Cassa delle Ammende

 

La beffa è servita: la vicenda della Cassa delle Ammende

destinata a finanziare programmi per i detenuti

 

Fuoriluogo, 30 aprile 2004

 

"È un caso grave di non applicazione della legge, che tra l’altro incide su una situazione divenuta drammatica come quella delle carceri italiane. Quella della Cassa delle Ammende e del suo regolamento è una realtà kafkiana. Da un lato, infatti, il ministro Castelli ha detto che il regolamento della Cassa è stato approvato, e dall’altra parte il dottor Turrini del DAP ci dice che ancora non è stato approvato. Insomma, dovremo vedere se ci sono delle responsabilità".

Le parole, per una volta, sono forti e nette: vi sono leggi che colpevolmente non vengono applicate e qualcuno al ministero della Giustizia non la racconta giusta. E, per una volta, la denuncia non arriva dalle associazioni impegnate sui diritti civili o dal volontariato. La citazione, infatti, è di Gaetano Pecorella, presidente della Commissione Giustizia della Camera e autorevole esponente di quella stessa maggioranza di governo di cui fa parte il Guardasigilli. Non meno nette e dure sono le considerazioni di un rappresentante invece dell’opposizione, Francesco Carboni, deputato dei Ds e membro della Commissione Giustizia: "Ha ragione l’on. Pecorella. Aggiungo che vi è una responsabilità politica gravissima e fortissima del ministro Castelli. Castelli, non si occupa delle carceri, anzi se ne occupa solo per andare in vacanza nella colonia di Is Arenas. Il ministro non si cura delle sofferenze presenti all’interno delle carceri".

Le date, come sempre, sono importanti. E dimostrano come i rilievi siano fondati. In effetti, all’interrogazione Del Pennino (4-04560, presentata il 15 maggio 2003) il ministro risponde (in data 18 settembre 2003, fascicolo 084) in forma scritta e in modo inequivoco: "(…) il Consiglio di Amministrazione ha provveduto a emanare un regolamento interno per la disciplina delle modalità di presentazione dei progetti e delle relative attività istruttorie".

In realtà, il regolamento era ancora in via di venire. Tanto che lo stesso Castelli, il 4 febbraio 2004, replicando a Pecorella e Carboni, corregge il tiro. Dopo avere come sempre (ma non sempre senza un qualche fondamento) lamentato di aver ereditato una situazione carceraria densa di "numerose lacune" e problemi dai governi precedenti, definisce il regolamento attuativo "in fase di elaborazione dalla scorsa estate e ormai pronto" e ne annuncia l’approvazione da parte del Consiglio di amministrazione di lì a pochi giorni, "entro metà febbraio". E sin qui si può pensare a leggerezza o a un errore da parte degli uffici che, com’è prassi, hanno predisposto la risposta del ministro al senatore Del Pennino. Ma sempre il 4 febbraio Castelli aggiunge: "Nel frattempo sono stati esaminati due progetti pluriennali che saranno finanziati proprio attraverso la Cassa delle Ammende".

Siccome, oltre alle date, anche le parole sono importanti, bisogna dunque pensare che l’effettivo varo del regolamento attuativo non fosse pregiudiziale né alla presentazione né al vaglio e selezione dei progetti da finanziare. E qui il quadro comincia ad annuvolarsi e a preoccupare, stante che i due progetti citati da Castelli, e avanzati dalla stessa amministrazione penitenziaria, comportano un impiego consistente di fondi (quasi un decimo delle risorse accumulate nella Cassa), stante l’opacità della gestione e stante che tali fondi, per ammissione della sottosegretaria alla Giustizia Jole Santelli, vengono utilizzati per finalità quanto meno improprie: "Sul versante della spesa sanitaria siamo in sofferenza, con quei fondi abbiamo tappato due emergenze" (cfr. Vita, 3 marzo 2004).

Le finalizzazioni delle risorse della Cassa sono definite ai commi 2 e 3 dell’articolo 129 della legge 230 del 2000:

"2. I fondi patrimoniali della Cassa sono erogati, previa delibera del consiglio di amministrazione, per finanziare prioritariamente progetti dell’Amministrazione penitenziaria che utilizzano le disponibilità finanziarie dei fondi strutturali europei, nonché progetti che utilizzano finanziamenti previsti dalla normativa comunitaria, da quella nazionale e da quella regionale.

3. I fondi patrimoniali della Cassa sono altresì erogati, previa delibera del consiglio di amministrazione, per il finanziamento di programmi che attuano interventi di assistenza economica in favore delle famiglie di detenuti e internati, nonché di programmi che tendono a favorire il reinserimento sociale di detenuti ed internati anche nella fase di esecuzione di misure alternative alla detenzione".

Proprio quest’ultimo comma è il vero dato di novità e di utilità della normativa. La tortuosa vicenda della Cassa, qui e nella scheda in questa pagina riassunta, porta invece a pensare che ben presto di questi 80 milioni di euro non resteranno molte tracce. Vogliamo scommettere che, alla fine, saranno serviti per "tappare molte emergenze" e buchi di bilancio dell’amministrazione penitenziaria e che la finalità di cui al comma 3, vale a dire il sostegno al reinserimento, sarà stata assai poco finanziata e rispettata?

Peraltro, questa legge è stata giustappunto emanata nell’anno del Giubileo e la norma che consente il sostegno finanziario ai progetti di reinserimento si poteva ben intendere come una risposta al "piano Marshall per il reinserimento dei detenuti", che accompagnò le proposte di amnistia e indulto avanzate da un cartello di associazioni e di cui a lungo si è discusso quell’anno. L’amnistia e l’indulto si sa come sono finiti: con il pastrocchio indecoroso dell’indultino. Il sostegno al reinserimento possiamo prevedere come finirà: in un’altra cinica bufala. Come diceva uno che la sa lunga, a pensare male si fa peccato ma si indovina sempre. Se poi l’argomento è l’umanizzazione delle pene e la riforma del carcere, il dubbio di fregatura inesorabilmente diventa certezza.

 

 

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