Paraplegico suicida in cella

 

Paraplegico suicida in cella a Opera

 

Il Mattino, sabato 27 marzo 2004

 

L’avvocato: Negata la morfina per alleviare i dolori

 

Ha legato la cinta dell’accappatoio a una finestra della cella, se l’è stretta attorno al collo e si è ribaltato con la carrozzella, impiccandosi. Si è ucciso così due giorni fa, racconta il suo avvocato Giuseppe Rapone, Andrea Mazzariello, 50 anni, paraplegico e costretto su una sedia a rotelle, detenuto nel carcere di Opera, alle porte di Milano. Mazzariello doveva scontare una condanna definitiva per violenza sessuale ai danni della figlia. L’uomo, racconta il legale che l’ha incontrato l’ultima volta dieci giorni fa, era detenuto dal 10 febbraio scorso. "Era disperato - racconta l’avvocato - mi ha detto che in carcere non gli davano la morfina. Senza non riusciva a tirare avanti, per via dei dolori lancinanti che gli provocava la stenosi del canale della colonna, la malattia che da 6-7 anni lo aveva costretto sulla carrozzella". Giovanni Felice Mapelli, teologo e coordinatore del Centro studi teologici di Milano, si chiede perché all’uomo non siano state concesse misure alternative al carcere per potersi curare" e "perché il detenuto non è stato portato all’esterno se il centro clinico non poteva, per varie cause, approntare quelle cure farmacologiche atte ad alleviare il dolore insopportabile?".

 

 

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