Suicidio nel carcere di Sassari

 

Suicida in carcere: la Procura indaga

 

L’Unione Sarda, 28 settembre 2002

 

Si era disintossicato dalla droga, aveva ottenuto il nulla osta del personale educativo, aspettava solo l’autorizzazione del giudice di sorveglianza. Era felice. Sarebbe tornato in libertà per continuare il cammino riabilitativo nella comunità per tossicodipendenti di S. Aspru. Invece, la notte del 10 luglio scorso, Samuele Catta, 28 anni, sassarese, si è ucciso in una cella d’isolamento del carcere di San Sebastiano, impiccandosi con il cavo del televisore.
Da allora c’è un magistrato della Procura che si occupa dell’inchiesta con l’aiuto della polizia. Molti gli interrogativi cui dovrà dare una risposta. Non ci sono dubbi sul gesto, ce ne sono tanti sulle cause che hanno spinto Samuele al suicidio.
Quando si è ucciso era un martedì. Il sabato precedente, durante il colloquio con la madre, era apparso in buona forma, sorridente, ottimista sul suo futuro. Cosa o chi lo ha fatto cambiare nell’arco di tre giorni, al punto da spingerlo a togliersi la vita?
Anzi, c’è chi riduce a poche ore l’arco di tempo in cui Samuele sarebbe passato da uno stato di euforia a uno di profonda depressione. Qualcosa di grave deve essere successo, se quella sera il giovane detenuto è finito in una cella di isolamento. Che cosa? E perché quella cella (che avrebbe dovuto essere priva di oggetti utilizzabili per atti di autolesionismo) era dotata di tutte le suppellettili e perfino di un televisore? E ancora: perché Samuele non era sorvegliato a vista?
Non solo. Alcuni detenuti hanno confidato a parenti e personale di averlo sentito urlare mentre era dentro la sua cella: con chi litigava, se era in isolamento? È vero che qualcuno lo ha picchiato?
Il magistrato sta lavorando all’inchiesta proprio per accertare tutti i punti oscuri della morte di Samuele. Subito dopo la scoperta del cadavere aveva chiesto l’intervento del medico legale che ha effettuato un’accurata ricognizione del cadavere, effettuato prelievi di sangue ed eseguito una serie di fotografie per documentare le condizioni in cui il corpo era stato rinvenuto. Documenti acquisiti agli atti insieme alle testimonianze di diverse persone che potrebbero fornire al magistrato un quadro realistico di quanto è accaduto quella notte d’estate a San Sebastiano.

 

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