le 22. Dopo aver passato la perquisa e la visita medica finalmente potei prepararmi il letto, ma venni attratta da un bagliore che proveniva dal balcone, naturalmente attraverso le immancabili grate. Mi avvicinai ai vetri, guardai fuori e restai di stucco, scorgendo uno yacht che stava passando lì davanti: uno scenario così, visto da ristretta, mi è parso una cosa stupenda. Chiamai la mia compagna di viaggio, venne anche lei a vedere, rimase anche lei incantata.

A Torino non ci poteva certo capitare di vedere navi con il gran pavese tutto illuminato! Il mattino seguente andai subito al balcone a guardare il panorama quello che apparve non aveva niente in comune con la scena della sera precedente: quanta acqua!

Mare, mare grigio e piatto. Vidi sotto di me il cortile, la nostra "aria" piena di alberi tra cui spiccava una bella palma: con molta fantasia avrei potuto pensare di essere alle Hawaii, ma ero alla Giudecca.

E cominciò allora l’era delle domandine. Nel 1996 chiesi di poter seguire il corso di ceramica come auditrice: potevo frequentare solo tre ore al giorno, il pomeriggio, perché alla mattina lavoravo nel laboratorio di sartoria. Però ho potuto lo stesso farmi qualche bel vaso e così fu anche nel 1997. La nostra insegnante, Daniela, quando mi vedeva giù di morale, trovava sempre il modo di rincuorarmi, e non lo faceva solo con me ma con tutte le mie compagne. Poi c’era Enrico, un altro insegnante che quando arrivavo a scuola aveva già regolarmente iniziato una nuova tecnica per costruire oggetti diversi: io, non essendo sempre presente, dovevo cercare di capire da sola le novità spiegate e ci riuscivo anche con l’aiuto di qualche compagna che mi dava delle dritte, Nadia e Giuliana in particolare, che sono quelle che mi hanno aiutata di più.

Quando Enrico finiva di insegnare al gruppo veniva da me e mi spiegava come realizzare l’imboccatura del vaso, come raddrizzare e regolare i manici, perché mettere quattro manici a un vaso e metterli uguali è più difficile di quel che s’immagina, anche prendendo le misure non vengono mai in simmetria.

Un giorno poi è arrivato un nuovo insegnante, Antonio, e anche lui ci ha illustrato una nuova tecnica: eravamo oramai una decina di donne e lui ci fece delle palle d’argilla di trenta centimetri di diametro e c’invitò a costruire degli oggetti partendo da quelle palle di argilla fresca, che come le toccavamo si deformavano e si rompevano. Fu una giornata memorabile, ma alla fine eravamo tutte soddisfatte, perché "rompendo le palle" avevamo costruito cose molto strane, piacevoli a vedersi.

Nel 1998 il corso di ceramica è ripreso grazie a un finanziamento del Fondo Sociale Europeo. doveva durare 350 ore, poche per imparare una attività difficile come la lavorazione della ceramica. Ho chiesto nuovamente di partecipare e ho ritrovato con piacere gli insegnanti dell’anno precedente. Quando le nuove compagne hanno preso confidenza con l’argilla, Enrico ci ha fatto fare delle teiere: abbiamo cominciato a disegnare con carta e matita teiere una diversa dall’altra, poi ci facevamo il modello originale con tanto di coperchio.

Quel giorno Enrico ebbe il suo bel da fare, corse dall’una all’altra senza sosta: non sembra ma avere dieci persone da controllare perché eseguano bene un lavoro non è semplice, alla fine però era molto soddisfatto perché le teiere erano davvero originali e diverse tra loro. Poi è arrivato anche Antonio e ha lanciato l’idea degli "oggetti che spuntano dalla bottiglia".

ognuna di noi doveva scegliere cosa fare dentro una bottiglia che lui ci costruiva con il tornio elettrico, bottiglie alte sessanta centimetri circa e di venti centimetri di circonferenza.

Ci mettemmo al lavoro e alla fine le idee erano quasi tutte simili. Marianne aveva fatto uscire dalla bottiglia gambe e teste che volevano scappare, Giuliana un uccello che voleva uscire da una finestrella, io una donna con un vestito lungo e cappello che, scoperchiando la bottiglia (l’avevo tagliata a metà), usciva libera, Raffaella finestre piene di cuori, Nadia un occhio che guarda all’esterno, etc.

Risultava evidente che l’idea fissa di tutte noi era di uscire dal nostro "hotel", però devo riconoscere che parecchie delle compagne che hanno frequentato il corso di ceramica sono uscite davvero. Si vede che ha portato fortuna! Una volta alla settimana veniva Daniela e ci insegnava a dipingere i vasi, i piatti e i portafrutta.

Con Enrico invece un giorno abbiamo deciso di costruire degli orologi. Abbiamo cominciato ancora facendo disegni e modelli di carta, poi abbiamo costruito delle lastre sottili di ceramica, ognuna diversa dall’altra, Enrico ha montato gli ingranaggi per gli orologi sui nostri pezzi di ceramica e ancora oggi gli orologi funzionano e sono appesi in laboratorio.

Quando poi è arrivato il giorno dell’esame, tutte noi eravamo molto emozionate, abbiamo spiegato le varie tecniche, dalla cottura alla colorazione, mostrando alla Commissione i pezzi realizzati durante il corso e ricevendo molti complimenti. Alla fine, tutte promosse e tutte pronte per un nuovo corso, questa volta dedicato alla costruzione di piastrelle.

Il corso è iniziato a marzo, abbiamo cominciato a mettere dell’argilla morbida sul tavolo e, con le stecche da otto millimetri, a tagliare piastrelle di 10 x 10 e a disegnarle a graffito colorandole di giallo, rosso, blu, nero e azzurro Finite queste prime creazioni, siamo passate alle piastrelle da 15 x 15, che abbiamo cotto in forno e dipinto con la cristallina per poi passarle in forno per la seconda volta.

Abbiamo ricevuto anche delle piastrelle già pronte per essere decorate e lavorato su pannelli di 40 x 40, poi di 60 x 60 e infine di 80 x 80, insomma ne abbiamo fatte per tutti i gusti e un giorno ci siamo accorte che le 350 ore erano finite All’esame siamo passate tutte, la tecnica l’avevamo appresa bene e la fantasia non ci mancava, ma un po’ di fantasia in più ci servirebbe adesso, per fare nascere da questa nostra abilità da ceramiste qualche concreta possibilità di lavoro.

 

Angela

 

 

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